TERTULLIANO
DE PRAESCRIPTIONE HAERETICORUM
(La prescrizione contro gli eretici)
Traduzione a cura di Gino MAZZONI (1929)
INDICE DELLE OPERE
PUBBLICATE NELL’ANNO 1928
1. TERTULLIANO – APOLOGETICO
a cura di G. Mazzoni
2 ATTI DEI MARTIRI – Vol. I.
a cura di V. Corrente
3. ERMA – IL PASTORE
a cura di R. Marzini
4. CLEMENTE A. – IL PEDAGOGO – Lib. II.
a cura di E. Neri
- S. CRISOSTOMO – ELOGI DEI MARTIRI – Vol.I.
a cura del Sac. G. Del Ton - S. CRISOSTOMO – ELOGI DEI MARTIRI – Vol.II.
a cura del Sac. G. Del Ton
1. – I “Classici Cristiani„ sono divisi in tre serie: Antichi, Medievali, Moderni.
2. – La pubblicazione dei “Classici Cristiani„ è bimestrale ; ogni anno cioè escono sei volumi.
3. – Ogni volume è compilato da fedeli alla causa della Chiesa Cattolica.
4. – L’abbonamento ai “Classici Cristiani„ è annuale: ha inizio sempre col mese di gennaio.
5. – Il prezzo dell’abbonamento annuo ai “Classici Cristiani„ in Italia, e nelle Colonie, è di L.
36 ; estero L. 45 e deve essere rimesso a EZIO CANTAGALLI, EDITORE – SIENA.
6. – L’abbonamento all’opera completa costa L. 500.
7. – La quota annuale dell’abbonamento ai “Classici Cristiani” può essere versata anche in rate.
PROPRIETÀ LETTERARIA DELL’EDITORE
TIP. EX-COMBATTENTI – SIENA
CLASSICI CRISTIANI
ALTO ASSISTENTE: CARD. PIETRO MAFFI
TERTULLIANO
DE PRAESCRIPTIONE HAERETICORUM
—-
a cura di Gino Mazzoni
ANNO DOMINI MCMXXIX
EZIO CANTAGALLI – SIENA
APPROVAZIONE ECCLESIASTICA
Nihii obstat quominus imprimatur. Can. Aemilius Giorgi, Cens. Eccles. Senis, die 7 Januarii a.
1929.
IMPRIMATUR
Senis, ex Curia Arch. die 9 Jan. 1929. C. Barbieri, Vic. Gen.
In ogni lavoro che il tuo babbo modestamente porta a termine, non può non segnare il tuo nome, piccola Maria Grazia, che sei il suo bene, e il più grande conforto della sua vita.
A SUA
EMINENZA REVERENDISSIMA IL SIGNOR CARDINALE
GAETANO BISLETI
PREFETTO DELLA SACRA CONGREGAZIONE
DEI SEMINARI E DELLE UNIVERSITÀ CATTOLICHE
TERTULLIANO
DE PRAESCRIPTIONE HAERETICORUM
PREFAZIONE
viene fuori a circa un anno di distanza dalla prima opera Tertullianea da me tradotta:
l’Apologetico. È lo stesso spirito di fede, il medesimo amore che mi hanno indotto a continuare,
in tutta modestia, l’opera intrapresa, alla quale ho dato tutta quella diligenza che tale lavoro,
non scevro di difficoltà, richiedeva e quella buona volontà che m’ha guidato sempre in tutto ciò
che ho impreso a fare. Non so se sarò riuscito ad assolvere bene il mio compito, ma sono
sicuro di aver fatto opera buona e utile, se, anche non perfettamente, ho reso accessibile, in
una forma piana e facile un altro capolavoro quasi ignorato dai piò, fin’ora, della letteratura
Cristiana. La traduzione è rispondente più che sia possibile al testo, ma non ho esitanza alcuna
ad affermare che da esso mi è piaciuto talvolta allontanarmi, parafrasando, magari, ogni qual
volta si correva rischio, per stare troppo attaccati alla lettera dell’originale, di cadere in qualche
oscurità d’intelligenza del testo stesso, cosa in qualunque caso da evitarsi: ma specialmente in
una collezione che ha sopratutto lo scopo di divulgare i tesori tramandatici da chi ha potuto
abbeverarsi alle sorgenti più pure della fede nostra, di chi ha seguito, ha vissuto della nostra
religione, i contrasti, i tormenti, i pericoli, i dolori, di chi in essa e per essa ha sofferto, ha
combattuto, |xiv ha cantato la luce inestinguibile che ne doveva scaturire, la fermezza, la
saldezza della sua dottrina, le lotte terribili, ma vittoriose e magnifiche. L’opera Tertullianea
che presento, è ardita, acuta, e stringente nelle sue argomentazioni: non ha però l’impeto e il
fremito di passione dell’Apologetico: alla mia modesta fatica di traduttore ho chiesto solo quella
intima soddisfazione che può dare la coscienza di un tempo bene speso, e la gioia di avere
serenamente, nobilmente lavorato in un ideale di bontà e di pace.
GINO MAZZONI
INTRODUZIONE
¶ L’opera presente si riattacca a quel movimento complesso di speculazione filosofica e
religiosa che va sotto il nome di Gnosticismo dalla parola gnw~sij, conoscenza: nei primi tempi
del Cristianesimo si cercò di giungere da ciò che fosse fede vera e fervente alla conoscenza
perfetta di Dio e si pretese di arrivare a questo grado, mediante lo studio delle diverse religioni
e col confronto di religioni diverse col Cristianesimo, onde è stato giustamente affermato che
Gnosticismo significa “una corrente strana di pensiero che fra il primo e il terzo secolo del
Cristianesimo insidiò la tradizione evangelica e, attingendo elementi dalle tarie e molteplici
manifestazioni della cultura contemporanea, cercò, |xvi mediante complicate e a prima vista
inatectfrabili interpretazioni razionali della predicazione cristiana, di soddisfare così alle
tendenze sincretistiche di quel perìodo storico, come al desiderio di portare il Cristianesimo ad
una più alta ed organica sistemazione teoretica e rituale, finché morì sopraffatta dalla corrente
meno affinata, ma democratica e sana del Cattolicismo,,. Ma questa tendenza gnostico fu di
sollevare il Cristianesimo da quello che a loro pareva carattere di troppa semplicity e
frammentariety, per crearne una vera e propria filosofia religiosa ed avvolgerlo, come gli altri
sistemi, in una inafferrabile astrusity di concetti, invece che sentirlo e comprenderlo nel pieno
fulgore della sua luce. Ed ecco nelle loro dottrine riapparire e confondersi le credenze della
filosofia pagana; in special modo gli Gnostici attinsero dalle teorie Platoniche, dalle dottrine dei
sistemi religiosi dell’Orientet in una strana mescolanza di riti, di cerimonie diversissime. Solo la
Redenzione fu conservata come idea cristiana, ma, dice il Moricca “del tutto guasta e
contraffatta, e le Sante Scritture divennero un largo campo di arditissime interpretazioni
allegoriche… |xvii
¶ Qual’è il punto fondamentale della dottrina gnostica? quale il problema di cui essi cercano
affannosamente, attraverso ogni maggiore astruseria e complicata costruzione di sistemi, la
risoluzione? Il problema dell’esistenza del male nel mondo: com’è possibile che da un essere
perfettissimo, infinito ed indescrivibile che domina su tutto, ma assolutamente trascendente e
separato dal mondo, sia scaturito il male? e giy Filone, rappresentante della filosofia greco-
ebraica, pensery a potenze interposte fra Dio, nella Sua assoluta trascendenza, e il mondo
finito delle cose: queste forze intermediarie si chiameranno nel loro complesso lo&goj e sono
esse che hanno dato forma e costituzione al mondo; e in esse non v’è perfezione assoluta, non
mancano elementi d’impurity, onde anche l’uomo è, creato dalle potenze inferiori a Dio,
sensibile, materiale, soggetto a morte, capace del bene e del male; mentre l’uomo, poi, ha
inoltre un elemento puramente intelligibile, non soggetto quindi a impurity alcuna o a
corruttibility, che può rimanere chiuso e impedito dall’involucro corporeo, dai quali legami
potry pur liberarsi e giungere, per mezzo del soccorso divino, a una specie |xviii di estasi, di
rapimento, che gli concedery di riposare in Dio e0n mo&nw| qew|~ sth~nai. Da tale dottrina si
passa facilmente alla concezione gnostica “bastery che l’antagonismo fra Dio e la materia sia
trasportato nelle stesse personality divine, bastery intessere nella trama di quelle speculazioni
metafisiche la persona di Gesù e la Sua opera di redenzione, perché si abbia la tesi eretica e
l’errore: accanto a Dio infinito e purissimo, principio indeterminato ed astratto, sta la materia
nella quale risiede il principio di ogni impurity e dalla quale procedono tutte le cose sensibili; il
mondo a l’opera di un Demiurgo e in esso esistono elementi spirituali e materiali, ma quello
che nel corpo a spirito, tende naturalmente ad affrancarsi da ogni vincolo corporeo ed impuro:
e a questo s’arriva colla gnw~sij o conoscenza dei mezzi di purificazione, i quali sarebbero
rivelati da una dottrina profonda, astrusa, complessa, che si allontana e svisa e tradisce il
senso dei Sacri Libri, ai quali talvolta s’appoggia. Lo Gnosticismo, che vede la sua luce col
diffondersi del Cristianesimo fuori di Gerusalemme, riconosce come suoi primi centri la
Palestina e la Siria e ricorda i nomi di un Simone Mago, di un |xix Menandro, Cerinto,
Saturnino d’Antiochia, e si estende in Alessandria dove trova uno dei centri più favorevoli al
suo sviluppo, ed ecco i nomi di Basilide, Carpocrate, Valentino, Apelle, Cerdone, Marcione: e le
eresie dilagarono, mentre in ogni dove, per merito di vescovi insigni, a Roma, per l’azione di S.
Giustino, nella Gallia, di S. Ireneo, tonava la voce ardita contro l’eresia; ma nessuno, come
Tertulliano, aveva ancora innalzato il suo grido contro tutti quei procedimenti eretici, che
dovevano pur, naturalmente, suscitare il dubbio in anime tepide ed incerte per far poi
risplendere la purity della fede di un bagliore sempre più fulgido: egli scese in campo, ardito e
sicuro di sa, armato dell’oratoria più travolgente, della dialettica più sottile, dell’ironia magari
più caustica, e scrisse una serie di opere destinate a difendere la sua fede contro le alterazioni
tentate da tante altre parti: le opere che risalgono a tale periodo sono: Adversus Iudaeos; De
praescriptione Haereticorum, che io penso appartenga al periodo cattolico di Tertulliano, contro
chi crede che si debba ascrivere a un primo periodo montanista; Adversus Marcionem;
Adversus Hermogenem: risalgono a circa l’anno 200, e quella che presenta interesse maggiore
a il De Praescriptione Haereticorum: la credenza vera, indiscutibilmente, a la Cristiana, non vi
devono esistere sottigliezze di sorta che possano annebbiare il suo splendore: non a il caso di
venire a discussione cogli eretici: qualunque contrasto con essi, potrebbe ingenerare
stanchezza o dubbio: essi non possono, na debbono in modo alcuno essere ammessi a
discutere sulla Sacra Scrittura. Il titolo dell’opera “La prescrizione contro gli eretici„ a di per sa
stesso un cartello di sfida, l’ordine tassativo che essi non potranno più entrare in discussione
su materia di fede: nel diritto Romano vigeva la praescriptio, cioa chi aveva l’uso da tempo di
un possesso, lo poteva considerare come suo legittimamente e respingere senz’altro ogni
pretesa da parte di altri. Ora a chi mai appartengono le Sacre Scritture? ai Cristiani: a nessun
altro a aperto questo immenso patrimonio di luce e di verity, che gli eretici falsano,
annebbiano, confondono, distruggono in quello che a il fondamento suo più saldo: essi non
hanno diritto alcuno d’intervenire nelle Sacre Scritture e chiamarle in loro aiuto mediante false
|xx interpretazioni: le Scritture sono possesso e-sclusivo dei Cristiani e ogni altro ne deve
esser tenuto lontano. Il trattato, che a costruito con molta solidity e forza dialettica, ha quindi
efficacia non scarsa e, per quanto non possa mettersi a confronto coir Apologetico, pure
possiede parti interessanti, ed a voce alta e nobile in difesa di quella fede che, attraverso il
sangue di tanti Martiri, rifulge di pura luce ed a amore e conforto grande e dolcissimo per tutti
coloro che a lei si volgono e per lei sanno combattere e soffrire.
¶ Vi sono l’eresie e numerose: percha spaventarsi del loro sorgere e del loro progredire? così
ha voluto la Provvidenza: come la verity potrebbe risplendere di sua luce più pura, se non
diradando le tenebre dell’errore? e non c’a neppure da meravigliarsi di coloro che s’allontanano
da noi per seguire dottrine eretiche: a una prova a cui gli uomini sono sottoposti; chi sa
opporre una resistenza fiera ed ardita, indice di un’anima sicura e ferma, e chi invece cede alle
lusinghe di una |xxi nuova dottrina. L’eresia deve compiere la sua opera: tutto quello che
esiste ha una sua forza attiva; anche la febbre agisce sugli organismi con un processo
deleterio: ebbene, percha meravigliarsi? essa esiste per quello scopo: ed a lo stesso
dell’eresia: questa vuole scuotere i cardini della credenza vera e vuole seminare la discordia
nel campo cristiano: il nostro dovere a quello di sapercene guardare e lottare contro tali false
credenze, che insidiano la purity delle fede e il cuore nostro di credenti. ¶ Sicuro! ci potrebbe
esser qualcuno che venisse fuori con questa osservazione: oh, ma un vescovo, un dottore
hanno abbracciato una credenza eretica; dunque… a forse co-desto un segno della verity di
quella dottrina? Si giudicano gli uomini dalle dottrine, non le dottrine dagli uomini: se uno non
a cristiano, possiamo asserire che costui non a saggio, fedele, grande: ma se uno dei nostri
passa al campo eretico, non possiamo dire che qui sia la verità. L’eresia non a dunque da
condannarsi, percha allontana qualcuno da noi: anzi: la sua azione a utilissima al
Cristianesimo: per mezzo suo siamo in grado di distinguere chi si possa veramente o no |xxii
dire cristiano,, percha, chi a tale, rimane fermo e costante fino all’ultimo giorno della sua vita
nella fede incrollabile. L’eretico sceglie a suo modo una dottrinai eresia significa appunto scelta
(ai3reaij); ma il Cristiano a seguace scrupoloso degli Apostoli, che furono coloro che ebbero in
eredità la verace dottrina del Cristo, percha la diffondessero nella sua grande parola alle genti:
le dottrine ere-tiche trovano toro sostegno nella filosofia pagana e in tutto quel complesso
sistema di sottigliezze, di astruserie, di contradizioni delle antiche dottrine e che convergono
tutte a nascondere, a tradire la luce della verità: percha i Cristiani dovrebbero ricercare
ancora, quasi che essi non abbiano già in loro possesso la dottrina purissima ed infallibile:
eppure gli eretici, nelle loro continue ricerche di sapere, portano a sostegno queste parole dei
Libri Sacri “cercate e troverete,, ma Gesù pronunziò queste parole, quando, al principio del
Suo insegnamento, non si sapeva ancora se Egli fosse realmente il Cristo, ma una volta che
abbiamo trovato Lui e fissato il principio invariabile della Sua dottrina, a che ricercare ancora?
non a possibile ricercare ancora, quando si conosce ormai quello |xxiii che a perfezione e
parità massima. Volete pure ammettere che la ricerca debba procedere instancabilmente, e,
per modo di dire, all’infinito? ebbene, si segua questa linea, ma non si esca dal seno della
Chiesa nostra “dove la dottrina cristiana poggia sul fondamento d’una testimonianza autentica
e d’una autorità legittima, al sicuro dalle fluttuazioni e dai capricci del libero esame; rimaniamo
nella nostra Chiesa, che ha il deposito della verità e che questa conserva riassunta in un
simbolo di fede”. Si cerchi, se si vuole, nel campo cristiano illuminato sempre dalla maggiore
fede, che pure può non escludere un certo moderato spirito di curiosità, ma rimanga il
principio essenziale, e ricordiamo che piuttosto che conoscere ciò che non dobbiamo, a meglio
ignorare, dal momento che già siamo giunti alla conoscenza di quello che ci a lecito sapere.
¶ Cogli eretici noi non possiamo na dobbiamo entrare in rapporto alcuno: essi brancolano nel
buio, fra l’incertezza, la stranezza delle loro dottrine e non sono stati affatto capaci di fissare
alcun principio di fede: e il bello a che nelle alterazioni e nelle correzioni che apportano alla
sacra dottrina, essi hanno il |xxiv coraggio di portare, come sostegno, la testimonianza dei
Sacri Libri: oh, ma a loro non a lecito servirsene per scopi particolari di interpretazione e di
falsificazione: nessun diritto possono avere sui Libri Sacri, che sono possesso e vanto
unicamente della Chiesa Cattolica. Cristo ha predicato una Sua dottrina e gli Apostoli ne sono
siati i depositarî: sono essi che hanno fondato le prime Chiese e da queste, in una fioritura
magnifica, si a andata formando la grande Famiglia Cristiana: e si dicono Chiese Apostoliche,
percha dagli Apostoli traggono direttamente la loro origine o ad essi indirettamente si
ricongiungono: e sono queste le depositane della dottrina vera, che a la rivelazione fatta agli
Apostoli da Gesù Cristo: interroghiamo dunque la vera tradizione ecclesiastica, che riporta la
dottrina di Cristo per bocca degli Apostoli e saremo nella verità: il resto a falso: “La nostra
credenza a quella stessa della primitiva Chiesa Apostolica, matrice e sorgente della fede: ecco
la testimonianza della verità,,. Dicono gli eretici che non a integra la conoscenza che ebbero gli
Apostolì della dottrina, del Cristo, o se questa pure sia completa, che essi non hanno
tramandato ai posteri per intero |xxv quanto era a conoscenza loro; ciò a falso; l’unità,
l’armonia assoluta di tutte le comunità ecclesiastiche su un medesimo simbolo di fede,
dimostra la luce della verità: nel campo dell’errore esiste differenza e scisma; la verità rifulge
sempre nella piena, organicità assoluta della sua dottrina: la verità evangelica, secondo la
dottrina tramandata dagli Apostoli, a stata poi guastata dalle dottrine eretìche che sono
seguite e su di essa si sono innestate, falsificandola poi e adulterandola in ogni modo. Eppoi,
hanno forse l’eresie la pretesa di vantare una tradizione apostolica? di risalire fino ad essa?
ebbene, ci dicano il nome dei loro vescovi e provino come il primo di essi si ricongiunga alla
luce Apostolica direttamente: siamo noi, non loro, che possiamo far ciò: Giovanni prepose; ad
esempio, come vescovo alla Chiesa di Smirne, Policarpo; e Pietro elevò al seggio episcopale di
Roma, Clemente: gli eretici può essere pur vero che possano vantare precursori che risalgano
all’epoca Apostolica, ma furono proprio coloro che cominciarono a spacciare dottrine che gli
stessi Apostoli condannarono. Così noi possiamo, lungi da ogni dubbio d’errore, stabilire che
l’eresie non |xxvi possono risalire all’età Apostolica, ma sono ad essa posteriori; oppure che,
se risalgono fin là, esse ebbero dagli Apostoli stessi la loro condanna, per le aberrazioni cui si
abbandonavano, nei rispetti della più perfetta dottrina.
¶ Dunque, solo la Chiesa ha l’assoluto possesso delle Scritture, alle quali gli eretici non
possono in alcun modo ricorrere o attingere.
¶ Passiamo poi a considerare tutto il modo di vivere e di procedere degli eretici, e scorgeremo
facilmente che, mentre fra i Cristiani tutto è ordine, è armonia, è concordia, è unità, dall’altra
parte regnano la discordia più assoluta, la contradizione, il capriccio, il dissenso; tutto nel
campo loro è falsità e alterazione d’ogni più sano, più puro, più saldo principio di fede. Manca
fra loro ogni disciplina, ogni spirito di organizzazione; ogni regola circa le diverse cariche e
attribuzioni. Il punto più strano degli eretici è il sistema che costoro seguono nella
predicazione, colla quale, invece di perseguire lo scopo di convertire i pagani, cercano di
deviare dalla retta via i seguaci della vera fede: è un’opera negativa, deleteria che essi
compiono, |xxvii propria, appunto di chi, non adendo nulla di proprio da potere saldamente
affermare, tutto poi fa consistere nello scalzare il fondamento della credenza vera.
¶ Scismi presso gli eretici si può dire che non esistano, perchè il carattere della loro dottrina è
lo scisma di per sè stesso, in quanto, nella mancanza assoluta di unità, è un dissenso
continuo; ciascuno pensa a capriccio suo, modificando la credenza di colui che ha tramandato
quella medesima: tutto dunque è arbitrio e licenza presso gli eretici, dai quali si deve star
lontani e seguire, nella purità dell’animo nostro, il più saldo, severo principio di fede, avendo
rocchio a quel momento nel quale, dinanzi alla figura di Cristo giudicante, dovremo dar conto
della fede nostra e di come abbiamo saputo serbare nell’anima la fiamma vivificatrice e
animatrice d’ogni migliore energia.
G. MAZZONI
Siena, decembre 1928.
Ricordo & titolo d’onore, fra i lavori dei quali mi sono servito, riassumendo e riportando in
parte: |xxviii “La Storia della Letteratura Cristiana„ di U. MORICCA. Torino, Soc. Edit. Int.
-”Tertulliano„ a cura di F. RAMORINO. Milano, Vita e Pensiero. – ENRICO MEYNIER; “Storia del
Cristianesimo dalle origini ai nostri giorni,, Firenze, Casa Editrice Claudiana. – PETTAZZONI: “I
Misteri„ Bologna, Zanichelli. – MELLI: “La filosofia Greca da Epicuro ai Neoplatonici„ Firenze,
Sansoni. – WINDELDAND; “Storia della filosofia,, Palermo, Sandron.
- Non si può negare che le eresie esistano e che abbiano una forza.
¶ Lo stato attuale dei nostri tempi fa sì, che noi dobbiamo ben fermare questo punto: ed è
quello di consigliarvi, di esortarvi a che voi non vi facciate meraviglia alcuna di queste eresie:
esse di fatto esistono ed era infatti già stato preannunziato che esse sarebbero sorte (1);
eppoi, perchè meravigliarsi per la ragione che scalzano e infirmano la saldezza di credenza in
taluni spiriti? esse sono sorte appunto per questo scopo: perche la fede, col dover sopportare
violenza di attacchi, ne acquistasse poi fulgore di conferma e |2 sicurezza maggiore (2). Non
c’è dunque ragione ed è perfettamente inutile e sciocco che la maggior parte dei fedeli si
scandalizzino perche l’eresie abbiano preso tanto piede. Quanta azione, potrebbero esse
esercitare, se non esistessero? [nessuna]; ma dal momento che vi sono…; quando una data
cosa dalla natura ha avuto in sorte un modo qualsiasi di vita, come trova una ragione in essa
che giustifichi la sua origine, così acquista quel vigore che la rende attiva e vivace, e non è più
possibile allora, per lei, la non esistenza.
