Notre Dame de Chartres: l’enigma del suo labirinto

Notre Dame de Chartres: l’enigma del suo labirinto

Il labirinto è una delle allegorie più complesse e dense di significati del simbolismo.

E’ un simbolo fondamentale e prezioso per la ricerca dell’uomo dentro di sé, sia per il cedente che per l’agnostico.

Uno dei maggiori esempi è, notoriamente, quello nell’abbazia di Chartres.

Il breve saggio che riportiamo è il frutto di una complessa ricerca e di un viaggio che alcuni anni addietro un Fratello vi compì.

 

 

Chi non ha visto nella cattedrale di Chartres il labirinto circolare che occupa la navata per tutta la sua larghezza?

Quello di Chartres è il solo labirinto che si è conservato, raro e prezioso testimone medioevale, di molti altri labirinti.

La circonferenza di quasi 13 metri (12,89) di diametro è pressoché tangente alla base delle colonne laterali a distanza di 16,40 m.  da un asse all’altro di pilastri.

Labirinti simili a questo esistevano nelle cattedrali di Sens, Arras, Amiens, Reims e Auxerre.Altri ancora più grandi di quello di Chartres, erano a Strabourg, Beauvais, Bourges ed anche in Notre Dame a Parigi.Labirinti minori esistono tutt’oggi a Saint-Quentain, Bayeaux, Toulouse e Poitiers.

L’epoca classica non dette troppa importanza ai labirinti, tantoché molti di essi vennero distrutti, con la scusa che i fedeli, percorrendoli durante le funzioni, disturbassero le stesse.

Ad esempio il labirinto di Auxerre venne distrutto nel 1690, quello di Sens nel 1768 e così via per molti altri.

Fortunatamente quello di Chartres è scampato alla distruzione poiché è incastonato nella pavimentazione ed è realizzato in pietra di Berchères, pietra locale particolarmente resistente.

Il canonico Souchet (morto nel 1654), lo considerava “… un divertimento per gli stupidi che nient’altro hanno da fare che perdere il loro tempo a percorrerlo e a girarci intorno.”

D’altronde anche nelle fila degli illuministi si levarono critiche al labirinto se Molière scrive ne L’Avaro “… giuoco dell’oca buono per passare il tempo quando non si ha nulla da fare.” (atto II, scena seconda).

Tuttavia nonostante la trascuratezza  il labirinto è anche stato oggetto di numerosi studi, a dimostrazione del fascino insito in  questo simbolo.

Secondo Charles Challine il labirinto di Chartres è incompleto, nella parte centrale rimangono i rivetti di acciaio che mantenevano in posizione una lastra di rame raffigurante il combattimento tra Teseo e il Minotauro (Challine, Recherches sur Chartres), la piastra fu probabilmente fusa assieme al bronzo delle campane per costruire cannoni nel 1792.

Di molti labirinti scomparsi non restano che i disegni, preziosi per classificare i vari tipi di labirinti.

Quelli di Chartres e Sens erano circolari, mentre quelli di Reims ed  Amiens erano ottagonali, ma la caratteristica che li accomunava, o meglio il principio a cui obbedivano, era lo stesso: portare dall’esterno verso il centro con un percorso unico.

Quello di Chartres ha un percorso di 261,50 metri, formato da lastre di calcare di Berchères e di lastre di marmo blu-nero della Valle delle Muse.

È diviso in sei lobi simmetrici, percorrendolo si attraversano gli anelli interni di sinistra, poi quelli esterni di sinistra ed ancora quelli di destra.

Il numero delle strisce parallele è 11, che è ricorrente anche in altri labirinti e l’ingresso è all’altezza della quinta striscia.

Le testimonianze storiche dei labirinti sono molte.

Già alcune illustrazioni delle Metamorfosi di Ovidio avevano la stesa rappresentazione geometrica di Chartres. Al Louvre un dipinto italiano del XV sec. intitolato “Teseo e Arianna” mostra il combattimento tra Teseo ed il Minotauro al centro di un labirinto uguale a quello di Chartes.

Lo stesso vale per le incisioni di Hieronymus Cook, nel XVI secolo.

Una mappa del mondo del XIII secolo attribuita a Richard Hallington raffigura Creta come il labirinto di Chartres, con incisa la frase “Laborintus id est domus  dealli”.