- II.
In che cosa possa consistere ìa forza delle eresie, e su chi esse possano eventualmente avere
la loro influenza
¶ Fra tutti gli altri modi per i quali la vita dell’uomo è tormentata e magari trova la sua fine,
non manca, dopo tutto, la febbre: ebbene noi non proviamo doloroso stupore per nessuno di
questi due fatti: nè che essa esista, dal momento che esiste realmente, e neppure che essa
conduca l’uomo al disfacimento del suo organismo: è proprio per questo che essa ha una
esistenza. Cosi è riguardo |3 all’eresie, le quali sono sorte per affievolire e per spengere,
magari, calore e fulgore di fede; noi, anzi che meravigliarci e provare un certo senso di
sgomento chè esse abbiano un tale potere, dovremmo riportare questa nostra impressione di
timore, al principio della loro esistenza: finchè esse siano, è in loro anche tale potenza; è
proprio in quanto che esse hanno tale potenza, che possono esistere.
¶ Ma avviene che dinanzi al fatto della febbre, come ognuno sa, non è in noi tanto un senso di
stupore e di meraviglia, quanto un’impressione di ostility, di repug’nanza, per le cause che la
possono produrre e per gli effetti che quella può avere sul nostro corpo, e non possedendo in
noi la facolty di poterla allontanare, almeno ce ne guardiamo e cerchiamo di evitarla, per
quanto è possibile. Per l’eresie, invece, si nota che, sebbene esse portino la la morte nell’anima
e un ardore di un fuoco molto più vorace [della febbre], pur tuttavia vi sono alcuni che
preferiscono d’indugiarsi in un certo senso di ammirazione per la potenza che esse sono capaci
di sviluppare, piuttosto che cercare di sfuggirle, per tentare di paralizzare la loro capacity
penetrativa; e tutto |4 ciò lo fanno, avendo pure la facolty di sottrarsi alla loro influenza.
¶ Se smetteranno costoro di meravigliarsi tanto per la potenza delle eresie, finiry che esse
verranno a perderla del tutto. Una delle due: o è il fatto della meraviglia che essi provano, che
fa scendere appunto certe persone allo scandalo, o è il fatto di provare scandalo che quasi
provoca in loro un senso di stupore e di acciecamento tale, da far loro credere che, dal
momento che le eresie abbiano in sè tanta potenza e ardire, significhi che esse non possano
provenire che da un qualche principio di verity. Cosa da meravigliare davvero, che quel che è
male possieda in se stesso una sua propria forza. Se non che le eresie, un forte ascendente
hanno su coloro che posseggono scarso ardore di fede (3). È precisamente quel che succede, la
maggior parte delle volte, nei combattimenti dei gladiatori, nelle gare di lotta: taluno vince,
non perchè dotato assolutamente di forza superiore che lo renda veramente invincibile, ma
perche il suo competitore è stato privo di qualunque energia e capacity di resistenza: cosi che
anche quello che è riuscito una volta |5 vincitore, se dopo viene messo in gara con chi ha
robustezza e gagliardia di membra, anche lui sary costretto a ritirarsi in condizioni di
inferiority: non succede mica diversamente nel campo della eresia: dalla debolezza e dal
tepore religioso di alcuni, prendono esse forza e consistenza, ma perdono poi qualunque vigore
e ogni fiamma di vita si spenge in loro, se s’imbattono in chi ha nell’animo ben saldo il principio
della fede più pura.
III.
Le eresie non fanno che provare costanza e saldezza, di fede, la quale non può, nè deve essere abbandonata per alcuni che si allontanano dalla credenza vera cristiana
¶ Bastano alcuni individui, che siano rimasti presi dall’eresia, perche, con gran facility, si
abbandonino alla rovina di una credenza falsa questi ingenui creduloni. Perchè quella donna,
queir uomo dalla fede cosi salda, persone dotate di tanta saggezza e che alla Chiesa avevano
dato opera di tanto amore e di tanto zelo, passarono dalla parte degli eretici? Chi è che,
ponendosi tale quistione, non rispondery a sè stesso che quelli che le eresie hanno |6 potuto
far deviare dalla retta via, vuoi dire, che non erano da considerarsi veramente ne saggi, nè
stretti da saldezza di fede, nè dediti con tutto l’animo loro alla Chiesa? Ma è proprio una cosa
da far molta meraviglia, penso, che da uno, che per il passato sia stato riconosciuto uomo al di
sopra di ogni dubbio e di fede saldissima, dopo ne venga ad uscir fuori uno diverso? Saul,
sopra tutti gli altri eccellente, finisce poi colf essere turbato e sconvolto dal sentimento della
gelosia; David, la bonty del quale era secondo quanto il cuore del Signore desiderava (4), si
rese colpevole di omicidio e di adulterio (5); Salomone ebbe pure da Dio ogni più grande dono
di grazia e di sapienza: ebbene: da donne venne spinto all’idolatria (6). Soltanto al Figlio di Dio
fu riservato di rimanere sempre senza colpa (7). Eppoi… anche se un vescovo, se un diacono,
se una vedova, se una fanciulla, se un dottore, se perfino un martire si allontanano,
ammettiamo, dalia regola di fede, bastery forse questo fatto perche l’eresie debbano
acquistare carattere di verity? Dobbiamo noi dunque riconoscere il valore della fede dalle
persone o le persone dalla fede che |7 esse professano? Non v’ è nessuno che sia sapiente
veramente, nessuno che possa dir di possedere purity di fede; nessuno si chiamery grande, se
non il Cristiano; ma nessuno potry chiamarsi cosi, se non chi abbia perseverato in questo lume
di fede fino agli ultimi giorni della sua vita (8). Tu, data la tua natura di uomo, conosci
ciascuno, ma soltanto dalla esteriority: credi ciò che vedi, ma vedi solo dove il tuo occhio
giunge; lungi invece penetra lo sguardo del Signore: dicono i Sacri Libri (9): l’uomo guarda
nella faccia del suo simile; è Iddio che penetra e intende l’intimo del cuore umano (10). Ed è
così che il Signore conosce quelli che sono Suoi (11), e sradica la pianta che non ha piantato
(12), e ci fa vedere come gli ultimi divengono i primi, e tiene in mano un ventilabro, perchè
vuole che il terreno intorno a Lui sia lindo e puro (13). Prendano pure il volo e se ne vadano
lontano, quanto lor piaccia, le pagliuzze di una fede inferma e leggera, appena che esse
avranno sentito l’afflato caldo delle tentazioni; tanto più pulita e sana la massa del frumento
s’accumulery allora nel granaio del Signore (14). Non è pur vero che alcuni dei Discepoli dallo |
8 stesso Signore si allontanarono quasi di Lui stesso turbati? (15). Ma non per questo gli altri
pure crederono di doversi staccare dall’orme Sue: quelli che riconobbero che Costui era il
Verbo delia vita e che da Dio Egli traeva l’origine Sua, Lo seguirono fedelmente, fino al termine
della Sua vita, sebbene il Signore avesse loro offerto il modo di allontanarsi im-punemente da
Lui, qualora essi l’avessero voluto (16). Non ha valore alcuno, se un Figello, un Ermogene (17),
un Fileto, un Imeneo abbandonarono il loro Apostolo (18): appartenne proprio alla schiera degli
Apostoli colui che si rese colpevole di tradimento verso il Signore. Ci meravigliamo noi, se da
taluni vengono disertate le Sue Chiese, ma dobbiamo sapere che quello che ci fa veramente,
chiaramente Cristiani, è appunto la capacity di perseverare e di soffrire secondo l’esempio che
Cristo ci ha lasciato (19). Egli dice: Essi si sono allontanati da noi, ma non furono dei nostri; se
alle nostre file avessero veramente appartenuto, costoro sarebbero rimasti fedelmente con noi
(20). |9
- Le eresie sono state preannunziate e siamo stati esortati a sapercene guardare
¶ Siamo piuttosto ricordevoli delle parole del Signore e delle Lettere Apostoliche, le quali ci
hanno pur messo in avviso che l’eresie sarebbero nate, e ci dissero pure che avrebbero dovuto
esser sfuggite da noi. E come per noi non costituisce ragione di timore alcuno la loro esistenza,
così non dobbiamo affatto stupirci della forza che esse posseggono, a causa della quale siamo
stati avvertiti di dovercene guardare. Molti lupi rapaci verranno sotto le spoglie di pecore miti e
innocenti, ha detto il Signore (21). E che s’intende mai per l’espressione “sotto le spoglie di
pecore„ se non la esterna e superficiale professione di fede del nome cristiano? E chi sono “i
lupi rapaci„ se non i sostenitori di certe interpetrazioni subdole e capziose, che ìntimamente si
nascondono e tentano di disgregare la compattezza della comunity cristiana? Chi sono gli
pseudo profeti, se non i predicatori di una dottrina non rispondente a verity (22)? Chi sono gli
pseudo apostoli se |10 non coloro che adulterano l’Evangelo? Chi sono gli Anticristi (23) se non
gli spiriti ribelli, che così nell’ ety nostra, come in qualsiasi altro tempo, si schierano contro
Gesù? E le eresie faranno proprio questo: con la falsity delle loro dottrine dilanieranno la
Chiesa non meno di quanto l’Anticristo la sconvolgery e la straziery colla fierezza delle
persecuzioni crudeli (24): ma pure una differenza esiste: la persecuzione almeno sa far
sbocciare dal suo seno, dei Martiri; l’eresia crea soltanto degli apostati. Proprio per questo
anche l’eresie erano necessarie dunque, perchè i giusti, i saldi, i costanti venissero in luce,
tanto coloro che nel terrore delle persecuzioni hanno saputo tenere fermo e sicuro il loro
spirito, quanto quelli che hanno offerto resistenza alle dottrine dell’eresia. E l’Apostolo non
vuole che si consideri come gente ormai di fede provata e schietta chi s’è allontanato dalla
retta fede, per seguire l’eresia, come invece i nostri avversarî vorrebbero, interpetrando a
modo loro, falsamente, una espressione di lui: “Portate il vostro esame su ogni cosa e ritenete
ciò che è buono (25) „. Ma io osservo: e non è forse possibile ad |11 ognuno, che proceda
erroneamente in questo esame, abbandonarsi, per sbaglio, proprio alla scelta di quello che è
appunto male?
V.
Le eresie vengono a minare la compattezza e l’unity della Chiesa
¶ L’Apostolo, poi, ha parole di rimprovero per le discussioni e gli scismi (26), i quali, senza
dubbio, son mali; ma nello stesso ymbito fa rientrare anche le eresie. Il fatto che le unisce a
principi cattivi, dimostra all’evidenza che le considera un male e senza dubbio di maggiore
entity. Dicendo S. Paolo che egli ha sempre creduto alla possibile esistenza di scismi e di
dissensi, perchè sapeva pur che dopo sarebbero necessariamente sorte le eresie, dimostra che
di fronte ad un male maggiore aveva facilmente creduto alla realty di un male minore; e non
tutto ciò significava, certamente, che egli, rilevando certi mali, avesse voluto affermare che
contenessero alcuncha di buono nei loro principi; ma, colla prospettiva di tentazioni e di
attacchi ancor più gravi, voleva ammonirci come non |12 bisognasse meravigliarci di quelle
scissioni, che tendevano a far riconoscere le anime ormai salde e costanti in un principio di
fede, cioa coloro che nessuno era riuscito a far deviare dalla retta strada. Se tutto il capitolo
mira nel suo spirito a mantenere l’unity della credenza cristiana e a rafforzarla, reprimendo e
distruggendo le differenze e i contrasti, dal momento che l’eresie tendono, non in minor misura
certamente, a spezzare quella che sia l’unity della fede, come perfettamente gli scismi e gli
altri dissensi nel seno di lei, non vi a dubbio che l’Apostolo abbraccia in un medesimo concetto
di condanna tanto gli scismi e le discordie, come f eresie. E come egli non approvi affatto
coloro che si siano piegati verso principi eretici, lo prova ogni sua parola di esortazione più
vivace a che noi li fuggiamo, e l’insegnamento più reciso a che noi, tutti concordemente,
affermiamo e sentiamo unity di fede: il che appunto a ciò che l’eresia impedisce.
- Le eresie sono da fuggire in ogni modo
¶ Non a il caso d’insistere più lungamente |13 su tale argomento; sappiamo infatti che a lo stesso Paolo che, scrivendo ai Galati, enumera le eresie tra i peccati carnali (27), e suggerisce
poi a Tito (28) di allontanare, di considerare come un reietto, chi sia eretico, e ciò dopo averlo
una prima volta avvertito e ammonito, percha un uomo che segue l’eresia a così fuori dalla
retta strada, ed a così profondamente guasto, che egli stesso pronunzia da sa la sua condanna
irrevocabile. Ma in quasi tutto il restante della lettera, parlando dell’opera da compiersi con
ogni diligenza, per sfuggire le dottrine false e bugiarde, viene implicitamente a colpire le
eresie: la falsity delle dottrine non scaturisce infatti direttamente dall’opera loro? Eresie (29),
sono chiamate con parola greca che vuoi dire scelta; scelta che taluno fa allorcha o si volge a
dar lor vita, oppure a seguirle. Ed a appunto per questo che Paolo disse che l’eretico trova la
condanna in sa stesso, percha egli stesso s’a scelto quel principio che poi a causa della sua
condanna. A noi Cristiani non a concesso affatto, invece, di intromettere, di nostra testa,
nessun altro principio ai fondamenti della nostra fede, e neppure seguire o indulgere quello che
eventualmente taluno |14 potesse, di proprio arbitrio, avere escogitato nella mente sua. Noi
invece abbiamo gli Apostoli, che hanno ripetuto le parole del Signore e non si sono permessi
affatto d’aggiungere qualcosa di loro arbitrio: essi hanno accolto da Cristo Signore la dottrina
Sua e l’hanno bandita fedelmente alle genti (30). Pertanto, se anche un Angelo, che dai Cieli
scendesse, divenisse il banditore di un Vangelo diverso, noi chiameremmo tale predicazione
anathèma (31). Giy lo Spirito Santo aveva previsto che presso una vergine Filumene (32)
sarebbe disceso un angelo di seduzione, ma che si sarebbe trasformato e apparso come un
angelo di luce: A pelle, attratto ed ammaliato dai miracoli e dagli atti meravigliosi di lei,
introdusse nel seno della Chiesa una dottrina eretica.
È la filosofìa che favorisce le credenze eretiche
¶ Sono queste le dottrine di uomini e di demoni sorte da quel che sia lo spirito della pretesa
sapienza mondana, per le orecchie che non sanno trovar pace e tranquillity (33). Il Signore,
l’ha chiamata follia tale saggezza, |15 e la stoltezza del mondo ha scelto appunto, per
confonder quella che sia l’umana filosofia (34). È la filosofia stessa, invero, che dy materia a
quella che si chiama mondana saggezza, dal momento che, con molta liberty e pretesa
arroganza, interpetra la natura divina, i suoi disegni e i suoi procedimenti. Diciamolo
francamente: le eresie stesse sono quelle che attingono forza e consistenza da tali principi
filosofici. È dalla filosofia infatti, che Valentino (35) prende la concezione degli Eoni e di una
quantity di forme, di cui non saprei dire neppure il numero: infinite esse sono; e il concetto di
una Trinity umana: o non era costui stato discepolo di Platone? E non a da quella stessa fonte,
che scaturisce il dio di Marcione (36), preferibile agli altri? almeno ha un carattere di
tranquillity; e anche ìa sua dottrina deriva dagli Stoici. Sono stati gli Epicurei (37) quelli che hanno sostenuto il principio che l’anima a soggetta alla morte, e se tu vuoi negare il principio della resurrezione della carne, tu potrai attingere per questo punto dai dettami di tutti quanti gli antichi filosofi: dove trovi che la materia a uguagliata colla natura di Dio, quivi potrai |16
riconoscere la dottrina di Zenone; ed ecco invece che ti vien fuori Eraclito (38), quando si parli
di una divinity che abbia in sa natura ignea; a la stessa materia, in fondo, che viene trattata,
agitata, e da eretici e da filosofi: donde il male e percha? donde l’uomo e come egli a sorto? Ed
ecco il problema che ultimamente Valentino s’a posto: donde Iddio? Deriva dall’Entimesi o
dall’Ectroma (39) ? O Aristotele, mal facesti, tu, che hai loro insegnato la dialettica, arte abile
ugualmente e a costruire e a distruggere, diversa e sfuggevole nelle sue asserzioni,
immoderata, sforzata nelle sue congetture; aspra, difficile nelle sue argomentazioni, che crea
con facility contrasti; laboriosa e molesta talvolta a sa stessa, che tutto pone in discussione
sottile, percha appunto nulla sfugga all’attento e minuzioso esame di lei! Di qui proprio
derivano quei racconti favolosi (40), quelle genealogie interminabili, quelle questioni lunghe ed
oziose, quelle discussioni sottili, che s’insinuano negli animi come qualcosa di malefico che ti
consuma e ti uccide.
L’Apostolo, quando vuole preservarci da quello che a male, ci avverte appunto di star bene in
guardia contro l’opera della filosofia: egli |17 la ricorda chiaramente, espressamente: scrive ai
Colossesi: Guardatevi, percha non vi sia qualcuno che non v’inganni colla filosofia, che, con
vane apparenze di verity, non vi tragga fuori dalla retta strada, secondo l’umana tradizione e
contrariamente alla provvidenza dello Spirito Santo (41). Paolo era stato in Atene (42), e questa
specie di umana sapienza l’aveva ben conosciuta colle relazioni che aveva avuto coi filosofi:
pretende essa alla verity, ma non fa che impedire il raggiungimento di questa, e, divisa com’a
in una quantity di sette contrastanti intimamente fra loro, da luogo a credenze varie e
contradittorie. Può esservì forse qualcosa di comune fra Atene e Gerusalemme? quale relazione
potry stabilirsi fra la Chiesa e l’accademia (43)? fra gli eretici e i Cristiani? È dal portico di
Salomone che la nostra dottrina trae l’origine sua (44); fu lui stesso che ci ha insegnato che
Iddio si deve cercare nella semplicity e nella bonty del nostro cuore. Se la vedano un po’ coloro
che hanno messo fuori un Cristianesimo stoico, platonico, dialettico. Che bisogno abbiamo noi
di ricerche, dopo Gesù Cristo? che cosa dobbiamo richiedere noi, dopo che abbiamo avuto |18
il Vangelo? Noi fermamente crediamo, e non sentiamo più desiderio di credere oltre: percha
questo soprattutto a il canone fondamentale delia dottrina nostra: il non esservi altra cosa da
credere, al di ly di ciò che giy noi sinceramente crediamo.
VIII.
Cercate e troverete, a stato detto, ma a pur necessario intendere sì valore dell’ espressione
¶ Vengo ora dunque a quel punto, su cui si basano i nostri, per giustificare il loro principio di
continua ricerca e che gli eretici cercano d’infiltrare, per indurre negli animi dubbi che possono
spingerli alle loro credenze: dicono dunque costoro: a stato pur scritto “cercate e voi troverete„
(Matt. VII. 7); parole del Vangelo queste. Ricordiamo, dunque, quando il Signore pronunziò
tale frase: io credo, appunto, che ciò avvenisse agli albori della diffusione della Sua dottrina,
quando ancora in tutti era forte il dubbio, se fosse stato Egli veramente il Cristo. Pietro ancora
non l’aveva dichiarato “Figlio di Dio (45)„ e Giovanni stesso non aveva ancora avuto |19
l’assoluta sicurezza su di Lui. E fu giustamente che allora si disse: “Cercate e troverete„.
Bisognava infatti cercare quello che era ancora sconosciuto: e ciò s’indirizzava ai Giudei (46):
era proprio a loro che si rivolgeva questa parola di rimprovero, a loro, dico, che sapevano bene
dove cercare Cristo. Hanno costoro, Egli disse, Mosa ed Elia (47); cioa a dire la legge e i
profeti, annunziatori del Cristo. Dopo di che, Egli disse altrove apertamente: Esaminate le
Sacre Scritture, dalle quali voi attendete la salvezza; sono quelle che parlano di Me: (48) ecco quello che vorry dire: cercate e troverete. Ed a chiaro anche che quel che segue, riguarda i Giudei: Bussate e vi sary aperto: prima i Giudei erano stati ligi a Dio, poi, per le loro colpe, allontanati, cominciarono ad esser fuori dalla grazia divina. Ma i gentili non mai furono nella
casa di Dio, o almeno lo erano come una goccia che cade in un secchio o un granello di polvere
in un’ aia (49); ma in ogni modo ne erano sempre fuori. Ma colui che a stato sempre al di fuori,
come fary a bussare ly dove non a mai stato? qual conoscenza potry avere di una porta che
non ha mai oltrepassato, na per entrare, na per |20 uscire? O forse non avverry piuttosto che
bussery colui che sapry d’essere stato oltre quella porta e d’esserne stato poi allontanato, ma
che pure conosce bene dove deve bussare?
¶ Così anche il precetto “domandate e riceverete„ conviene bene a coloro che sapevano a chi
bisognasse domandare; e avrebbero ricevuto da chi aveva promesso, cioa dal Dìo di Abramo,
d’Isacco, di Giacobbe, che i gentili non conoscevano, più di quello che non conoscessero le
promesse di Lui. Ed era per questo che il Signore parlava al popolo d’Israele: io non sono stato
inviato che per le pecorelle smarrite della casa di Israele (50). Egli non gettava ancora ai cani il
pane dei Suoi figli (51): Egli ancora non aveva ordinato di camminare, per rintracciare le nazioni tutte; e se pure alla fine comandò ai Discepoli d’andare a insegnare e a portare il Sacramento del Battesimo ai gentili, dopo che costoro avessero ricevuti in sè i doni dello
Spirito Santo, del Paracleto, che avrebbe dovuto condurlì al lume di ogni più fulgida verity (52),
questo tende in fondo allo stesso suo scopo, sempre: che se gli Apostoli stessi, destinati come
maestri alle |21 genti, dovevano essi stessi ricevere come loro guida lo Spirito Santo, il
Paracleto, tanto più varry l’espressione “cercate e troverete„ nel nostro riguardo, in quanto la
dottrina doveva arrivare a noi direttamente dagli Apostoli, che a loro volta l’attingevano dallo
Spirito Santo. Tutte le parole del Signore sono indirizzate a tutti gli uomini, certamente, e
attraverso i Giudei sono arrivate a noi; ma nella loro massima parte, esse, dal momento che
sono rivolte ai Giudei personalmente, non rappresentano per noi, a dirla con tutta verity, un
ammonimento, quanto invece hanno la forza dell’esempio.
Nulla è da ricercare, dopo che siamo giunti all’intelligenza della dottrina di Cristo
¶ Ma ormai, io, proprio di mia spontanea volonty, mi allontano e abbandono la posizione su cui
mi ero posto dianzi. Ecco: il precetto “cercate e troverete (53) „ è rivolto, così, in generale, a
tutti; ammettiamo ciò: ma anche pensando così, la forza della mia ragione reclama che io
proceda a delle |22 considerazioni, e studi in me stesso la cosa. Non può esistere parola la
quale discenda dalla divinity, che manchi di tale carattere di armonia e di coerenza, da doverne
cercar solo una difesa formale, senza che non dobbiamo intenderla nel significato più riposto
ed intimo dell’espressione. In primo luogo dunque io pongo come base questo principio: Cristo
è stato Colui che ha stabilito un fondamento sicuro, unico, organico, cui le genti debbono in
ogni modo prestar fede; ed è perciò doveroso farne ricerca, perchè ognuno possa, quando
questo principio sia stato trovato, prestare ad esso la debita fede. Di questo principio unico,
infallibile dunque la ricerca non può avvenire, senza che questa non abbia poi un termine.
Bisogna insomma che la ricerca avvenga, finchè tu non trovi questa luce di verity; ma quando
tu l’abbia scoperta, devi ad essa credere fermamente: e non si domanda poi che tu faccia di
più, se non di saper custodire, con ogni diligenza, gelosamente, quello che una volta tu sia
arrivato a credere. E fissa stabilmente anche questo punto nell’animo tuo: come non si debba
affatto prestare ad altro fede, e perciò, come |23 non sia necessario ricercare altro, dopo che
tu abbia potuto trovare e fermare la tua fede nei principi che Cristo ha stabilito: è proprio Lui
che non vuole da te altra opera che questa: che tu, appunto, non avanzi nelle tue ricerche al di
ly di quanto Egli fermò col Suo insegnamento. Ci sary forse qualcuno che possa sollevare dei
dubbi sulla dottrina che Cristo ha tramandato? Ebbene, presso di noi sta, oh! Io sappia costui,
quasi in sua propria sede, quella somma di dottrine e d’insegnamenti che il Signore ci ha
tramandato. Si; presso di noi! Ed è per questo che io, sicuro della rettitudine del pensier mio,
mi faccio avanti pronunziando parole di esortazione per certi Cristiani, perchè essi non pensino
che sia dovere di far ricerca, anche al di ly di quanto essi giy prima pensarono che fosse loro
obbligo di fare oggetto di ricerca stessa, e non diano quindi all’ espressione “cercate e
troverete„ una estensione fuori dell’ambito di un criterio logico e giusto. |24
- La ricerca continua è la prova di non aver mai trovato quello che può soddisfare l’animo nostro
¶ Il procedimento da seguire nella intelligenza di questa espressione, credo che si debba
fermare su tre punti: quale sia il soggetto, l’essenza cioè della ricerca, come primo; eppoi il
tempo, e il modo. Dico, dunque, per quel che riguarda il soggetto, che tu esamini e rifletta
bene che cosa sia questo qualcosa da ricercare; per il tempo, quale sia il momento più
opportuno per condurre tale ricerca; per il modo, in che cosa, fra quali confini, si debba
chiudere questa nostra disamina. Ecco dunque quel che devi ricercare: la dottrina che
promulgò Cristo, tu, s’intende, che la debba ricercare finchè non l’abbia trovata, e colla mira
assoluta di giungere alla conoscenza di quella. E puoi dire d’averla trovata, quando la luce della
tua fede si riversa tutta su di lei: se tu non l’avessi trovata, non avresti potuto sentire per lei
tanto ardore da prestarle credenza e, d’altra parte, non l’avresti ricercata, se non avessi avuto
il desiderio vivissimo di trovarla. Così, se dunque |25 cerchi spinto dal desiderio grande di
trovare, e se a questo s’aggiunge che tu, trovando, sei portato a credere, col principio della
fede hai troncato la via ad ogni prolungamento di ricerca, convienilo, e a ogni possibile
ulteriore investigazione. Qual sia dunque il resultato stesso della ricerca è ben chiaro e
stabilito: questo è il limite, il confine che a te Iddio stesso segnò: Egli non lascia che si abbia
credenza in altro, diverso da quanto Egli fissò fermamente; e perciò non permette neppure che
si faccia ricerca d’altro, se non della verace dottrina Sua.
¶ Del resto, sono stati tanti quelli che hanno insegnato delle dottrine; e, così stando le cose,
dunque, se dobbiamo cercare tanto, per quanto possiamo trovare, noi faremo una ricerca
continua, e non arriveremo mai alla vera fede. Quale sarà il punto d’arresto della nostra
ricerca? dove potremo fermarci nella nostra indagine e cominciare da questo punto a credere?
il frutto di questo nostro continuo investigare presso chi lo troveremo? Ci fermeremo su
Marcione forse? Ma anche Valentino ci farà ricordare del precetto “cercate e troverete„; sarà
Valentino allora che ci |26 fermerà colla sua dottrina? ma anche Apelle, con una uguale
affermazione, eccolo a bussare alla mia mente, e così Ebione, Simone (54), e tutti, uno dopo
l’altro, in bell’ordine, non usano davvero di un mezzo diverso, col quale potere infiltrarsi nel
mio spirito e cercare di avvicinarmi a loro.
¶ Non potrò trovar più pace in luogo alcuno, dal momento che, dovunque io volga i miei passi,
mi sentirò ripetere, “cercate e troverete„; quasi che, così, in nessun luogo e non mai più io
potessi raggiungere quello che Cristo fermò in questo Suo precetto: che si deve pur ricercare
quello cui bisogna tributare poi ardore di fede.
- Si discute sempre sci principio “cercate e troverete„
¶ Ed ecco che impunemente si vaga di errore in errore, come ciechi che vadano brancolando,
quando non si cada veramente in qualche cosa di colpevole; per quanto anche questo andar
vagando, dì per sè stesso, abbia già qualche cosa di colpevole. Ma andare errando qua e là si
può anche fare, nella più |27 completa impunità, da chi poi non lascia decisamente niente di
sostanziale. Ma se io ho prestato credenza a quello che pur dovevo credere, eppoi di nuovo
penso di dovermi dare ad altra ricerca, significa che io ho speranza di poter trovare qualche
altra cosa, e ciò non vi sarebbe ragione di sperarlo mai, se non nel caso che io, che pur
pensavo di credere, viceversa, non avessi affatto fermezza e fervore di fede; oppure, che io
abbia abbandonato quello che precedentemente credevo. Abbandonando dunque i principi cui
prima avevo prestato la mia fede, è chiaro che io mi rendo colpevole di apostasia. Lo dirò una
volta per tutte: nessuno vi è che possa far ricerca, se non colui che, o non ebbe mai lume di
vera fede, o che, avutala, la perdette. Quella vecchietta ricordata nel Vangelo, delle dieci
dramme che aveva, ne perse una, e perciò la ricercava; ma appena l’ebbe ritrovata, non la
cercò più, naturalmente (55). Un tale non aveva pane, e perciò bussò alla porta di colui al quale
egli era vicino; ma quando la porta gli fu aperta ed egli ebbe il pane, smise di picchiare (56). E una povera donna vedova, che non era stata ammessa all’udienza, pregò |28 ripetutamente il
giudice, chè la volesse ascoltare; ma non pregò più, allorchè ella ottenne di esser sentita (57).
E cosi è chiaro che c’è pure un limite anche nel rivolgere le nostre richieste, e nel picchiare alla
porta altrui, e nella ricerca alla quale noi ci abbandoniamo. A chi domanda sarà dato, così la
Scrittura; a chi bussa sarà aperto, e chi cercherà, troverà. Chi insiste nel cercar sempre,
intenda, dunque, perche non potrà mai trovare; perchè cerca appunto là dove egli non troverà;
e colui che picchia, veda perchè la porta non si aprirà mai di faccia a lui; perchè picchia proprio
là dove non vi è alcuno che possa aprire; ed anche è lo stesso per colui che domanda sempre:
perchè non sarà costui dunque ascoltato? perchè chiede a chi non può dare ascolto.
XII.
Non cerchiamo mai oltre quello che può dare la vera luce della Fede
¶ Ammettiamo pure che noi dobbiamo fare ricerca ora e sempre…; ma dove dobbiamo volgere
le nostre ricerche? ci dobbiamo voltare agli eretici? ma se presso di loro tutto |29 è contrario,
almeno lontanissimo, dalla vera nostra credenza! o se a noi è perfino proibito di avvicinarci a
loro! Qual mai servo ci sarà, che speri di ricevere aiuto e sostentamento da persona estranea,
per non dir nemica, al suo padrone? E ci sarà forse mai un soldato che da sovrani non amici,
per non dir nemici, vada a chieder doni o il compenso in denaro che gli spetta? bisogna, per far
questo, che costui sia un disertore, un fuggiasco, un ribelle.
¶ Era pur nell’interno della sua casa che quella vecchierella cercava la dramma smarrita;
l’altro, che aveva bisogno di pane, picchiava alla porta del suo vicino, e quella vedovella
chiedeva ad un giudice, fosse stato pur severo, ma che non era nemico. Non c’a nesssuno che
possa essere istruito da ciò che porta in sa un germe di distruzione e dì negazione: nessuno vi
a che possa ricever luce da chi vive avvolto nelle tenebre. Cerchiamo dunque, si, ma nel
campo che possiamo dir nostro esclusivamente, dai nostri, e in questioni nostre, e guardiamo
che si debba trattare solamente di ciò che, pur restando |30 integra e intatta ogni regola di
fede, possa esser posto in discussione.
- La Regola di lede
¶ È proprio questa regola di fede, che noi professsiamo come base della difesa nostra: a essa
che ci da la linea nella nostra ferma credenza.
¶ Che vi a un Dio solo, creatore del mondo, ne alcun altro al di fuori di Lui. Questi ha tratto il
tutto, esistente nell’Universo, dal nulla per mezzo del Verbo Suo, generato al principio delle
cose tutte: Figlio Suo fu chiamato questo Verbo, e nel nome di Dio apparve ai Patriarchi sotto
varie figure; in ogni tempo fu ascoltato dai Profeti, e di poi discese per lo spirito e virtù di Dio
padre, in Maria Vergine, e nel seno di Lei divenne carne e da Essa ebbe vita Gesù Cristo. E
nuova legge Egli promulgò alle genti, e formulò una nuova promessa di un Regno dei Cieli;
fece dei miracoli, fu posto in croce, ma nel terzo giorno della Sua morte risorse, e ascese in
Cielo, dove seda alla destra del Padre Suo; e mandò in |31 terra la potenza dello Spirito Santo,
in vece Sua, cha fosse la guida di tutti i credenti. Egli poi ritornery in pieno fulgore di gloria e
di luce per prendersi i Santi e condurseli ai frutti della vita eterna e delle celesti promesse, e
per giudicare i profani, pronunciando contro di loro la condanna del fuoco eterno, dopo aver
compiuta la restituzione dei corpi agli uni e agli altri.
- La regola dì fede a cio che pienamente soddisfa l’anima nostra, senza andar più oltre cercando.
¶ Questa a stata la regola che Cristo ha stabilito; ed io ve lo proverò; ed essa non può dar luogo fra noi a controversie o a questioni di sorta, al di fuori di quelle che vengono sollevate dalle eresie, che creano gli eretici,
¶ Del resto, se la base della regola di fede restery inalterata, potrai anche discutere,
esaminare, considerare quanto sary di tuo piacimento, se qualche cosa in essa potry per te
rivestire carattere di ambiguity o sembrarti avvolta in un velo di oscuro. È vero |32 certamente
che vi a qualche dotto, nostro fratello, che ha avuto il dono di conoscere i segreti della più
profonda saggezza; vi a pur qualcuno, dico, che ha familiarity con chi possiede esperienza di
simili questioni; e che a preso, con voi, forse, dal desiderio di ricercare troppo avidamente. Ma,
in fondo in fondo, a meglio ignorare qualche cosa, piuttosto che venire poi a conoscere quello
che non sì deve, dal momento che tu sai giy quello che a te a doveroso sapere. Il Signore ha
detto: a la tua fede quella che ti ha salvato (58), non l’esame delle Scritture, che nella tua
ability hai condotto con sottigliezza di spirito critico. In che cosa consiste la fede? nella regola
della fede stessa. Essa ha la sua legge, e la salvezza ti viene appunto dall’osservanza
scrupolosa di questa: ma l’ability nell’interpretazione della Scrittura, risiede solo in un principio
di curiosity, e il suo prestigio l’attìnge solo dal potere acquistare il nome di uomo saggio ed
erudito: ma, di fronte alla fede, la ricerca abile e sottile ceda le armi, e la gloria lasci il passo
alla salvezza: almeno esse non facciano chiasso e non frappongano ostacoli; se ne stiano in
tutta pace. È raggiungere il grado più alto |33 di sapienza, il non saper nulla che possa opporsi
o contrastare alla regola dì fede.
¶ Ebbene; supponiamo ora che gli eretici non siano i nemici dichiarati della verity e che a noi
non sia fatto obbligo alcuno di fuggirli; ma che cosa a, insomma, questa nostra relazione con
gente che confessa apertamente di dover ricercare ancora (59)? Se essi sono sinceri
nell’affermare che ancora hanno ardore di ricerca, ciò significa manifestamente che fino ad ora
non hanno trovato niente di sicuro, e perciò anche quelle parti di dottrina che sembrano
intanto considerare come inalterabili, non possono, viceversa, convincerci che nell’animo loro
non serpeggi il dubbio, perche essi appunto sono sotto l’affanno tormentoso di ricerche nuove.
E tu, dunque, che vai cercando, o cristiano, e rivolgi lo sguardo a coloro che pur vanno
vagando nella ricerca stessa, tu, con loro, siete avvolti nelle tenebre del dubbio, e, incerti, vi
rivolgete a chi sta in maggiore incertezza della vostra, ed è quindi inevitabile che come ciechi,
guidati da ciechi, voi precipitiate nell’abisso (60). Ma essi vogliono trarci in inganno e usano di
questo mezzo: noi ricerchiamo ancora, dicono; e |34 questo, per far penetrare fra noi i loro
scritti, sperando appunto nel nostro intimo turbamento, che potrebbe derivare da questa ansia
tormentosa della ricerca; ma dopo, quando hanno fatto tanto di giungere all’animo nostro,
ecco che essi tosto si ergono a difensori, a sostenitori di ciò che prima dicevano formare ancora
l’oggetto della loro ricerca. A noi dunque sta di confutarli con tanta energia ed efficacia, così
che essi sappiano che noi intendiamo sconfessare, non Cristo, ma costoro. Cercano essi
ancora? evidente indizio che nulla essi possiedono di sicuro, e se nulla hanno di ben saldo nel
loro spirito, essi non hanno mai creduto, e se non hanno avuto sicurezza e fermezza di fede, a
loro non s’addice il nome di Cristiani, Hanno forse essi nel loro spirito una base di fede e
tuttavia affermano di dover cercare ancora per sostenerla e difenderla? ebbene, ciò significa
che costoro, prima di procedere alla difesa della credenza loro, la vengono implicitamente a
negare, perchè, finchè sono dediti a ricercare ancora, riconoscono, confessano di non aver mai
fermamente creduto. E chi non può dunque dirsi Cristiano neppure per sè stesso, quanto potrà
dirsi, a |35 maggior ragione, nei riguardi nostri? Di quale verità possono parlare coloro che
s’avvicinano a lei coll’inganno? possono farsi difensori, sostenitori di una verità, essi che
intendono trarre questa stessa dalla menzogna? Ma, si dirà: eppure, anche essi si appoggiano
alle Sacre Scritture e da queste pretendono di ricavare ogni argomento di persuasione…; ed è
logico infatti: come evidentemente potrebbero parlare di argomenti di fede, se non si
appoggiassero alle Scritture Sacre?
- Bisogna energicamente difendersi contro gii eretici
¶ La questione è proprio nel suo momento culminante: qua noi tendevamo, del resto; e con
questa trattazione preliminare volevamo appunto dare soltanto inizio a ciò che costituisce il
corpo dell’argomento nostro, per giungere poi alla lotta decisa su quei punti nei quali i nostri
avversarî sono soliti provocarci. Ecco che essi tirano fuori le Sacre Scritture, e, con questa loro
audace sicurezza, lì per lì, possono anche riuscire ad impressionare taluni: nell’accanimento
della lotta poi, anche |36 su chi ha forza di resistenza, producono un senso di stanchezza;
riescono a fiaccare i deboli e a portarli con loro; quelli poi che non posseggono uno spirito
veramente deciso e sicuro, li lasciano in un’intima perplessità e in un dubbio triste e
angoscioso. Noi dobbiamo precluder loro questa strada, senza indugio, sopratutto; dobbiamo
impedire agli eretici che essi possano scendere a qualunque discussione che riguardi le Sacre
Scritture. Se i Libri Sacri costituiscono il fulcro della loro potenza, perchè essi se ne possano
servire, è necessario prima esaminare e considerare perfettamente a chi spetti il possesso
delle Sacre Scritture; e questo, per evitare che di esse possano usufruire coloro ai quali
minimamente spettano.
- XVI. Le Sacre Scrittore hanno avuto dagli eretici falsa interpretazione
¶ Potrebbe sembrare eventualmente che, per una certa debolezza, intrinseca alla causa da me
sostenuta o per un certo tal qual desiderio di portare la discussione su un campo |37 un po’
diverso, io abbia posto questa questione preliminare: ma dal lato mio militano ragioni
fermissime e incrollabili e, sopratutte, questa: che la fede nostra presenta il più assoluto
ossequio all’Apostolo Paolo, il quale proibisce decisamente che si facciano discussioni (61), che
si presti orecchio a qualunque voce di novità potesse giungerci, e che si abbia in certo modo
relazione con chi è macchiato d’eresia, dopo, che noi abbiamo una sola volta cercato di
correggerlo (62), e di trarlo dall’ errore; non però dopo aver sostenuto con lui discussioni
intorno alla diversità di dottrina. Mi pare che in tal modo ogni principio di disputa sia senz’altro
dall’Apostolo condannato, dal momento che ci ha proprio indicato egli stesso, come unica
ragione di potere avvicinar gli eretici, quella dì tentare una volta dì correggerli: una sola volta
dico, ed è chiaro, perchè, chi è eretico, non si può considerare Cristiano. Quindi non è con lui
da adoperarsi il sistema che si può, invece, usare con chi è Cristiano, di una correzione ripetuta
cioè per due o tre volte e alla presenza di due o tre testimoni (63): con lui non c’è ragione di
discussione: è solo il dovere di correzione che |38 noi, una volta, possiamo tentare con chi è
macchiato di eresia. Ma del resto, e volendo concludere, questa disputa sulle Scritture non
credo porti ad utilità alcuna, se non quella di confondere e di turbare il cuore e la mente.
XVII. Ancora sulla falsa interpretazione che gli eretici fanno dei Libri Sacri
¶ L’eresia non riconosce certe parti delle Sacre Scritture, e quelle che ammette, le travisa
secondo quello a cui essa mira, con aggiunte o con sottrazioni: anche se le riconosce dunque in
massima, siamo ben lontani dal carattere della assoluta integrity, e quando anche le riconosca
talvolta nella loro piena organicity e compattezza, purtuttavia viene poi a mutarle, dando alle
singole espressioni, interpretazioni che fanno deviare dalla verity. È un’offesa alla verity che si
compie, sia che il senso venga alterato, sia che l’ eretico scriva cosa che non corrisponda al
vero: è pur logico del resto e necessario che gli eretici, nel loro stolto e vano congetturare, non
vogliano |39 riconoscere m alcun modo giusti, quei punti delle Scritture, dai quali essi
verrebbero ad esser convinti di falsa dottrina. Chi segue eresia si basa, certamente, su quei
punti, i quali hanno prima tratto, a bella posta, con falsa interpretazione, alle loro dottrine,
oppure su quei luoghi che si prestano a questo gioco per il doppio significato che presentano.
¶ A che cosa crederai di arrivare, quale vantaggio pensi di ottenere tu che hai una conoscenza
e un’esperienza grande dei Libri Sacri, a discutere cogli eretici, dal momento che costoro non vi
sary parola che non neghino, fra quelle che tu affermi e sostieni? quando la loro difesa si
fermery proprio su quei punti che tu non approverai? Perderai il fiato e null’altro nella disputa
che ingaggerai; non raggiungerai scopo alcuno, se non quello d’inquietarti, nel sentire uscire
dalle loro labbra tante bestemmie.
- A nulla gioverebbero le discussioni con gli eretici
¶ Pensiamo ora a colui, per il quale, |40 eventualmente, voi affrontate la dìsputa sulla
questione delle Sacre Scritture: perchè volete rinsaldare la fede di lui, che oscilla in qualche
dubbio? io mi domando: egli si orientery verso la luce della verity o non piuttosto nuovamente
alle credenze eretiche? Egli rimarry certamente incoraggiato dal fatto che potry accorgersi
benissimo che tu non hai avuto vantaggio alcuno sul tuo avversario: e infatti, essendovi stata
tra le parti contendenti forse una stessa efficacia di negazioni e di affermazioni, ma certo un
resultato alla pari, costui, dal contrasto cui ha assistito, se ne partiry con nell’anima
un’incertezza ancora maggiore, e senza davvero conoscere da qual parte egli debba intendere
l’eresia. Eppoi agli argomenti che noi portiamo contro gli eretici, questi possono, naturalmente,
opporcene altri per parte loro, perche ne viene per necessity che essi sostengano che siamo
proprio noi a presentare le Scritture alterate o a dare ad esse false interpretazioni: è la verity,
infatti, che essi pretenderebbero di difendere, precisamente come la difendiamo realmente noi.
|41
Senza scendere a discussioni cogli eretici, i Libri Sacri non sono possesso assoluto di noi
Cristiani?
¶ Non andiamo dunque a ricercare le Sacre Scritture; non dobbiamo noi sostenere discussioni
in un campo in cui la vittoria non è possibile riportarla in tutto il suo splendore, ed essa in ogni
modo risentirebbe certamente di un carattere di dubbio e d’incertezza. Del resto però, anche
se questo studio attento, questo esame condotto sui Libri Sacri, non andasse a finire nella
conclusione che ciascuna delle due parti avversarie rimanesse salva sulla sua posizione, prima
di tutto, il procedimento normale della questione richiede che si stabilisca definitivamente
questo punto: è proprio ciò che rappresenta il fulcro di ogni dìsputa: chi è il detentore di un
principio vero e infallibile di fede? le Scritture a chi appartengono veramente? questa norma di
vita, questa disciplina, per la quale e dalla quale sorgono i fedeli in Cristo, da chi c’è stata
data? quali uomini ne sono stati i diffusori? quando e a chi è stata essa affidata? ly dunque,
dove si dimostreranno essere i possessori e i seguac, |42 della disciplina e della più pura e
sincera fede cristiana, ivi si potry dire che si riscontri la luce di verity delle Sacre Scritture, la
comprensione esatta di esse, la retta intelligenza, insomma, di ogni cristiana tradizione.