Lo stesso motivo è inciso  sulla chiave di volta  della Chiesa di Saint Mary Reatcliffe a Bristol.

Sul portale del Duomo di Lucca è inciso un piccolo labirinto identico a quello di Chartres.

Moltissimi altri sono gli esempi che si possono riportare, tra di essi citiamo il labirinto inciso dalla mano di un bambino a Pompei recante la scritta “labyrinthus hic habitat Minotaurus”

Il più vecchio labirinto cristiano si trova in Algeria ad El- Asman  nella basilica di Reparatus, risale al 328 D.C., è quadrato ed ha al centro una chiesa con la scritta Santa Ecclesia.

Il labirinto di Chartes era noto anche con altri appellativi.

Il Dedalo, con una chiara allusione al labirinto di Cnosso.

La Lega, che corrisponde a circa 4 Km, e si riferisce, secondo la tradizione orale, ad un percorso lungo un’ora – e della distanza di una lega- da fare in ginocchio recitando il Miserere.

E’ naturalmente un riferimento evidente al significato del viaggio, tantoché questo viaggio fittizio corrispondeva ad un pellegrinaggio in Terra Santa.

Questi nomi si applicavano solamente ai labirinti da pavimento ed un’altra spiegazione plausibile è che si riferissero al cammino verso la Gerusalemme Celeste, che è poi un’eredità dei miti pagani dove al termine del percorso si trovava il regno dei morti.

I miti pagani prima ed i cattolici poi videro nel simbolo del labirinto la traduzione migliore dell’idea del cammino che l’Uomo dovrebbe compiere nella propria vita, cammino verso una meta  a cui tendere laboriosamente perseverando.

Questo itinerario è appunto la vita stessa: ai margini la nascita , al centro la morte che per i pagani era la discesa agli inferi, per i cristiani l’ascesa verso la salvezza dell’anima con la Chiesa- e la propria dottrina- detentrice del filo che ne permette l’accesso (simbolo poi trasformato, peraltro, nelle chiavi del Paradiso).

Per il massone il labirinto simboleggia la incessante ricerca della Verità, che preclude un cammino lungo, difficile e generalmente solitario.

Tornando al labirinto di Chartres, è interessante notare che il diametro è un decimo della lunghezza  interna della chiesa.

Inoltre il centro del labirinto è un punto fondamentale per la geometria di tutta l’abbazia; infatti la distanza dal centro del labirinto al transetto è uguale alla lunghezza delle quattro arcate al centro della volta (esclusa la maschetta absidale).

E’ stato anche ipotizzato che la posizione dell’altare maggiore sia determinata dal centro del labirinto, infatti occupavano posizioni simmetriche in rapporto all’asse del transetto.

Questa posizione oggi non è più la stessa a causa di un incendio che nel 1194 danneggiò gravemente la chiesa.

Inoltre il diametro del labirinto( 12,80 m. ) è molto simile a quello del rosone centrale( 11,90 m.).

Anche la distanza tra il centro del labirinto e il muro della facciata è quasi uguale alla distanza tra il centro del rosone ed il suolo.

La linea immaginaria dal centro del labirinto al centro del rosone è l’ipotenusa di un triangolo isoscele, poiché l’angolo tra il pavimento e la facciata non retto, infatti il muro è in pendenza.

Il centro del labirinto è di fronte all’asse dei pilastri che dividono le 7 arcate della navata, armonicamente, in 4 e 3.

Il 3 nella simbologia cattolica è il numero dello Spirito Santo, il 4 è quello della materia.

La loro unione è il connubio necessario per la realizzazione dell’opera.

Nelle 7 arti liberali 4 erano le scienze concernenti la materia e 3 quelle dello spirito.

Quindi il labirinto appare come la chiave numerica e geometrica usata dal Maestro Muratore per fissare il piano della cattedrale, anche ad Amiens vi sono 7 arcate: 4 al centro e 3 per ogni braccio del transetto.

Inoltre 7 sono pure le arcate dell’emiciclo absidale così come le cappelle absidali.

Ad Amiens le arcate determinate dal centro del labirinto sono 3.

A Reims il numero privilegiato è il 5, secondo Pitagora il numero della perfezione.

Assistiamo dunque alla chiave dei grandi principi applicati all’architettura medievale nel proprio apogeo.

I costruttori, erigendo le cattedrali tentarono di rispecchiare perfettamente la Gerusalemme celeste.

Fr:.

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