- Cristo e gli Apostoli: loro missione
¶ Chiunque sia Gesù Cristo – mi sia permessa, per ora, l’espressione che io uso -, il Signor
nostro, Figlio di Dìo, qualunque Esso sia, Dio e uomo, qualunque sia la materia di cui Esso,
come uomo, si sia rivestito, Maestro di una fede, qualunque essa voglia essere, e che ci
assicurò una ricompensa, qualunque essa sia per essere, durante il Suo soggiorno sulla terra,
Egli manifestò che cosa fosse, che cosa fosse stato, quale la volonty del Padre Suo, che Egli
seguiva, quali i doveri a cui l’uomo doveva piegarsi e che doveva compiere: e tutto ciò Costui
lo rendeva chiaro ed aperto, parlando o in mezzo al popolo o ai Suoi discepoli, in disparte. Egli
ne aveva prescelti dodici e li teneva sempre presso di sè: non si staccarono mai dal fianco del
Maestro: li aveva |43 scelti, perchè fossero maestri alle genti e diffusori della dottrina divina.
Uno di essi venne allontanato, ma agli altri undici, nel ritornare al Padre Suo dopo la
Resurrezione, comandò di andare nelle varie regioni del mondo e battezzarle nel nome del
Padre, del Figlio e dello Spirito Santo (64). E gii Apostoli sùbito, [questo nome di Apostoli
significa appunto inviati, mèssi] in luogo di Giuda, che era stato cacciato, sortirono Mattia
come loro dodicesimo compagno (65), secondo quanto anche era stato profetizzato, come si
legge nel salmo di David (66). Avendo ricevuto la promessa virtù dello Spirito Santo per
compiere i dovuti miracoli e diffondere la fede in ogni linguaggio (67), fu dapprima in Giudea
che, fermata la grande parola di fede in Gesù Cristo, stabilirono quivi le prime radunanze di
fedeli, e dì poi si sparsero in tutto il mondo e bandirono alle genti il Verbo della nuova
credenza, della nuova regola di vita. E Chiese sorsero in ogni citty; e da queste trassero e
accesero la favella vivace e inestinguìbile della dottrina e della fede in Cristo tutte le altre
radunanze di fedeli, ed ogni giorno vi attingono forza nuova per poter divenire vere |44 Chiese.
Ed ecco che, per questo, esse saranno denominate Apostoliche, come figlie dirette delle Chiese
che dagli Apostoli ebbero prima loro origine. Tutto deve portare l’impronta della origine sua, è
necessario. Che cosa rappresentano tante Chiese e così importanti, sia pure, se non sempre,
quella prima dagli Apostoli fondata e dalla quale hanno poi tratto loro vita e sviluppo le altre
tutte? Tutte sono primitive dunque, Apostoliche tutte e tutte insieme non fanno che confermare
il principio della maggiore e possente unity: e in esse è la parola perenne di pace e d’amore;
fra gli uomini, da esse si parte il principio della più assoluta fratellanza umana, dunque; esse
parlano il linguaggio della maggiore e pie affettuosa ospitality. E questi, che poi son divenuti
veri diritti, non altra regola possono invocare, all’infuori di quella che può derivare da una
tradizione unica di uno stesso sacro principio.
- Fondamente della PRESCRIZIONE contro gli eretici
¶ È da qui, da ogni considerazione esposta, |45 che noi facciamo movere la nostra prescrizione contro gli eretici. È pure vero che Gesù Cristo inviasse gli Apostoli a predicare la sua dottrina
(68). Ebbene: noi non dobbiamo accettare altri, all’ infuori di loro, come divulgatori di essa. Chi
può conoscere il Padre se non il Figlio Suo e quelli a cui il Figlio lo rivelò (69)? E sembra che a
nessun altro, se non agli Apostoli, il Figlio abbia rivelato i! Padre Suo. Ad essi poi dètte
l’incarico della predicazione e di divulgare, s’intende, ciò che era stato loro manifestato. Ciò
che essi, dunque, bandiscono alle genti, è quello che Cristo rivelò all’intelligenza loro; ed è da
questo punto anche che noi possiamo alzare il nostro grido di prescrizione, in quanto non deve
esser possibile conoscere la verity della dottrina di Cristo, se non ricorrendo alle Chiese che gli
Apostoli fondarono e dove essi ammaestrarono i fedeli, sia colla voce viva ed ardente, sia
rivolgendosi poi con lettere alle genti. Se dunque le cose stanno esattamente così ne risulta
che ogni dottrina, la quale si accordi ai principi di quelle Chiese Apostoliche Madri, sorgenti di
ogni fede più pura, si deve riconoscere come veritiera: essa |46 contiene in sè, senza dubbio
alcuno, ciò che le Chiese attinsero dal labbro degli Apostoli, ciò che a loro volta gii Apostoli
colsero dalle labbra di Gesù, ciò che infine Gesù attinse da Dio. E si può affermare, senz’ altro,
falsa ogni dottrina che si schieri contro la verity della Chiesa e quindi contro la parola degli
Apostoli, di Cristo, di Dio. Quello che ci resta da dimostrare è questo appunto: che la dottrina
nostra, di cui prima abbiamo dato la regola di fede, trae l’origine sua dalla pura tradizione
apostolica e che quindi, posto questo riconoscimento, tutte le altre dottrine vengono infirmate
come false, in quanto traggono loro sorgente da principi non veri. Noi siamo nel rapporto più
intimo colle Chiese Aposto-liche, perchè la nostra dottrina non è in alcun punto diversa dalla
loro: questa è la prova sicura dell’assoluta verity.
- XXII.
La dottrina degli Apostoli in tutta la sua importanza
¶ La prova di quanto asseriamo è così chiara che, appena sia apertamente esposta, non c’è
affatto bisogno di contrastare in qualche modo. |47 Ma, come se ormai la prova nostra non
risplendesse già nel suo fulgore di verità, alla parte avversaria noi vogliamo concedere di
mettere fuori gli argomenti loro, dal momento che essi pensano di potere infirmare la nostra
prescrizione contro l’eresie. Gli Apostoli non hanno avuto una conoscenza completa di tutta la
dottrina del Signore, essi dicono; ecco uno dei loro punti essenziali: ma poi, come scossi
intimamente da un accesso di pazzia, cambiano il loro pensiero e, contrariamente a quanto
prima avevano sostenuto, affermano che gli Apostoli hanno avuto bensì la conoscenza
completa della dottrina del Signore, ma non hanno comunicato, partecipato agli altri la loro
dottrina nella sua integrità. Ma, in ambedue i casi, essi gettano biasimo sulla figura di Cristo, il
quale avrebbe inviati gli Apostoli o non forniti di una conoscenza assoluta, o avrebbe dato
incarico della diffusione della dottrina a spiriti che l’alterarono, forse attraverso la sottigliezza
del loro pensiero. Ma chi potrà mai credere, che sia fornito di un retto discernimento, che non
siano stati in possesso dell’integrità e della completezza della dottrina, |48 quelli che il Signore
scelse a maestri, e che li tenne compagni, con Lui sempre, e Lo seguirono e vissero in
compagnia Sua fedelmente? E con loro si confidava di ogni segreto, senza fame parte ad altri,
dicendo appunto che a loro solamente sarebbe stato concesso di penetrare i misteri, che li
popolo invece non avrebbe dovuto e potuto conoscere (70). Qualcosa sarà dunque rimasta
nascosta a Pietro? A Pietro, pietra di quella Chiesa che avrebbe avuto da lui sua consistenza e
sua base? Che poteva, ripeto, essere occulto a lui, che aveva avuto le Chiavi del Regno dei
Cieli e la facoltà di legare e dì sciogliere sulla terra e nei Cieli (71)? E qualcosa avrà forse
potuto rimanere nascosta a Giovanni? egli era il più caro al Signore suo, fra i Discepoli; egli
potè posar la sua testa sul cuore del Signore (72); a lui il Signore, di preferenza, indicò Giuda
come quegli che l’avrebbe tradito; Giovanni fu quegli che il Signore indicò a Maria, come chi
avrebbe dovuto tenere presso di Lei (73) in luogo del Figliuol Suo. Che cosa potè rimanere
occulto a quelli ai quali Egli manifestò il fulgore della Sua gloria, e Mosè ed Elia e la voce stessa
del Signore, Padre Suo (74), |49 la quale scendeva dal Cielo? Non che Gesù avesse gli altri
Apostoli in minore considerazione, ma perchè ogni parola deve stare salda sulla testimonianza
di tre (75). Allora ignorarono qualche cosa anche quelli ai quali il Signor nostro, dopo che fu
resuscitato, volle, nella Sua immensa bontà, cammin facendo, spiegare tutte le Scritture Sacre
(76).
¶ Aveva sì, detto il Signore una volta: ho molte cose ancora da dirvi, ma voi ora non siete in
grado di comprenderle (77): ma aveva anche aggiunto: quando discenderà quello Spirito di
luce e di verità, questo stesso vi aprirà la conoscenza ad ogni vero. E così dimostrò
chiaramente che non potevano ignorare nulla, coloro ai quali aveva pure assicurato che
sarebbero giunti alla conoscenza della verità integralmente, per mezzo dello Spirito Santo,
sorgente appunto del vero. E la promessa fu mantenuta e gli Atti degli Apostoli sono lì a
provare la discesa dello Spirito Santo (78). Chi non riconosce questa parte delle Sacre
Scritture, non può essere dello Spirito Santo, come chi appunto ignora come Esso sia disceso
sulla terra, agli Apostoli. E poi, come costoro possono difendere e sostenere in |50 qualche
modo la Chiesa di Cristo, dal momento che essi non sanno e quando e da quali principi abbia
tratto l’origine sua e la sua forza questo organismo? Ma per gli eretici è preferibile non
possedere le prove di quello che essi sostengono, piuttosto che esser costretti, di fronte
all’evidenza delle prove, a rinunziare alle falsità che essi inventano.
XXIII.
Accuse degli eretici contro la pretesa ignoranza degli Apostoli
¶ Vogliono essi, ad esempio, addurre come argomento di lor difesa la non perfetta conoscenza
che gli Apostoli ebbero della dottrina cristiana e per questo, ricordano come Pietro e i seguaci
suoi fossero stati rimproverati da Paolo (79). Appunto, essi dicono, perche qualche differenza
d’indirizzo si riscontrava fra loro, onde ne traggono che la conoscenza loro poteva avere una
completezza maggiore: come dovè appunto essere il caso di Paolo, allorchè ebbe parole di
rimprovero per chi Paveva preceduto nell’apostolato. Ma in primo luogo io potrei ben
rispondere a questa gente, che non riconosce gli Atti degli Apostoli: voi |51 dovete dimostrare
qual sia codesto Paolo e che cosa sia stato prima di essere Apostolo e in qual modo lo sia
divenuto, dal momento che è chiaro che costoro si servono dell’autorità sua, moltissimo, anche
in altre questioni. È lui stesso che ci dice che da persecutore divenne Apostolo (80), ma questo
può anche non essere sufficiente, a chiunque voglia prestar fede a qualcosa, dopo aver bene
considerato ed esaminato ogni lato della questione stessa: eppoi sappiamo che neppure il
Signore fece testimonianza su sè stesso (81). Ma supponiamo pure che essi, appunto per
credere contrariamente ai dettami delle Scritture, non fondino affatto le loro credenze sulle
Scritture stesse; ma ci dimostrino almeno come in seguito al fatto della riprensione rivolta da
Paolo a Pietro, sia stata introdotta da Paolo un’altra forma di Vangelo, diversa da quella che
Pietro e gli altri Discepoli avevano già insegnato. Ma ben diversamente andò la cosa: la verità
fu che Paolo, che da persecutore era divenuto sostenitore e diffusore della dottrina di Cristo, è
presentato da fratelli ad altri fratelli: è considerato uno dei loro (82); egli viene dunque accolto da quelli |52 che avevano dagli Apostoli ricevuto il Verbo della fede, viene ammesso nella
società loro, e in seguito Paolo, come egli stesso ci racconta (83), per conoscere Pietro, sale a
Gerusalemme: era un dovere e un diritto nel tempo medesimo, come quegli che partecipava
della stessa fede e della stessa predicazione. E costoro non avrebbero certamente provato un
senso di soddisfazione e non avrebbero avuto lieta meraviglia che Paolo, da persecutore,
militasse ora nelle file dei predicatori (84) e dei diffonditori della fede, se dalle sue labbra
avessero sentito uscire qualcosa di contrario ai principi fondamentali della loro dottrina; e non
avrebbero innalzato inni di lode e di gloria al Signore (85), perchè Paolo, da nemico accanito, si era poi convertito alla giusta e retta credenza. Ma tutti invece dettero a lui la destra in segno di
concordia e di unione, e fra loro (86) regolarono la divisione degli uffici, ma non parlarono affatto di scissione di Vangelo. Non era il caso di pensare che uno dovesse andar predicando un
Vangelo, mentre poi un altro dovesse essere il diffusore di una diversa dottrina. No; era la medesima dottrina che doveva andare divulgata fra gruppi |53 di genti diverse; Pietro ai Giudei
avrebbe dovuto predicare, Paolo ai gentili. Del resto, se pur fu biasimato Pietro (87), perchè
egli, pur avendo convissuto con i gentili, dopo si allontanava da loro e stabiliva così differenza
di persone, si deve riconoscere che questo non fu difetto di sostanza di dottrina, ma di
semplice esteriore convivenza. Ed infatti egli non annunciava davvero un Dio diverso dal Dio
Creatore dei Cristiani, ne un altro Cristo, se non Quello che nacque da Maria; non fece brillare
altra speranza alla mente dei fedeli, se non quella della Resurrezione.
- La perfetta armonia della dottrina di Paolo, che non è, se non la fede di Cristo
¶ Io non ho affatto desiderio, anzi, dirò meglio, io non ho mai avuto un’idea così insana dì voler
porre gli Apostoli fra loro in contrasto. Ma dal momento che questa gente degli eretici, nella
sua perversità grande, si serve di questa specie dì rimprovero mosso da Paolo a Pietro, quasi
per provare e far |54 riconoscere come sospetta la dottrina anteriormente predicata, io
prenderò, per così dire, le difese di Pietro e ricorderò che Paolo stesso ha affermato questo:
che egli si era fatto tutto con tutti: giudeo con i Giudei, gentile con i gentili, per poterli tutti
attrarre a sè. Così, per riguardo a questioni di tempo, di persone, di procedimenti, di modalità
diverse, trovavano da ridire e da criticare, mentre poi essi stessi agivano perfettamente nello
stesso modo, riguardo ai punti di sopra ricordati. Sarebbe esattamente la medesima cosa come
se anche Pietro avesse dovuto usare riprensione con Paolo perchè, pur proibendo la
circoncisione, egli stesso poi aveva circonciso Timoteo. Per tal risposta se la vedano fra loro
quelli che azzardano giudizi e critiche sugli Apostoli. Quel che poi è magnifico, è che Pietro e
Paolo rifulgono ugualmente nella luce gloriosa del martirio.
¶ E sebbene Paolo, rapito fino al Terzo Cielo e trasportato in Paradiso, abbia colà avuto
straordinarie rivelazioni, pure queste non rivestirono carattere tale da suggerirgli l’idea di una
dottrina diversa, perchè quelle conoscenze erano di natura siffatta, da non esser |55 possibile
che fossero comunicate e conosciute dagli uomini. Le quali arcane verità o qualche cosa che a
ciò s’avvicini, se fossero giunte alla conoscenza di taluno o ci fosse una dottrina eretica che
sostenesse appunto di seguire essa questi tali misteriosi e arcani principi; ciò significherebbe
che Paolo si rese colpevole di tradire il segreto o altri, rapito in Paradiso dopo di lui, ebbe
facoltà di manifestare quegli arcani, che a Paolo non fu concesso neppure di accennare
segretamente.
- XXV.
Gli Apostoli hanno tutto saputo e tutto insegnato quello che Gesù volle che gli uomini
imparassero
¶ Ma, come abbiamo già detto, sarebbe una eguale stoltezza se costoro, dopo aver magari
riconosciuto che agli Apostoli nulla è rimasto occulto e che niente di contrario fra dì loro hanno
essi predicato, d’altra parte essi stessi sostenessero che gli Apostoli non hanno a tutti
ugualmente detto tutto ciò che era a conoscenza loro: così che si verrebbe a riconoscere che
alcune partì di dottrina essi l’avrebbero rivelate apertamente a tutti, altre, |56 invece,
sarebbero state insegnate a pochi e segretamente; e questa credenza potrebbe scaturire da
quello che Paolo disse a Timoteo: ecco l’espressione che egli usò: “O Timoteo, sappi custodire
quello che ti è stato confidato (88)„ . E, similmente, in altro punto: “Mantieni il prezioso
deposito (89)„. E di che deposito mai si tratta? è forse qualcosa di così misterioso e peregrino
da farci pensare agli arcani di più profonda dottrina? Oppure non fa che parte di quella
esortazione nella quale così si esprime: “O Timoteo, figlio mio, io ti do questo mandato (90) ,, ;
e medesimamente si può pensare che non faccia che parte di quel precetto, dove egli dice:
“Dinanzi a Dio, che è spirito vitale di tutte le cose, e dinanzi a Gesù Cristo, che sotto Ponzio
Pilato sostenne ferma e nobilissima confessione (91), io mi raccomando a te: sappi custodire quanto ti è stato dato come precetto„ . Si parla di precetto: ma che precetto è mai questo? e quale il consiglio, l’esortazione che a lui rivolge? Da quanto egli dice prima e dalla intelligenza complessiva del testo risulta chiaro che con tali parole non s’intende minimamente di alludere a dottrine diverse ed |57 oscure, ma piuttosto egli intendeva fermare questo principio, che non fosse da riconoscessi e da accettare altra dottrina se non quella che Timoteo avesse ascoltata dalla sua stessa bocca; ed ho ragione di credere, perchè [egli lo disse] in presenza di molti altri
(92). Molti testimoni, dunque. Ma se con questa espressione non vogliono che s’intenda la
Chiesa, non m’importa affatto; ma non si potrà parlare in ogni modo che tale insegnamento
fosse stato tenuto in segreto, quando risulta che molti furono realmente testimoni di questo. E
perchè l’Apostolo volle che Timoteo tramandasse i principi di tale dottrina ad uomini fedeli e
capaci poi d’insegnare ad altri, da questo fatto si può forse dedurre l’esistenza di una dottrina
evangelica che non si sia sviluppata alla piena luce del sole? Quando egli disse: queste cose,
intese evidentemente d’alludere a ciò che scriveva attualmente; qualora avesse voluto far
intendere elementi di dottrina occulta e misteriosa, quasi ristretti alla conoscenza sua e diversi
quindi e lontani dal corpo della comune dottrina, avrebbe detto “quelle cose„ non “queste
cose,, . |58
XXVI.
Il Signore aveva voluto che la Sua dottrina fosse a tutti palese: niente di segreto vi
era in essa; nella sua infinita bontà e nell’immenso amore, essa si rivolgeva a tutti
gli uomini.
¶ Era poi del resto anche logico che a colui al quale il Signore affidava la cura della
predicazione evangelica, perchè fosse compiuta con costanza fermissima e con retto
discernimento, aggiungesse in un secondo momento un’altra raccomandazione; e furono
parole di Cristo queste, infatti: “Non gettate perle ai porci, nè cose sante ai cani (93)„ . Il
Signore poi aveva pubblicamente parlato e non aveva mai fatto allusione o cenno alcuno a una
dottrina nascosta (94). Egli stesso aveva ordinato agli Apostoli che, se anche qualche cosa
avessero ascoltato ed appreso in oscurità o in segreto, essi lo portassero alla piena luce del
sole e nell’alto (95). Fu Lui che insegnò loro, servendosi di una famosa parabola, di non lasciare nascosta una sola mina, cioè una sola parola Sua, senza che perciò questa potesse dare i suoi
frutti (96); come pure altro solenne insegnamento offriva, dicendo che la fiaccola non si
accende per |59 poi metterla sotto il moggio, ma per fissarla sul candelabro, perchè dall’alto
possa spargere la sua luce su tutti quelli che si trovano nella casa (97). E se gli Apostoli non
avessero seguito tali insegnamenti, tenendo nascosto qualche scintilla di luce, cioè della parola
di Dio e della dottrina di Cristo, ciò significava o che non li avrebbero tenuti nel conto che
dovevano, oppure, che non li avevano affatto compresi.
¶ Ma, per quanto io so, essi non avevano paura di alcuno, non temevano violenza o da parte di
Giudei o di pagani; e quelli dunque che facevano sentire alta ed ardita la loro parola nelle
pubbliche radunanze e nelle sinagoghe, dovevano pure, a maggior ragione, con più ampia
libertà, parlare nelle Chiese. Eppoi, essi non avrebbero potuto convertire nè Giudei nè pagani,
se non avessero, con metodo e con ordine, esposto ciò che volevano che formasse l’oggetto
delle loro credenze. Ed è anche più chiaro come costoro non avrebbero mai potuto indursi a
sottrarre una parte della dottrina da queir insegnamento che prodigavano alle compagnie dei
fedeli nei templi, per farne oggetto di |60 particolare ammaestramento, separatamente, a
pochi. Ammettiamo pure, per così dire, che non mancassero delle conversazioni, che si
sarebbero svolte fra pochi intimi; ma non per ciò si dovrebbe pensare che essi sostenessero in
queste una regola di fede diversa e contrastante a quella che era oggetto del loro
insegnamento pubblico, secondo quanto vuole il principio cattolico. Non si deve neppur credere
che predicassero un Dio in Chiesa e un altro Dio nelle loro particolari radunanze, e che dinanzi
alla massa assegnassero a Cristo una natura e che fra loro, poi, in segreto, la cosa fosse
diversa e la natura di Cristo mutasse; e che alla folla facessero rifulgere una certa speranza di
resurrezione, ma che fra pochi parlassero di ciò in altra maniera. Non erano forse loro, gli
Apostoli, che nelle loro lettere rivolgevano vive, calde ed appassionate preghiere, perche i
fedeli parlassero un linguaggio solo, uguale sempre e non tollerassero nel seno della Chiesa,
divisioni, scismi e contrasti (98)? E Paolo, o chiunque altro di loro, non affermavano
concordemente la stessa cosa? e ricordavano le seguenti espressioni: Il nostro linguaggio sia
questo: si, si: no, |61 no: quello che eccede, da questa assoluta laconicity d’espressione deriva
dal demonio (99); e tutto questo appunto, perchè nella trattazione del Vangelo, non esistessero
differenze di sorta.
- XXVII.
Nonostante qualunque contrasto, la dottrina apostolica è integra, purissima
¶ Che gli Apostoli dunque non abbiano conosciuto in tutta la sua completezza la dottrina del
Cristo o che in ordine perfetto non ne abbiano tramandato a tutti la parola di quella fede che
essa bandiva, non è cosa a cui possiamo minimamente pensare. Vediamo dunque se, mentre
gli Apostoli nella sua maggiore integrity e con parola semplice e piana bandivano agli uomini
[la dottrina]; se, dico, sia stata la Chiesa, che, per proprio difetto, abbia ad essa attinto in
modo un po’ diverso da quanto gli Apostoli insegnavano. Tu potresti notare che questi del resto
sono i punti che gli eretici portano, per tentar di muovere nel nostro spirito scrupoli ed
incertezze. E stanno bene attaccati perciò alle parole di |62 rimprovero, ad esempio, che Paolo
usa nei riguardi di alcune Chiese: “O Galati, egli dice, nella vostra stoltezza, chi è riuscito a
trarvi fuori della retta vìa (100)? chi vi ha fatto acciecare?„ e ìn altro punto: “Voi così
speditamente procedevate per la vostra strada, chi vi ha trattenuto? chi ha impedito il vostro
cammino?„ E se voi leggete il principio della lettera, egli così si esprime: “Grande è il mio
stupore come presto voi vi siate allontanati da colui che vi richiamò nella grazia del Signore,
per rivolgervi ad altra dottrina (101) „. Ed ai Corinzi(102) Paolo si rivolge nello stesso tono e
domanda loro perchè fossero ancora così soggetti alla carne, da sentire il bisogno di essere
alimentati con latte, e non adatti quindi a ricevere altro cibo: e questi erano coloro che
credevano di saper tutto e non s’accorgevano di non sapere ancora il modo in cui era pur
necessario sapere. Ma dal momento che i sostenitori dell’eresia ci mettono dinanzi agli occhi il
ricordo di queste Chiese alle quali sono stati rivolti rimproveri e biasimi, potrebbero poi anche
pensare che posteriormente esse si siano emendate… ; ma, poi, potrebbero anche ricordare |
63 invece quelle Chiese di cui l’Apostolo esalta, rivolgendo per questo le più vive grazie al
Signore (103), l’integrity della fede, la saldezza della dottrina, la purezza della condotta. E si
noti poi che le Chiese di oggi sono in perfetto accordo, per quel che riguarda il principio
dell’unity di dottrina, con quelle alle quali un giorno furono rivolti quei biasimi.
- Carattere precipuo della dottrina della Chiesa è l’unity
¶ Ma, si deve ammettere che l’errore sia stato in tutti? ebbene si: l’Apostolo, nel rendere
testimonianza, or dunque ha errato; ammettiamo pure che lo Spirito Santo non abbia vegliato
su alcuna delle Chiese per condurla alla luce della verity (104); nonostante che Egli sia stato
inviato da Cristo e richiesto al Padre proprio a questo scopo, perchè appunto fosse assertore e
maestro di verity, abbia trascurato il dover suo il vicario di Cristo [il Romano Pontefice],
permettendo che le Chiese intendessero diversamente e prestassero fede a credenze diverse
da quelle che egli stesso predicava per la bocca degli Apostoli: |64 ma si può pensare come
cosa verosimile che tante Chiese e così importanti abbiano divagato per vie diverse per poi
confluire in una credenza unica e in un’ unica fede? Il resultato non poteva esser unico fra
tante variety d’indirizzi e sarebbe stato pur necessario che un errore di dottrina delle Chiese,
avesse poi caratteri diversi. Del resto, ciò che si riscontra che presso molti riveste un carattere
unico, inscindibile, immutabile, è chiaro che ha suo fondamento in una tradizione ben salda, e
non può derivare da una tal qual dubbiosa incertezza e oscillazione di credenza.
¶ Coraggio… allora e qualcuno provi a sostenere che coloro che crearono tale tradizione siano
stati nell’errore.
- La dottrina del Cristo è l’unica e la più fulgente fonte di verity
¶ Ma in qualunque modo si voglia ammettere che l’errore si sia generato, questo dunque
sarebbe regnato sovrano per tanto tempo, per quanto non si fecesse parola d’eresie. La verity,
per essere restituita nel suo fulgore, attendeva dunque proprio dei Marcioni e dei |65 Valentini,
e intanto si divulgava nella predicazione il Vangelo… ed era falso; si fissava una fede e non era
rispondente a verity; tante migliala di battesimi furono dunque falsi, tante opere di fede furono
compiute invano; e che valevano dunque i miracoli innumeri? e le grazie operate, e l’esercito
dei sacerdoti, e tante missioni? e a che dunque tanti Martiri, che pur ebbero la palma del loro
dolore e delle loro torture? Eppure, se lutto questo aveva in se qualcosa di manchevole, e,
d’altra parte, cadeva nel vuoto, quale spiegazione si può portare del fatto che le cose di Dio
precorressero la notizia, a qual Dio esse appartenessero (105)? Possiamo forse ammettere che i
Cristiani esistessero prima del Cristo? che l’eresie siano esistite prima di quella che è la vera
dottrina? Ma, in tutto, la verity precede sempre l’apparenza: una certa verosimiglianza, vien
dopo la verity. E sarebbe certamente assai sciocco dare all’eresia una priority sulla dottrina
vera ed infallibile… Ma se fu, poi, questa dottrina stessa che ci mise in guardia contro le
eresie, perchè appunto noi sapessimo guardarcene! È stato scritto alla Chiesa, che di questa
dottrina è la custode fedele; o, |66 per dire più esattamente, questa nostra dottrina stessa così
bandisce alla sua Chiesa: “Anche se un angelo venisse dal Cielo a bandirvi un Vangelo diverso
da quello che è nostro, ebbene, questo, sia per voi considerato anatèma
- XXX.
Ogni eresia è posteriore alla verity
¶ Dove era allora Marcione, nocchiero del Ponto e seguace così ardente della filosofia Stoica?
dove era Valentino, difensore della dottrina Platonica? Poichè è noto che essi non risalgono
molto addietro nel tempo : circa nell’ety di Antonino (138-161) essi vissero, e sappiamo che
prima tributarono fede alla dottrina cattolica presso la Chiesa di Roma, sotto l’episcopato del
Beato Eleuterio (107), fino a che, per quel loro inquieto ardore di ricerca, col quale guastavano
anche la purity e l’integrity della credenza dei fratelli loro, furono, prima una volta, ed ancora
poi una seconda, cacciati, allontanati dal seno della Chiesa, e Marcione con quei ducente mila
sesterzi che aveva portato alla Chiesa. |67 Furono costoro infine relegati come in un perpetuo
esiglio: la Chiesa li volle lontani da sè, ed essi, ecco che sparsero il veleno delle loro dottrine.
Ma dopo, Marcione, avendo riconosciuto il proprio errore, accettò la condizione che gli veniva
fatta di poter riacquistare la pace delio spirito rientrando nella Chiesa; e tale condizione
consisteva nel riportare alla vera fede cattolica coloro che egli aveva allontanato colia falsity
delle sue dottrine; ma la morte lo colse prima che potesse far ciò. Le eresie erano pur
necessarie (108), ma se bisognava che esistessero, non si può da ciò trarre la conseguenza che esse siano un bene: anche il male è necessario che esista; bisognava anche che il Signore
fosse tradito…, ma guai a chi lo tradiva (109)! E questo sia detto, perchè non vi sia alcuno che, partendo da questo punto, non cominci a difendere e a sostenere dottrine ereticali.
¶ Ma sary pur opportuno ritornare un po’ sull’origine della dottrina di Apelle. Egli non risale
tanto nel tempo come Marcione, che si può dire fosse quegli che lo informò, lo istruì nelle sue
dottrine. Apelle ebbe dunque a perdersi a causa di una donna; abbandonando |68 perciò quello
spiritò di castity e di continenza che Marcione gli aveva insegnato, egli si ritirò ad Alessandria,
restando così lontano dagli occhi del maestro suo, integerrimo. Di ly, ritornò dopo alcuni anni e
non migliorato, se non in quanto non era più seguace dì Marcione. Ebbene, costui s’imbattè in
un’altra donna, la vergine Filomene, famosa, che abbiamo ricordato anche di sopra, e che
divenne dopo donna di pessimi costumi; e, tutto preso dall’azione, dall’influenza terribile di
costei, scrisse le Rivelazioni e manifestò quanto da lei avesse imparato. Nel mondo esìstono
ancora alcuni che li ricordano; scolari loro veri e propri, successori potremmo dire, onde non
possono affermare dì non aver avuto una continuazione: sebbene, come afferma il Signore,
saranno l’opere stesse loro che li condanneranno (110). Se infatti Marcione ha separato dal
Vecchio il Nuovo Testamento, egli appartiene naturalmente ad un’ety posteriore a ciò su cui
esercitò il suo criterio di divisione, perche non poteva evidentemente compiere tale suo atto,
se non su quello che prima era organico nella sua unità; e quindi, se in quella materia, prima
che si procedesse alla |69 separazione, esisteva una organicità, basta pensare che sia stata poi
divisa, perchè dobbiamo considerare posteriore ad essa colui che a tale divisione operò.
¶ Ed è lo stesso certamente di Valentino, il quale, dando un’interpetrazione diversa delle Sacre
Scritture e, procedendo colla massima franchezza, risolutamente, alle correzioni, ed
emendando proprio con la scusa che quanto scritto prima era errato, viene implicitamente a
dimostrare che le Sacre Scritture sono da far risalire ad altri. Noi ricordiamo Marcione e
Valentino come fra i nomi più famosi e più comuni di coloro che hanno falsato la verità (111);
ma io so che esiste anche un certo Nigidio ed un Ermogene e molti altri ancora che vanno
alterando, corrompendola, la parola del Signore e deviando dalla via che il Signore stesso ha
tracciato. Costoro dovrebbero avere il coraggio di dirmi da chi hanno attinto l’autorità di potersi
mettere in luce: predicano essi forse un Dio diverso dal nostro? Ebbene, in tal caso, com’è che
costoro abusano degli attributi delle Scritture, dei nomi di quel Dio, contro il quale
precisamente appuntano le loro armi? E se è il medesimo |70 [Iddio] invece, come si spiega
che essi possano predicare diversamente da noi? A loro non resterebbe dunque da dimostrare
altro, se non che gli apostoli nuovi son essi; ma l’abbiano il coraggio d’affermare che Cristo è
una seconda volta disceso sulla terra, che una seconda volta ha insegnato una dottrina, che è
stato crocefìsso da capo e che è morto e resuscitato di nuovo. Ma cogli Apostoli [veri] il
Signore opera così: concede cioè ad essi il potere di suscitare quegli atti straordinari e
miracolosi che Lui compie (112): io voglio allora che vengano alla luce queste facoltà [se le
hanno gli apostoli nuovi]! Ma io, in costoro, sono pronto a riconoscere una sola facoltà
notevolissima, ed è quella di sapere imitare gli Apostoli, avendo però dì mira il male, non il
bene degli uomini: questi sono capaci di restituire in vita chi è morto, mentre quelli stringono
nei lacci della morte chi ancora potrebbe godere della vita (113).
- La parabola evangelica della buona sementa
¶ M’accorgo però d’essere uscito dal mio |71 assunto. Ritorniamo dunque a discutere sulla questione fondamentale, come la verità sia quella che abbia diritto d’essere riconosciuta per prima e come a questa poi si sia mescolata la menzogna. Noi, per la nostra dimostrazione,
possiamo servirci dell’aiuto di quella famosa parabola (114) la quale narra che il Signore, in
principio, sparse il buon seme di frumento, ma che il diavolo poi, nella sua mala potenza, ci
mescolò la zizzania, erba sterile e dannosa. Propriamente questa narrazione sta a
rappresentare la differenza delle dottrine, dal momento che anche in altri luoghi la sementa
buona è l’immagine usata ad esprìmere e a significare la parola del Signore (115). Così diviene
ormai cosa chiara ed aperta che, riguardo all’ordine del tempo, ciò che ci è stato anteriormente
tramandato, è derivato dal Signore, e contiene il principio della verità; ma che invece riveste i
caratteri della falsità e dell’errore ciò che s’è mescolato e confuso dopo alla purità della prima
tradizione. Questo princìpio rimarrà come fondamento dal quale noi potremo avanzare contro
tutte le eresie posteriori anche, nelle quali non è possibile riscontrare alcun elemento di
sicurezza e di |72 fermezza, che dal loro seno si innalzi a difendere, per esse, un principio e
una luce di verità.
- XXXII. Le Chiese Apostoliche e il loro insegnamento
¶ Ma poi, se vi siano eresie, le quali abbiano l’ardire di sostenere che esse sono strettamente
congiunte alla purezza e all’integrità dell’Epoca Apostolica, così da voler quasi dimostrare che
derivano in certo modo dagli Apostoli direttamente, perchè all’età loro fiorirono, noi possiamo
risponder così: ci dimostrino chiaramente le origini, dunque, delle Chiese loro; ce lo dichiarino
in quale ordine si siano susseguiti i vescovi loro, cominciando dall’inizio e venendo giù
ordinatamente nel tempo, in modo che quel primo vescovo possa a sua volta riconoscere come
predecessore e sostenitore qualcuno degli Apostoli o di quei primi uomini apostolici che cogli
Apostoli ebbero assoluta comunione di vita e di fede.
¶ È proprio seguendo questo sistema che le Chiese Apostoliche spiegano e dichiarano la loro
vita, la loro gloria. Ecco che la Chiesa |73 di Smirne afferma che fu Giovanni a porre a suo
capo Policarpo, e la Chiesa di Roma riconosce che Clemente fu ordinato da Pietro. E così
continuando, tutte le altre Chiese fanno ricordo dei loro vescovi, che posti in tal grado
direttamente dagli Apostoli, rappresentano la semente prima, apostolica, di quella che fu poi la
fioritura. Anche gli eretici possono forse portare qualcosa che stia a confronto colle nostre
affermazioni? Ci si provino! Che c’è di non lecito per loro, dal momento che han potuto e
saputo pronunziare parole piene di menzona? Ma per quanto essi possano inventare, non
riporteranno da ciò vantaggio alcuno: quando le dottrine loro verranno paragonate colf
integrity della dottrina apostolica, da quei loro caratteri di diversity e di contrariety, risultery
chiaro che esse non possono derivare nè direttamente dagli Apostoli nè da un uomo apostolico.
Come gli Apostoli non è ammissibile affatto che abbiano insegnato cose che fra loro non
avessero la più assoluta armonia, così non è possibile che uomini apostolici abbiano divulgato
dottrine contrarie a quelle degli Apostoli, almeno che non si siano allontanati da costoro. |74
¶ È proprio a un esame di questo genere che saranno chiamati anche da quelle Chiese le quali,
pur non traendo il vanto della fondazione direttamente dagli Apostoli o da uomini apostolici,
essendo esse di origine molto posteriore, si trovano d’accordo nella professione di una stessa
fede; e così pure da quelle che ogni giorno stanno istituendosi, ma che per questa piena e
completa unione di dottrina, sono ugualmente considerate apostoliche.
¶ Così le eresie, chiamate in massa ad una prova dalle Chiese nostre, perchè esse rendano
chiaro e evidente il loro carattere di autenticity, adducano, su, via, le ragioni per le quali
aspirano ad avere il nome di apostoliche! Ma se non lo sono! Come dunque, allora, potranno
sostenere e provare d’essere quello che non sono? Ed è questa appunto la ragione per la quale
le Chiese, che in qualche modo possono avere il nome di apostoliche, non vogliono accoglierle
nel loro seno per alcuna relazione, o comunione con esse. E s’intende: appunto perchè, data la
diversity della dottrina da loro sostenuta, esse non possono pretendere d’aspirare al nome di
apostoliche. |75
XXXIII.
Diversita di dottrine: purity della dottrina apostolica
¶ Mi piace di aggiungere una specie di sguardo generale; di abbracciare cioè in complesso
queste false dottrine, che fin dal tempo degli Apostoli esistettero, e che dagli Apostoli stessi
furono considerate, esaminate, prese di mira e poi condannate. In tal modo la facility sary
maggiore, di batterle in breccia, quando si potry dimostrare a loro riguardo che esistettero
come tali fin da quei tempi o che hanno tratto i primi elementi di vita da altre dottrine eretiche,
anche allora esistenti. Nella prima lettera, che indirizza ai Corinti (116), Paolo ha parole dì
biasimo per coloro che negavano, o almeno esprimevano dubbi sulla Resurrezione; ed era così
proprio che la pensavano i Sadducei (117): ebbene, Marcione, Apelle e Vaientino si riattaccano appunto a questa dottrina, ed anche gli altri, che combattono il principio della Resurrezione dei
corpi.
¶ Sentiamolo, quando si rivolge ai Galati (118). Egli si scaglia contro coloro che affermavano e mettevano in pratica la circoncisione e la legge – tale era il principio eretico di Ebione -; |76 e,
rivolgendo consigli ed ammaestramenti a Timoteo (119), è sempre Paolo che rimprovera chi non ammette il matrimonio – e in ciò dobbiamo pur riconoscere i principi di Marcione e di Apelle, che fu suo seguace -. E attacca pure, egualmente, coloro che sostenevano che la
Resurrezione fosse giy avvenuta (120) – e si noti che affermano questo, per quanto li riguarda, anche i seguaci di Valentino -. E come non ricorrere sempre a Valentino, quando Paolo parla di
genealogie infinitamente lunghe (121)? È proprio presso Valentino che si trova un Eone – io non
saprei più dir precisamente quale, eppoi non ha neppure una denominazione chiara -, che
genera dalla sua Grazia il Senso e la Verity, e questi a loro volta, ne generano altri due: il
Verbo e la Vita, che dan luogo, dopo, ad altre due produzioni: l’uomo e la Chiesa; e da questo
primo gruppo di otto Eoni ne scaturiscono fuori altri dieci, eppoi dodici, e tutti hanno
stranissimi nomi, finchè si arriva alla meravigliosa storiella dei trenta Eoni. E Paolo stesso,
quando ha parole di riprovazione per coloro che si dimostrano soggetti agli elementi (122),
intende chiaramente di riferirsi a quella |77 credenza di Ermogene, che, concependo una
massa di materia, che non ha avuto principio di creazione alcuna, paragona questa a Dio. Dio
è increato, e, intendendo [Ermogene] questa materia come una dea madre degli elementi
singoli, può naturalmente riconoscere ad essa anche un principio di soggezione, in quanto è da
lui paragonata ed uguagliata a Dio.
¶ E nell’Apocalisse (123), Giovanni comanda che vengano gastigati coloro che si cibano di
quelle carni che vengono consacrate agli idoli, e che commettono fornicazione: vi sono anche
ora dei Nicolaiti (124): vi è chi segue l’eresia Gaiana, dunque.
¶ In una sua lettera, Paolo, chiama Anticristi (125) coloro i quali non riconoscono che Gesù
abbia rivestito carne umana e che non credono che sia il Figliuolo di Dio. Marcione ha
sostenuto proprio il primo punto di questa falsa dottrina, ed Ebione è stato il difensore del
secondo. Era poi considerata sempre nel campo delle eresie la dottrina magica di Simone, la
quale faceva gli angeli oggetto di culto, e nella persona dello stesso Simone, tale credenza
ebbe condanna da Pietro (126). |78
- Si discute sempre sulle false dottrine esistenti ai tempi apostolici
¶ Ecco quelle che, come io credo, furono al tempo degli Apostoli le dottrine false e bugiarde; e
sono essi stessi infatti che ci illuminano su questo punto. Ma pure, noi, non troviamo, in mezzo
a tanta falsity e perversity di credenze, nessuna scuola che abbia sollevato discussione alcuna
o mosso alcun dubbio sulla questione di Dio, Creatore dell’ Universo. Non ci fu mai alcuno che
pensasse d’immaginare un altro Dio: se qualche dubbio s’ affacciava, era più facile che
involgesse la figura del Figlio, piuttosto che quella del Padre, finchè Marcione portò fuori
un’altra divinity, oltre Iddio Creatore, che possedeva solo l’attributo della bonty. Apelle, ai
contrario, fece Creatore, e Dio della Legge e d’Israele, un angelo, io non saprei dir quale,
rivestito della gloria di una superiore divinity, e sostenne che costui avesse un’essenza ignea; e
Valentino, poi, disseminò i suoi Eoni, e il difetto d’un solo Eone, lo riconobbe come origine del
Dio Creatore. |79
¶ A costoro solamente adunque e per primi sarebbe stata chiara ed aperta la conoscenza
intorno alla divinity; ma evidentemente essi conseguirono un privilegio e una grazia più piena
e completa dal diavolo, il quale volle gareggiare con Dio, così da compiere ciò che questi aveva
recisamente negato (127) e, precisamente, colle dottrine sue false e velenose, rendere i
discepoli al di sopra del maestro. Vadano dunque ricercando e si scelgano queste singole
credenze eretiche il momento in cui possono essere apparse: non avry per altro, tuttavia,
alcuna importanza la determinazione di questo momento; non è infatti da parlare affatto dì
elemento alcuno di verity in rapporto a esse: e non sarebbe possibile come quelle che neppure
esistevano al tempo degli Apostoli. Se fossero esistite avrebbero avuto ricordo anch’esse come
quelle contro le quali si dovevano prender misure coercitive: quelle false dottrine, che pure al
tempo degli Apostoli pullulavano, ebbero singolarmente la loro esplicita condanna. Dunque noi
dobbiamo per forza ammettere: o queste eresie ora esistenti sono le medesime di quelle
dottrine che, appunto in forma più semplice e |80 rudimentale esistevano giy nei tempi degli
Apostoli, mentre ora si sono, in certo modo, raffinate, e in tal caso hanno avuto fin d’allora in
se stesse il principio della loro condanna; oppure dobbiamo riconoscere che queste d’ ora siano
diverse da quelle di una volta e nate quindi in un periodo posteriore: ma in quanto da quelle
prime false dottrine abbiano tratto qualche elemento di lor credenza, dal momento che sono
legate in certi loro principi, ne sorge come logica necessity che debbano anche aver comune
con quelle la riprovazione e la condanna di ciò che affermano.
¶ Dal momento dunque che da quanto s’è detto appare chiaro che l’eresie abbiano un carattere
di posteriority, posto anche che sfuggano così, in certo modo, alla condanna pronunziata
contro quelle dottrine prima di esse esistite; per l’ety in cui si svilupparono è giustificato il
principio di prescrizione in quanto maggiormente appaiono nella loro luce di falsity e di
perversity come quelle che più lontane dagli Apostoli, non sono poi da questi neppur ricordate.
¶ Da tutto ciò risulta con maggior sicurezza che erano proprio queste eresie, quelle che |81
veniva predetto che un giorno si sarebbero pur sviluppate (128).
- XXXV.
Le eresie non possono contenere germe alcuno di verity
¶ Queste eresie tutte si trovano strette da noi e quasi chiamate apertamente in causa da
queste nostre considerazioni e vengono confutate, siano esse posteriori all’ety degli Apostoli,
sia invece che abbiano sortito origine nel tempo loro. Esse insomma sono diverse e si
allontanano dalla loro dottrina: possano dagli Apostoli avere avuto parole dì biasimo e di
condanna su certi punti particolari o possano essere state condannate in complesso, non
importa: basta il fatto d’aver ricevuto già riprovazione e condanna. Provino dunque, su, via, a
risponderei e a lanciare contro la dottrina da noi sostenuta delle prescrizioni di simil genere. Se
diranno che la nostra dottrina non possiede in sa il principio della verità, dovranno pur provare
che essa a eresia e confutarla con un procedimento uguale a quello col quale noi operiamo
contro le dottrine ereticali e, nello stesso tempo, dovranno |82 mostrare chiaramente dove sia
da cercarsi la verità, dal momento che ormai resulta chiaro che essa, presso di loro, non esiste
affatto.
¶ La dottrina che noi seguiamo, non solo non può dire di avere un carattere di posteriorità, ma
anzi, su tutte quante, può vantare la priorità assoluta. Questa a appunto la prova della verità
in essa contenuta: per la precedenza che essa possiede sulle altre discipline tutte. È lei che
non trova da parte degli Apostoli condanna alcuna, anzi la più strenua e valida difesa, incontra:
e non a forse questa la prova migliore che essi la considerano e la sentono come propria? Sono
appunto gli Apostoli che condannano qualunque dottrina che capiscono lontana ed aliena da
loro. Ebbene: essi, non avendo per la dottrina nostra parola alcuna di riprovazione, dimostrano
che la riconoscono quasi proprietà loro, ed a perciò che la difendono.
- XXXVI.
Le Chiese Apostoliche: esse detengono il tesoro della verace dottrina
¶ Ma insomma! vorrai tu con maggior frutto |83 magari andar facendo ricerca ed esaminando,
con l’occhio fisso sempre però a quel che costituisca la tua salvezza? Allora, guarda un po’ … ,
passa in rivista, dico, le Chiese Apostoliche: a presso queste che ancora si possono vedere le
cattedre, lì, al loro posto, dove gli Apostoli insegnarono; a là che si vanno rileggendo le lettere
autentiche degli Apostoli; a là dove tu puoi ascoltare quasi la loro viva voce; a là dove tu puoi
quasi rivedere davanti a te l’aspetto di ciascuno di loro. Sei vicino all’Acaia: ecco che hai
prossimo Corinto; se non ti troverai lontano dalla Macedonia, avrai Filippi; se puoi giungere
fino in Asia, eccoti Efeso; se poi stai in Italia, hai Roma, donde anche a noi, che viviamo in
Africa, giunge la parola della sua autorità. O davvero privilegiata e felice questa Chiesa
Romana, sulla quale gli Apostoli versarono, col loro sangue, il torrente della loro dottrina; dove
Pietro soffre supplizi, che si potrebbero paragonare a quelli del Signore; dove Paolo, colla sua
morte, uguale a quella di Giovanni Battista, acquista la palma del martirio; da dove Giovanni
ebbe a sopportare la relegazione in un’isola, dopo che miracolosamente |84 nulla ebbe a
soffrire, sebbene fosse stato immerso in un bagno di olio bollente ! Osserviamo e consideriamo
che cosa abbia prima imparato la Chiesa di Roma e quale dottrina poi abbia tramandato nel
suo insegnamento: quale testimonianza essa arrechi, e con lei, le Chiese Africane.
¶ Essa riconosce un Dio solo, che ha creato l’Universo; riconosce Gesù Cristo, nato dalla
Vergine Maria e Figlio di Dio Creatore; crede alla Resurrezione dei corpi; essa unisce la Legge e
i Profeti coi Libri Evangelici ed Apostolici ed a di lì che attinge la forza e la fermezza della sua
fede. Il primo segno di questa fede essa l’imprime colf acqua, lo ferma collo Spirito Santo;
l’Eucarestia dà poi a questa fede nutrimento vitale. Essa [la Chiesa Romana] chiama, invita al
martirio e si guarda bene dall’accogliere nel suo seno chi potesse esser contrario alla dottrina
sua e ai principi da lei sostenuti.
¶ Questa a proprio quella dottrina, non dico già che solo preannunziasse le eresie che
sarebbero sorte dopo, ma quella dalla quale queste stesse trassero loro origine. Ma non si deve
dire… via, che abbiano avuto origine le |85 dottrine eretiche dal seno della Chiesa…, dal
momento che esse sono divenute poi sue nemiche; e dal nocciolo dell’oliva, forse, che a frutto
così dolce, così ricco e così necessario, non nasce anche il selvatico oleastro? e dai semi del
fico, che a frutto così gradito e di tanta dolcezza, non nasce forse il caprifico, inutile e
selvatico? E lo stesso procedimento si ha nelle dottrine eretiche: a vero proprio che dal tronco
nostro esse escono, ma non appartengono poi alla famiglia nostra. Sta bene che esse siano pur
sorte dal buon seme della verità, ma poi sono tosto divenute rozze e selvatiche, percha hanno
seguito la falsità e la menzogna.
- Le Scrittore Sacre non possono appartenere affatto agli eretici.
¶ Le cose stanno dunque così: che noi possediamo la verità; che essa deve a noi proprio venire aggiudicata; a noi, che avanziamo, ognuno, sicuri in questa nostra regola, che le Chiese
riceverono dagli Apostoli, gli Apostoli a lor volta attinsero dalla voce di Cristo, Cristo, da Dio. È
chiaro ed evidente dunque |86 che noi abbiamo pieno il diritto di non riconoscere agli eretici la
facolty di discussione e d’esame delle Scritture Sacre; sono proprio loro che noi possiamo
benissimo convincere, senza appoggiarsi affatto all’aiuto dei Libri Sacri, che su di questi non
possono vantare diritto alcuno. Non si possono dir Cristiani costoro, dal momento che, non
traendo da Cristo la loro dottrina, ne seguono una a loro scelta, onde s’acquistano appunto il
nome di eretici. Se dunque non sono Cristiani, è chiaro che sui Libri Sacri non possono vantare
diritto alcuno, e noi potremmo rivolgerci a loro con queste parole e giustamente: Chi siete voi?
quando e donde siete venuti? a che v’occupate e v’intromettete nelle cose nostre, voi, che non
appartenete affatto a noi, che non siete dei nostri? Marcione, si può sapere di dove attingi la
facolty di tagliar legna dalla mia selva? chi ti ha dato il permesso, o Valentino, di deviare le
acque dalle mie fonti? e in nome di qual diritto, tu, Apelle, sposti i confini delle mie terre? È
casa mia questa; questi sono possessi miei; come può avvenire che voi altri tutti, secondo il
piacimento vostro, seminiate e raccogliate pascolo in |87 queste mie terre? È mia questa terra:
ve l’assicuro; da tanto tempo è mia; ed è chiaro il diritto di priority che io ne ho su di voi, e
delle prove non me ne mancano e son prove sicure, autentiche e le traggo proprio dai loro
primi ed autentici padroni. Sono io l’erede degli Apostoli, e, precisamente, come essi hanno
disposto per testamento, come confermarono e trasmisero per fedecommesso e come poi essi
infine fissarono sotto la santity del giuramento, io sento di possedere la loro dottrina. Per
quello poi che riguarda voi eretici, gli Apostoli, senza dubbio, vi hanno sempre rinnegato, vi
hanno considerati lontani da loro, come estranei, come nemici. Ma gli eretici, in seguito a che
cosa possono apparire agli Apostoli come estranei, come nemici, se non per una intima e
profonda diversity di dottrina, la quale ciascuno di loro, secondo il proprio capriccio, o inventò
o accolse, contrariamente a quanto era stato affermato dagli Apostoli? |88
XXXVIII.
Le Sacre Scritture: loro integrity; gii eretici le hanno male interpetrate o alterate
¶ È proprio ly, dunque, dove si riscontra diversity di dottrine, che noi dobbiamo pensare che
quivi appunto vi sia una falsificazione di Scritture ed errore d’interpetrazione. Coloro i quali si
proposero di alterare la parte sostanziale dell’insegnamento, si trovarono, per forza, nella
necessity di disporre altrimenti i mezzi che dovevano servire per giungere a tale dottrina;
perchè la sostanza dell’insegnamento loro non avrebbe potuto essere minimamente alterata,
se non fossero state diverse le strade per le quali dovevano giungere ad impartire tale dottrina.
Come agli eretici, dunque, sarebbe stato impossibile giungere alla falsificazione della dottrina
stessa, senza mutare o alterare, in certo modo, gli elementi suoi, così anche a noi, nello stesso
modo, non sarebbe stato possibile mantenere la integrity della dottrina, se integri non fossero
rimasti i principi e i mezzi, per i quali essa dottrina procedeva, e quegli elementi sui quali
trovava sua base l’insegnamento di essa. |89
¶ E nei nostri libri che cosa si potrebbe trovare che non sia perfettamente in accordo con quello
che crediamo noi? ci abbiamo forse messo qualcosa di nostro? o che cosa si può trovare che
noi cerchiamo in qualche modo di correggere o togliendo o aggiungendo o mutando? Quello
che noi siamo, lo sono pure le Scritture Sacre fin dalla loro origine prima: è da esse che
traiamo la sorgente nostra di vita, prima che subissero qualsiasi alterazione, prima che da voi
fossero in qualche modo guastate. Dal momento che ogni inter-polazione è logico che si debba
credere posteriore all’originale, poichè essa è necessariamente scaturita fuori da un certo
spirito di rivality e di dissenso, che non può, naturalmente, vantare carattere di priority e
neppure può essere che in certo modo si debba considerare della stessa famiglia di quel
principio a cui cerca di contrastare; per questa ragione, è naturale che nessuna persona fornita
di buon senso, possa credere minimamente che siamo stati noi a portare nelle Sacre Scritture
una mano emendatrice e falsificatrice, noi che siamo stati i primi e abbiamo attinto da esse
direttamente la dottrina nostra. Piuttosto è da |90 pensare che tali emendamenti l’abbiano
introdotti coloro che vennero dopo e che ci furono contrarî e nemici. Ecco qua uno, che falsifica
il testo; eccone un altro, che, dando una interpetrazione diversa, viene ad alterare
profondamente, intimamente il senso della Scrittura. E non si deve pensare che, se Valentino
sembra pure servirsi delle Scritture, mantenendole nella loro integrity organica, egli non sia di
un’astuzia più fina e più sottile di Marcione, il quale colpisce in pieno, apertamente, colle sue
armi, la verity. Fu di una spada che Marcione si servì per colpire in piena luce e decisamente le
sacre pagine; non gli bastò la penna, e così, dopo averle straziate colle sue armi, le ridusse alle
sue credenze. Valentino le risparmiò e non prese di mira le Scritture per armonizzarle al suo
sistema, ma sforzò il suo sistema ad entrare, ad accomodarsi nell’ambito delle Scritture. Ma in
quanto a tagliare, ad aggiungere…. anche più degli altri, costui, perchè non ha risparmiato
parola, alla quale non abbia sottratto il suo significato proprio e reale e sovrapposto certe
combinazioni strane d’immagini più o meno fantastiche, |91
Gli eretici tengono in loro uno spirito dì menzogna
¶ Erano proprio questi esseri, queste intelligenze che venivano dagli spiriti del male e del falso
(129), e noi dobbiamo, o fratelli, combattere appunto contro questi, e bisogna guardarli bene in faccia, noi; come esseri, di cui la fede ha necessity assoluta. E non è per loro forse che
verranno alla luce gli eletti e si scopriranno pure, invece, i reprobi (130)? Ed è appunto per
questo che essi posseggono tale un’ability e tale una forza, da costruire, da intelaiare con tanta
facility una rete di errori. Ma questa facility d’intesser e errori non ci deve far meraviglia
alcuna: non è mica essa qualcosa di strano e di inesplicabile! Di questa ability abbiamo esempi
anche a portata di mano nella letteratura non religiosa, ma profana. Ecco che ai giorni nostri si
vede comparire una tragedia tratta da Virgilio, ma cambiata completamente poi nel suo
complesso: la materia è adattata bene alla forma poetica, e la forma poetica armonizza quindi
colla materia trattata. Eppoi Osidio (131) Geta trasse completamente da Virgilio la sua tragedia
|92 intitolata Medea, e fu proprio uno che è a me legato da una certa parentela, che, con
espressioni del poeta stesso su rammentato, riuscì a ricamare così, nelle ore di svago letterario
e di divertimento, uno scritto che si disse la Tavola di Cebete (132).
¶ E sogliono ricevere il nome di centoni Omerici, o Omero-centoni più propriamente, gli scritti
di coloro che dai Poemi Omerici, con un lavoro loro personale, riuniscono, per formarne una
specie di centone, in un sol corpo, quelle singole parti che essi credono potere armonizzare. La
sacra letteratura per così dire, ha invero una ricchezza e una larghezza tali, quali sono
sufficienti a qualunque esigenza, ed io non ho timore alcuno ad affermare che i Libri Sacri
siano stati disposti e armonizzati per volonty di Dio, in tal modo, che essi potessero offrire
materia agli eretici, per fissare le loro dottrine, dal momento che io leggo che è necessario che
le eresie esistano (133); le quali non potevano esistere senza le Sacre Scritture. |93
- Falsi e ingannevoli procedimenti degli eretici
¶ Ma si domanda: da quale potenza può venire interpetrato il senso di quei luoghi, in modo che essi favoriscano poi lo svolgersi di una credenza eretica? È manifesto che ciò non può avvenire
se non da parte del diavolo; è proprio il suo mestiere, del resto, quello di sconvolgere e di turbare ogni principio di verity. E lui pure imita nei misteri degli idoli, i riti delia divina fede; egli pure battezza chi professa fede in lui e si dice suo seguace; e promette pure lui che le loro
colpe otterranno perdono da questo lavacro. Se ancor bene mi ricordo, anche Mitra (134) segna
i suoi seguaci, e imprime loro il suggello sulla fronte, dì quella che sia la sua religione; anche
l’offerta del pane è fra le cerimonie che si ricollegano a lui; ecco che nei suoi riti appare anche
un’immagine della resurrezione, e ai caduti di spada offre la corona. Eppoi, non ha fissato pur
lui per il suo sommo sacerdote la facolty di stringere una sola volta vincolo di nozze? Anche lui
ha le sue vergini ed ha pure discepoli, che osservano i |94 principi della continenza. Del resto
se ci rifacciamo a considerare le credenze superstiziose di Numa Pompilio, se esaminiamo le
funzioni dei sacerdoti gli onori di cui sono insigniti, i loro privilegi, le funzioni sacrificali a cui
essi presiedono, gli strumenti e i vasi diversi che vengono usati nei molteplici riti, e le
stranezze, le particolarity curiose e minuziose dei voti e delle cerimonie espiatorie, non ci
appare forse manifestamente che il demonio ha imitato la Legge Mosaica in tutta la sua
minuziosa esattezza?
¶ Egli dunque, che i medesimi procedimenti rituali con cui vengono trattati e celebrati i
Sacramenti del Signore, si è studiato con tanta scrupolosity di riprodurre nelle cerimonie
idolatre; egli dico, tese con ogni desiderio a raggiungere questo scopo e potè infatti applicare
ad una credenza profana, in contrasto aperto colla vera, quei procedimenti proprì delle cose
divine e dei Sacramenti Cristiani. I pensieri suoi si ritrovavano nei nostri, le sue parole erano
quelle nostre, le sue parabole non erano che le parabole nostre. Ed è per questo, dunque, che
non ci deve essere alcuno, il quale possa nutrire dubbi che quei principi di male |95 e di
menzogna, da cui traggono origine e alimento le eresie, derivino proprio dal diavolo e che le
eresie non sono affatto molto lontane dalla idolatria, in quanto riconoscono come loro principio
e usano come loro mezzi, quelli stessi che riconosce e di cui si serve l’idolatria. Infatti o
immaginano un Dio diverso dal Dio, sommo Creatore, oppure, se riconoscono un Dio unico
Creatore, seguono intorno a Lui una credenza che non è la vera. E dunque, qualunque parola
di menzogna che si possa pronunziare contro Iddio, diviene, in certo modo, elemento
d’idolatria.
La dottrina eretica ha sempre elementi di confusione e di oscurity, che non si riscontrano nella vera dottrina, che è luce e fulgore.
¶ Non sarebbe però il caso di tralasciare la descrizione di tutto il procedimento seguito dagli
eretici nelle loro relazioni? Voi, vedete quanto sia futile, quanto materiale, quanto profana,
quanto la loro condotta sia senza seriety alcuna, senza dignity, senza spirito di disciplina, ma
come tutto questo, in fondo, |96 combini esattamente col carattere della loro credenza? Dirò
per primo: fra loro chi è che conosca chi sia catecumeno e chi fedele? senza differenza alcuna
essi presenziano alle cerimonie, ugualmente ascoltano, ugualmente pregano: potrebbero
magari presentarsi a loro anche dei pagani: ebbene: eccoli lì pronti a gettare dinanzi ai cani le
cose sacre, e le perle dinanzi ai porci; perle, dico; ma false s’intende (135). Parlano di
semplicity; ma io direi che la loro semplicity è lo sconvolgimento e il sovvertimento della
dottrina tutta; chiamano, invece, l’attenzione, la diligenza nostra scrupolosa, nei riguardi delle
sacre credenze, ricerca corruttrice. Essi concedono la pace a tutti, così, in massa, senza
seguire discernimento alcuno; per loro poi, non esìste, e non importa la diversity dei mezzi e
dei procedimenti, purchè tutti abbiano come scopo quello di combattere, di alterare, di
guastare l’assoluto principio del vero. Orgoglio ne hanno tutti a dismisura, tutti promettono
luce di sapienza. I catecumeni, prima di giungere al richiesto grado di dottrina e di conoscenza,
sono iniziati ai loro misteri. E la sfacciataggine, l’impudenza a cui giungono le donne |97
eretiche, è poi straordinaria: esse hanno bene l’ardire d’insegnare, di discutere, di compiere
esorcismi, di promettere guarigioni, e ci manca poco che non giungano anche a battezzare I Le
ordinazioni loro rivestono il carattere della più assoluta leggerezza, senza un fondamento,
senza seriety alcuna e non possono, quindi, avere stability; sono capaci d’innalzare, ora, dei
giovanissimi senza esperienza e dottrina, ora, uomini che hanno troppo ben salde relazioni col
mondo, talvolta anche degli apostati nostri, e tentano, dal momento che in nome della verity
non lo potrebbero fare, di tenerseli vincolati, favorendo in loro l’ambizione. In nessun campo si
verificano progressi tali come si avvertono nel campo degli eretici; basta esser di loro e il
continuo progredire viene da sè: oggi uno è vescovo, domani sary vescovo un altro; oggi uno è
diacono, domani eccotelo lettore; oggi sacerdote? domani costui lo troveremo laico; poichè
anche i laici, presso di loro, adempiono a funzioni sacerdotali. |98
- XLII.
Predicazione presso gli eretici.
¶ E che cosa dovrò dire dell’ufficio che essi attribuiscono alla parola? Questa facolty presso di
loro non serve a fare opera di conversione sui pagani, ma per condurre i nostri fuori della via
della verity. Sapete quale sia il genere di gloria a cui essi aspirano maggiormente? se riescono
di abbattere coloro che stanno in piedi, saldi, ben fermi; non quella che potrebbe loro derivare
da sollevare i caduti! E si capisce: quello che essi fanno non deriva da qualche cosa di
organico, di armonico che posseggono e che possono dire loro proprio; ma è qualche cosa di
frammentario, di inorganico che’risulta appunto dallo sgretolare la verity. Vogliono costruire la
loro casa? ebbene: essi si servono dei materiali che sono riusciti ad abbattere dalla nostra.
Togliete a costoro il principio della Legge Mosaica, i Profeti, Iddio Creatore: essi, ecco, che non
sapranno formulare contro di noi, più accusa alcuna. Ed accade così, che essi riescono a
mandare in rovina più facilmente gli edifici, che pur hanno solide basi, piuttosto che ne |99
possano costruire uno nuovo coi materiali giacenti. E a questo lavoro essi attendono con umilty
ipocrita, con ogni maggiore mitezza e sottomissione. Del resto, poi, costoro non conoscono
riguardo alcuno neppure per i loro capi; e questa è la ragione per la quale fra eretici non si
sente parlare di scismi, perchè, anche quando vi siano, non vengono alla luce: sta proprio nello
scisma la loro forza unitaria. Chiamatemi liberamente bugiardo, quando non sia vero che
ognuno s’allontana, si stacca dalle proprie norme senza riguardo alcuno; e le regole ricevute le
altera, le dispone, le modifica a suo modo, come del resto colui che tali norme anteriormente
aveva tramandato, le aveva prima, a sua volta, mutate secondo l’arbitrio suo. Dunque l’eresia
nel suo progredire, nel suo svolgersi, non fa che conservare la natura sua originaria e il
carattere che essa ebbe fin da principio. Quello che Valentino crede lecito per sè, cioè portare
innovazioni secondo il suo capriccio in materia dì fede, se lo credono lecito anche i suoi
seguaci, i Valentiniani, e Io stesso accade per Marcione e i Marcioniti. Così infine, qualora noi
volessimo esaminare proprio |100 intimamente le credenze eretiche, noi troveremmo, senza
dubbio, che tali dottrine si trovano certamente in contrasto in molti punti col fondatore della
dottrina stessa. Un numero grande di loro non riconoscono chiese, e se ne vanno privi di quella
che dovrebbe essere come la madre loro, senza alcuna sede stabile, privi di luce ed errabondi
cosi, come divisi e banditi dalla society.
- XLIII.
Stranezze degli eretici
¶ Non sono sfuggite neppure le relazioni che gli eretici hanno con una gran quantity di maghi, di ciarlatani, di astrologhi, di filosofi; con tutta quella gente, cioè, che non fa altro che spendere il suo tempo in ricerche vane ed inutili. Non fanno essi che ricordare il versetto
“cercate e troverete„ (136). Quale specie di fede essi abbiano, si può giudicare benissimo dalla
condotta, dal tenore di vita che essi tengono, dalle compagnie che frequentano; è proprio tutto
questo che può darci un indice della dottrina da essi seguita. Dicono costoro che non bisogna
temere Iddio: |101 è naturale quindi che in tutte le cose per essi ci debba essere la più
assoluta delle liberty; ma dove è che si può parlare di non temere Iddio, se non ly dove la
divinity non sia? e dove non è Iddio, ivi non sta neppure la verity e dove non esiste verity, ivi
non si può non riscontrare, naturalmente, che un sistema di vita quale è quello che gli eretici
seguono. Ma dove Dio esiste, ivi non si può non riscontrare il timore di Lui, nel quale appunto
risiede il principio di ogni Sapienza (137); ly, dove esiste il timor di Dio, esìstono pure una
condotta seria e dignitosa, una cura scrupolosissima, una diligenza grande, un criterio di scelta
assennato e giusto, la facolty di giudicare e di esprimersi dopo aver ben riflettuto, il nostro
miglioramento per le opere degnamente prestate, la sottomissione ai sacri principi religiosi, la
piety delle opere, la modestia di ogni nostra azione.: la Chiesa nella sua armonica unione è lì:
tutte queste cose sono di Dio.
- XLIV.
Gli eretici: il giudizio che il Signore dary su loro
¶ A maggior dimostrazione della verity, |102 s’aggiungono poi queste prove, che consistono appunto nella severity massima della disciplina da noi sostenuta. Come è possibile che vi sia qualcuno il quale voglia allontanarsi da lei! non ne potry ricevere vantaggio alcuno davvero: bastery che ognuno pensi al futuro giudizio finale, per il quale sary pur necessario che noi tutti
ci presentiamo al supremo tribunale di Gesù, per render conto delle azioni nostre (138) e
sopratutto di come noi abbiamo saputo conservare il principio della fede più pura. E che
dovranno dire dunque coloro, che la Vergine consegnataci da Gesù (139) hanno
vergognosamente macchiato colla adultera colpa dell’eresia? Oh, io penso che essi addurranno
come scusa, come giustificazione del loro operato, il fatto che loro non fu detto nulla mai
intorno a dottrine malvagie e perverse che avrebbero dovuto sorgere, ne da Cristo nè dagli
Apostoli, e che quindi avrebbero dovuto guardarsene e coprirle del loro disprezzo (140). E
quindi saranno pronti a gettare la colpa, che è di loro, invece su chi non li ha prima messi
sull’avviso, onde potessero difendersi.
¶ Ma saranno poi anche pronti ad |103 aggiungere molte osservazioni e prove sull’autority
posseduta da ciascuno che sia stato fondatore e sostenitore di un’eresia e diranno che quelli
hanno saputo confermare e dare prove convincenti e sicure della loro dottrina: hanno infatti
resuscitato dei morti, hanno restituito la sanity a dei malati, hanno predetto il futuro, così che,
a buon dritto, essi potessero esser creduti apostoli (141). Quasi che non fosse stato scritto pure
che sarebbero venuti molti i quali avrebbero operato fra gli uomini delle cose straordinarie,
miracolose addirittura, e tutto ciò l’avrebbero fatto per rafforzare, per consolidare la loro
predicazione, che non era altro invece che menzogna ed inganno.
¶ E sary così forse che spereranno di ottenere perdono. E allora potrebbe anche verificarsi il
caso che coloro, i quali avranno tenuto fede alle Sacre Scritture Apostolìche e alle regole in
esse contenute e avranno conservato quindi la loro dottrina nella sua più assoluta integrità e
purezza, forse potranno anche correre pericolo di condanna.
¶ Il Signore potrà loro risponder così: avevo preannunziato che sarebbero certamente venuti
alcuni che, in mio nome, in quello dei |104 Profeti e degli Apostoli, sarebbero stati maestri di
menzogna, ed io avevo dato incarico ai discepoli miei di avvertirvi di ciò. Avevo anche dato ai
miei Apostoli un Vangelo e tutta una dottrina ispirata a quei principi di fede, ma non avendo voi
dimostrato di credere facilmente, piacque a me poi di apportare qualche cambiamento. Anche
la Resurrezione della carne avevo promesso, ma ci ho ripensato su e mi accorgo di non poter
più mantenere la promessa fatta. Mi ero manifestato come chi aveva avuto suo nascimento da
una Vergine, ma poi questa cosa mi è sembrata coperta da un’ombra di vergogna. Colui che fa
sorgere il sole e manda dal cielo le pioggie l’avevo chiamato Padre mio: un altro padre migliore
del primo mi ha ora adottato. Vi avevo anche proibito di dare ascolto agli eretici, ma riconosco
ora che ho sbagliato. Cose enormi queste! ma avvengono a coloro che escono dalla retta
strada e non sanno evitare i pericoli, i quali minacciano ed insidiano la fede vera ed integra.
¶ Ma mi par che basti ora: noi abbiamo portato la nostra parola contro tutte le eresie in
generale e dobbiamo contro di esse usare |105 prescrizioni ben fisse, ispirate alla massima
giustizia e che rispondano a un criterio di assoluta necessità; e abbiamo il dovere di tenerle
ben lontane da ogni eventuale confronto colle Sacre Scritture. Ci accompagni la grazia del
Signore e potremo anche su qualcuna portare la nostra risposta particolarmente. Per chi legge
queste nostre pagine nella fede della verità, noi formuliamo l’augurio di avere dal nostro
Signore, pace e favore in eterno.
NOTE
(1) Matt. VII. 15 “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste da pecore, ma di dentro son lupi rapaci„. Matt. XXIV. 5. “Molti infatti verranno nel nome mio, dicendo: Io sono il Cristo: e sedurranno molti„ . Matt. XXIV. 24. “Perchè sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti, e faranno grandi segni e prodigi da ingannare, se è possibile, gli stessi eletti„.
(2) I. Ai Corinti. I. 19. “Imperocchè sta scritto: Sperderò la saggezza dei savi e rigetterò la
prudenza dei prudenti„.
(3) II. A Timoteo. III. 8. “Così anche costoro contrastano alla verità: uomini corrotti della
mente, reprobi riguardo alla fede„.
(4) Atti. XIII. 22. “Rimossolo, suscitò loro per re, David, cui, rendendo testimonianza, disse:
Ho trovato David di lesse, uomo secondo il cuor mio, che farà tutti i miei voleri„. |110
(5) Salm. L.
(6) III. dei Re. IV. 29. “E Iddio diede sapienza a Salomone e grandissimo senno e un animo
capace di tante cose, quanta è la rena che è sul lido del mare „.
(7) Agli Ebrei. IV. 15. “Imperocchè non abbiamo noi un pontefice il quale non possa aver compassione delle nostre infermità: ma similmente tentato in tutto, tolto il peccato„. I. Lettera di S. Pietro. II. 22. “Il quale non fè peccato, nè frode trovossi nella sua bocca „.
(8) Matt. X. 22. “E sarete odiati da tutti per causa del nome mio, ma chi avrà perseverato fino alla fine, si salverà „.
(9) Esdra. VIII. 20. “Lo sguardo del Signore è profondo „.
(10) I. Dei Re. XVI. 7. “Ma il Signore disse a Samuele: Non riguardare al suo aspetto, nè ali’ altezza della sua statura, perchè io l’ho lasciato indietro? con ciò sia che il Signore non riguarda a ciò che Puomo riguarda, perchè Puomo riguarda a ciò che è davanti agli occhi, ma il Signore riguarda al cuore,,.
(11) II. A Tìmoteo II. 19. “Ma saldo sta il fondamento di Dìo, che ha questo segno: conosce il
Signore quelli che sono Suoi, e si ritira dall’iniquità chiunque invoca il nome del Signore„.
(12) Matt. XV. 13. “Qualunque pianta non piantata dal mio Padre celeste sarà sradicata „.
(13) Marc. X. 31. “Molti dì primi saranno ultimi e d’ultimi primi ,,. |111
(14) Matt. III. 12. “Egli ha il ventilabro in mano e purgherà bene la Sua aia e raccoglierà il Suo frumento nel granaio; ma brucierà la paglia con fuoco inestinguibile,,.
(15) Matt. XIII. 22. “Quello poi che riceve la semenza in un buon terreno, è chi ascolta la
parola, e ci pone mente; e porta frutto, e rende questo il cento e quello il sessanta, quell’altro
il trenta,,. Giov. VI. 66. “Per questo v’ho detto che nessuno può venire da me, se non gli sia
concesso dai Padre mio,,.
(16) Giov. VI. 67-63. “D’allora molti dei suoi discepoli si ritrassero indietro, e non andavano pie con lui: per ciò Gesù disse ai dodici: vorreste andarvene anche voi? ,,.
(17) Ermogene: è interessante di lui il ritratto che ce ne ha lasciato lo stesso Tertulliano (Ad.
Hermog. I.): dalia irrequietezza del suo carattere era naturalmente portato verso l’eresia:
crede d’esser facondo, perchè parla molto e alla sfacciataggine suoi dare il nome di fermezza.
Ufficio di coscienza virtuosa per lui è il dir male di tutti. Dipinge per giunta quel che non è
lecito e passa continuamente da un matrimonio ad un altro: invoca da un lato la legge di Dio a
sfogo della sua passione, e la disprezza dall’altro in vantaggio della sua arte: due volte falsario
per il pennello e per lo stile, adultero fino alla radice dei capelli e nella dottrina e nella carne.
In lui senti il fetido contagio di coloro che amano celebrar nuove nozze… L’eresia di Ermogene
era fondata sui dissìdio |112 fra Dio e materia, ed egli, subendo in gran parte l’influenza della
dottrina stoica, credeva nell’esistenza di una materia prima dalla quale Dio avrebbe prodotto il
mondo e da questa materia sarebbe derivato non solo il corpo ma l’anima dell’uomo: l’eretico
poi ammetteva l’identificazione del Padre e del Figlio.
(18) II. A Timoteo. I. 15. “Tu sai come si sono da me alienati tutti quelli che sono nell’Asia, tra
i quali è Figello ed Ermogene,,. I. A Timoteo. I. 20. “Del numero dei quali è Hymeneo e
Alessandro t i quali io ho consegnati a Satana, perchè imparino a non bestemmiare,,.
(19) I. Lettera di S. Pietro. IV. 13. “Ma godetevi di partecipare ai patimenti di Cristo, affinchè
ancor vi rallegriate ed esultiate, quando si manifesterà la gloria di lui,,.
(20) Matt. VII. 15. “Guardatevi dai falsi profeti, che vengono a voi in veste da pecore, ma di dentro son lupi rapaci,,.
(21) I. Lettera di S. Giovanni. IV. I. “Carissimi, non vogliate credere ad ogni spirito, ma provate gli spiriti se sono da Dio, perchè molti falsi profeti sono usciti per il mondo,,.
(22) II. Ai Corinti XI. 13. “Imperocchè questi tali falsi apostoli sono operai finti, che si
trasfigurano in apostoli di Cristo,,.
(23) I. Lettera dì S. Giovanni. II. 18. “Figliuolini, ell’è l’ultim’ora: e siccome udiste che l’Anticristo viene, anche adesso molti son diventati anticristi, donde intendiamo che è |113 l’ultim’ora,,. I. Lettera di S. Giovanni. II. 19. “Sono «sciti di tra noi, ma non erano dei nostri, perchè se fossero stati dei nostri sarebbero certamente rimasti con noi; ma si deve far manifesto che non tutti sono dei nostri,,.
(24) Marc. XIII. 7. “Quando poi sentirete rumori di guerre, non temete: è necessario che ciò
accada, ma non è ancora la fine… ,,.
(25) I. Ai Tessaionicesi. V. 21. “Disanimate tutto: Attenetevi ai buono,,. I. Ai Corinti. XI. 19.
“Imperocchè sta scritto i sperderò la saggezza dei savi e rigetterò la prudenza dei prudenti,,.
(26) I. Ai Corinti. I. 10. ‘”Or vi scongiuro, o fratelli, per il Nome del Signor Nostro Gesù Cristo, che diciate tutti il medesimo; e non siano scismi tra voi, ma siate perfetti nello stesso spìrito e nello stesso sentimento,,.
(27) Ai Galati. V. 19-20. “Or manifeste sono le opere della carne, le quali sono l’adulterio, la fornicazione, l’ impurità, la lussuria, l’idolatria, i venefici, le nimicizie, le contese, le emulazioni, le ire, le risse, le discordie, le sette,,.
(28) A Tito. III. 10-11. “L’uomo eretico, dopo la prima e la seconda correzione, sfuggilo, sapendo che questo tale è pervertito e pecca, come quegli che per suo proprio giudizio è condannato,,.
(29) Eresia, dal verbo greco ai9re/w: ai3resij : significa propriamente scelta, in quanto uno, allontanandosi dalla vera credenza, segue a suo piacimento un’altra dottrina.
(30) Ai Galati. I. 11-12. “Or vi fo sapere, o fratelli, come il Vangelo, che è stato |114
evangelizzato da me, non è cosa, umana, perchè non lo ho ricevuto nè l’ho imparato da un
uomo, ma per rivelazione di Gesù Cristo,,.
(31) Ai Galati. I. 8. “Ma quand’anche noi o un Angelo del Cielo evangelizzi a voi oltre quello che abbiamo a voi evangelizzato, sia anathèma,,.
(32) Filumenei sembra che costei fosse una donna di Alessandria, la quale, invasata da spirito diabolico, andasse profetando. Apelle sembra che abbia avuto relazioni con costei e ne divenisse seguace e scrivesse le Profezie e le Rivelazioni di Filumene.
(33) II. A. Timoteo. IV. 3. “Imperocchè verrà tempo che non potran patire la sana dottrina, ma, secondo le proprie passioni, per prurito di udire, moltiplicheranno a sè stessi i maestri,,.
(34) I. Ai Corinti. I. 27. “Ma le cose stolte del mondo elesse Dio per confondere i sapienti, e le
cose deboli del mondo elesse Dio per confondere le forti,,. I. Ai Corinti. III. 18. “Niuno inganni
sè stesso: sè qualcuno tra di voi si tiene per sapiente secondo questo secolo, diventi stolto,
affin d’esser sapiente,,.
(35) Eoni: fu di Valentino questa teoria. Egli nacque in Egitto, e seguì l’eresia gnostica; fu
autore del sistema eclettico piò ampio, in cui si uniscono elementi varî, tratti dalla teosofia
orientale, dalla dottrina dei Pitagorici, degli stoici e dei sacerdoti egizi; insegnò a Roma verso
l’anno 140; ebbe molti discepoli fra i quali, i principali, Eracleone, Tolomeo, Marcos, Bardesane.
Eoni (ai0w~nej): le eternità. Gli gnostici |115 chiamavano cosi, a causa della loro eternità, le
emanazioni o proiezioni che, secondo la loro dottrina, colmavano l’intervallo fra la materia e lo
spirito, mettendo in contatto questi due principi da essi concepiti come opposti e irriducibili. Gli
Eoni si cambiavano in Sigizie o coniugazioni a coppie e in pleromi. Pleroma (cf. plhro&w,
plh&rwma) era detta dagli gnostici la pienezza dell’essere, il complesso degli Eoni in numero di
trenta. L’eresia di Valentino si diffuse fra l’epoca di Adriano e di Antonino Pio: senza credere
che la ragione del suo distacco dalla Chiesa fosse la sua mancata elezione, alla carica
episcopale, pure, secondo quanto afferma Tertulliano stesso (Adversus Valent. 4), ne può
essere stata la ragione occasionale: “Speraverat episcopatum Valentinus, quia et ingenio
poterat et eloquio. Sed alium ex martyrii praerogativa loci potitum indignatus, de Ecclesia
authenticae regulae abrupit. Ut solent animi pro prioratu exciti praesumptione ultionis accendi,
ad expugnandam conversus veritatem et cuiusdam veteris opinionis semitam nactus, aestu
colubroso viam deliniavit,,. La sua dottrina eonologica si dice che l’avesse ricevuta da un certo
Theodas, compagno dell’Apostolo Paolo. Al sommo delle cose eterne, incomprensibili, si trova
l’abisso ( bu~qoj), cioè il Padre non generato, e la sua compagna Segè ( sigh&): il Silenzio. Da
questi primi due Eoni balza fuori, come estrinsecazione dell’assoluto, un seme dal quale, a sua
volta, nascono altri due Eoni: |116 l’Intelletto e la Verità, da cui, con successivo processo, il
Verbo ( lo&goj) e la Vita ( aiuh&), l’Uomo ideale (a1nqrwpoj) e la comunità di vita
( e0kklhsi0a); dalla prima delle quali coppie scaturiscono altri dieci Eoni, dalla seconda altri
dodici, formando così un numero complessivo di trenta, quindici di natura maschile e altrettanti
femminile; divisi in un aggruppamento di otto (Ogdoade), di dieci (Decade), di dodici
(Dodecade): tutti uniti formano il Pleroma. “Società perfetta degli esseri ineffabili,,. Desiderio
degli Eoni è di conoscere il primo principio che è l’abisso, ma ciò non può essere ottenuto che
dal primo figlio, l’Intelletto, e fra gli Eoni ve n’è uno che aspira più di ciascun altro al principio
originario ed è l’ultimo di essi: la Sapienza (sofi/a) la quale, in questa tendenza alle regioni
superne della luce, corre rischio di dissolversi se il termine d’ogni realtà non intervenisse: esso
è detto Horos (o3roj). Intanto dalla coppia di Eoni, Intelletto e Verità, emanano, come
sedicesima coppia, il Cristo e lo Spirito Santo e da essi gli altri Eoni comprendono come debba
regolarsi la relazione col principio primo, che non è concesso comprendere, e allora, in uno
slancio di gratitudine verso il Padre, dal seno degli Eoni, tutti uniti in questa adorazione al
principio, emana Gesù Salvatore, che sarebbe così il trentatreesimo Eone. Ma la Saggezza,
nello sforzo da lei compiuto per il raggiungimento del Principio Primo, ha generato
imperfettamente una creatura dal nome Achamoth |117 (‘Akamw_q), figlio dunque del
travaglio solitario di conoscere l’Essere Supremo. Achamoth sprofonda nel Caos dal quale
Cristo e Gesù Salvatore lo sollevano, dando a lui la facoltà dì conoscere e di liberarsi dalle
passioni: allora si viene alla formazione della materia inanimata (u9likh&) in quanto Achamoth
mantiene la sua impurità originaria; la materia animata (yuxikh&) e spirituale (pgeumatikh&)
per un processo di sempre maggior purità ed elevazione. Da Achamoth ha origine il Demiurgo
che crea ormai non più le tre sostanze, materiale, psichica, e pneumatica come Achamoth, ma
il mondo e l’Uomo che può essere di sostanza materiale carnale (yuxh& u9likh&) di natura
animale (yuxh_ qei/a) di natura spirituale (spe/rma pneumatiko&n). In Gesù di Nazareth
appare il Redentore che consta di quattro elementi, uno apparentemente corporeo, lo psichico,
il pneumatico, il divino proprio del Pleroma, e su lui discende in forma di Colomba l’Eone Gesù
Salvatore, che risale alla perfezione del Pleroma quando il Redentore muore, portando seco l’
elemento pneumatico o spirituale del Redentore, lasciando ai tormenti gli altri elementi di cui
Egli risulta.
(36) Marcione, seguace di Cerdone, gnostico, della Siria: nel 144 venne a rottura colla Chiesa: fondò una dottrina basata sul dualismo, che si concreta appunto in un dualismo fra due principi eterni e increati di un Dio buono e di uno giusto, ma anche cattivo, il quale ultimo a il creatore del mondo. |118 La dottrina stoica fu fondata da lenone, dì Cizico in Cipro s gli Stoici credevano che il principio attivo o dinamico sia una forza sempre in azione, informatrice della materia e la muove e la organizza: l’esistenza stessa del corpo non a possibile che così: occorre alla materia un principio di unità che ne mantenga le parti, che le tenga insieme, come occorre alla forza un sustrato in cui essa risieda e nel quale agisca: l’uno non può stare senza dell’altro: gli Stoici chiamano questa forza lo&doj, ragione, o anche Dio, forza divina.
(37) La scuola Epicurea fu fondata da Epicuro in Atene (341-270) nel 3° Sec. A. C. e durò fino al 4° Sec. D. C.: furono seguaci di questa dottrina Metrodoro, Ermarco, Polistrato, Apollodoro, Diogene di Tarso, Fedro; in Roma Amafinio, Pomponio Attico, T. Lucrezio Caro, che l’espose nel suo poema “De rerum natura,,. Questo sistema esclude ogni intervento divino e ogni finalità nella natura, nella quale non scorgeva che cause meccaniche; pone il criterio del vero nella certezza data dalla sensazione e il fine supremo della condotta fa consistere non già nel piacere grossolano e immediato dei sensi, ma nella felicità che a data, per quel che riguarda il corpo, dall’ assenza del dolore (a0poni/a) e, per ciò che concerne l’animo, dalla tranquillità (a0taraci/a). L’anima a mortale: la materialità dell’anima e la sua mortalità sono i due dogmi fondamentali della psicologia epicurea.
(38) Eraclito (540-480) poneva il fuoco come |119 principio, come fondamento e simbolo della sostanza del mondo. Zenone sostiene un panteismo materiale, confondendo la natura con Dio: Dio, o la ragione cosmica, a dappertutto; a il mondo stesso nel suo carattere razionale e nella sua perfezione, a un Dio immanente che s’identifica col mondo e il mondo tutto a come un immenso vivente immortale, di cui tutte le parti cospirano insieme e si corrispondono. Di qui quella parentela di tutte le cose che fanno un tutto unico simpatizzante con sa stesso: quella consentiens, conspirans, continuata cognatio rerum di cui parla Cicerone e che non sarebbe possibile, se tutte le cose non fossero contenute da un solo divino e continuato spirito (Melli).
(39) Entimesi: animazione della Sapienza Superiore come Eone a sa separato dal Pleroma o
mondo ideale superiore: Ectroma: significherebbe: l’ultimo degli Eoni: Cristo.
(40) I. A Timoteo. I. 4. “Na andasser dietro alle parole e alle genealogie che non hanno fine, le quali partoriscon piuttosto delle dispute, che quell’edificazione di Dio che si ha per la fede,,. II. A Timoteo. II. 17,,. E il loro discorso va serpendo come cancrena: tra i quali a Imeneo e Fileto,,. A Tito. III. 9. “Ma le pazze questioni e le genealogie e le dispute e le battaglie legali sfuggile,
percha sono inutili e vane,,.
(41) Ai Colossesi. II. 8. “Badate che alcuno non vi seduca per mezzo di filosofia inutile e |120 ingannatrice. secondo la tradizione degli uomini, secondo i principî del mondo e non secondo Cristo …
(42) Atti. XVII. 15. “Quelli poi che accompagnavano Paolo, lo condussero fino ad Atene, e,
ricevuta commissione da lui per Sila e Timoteo di raggiungerlo il più presto, partirono…
(43) Platone insegnò negli orti di Academo, i quali rimasero poi la sede della sua scuola detta perciò Accademia: essa durò fino al VI sec. D. C. e si divide in tre periodi: la vecchia Accademia ingolfatasi con Spensippo, Xenocrate e Crantore nella metafisica pitagoreggiante, e in astruso dommatismo; la media, caduta nello scetticismo con Cameade e Arcesilao; la nuova, tornata al primitivo dommatismo con Filone di Larissa e Antioco di Ascalona.
(44) Atti. V. 12. “E si facevano per le mani degli Apostoli molti segni e prodigi nel popolo. E
tutti, di comune accordo, se ne stavano nel portico di Salomone,,.
(45) Matt. XVI. 13-16. “Chi dice la gente che sia il Figlio dell’Uomo? Ed essi risposero: Altri
dicono che a Giovanni il Battista, altri Elia, altri Geremia o qualcuno dei profeti. E Gesù disse
loro: Or voi chi dite che io mi sia? In risposta, Simon Pietro, disse: Tu sei il Cristo, il Figliolo del
Dio vivente,,.
(46) Matt. XI. I. E, quando ebbe finito di dare questi insegnamenti ai suoi Dodici Apostoli, Gesù partì di là per insegnare e predicare nelle loro città,,. |121
(47) Luc. XVI. 29. “E Abramo gli rispose: Hanno Mosè e i profeti; ascoltino quelli,,.
(48) Giov. V. 39. “Voi investigate le Scritture, perchè credete d’avere in esse vita eterna: ora
queste son quelle che fanno testimonianza di me,,.
(49) Isaia. X. 4-i 5. Ecco che le Nazioni sono come una goccia della secchia e son valutate
come uno scrupolo che da il tratto alla bilancia: ecco che le isole sono come un granellino di
polvere,,.
(50) Matt. XV. 24. “Ed egli in risposta, disse: Non sono stato mandato che alle pecore perdute
della Casa di Israele,,.
(51) Matt. XV. 26. “Ed egli le rispose: Non è ben fatto prendere il pane dei figlioli e gettarlo ai
cani,,.
(52) Matt. X. 5. “Questi dodici inviò Gesù, ordinando loro così: Non andate tra i gentili, e non entrate nelle città dei Samaritani,,. Matt. XXVIII. 19-20. “Andate dunque ad istruire tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservar tutto quanto v’ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo,,. Giov. XVI. 13. “Quando però verrà lo spirito di Verità, vi giudicherà per ogni vero: che non vi parlerà da sè, ma dirà tutto quello che udrà e v’annunzierà l’avvenire,,.
(53) Matt. VII. 7-8. “Chiedete e vi sarà dato: cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto:
che |122 chiunque chiede, riceve, chi cerca trova, e a chi picchia, sarà aperto,,.
(54) Ebioniti: cristiani giudaissanti: dicevano che la nascita di Cristo era avvenuta non
diversamente da quella degli altri esseri umani. Simone: altro eretico.
(55) Luc. XV. 8-9. “O qual donna, avendo dieci dramme, perdutane una, non accende la lucerna e spazza la casa e cerca attentamente finchè non la trovi? E, trovatala, chiama d’intorno le amiche e le vicine dicendo: Rallegratevi insieme con me, che ho ritrovata la dramma smarrita,,. Luc. XVIII. 3. “E ci era in quella città una vedova la quale andava da lui a dirgli: Rendimi giustisia del mio avversario. E per molto tempo colui non volle, ma poi disse fra sè: Benchè io non tema Iddio, nè abbia riguardo agli uomini, pure, per la noia che mi da questa vedova, le farò giustisia, chè alla fine non venga più a darmi molestia,,.
(56) Luc. XI. 5-9. “Se uno di voi avrà un amico e andrà da lui a messa notte dicendogli: Amico, prestami tre pani, perchè un amico mio è arrivato di viaggio in casa mia e non ho niente da apparecchiargli; e quello, rispondendo di dentro, dica: Non mi dar noia; l’uscio è già chiuso, ed i miei figli sono coricati con me, non posso levarmi a darti niente. Se l’altro continuerà a picchiare, vi dico, quando anche colui non si levasse a darglieli, perchè è suo amico, tuttavia si leverà a dargliene, per l’insistenza, quanti gliene bisognano. E io vi dico: Chiedete e vi |123 sarà dato, cercate e troverete, picchiate e vi sarà aperto,,.
(57) Luc. XVIII. 2-3. “C’età, in una città un giudice che non temeva Iddio, nè aveva rispetto
alcuno. E c’era in quella città una vedova la quale andava da lui a dirgli: Rendimi giustizia del
mio avversario,,.
(58) Luc. XVIII. 42. “E Gesù gli replicò: Vedici; la tua fede ti ha salvato,,.
(59) I. A Timoteo VI. 4-5. “Egli è un superbo, che non sa nulla, ma si ammala per dispute e questioni di parole, dalle quali nascono invidie, contese, maldicenze, cattivi sospetti, conflitti di uomini corrotti nell’animo, i quali sono stati privati della verità, e pensano che la pietà sia un’arte per guadagnare.
(60) Matt. XV. 14. “Non badate loro: ciechi son guide di ciechi; e se un cieco guida un cieco,
cadono entrambi nella fossa,,.
(61) I. A Timoteo VI. 4. “Egli è un superbo che non sa nulla, ma si ammala per dispute e
questioni di parole; dalle quali nascono invidie, contese, maldicenze, cattivi sospetti . . . ,,.
(62) A Tito III. 10. “L’uomo eretico, dopo la prima e la seconda correzione, sfuggilo,,.
(63) Matt. XVIII. 15-16. “Se poi tuo fratello abbia peccato contro di te, vai e correggilo fra te e
lui solo. Se ti ascolta, hai guadagnato tuo fratello; se non ti ascolta, prendi con te una o due
persone, affinchè per bocca di due o tre testimoni si stabilisca ogni cosa,,,
(64) Matt. XXVIII. 19-20. “Andate dunque ad |124 istruire tutte le genti, battezzandole nel
Nome del Padre, del Figliuolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto
vi ho comandato,,,
(65) Atti. I. 26, “E li tirarono a sorte, e la sorte cadde su Mattia, ed egli fu aggregato agli
Undici Apostoli,,.
(66) Psal. CIX. 8. “Sieno i suoi giorni pochi, un altro prenda il suo ufficio,,.
(67) Atti. I. 8. “Ma riceverete forza di Spirito Santo, quando verrà su di voi, e mi sarete
testimoni in Gerusalemme e in tutta la Giudea e la Samaria, insino agli estremi del mondo,,.
(68) Atti. II. 4, “E furono tutti ripieni di Spirito Santo, e cominciarono a parlare varî linguaggi, secondo che lo Spirito Santo concedeva ad essi di esprimersi,,. Matt, X. 27. “Dite nella luce quel che vi dico allo scuro, e predicate sui tetti, quello che vi è stato detto all’orecchio,,. Matt, XXVIII, 19-20. “Andate dunque ad istruire tutte le genti, battezzandole nel nome del Padre, del Figliolo e dello Spirito Santo, insegnando loro ad osservare tutto quanto vi ho comandato. Ed ecco io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine del mondo,,.
(69) Matt, XI, 27, “Tutto è stato dato a me dal Padre mio; e nessuno conosce il Figlio fuori del
Padre, e nessuno conosce il Padre fuori del Figlio e fuori di colui, cui il Figlio Io avrà voluto
rivelare,,.
(70) Luc. VIII. 10. “A voi è concesso di intendere il mistero del Regno di Dio; ma a tutti |125
gli altri per via dì parabole, affinchè guardando non vedano, e ascoltando non intendano,,.
(71) Matt. XVI. 18-19. “E io dico che tu sei Pietro e su questa pietra edificherò la mia Chiesa, nè preveranno contro di lei le porte dell’inferno. E darò a te le Chiavi del Regno dei Geli, e qualunque cosa avrai legato sulla terra sarà legata, anche nei Cieli, e qualunque cosa avrai sciolto sulla terra, sarà sciolta anche nei Cieli,,.
(72) Giov. XVI. 23.
(73) Giov. XIX. 26-27. “Gesù allora vedendo la madre, e lì presente il discepolo amato da lui,
dice a sua madre: O donna, ecco il tuo figlio; poi dice al discepolo: Ecco la madre tua,,.
(74) Marc. IX. 3-6. “E apparvero loro Elia con Mosè, i quali stavano a discorrete con Gesù. E Pietro prese a dire: Maestro, è bene per noi lo star qui; facciamo tre tende: una per te, una per Mosè e una per Elia. Non sapeva infatti quel che si dicesse, perchè erano pieni di sgomento. E si levò una nuvola ad involgerli, e dalla nuvola uscì una voce che disse: Questo è il figlio mio diletto, ascoltatelo,,.
(75) Matt. XVIII. 16. “Se non ti ascolta, prendi con te una o due persone, affinchè, per bocca
di due o tre testimoni, si stabilisca ogni cosa,,. II. Ai Corinti. XIII. I. “Ecco che vengo a voi
questa terza volta; sui detto di due o tre testimoni sarà decisa ogni questione,,.
(76) Luc. XXIV. 13-15. “Ed ecco due di loro andavano quello stesso giorno ad un castello |126 chiamato Emmaus, distante sessanta stadi da Gerusalemme. E ragionavano insieme di quanto era accaduto. Or, mentre ragionavano e discutevano fra loro, Gesù stesso, appressatesi, camminava con essi,,.
(77) Giov. XVI. 12. “Molte cose ho ancora da dirvi, ma non le potete comprendere adesso,,.
(78) Atti. II. 1-4. “Giunto il giorno della Pentecoste, stavano tutti insieme nel medesimo luogo; e, all’improvviso, venne dal Cielo un suono come se si fosse levato un vento gagliardo, e riempì tutta la casa dove abitavano. E apparvero ad essi delle lingue distinte, come di fuoco, che si posarono sopra a ciascuno di loro, e furono tutti ripieni di Spirito Santo e cominciarono a parlare vari linguaggi, secondo che lo Spirito Santo concedeva ad essi di esprimersi,,.
(79) Ai Galati. II. 11. “Essendo poi venuto Pietro ad Antiochia, gli resistei in faccia, perchè
meritava riprensione,,.
(80) Ai Galati. I. 23. “E solamente avevano sentito dire: colui che una volta ci perseguitava,
evangelizza ora la fede, cui già devastava,,. I. A Timoteo. I. 13. “Me, che prima fui
bestemmiatore e persecutore e oppressore, ma conseguii misericordia da Dio, perchè per
ignoranza Io feci, essendo incredulo„.
(81) Giov. V. 31. “Se io rendo testimonianza a me stesso, la testimonianza mia non è verace„.
(82) Atti IX. 27. “Ma Barnaba, presolo con sè, lo menò dagli Apostoli, ed espose loro come | 127 egli avesse veduto per istrada il Signore che gli aveva parlato, e come in Damasco avesse predicato francamente nel Nome di Gesù„.
(83) Ai Galati. I. 18. “Indi, tre anni dopo, andai a Gerusalemme per visitare Pietro; e stetti
presso di lui quindici giorni„.
(84) Ai Galati. I. 23. “E solamente avevan sentito dire: colui che una volta ci perseguitava, evangelizza ora la fede, cui già devastava„. Atti. IX. 21. E tutti quei che l’udivano, restavano stupefatti e dicevano: non è costui quello che in Gerusalemme disperdeva quanti invocavano codesto Nome, ed è qua venuto a questo fine di condurli legati ai gran sacerdoti?„
(85) Ai Galati. I. 24. “E per causa mia glorificavano il Signore„.
(86) Ai Galati. II. 9. “E, avendo riconosciuto la grazia conceduta a me, Giacomo e Cefa e
Giovanni, che erano reputati le colonne, porsero le destre di confederazione a me e a
Barnaba„.
(87) Ai Galati. III. 10. “Imperocchè tutti quelli che sono per le opere della legge, sono sotto la maledizione, imperocchè sta scritto: maledetto chiunque non si terrà fermo a tutte quelle cose che sono scrìtte nel libro della legge per adempierle„.
(88) I. A Timoteo. VI. 20. “O Timoteo, guarda il deposito, schivando le profane vanità di parole e le contradizìoni della falsamente nominata scienza„.
(89) II. A Timoteo. I. 14. “Guarda il buono deposito, per lo Spirito Santo che abita in noi„. |
128
(90) I. A Timoteo. I. 18. “Io ti raccomando questo comandamento, o figliuolo Timoteo; che
secondo le profezie, che innanzi sono state di te, tu guerreggi in virtù di esse la buona guerra„.
(91) I. A Timoteo. VI. 13. “Ti ordino dinanzi a Dio, che dà vita a tutte le cose e a Gesù Cristo, il quale sotto Ponzio Pilato rendette testimonianza alla buona professione„.
(92) II. A Timoteo. II. 2. “E le cose che hai udite da me con molti testimoni confidale ad
uomini fedeli, i quali saranno idonei ad insegnarle anche ad altri„.
(93) Matt. VII. 6. “Non date ai cani ciò che è santo, e non buttate le vostre perle davanti ai
porci, che non le pestino coi loro piedi e si rivoltino contro voi a sbranarvi„.
(94) Giov. XVIII. 20. “Io ho parlato apertamente al mondo; io sempre ho insegnato nella
sinagoga e nel tempio, dove s’adunano tutti i Giudei, e niente ho detto in segreto„.
(95) Matt. X. 27. “Dite nella luce quel che vi ho detto all’oscuro, e predicate sui tetti quel che
v’è stato detto all’orecchio„.
(96) Luc. XIX. 20. “E venne un altro a dirgli: Signore, eccoti la tua mina, che l’ho tenuta rivolta in una pezzuola„.
(97) Matt. V. 14-15. “Voi siete la luce del mondo. Non può rimanere nascosta una città situata su di un monte, nè accendono la lucerna e la mettono sotto il moggio, ma sul candeliere: così fa lume a tutti di casa„.
(98) Matt. V. 37. “Ma sia il vostro parlare: si, |129 si; no, no; che il di piò di questo viene dal
maligno„.
(99) Ai Galati. III. 1. “O Galati, insensati; chi vi ha ammaliati per non ubbidire alla verità?„.
(100) Ai Galati. V. 7. “Voi correvate bene; chi vi ha dato disturbo per non prestar fede alla
verità?„
(101) Ai Galati. I. 6. “Io mi meraviglio che si tosto da Cristo, che vi ha chiamati in grazia, voi
siate trasportati ad un altro evangelo„.
(102) I. Ai Corinti. III. 1-2.
(103) Ai Colossessi. I. 3. “Noi rendiamo grazie a Dio e Padre del Signore Nostro Gesù Cristo, facendo del continuo orazione per voi,,. I. Ai Tessalonicesi. I. 2. “Noi rendiamo del continuo grazie a Dio per tutti voi, facendo di voi menzione nelle nostre orazioni,,. II. Ai Tessalonicesi. I. 3. “Noi siamo obbligati di render grazie di Voi a Dio, fratelli, come egli è ben convenevole, perciocchè la vostra fede cresce sommamente e la carità di ciascuno di tutti voi abbonda fra voi scambievolmente,,.
(104) Giov. XIV. 26. “Poi il consolatore, lo Spirito Santo, che il Padre manderà nel nome mio, egli v’insegnerà ogni cosa e vi commenterà tutto quanto già vi dissi,,. XV. 26. “Ma quando sarà venuto il consolatore, che io vi manderò dal Padre, lo Spiritò di verità, che procede dal Padre, egli attesterà per me,,.
(105) II. Ai Tessalonicesi I. 7. “E a voi, che siete afflitti, requie con noi, quando il Signore Cesù |130 Cristo apparirà dal Cielo con gli Angeli della sua potenza,,.
(106) Ai Galati. I. 8. “Ma avvegna che noi, o un Angelo del Cielo, vi evangelizzassimo oltre a ciò che vi abbiamo evangelizzato, sia anathèma„.
(107) Eleuterio: fu papa dal 174-189.
(108) II. Ai Corinti. XI. 19. “Con ciò sia che voi, essendo savi; volentieri comportiate i pazzi,,.
(109) Marc. XIV. 20-21. “Uno dei Dodici, quello che intinse con me la mano nel piatto. Il Figliuolo dell’ Uomo se ne va, come è scritto di Lui, ma guai a quell’uomo, per cui il Figliuolo dell’Uomo è tradito. Era meglio per un tal uomo non esser mai nato,,.
(110) Matt. VII. 16-17. “Li conoscerete dai loro frutti. Si coglie forse uva dalle spine e fichi dai triboli? Così ogni buon albero porta buoni frutti; e ogni albero bacato porta frutti cattivi,,.
(111) II. Lettera di S. Pietro. I. 1. “Or vi furono ancora dei falsi profeti fra il popolo come altresì vi saranno fra voi dei falsi dottori i quali introdurranno eresie di perdizione e rinnegheranno il Signore che li ha comperati, traendosi addosso subita perdizione,,. II. I. 15. “I quali, lasciata la diritta strada si sono sviati seguitando la via di Balaam figliolo di Bosor, il quale amò il salario d’ iniquità,,.
(112) Marc. XVI. 17-18. “Or questi segni accompagneranno coloro che avranno creduto. Nel nome mio scacceranno i demoni, parleranno |131 lingue nuove, maneggeranno serpenti e se avranno bevuto qualche veleno non farà loro male; imporranno le mali agli infermi e li guariranno,,.
(113) Atti III. 1 e segg. “Pietro e Giovanni salivano al tempio all’ora della preghiera, a nona. E veniva portato un certo uomo storpio dalla nascita, che posavano ogni giorno alla porta del tempio detta la Bella, per chiedere limosina a quelli che entravano nel tempio. Costui, vedendo Pietro e Giovanni che stavano per entrar nel tempio, si raccomandava per aver limosina. E Pietro con Giovanni, fissandolo, dissero: Guardaci. E quello li guardava attentamente, sperando di ricevere da essi qualche cosa. Ma Pietro disse: Non ho nè argento nè oro, ma quel che ho, te lo do: in Nome di Gesù Cristo il Nazareno, alzati e cammina. E, presolo per la man dritta, lo alzò, e in un attimo gli si consolidarono le piante e gli stinchi. E d’un salto si levò su, e camminava; ed entrò con essi nel tempio, camminando, saltando e lodando Dio. E tutto il popolo lo vide camminare e lodare Dio,,.
(114) Matt. XIII. 24-30. “Propose loro un’altra parabola, dicendo: il Regno dei Cieli è simile ad un uomo il quale seminò buon seme nel suo campo; ma nel tempo che gli uomini dormivano il nemico suo andò, seminò loglio in mezzo al grano, e se ne partì. Come poi il seminato germogliò e granì, allora apparve anche il loglio. I servi del padrone di casa |132 andarono a dirgli: Signore, non hai seminato buon seme nel tuo campo? Come mai c’è il loglio? Ed egli rispose loro: Qualche nemico ha fatto tal cosa. E i servi gli dissero: Vuoi che andiamo a coglierlo? E egli rispose: No: che, cogliendo il loglio, non strappiate con esso anche il grano. Lasciate che l’uno e l’altro crescano fino alla mietitura e al tempo della raccolta dirò ai miei mietitori: sterpate prima il loglio e legatelo in fasci per bruciarlo; il grano poi riponetelo nel mio granaio,,.
(115) Marc. IV. 3-4. “Udite: ecco, il seminatore andò a seminare. E, mentre gettava il seme, parte cadde lungo la strada, e venneso gli uccelli dell’aria e lo mangiarono,,. Luc. VI. 1. “Or avvenne nel sabato secondo primo, mentre egli passava pei seminati, che i suoi Discepoli coglievano delle spighe e, sgranandole con le mani, mangiavano,,.
(116) Ai Corinti. XV. 12.
(117) Matt. XXII. 23. “In quel giorno andarono a lui i Sadducei, i quali negano la Resurrezione,
e lo interrogarono così…,,. Atti XXIII. 8. “I Sadducei infatti negano esserci Resurrezione e
l’esistenza degli Angeli e degli Spiriti: i Farisei invece sostengono le due cose,,.
(118) Ai Galati. III. 10-11. “Con ciò sia che tutti coloro che sono delle opere della legge sieno sotto maledizione… ora, che per la legge niuno sia giustificato presso Dio è manifesto, per ciò che il giusto viverà di fede,,. V. 2. Ecco: io, |133 Paolo, non dico che, se siete circoncisi, Cristo non vi gioverà nulla,,.
(119) I. A Timoteo IV. 3. “Di uomini che vieteranno il maritarsi e comanderanno d’astenersi dai cibi che Iddio ha creati,,.
(120) II. A Timoteo. II. 18. “I quali si sono sviati dalla verità dicendo che la Resurrezione è già avvenuta e sovvertono la fede di alcuni,,.
(121) I. A Timoteo. I. 4. “E che non attendano a favole, a genealogie senza fine, le quali
producono piuttosto questioni che edificazione,,.
(122) Ai Galati. IV. 3. “Così ancora noi, mentre eravamo fanciulli, eravamo tenuti in servite sotto gli elementi del mondo,,.
(123) Apocalisse. II. 20. “Ma ho contro a te alcune poche cose, che tu lasci che la donna Iezabele, la quale si dice esser profetessa, insegni e seduca i miei servitori, per fornicare e mangiare i sacrifizî degli idoli,,.
(124) Nicolaiti: setta gnostica fondata da Nicolao. Circa l’altra eresia Gaiana, sappiamo da S. Girolamo, op. 43. “Et consurgit mihi gaiana haeresis atque olim mortua vipera caput levat,,. Probabilmente questa eresia, che era venuta perdendo credito, ai tempi di S. Girolamo riprese alquanta vita.
(125) I. Lettera di S. Giov. IV. 2-3. “E ogni spirito che non confessa che Gesù Cristo, venuto in carne, non è da Dio, quello è lo spirito d’anticristo, il quale voi avete udito venire ed ora egli è già nel mondo,,. II. 22. “Chi è il mendace se non colui che nega che Gesù è il |134 Cristo? Esso è l’anticristo, il quale nega il Padre e il Figliolo,,.
(126) Atti. XIII. 20. “Ma Pietro gli disse: Alla malora tu e il tuo denaro, che hai creduto di
comprare col danaro il dono di Dio,,.
(127) Matt. X. 24-25. “Il discepolo non è da più del maestro, nè il servo da più del suo
padrone: basti al discepolo d’ essere come il maestro e al servo d’essere come il padrone,,.
(128) I. A Timoteo. IV. I. “Or lo Spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni a-postateranno dalla fede, attendendo a spiriti seduttori e a dottrine diaboliche,,.
(129) Agli Efesini. VI. 12. “Con ciò sia che noi non abbiamo il combattimento contro a sangue e carne, ma contro ai principati, alle potestà; contro ai rettori del mondo e alle tenebre di questo secolo; contro agli spiriti maligni dell’ aria,,.
(130) Ai Corinti. I. 11-19.
(131) Osidio Geta: ricordiamo di lui una Medea in 461 versi.
(132) Cebete di Cinico, vissuto ai tempi di Marco Aurelio [161-180], compose la Tavola o
Quadro della vita umana.
(133) Ai Corinti. I. 11-19.
(134) Mithra: era naturale che l’agape mitriaca, a base di pane e di vino, apparisse ai Cristiani come una contraffazione diabolica del Sacramento Eucaristico; si aggiunga il segno impresso sulla fronte corrispondente al crisma cristiano. Probabilmente la prima ondata |135 dell’espansione occidentale del Mitraismo è rappresentata dalle incursioni mediterranee di quei pirati di Cilicia, che, dopo aver saccheggiato parecchie città greche, furono domati da Pompeo [a. 67 a. C.]. Essi, insieme con altri culti barbarici, praticavano anche quello di Mitra, ma, a parte questo preludio sporadico, la vera grande espansione occidentale del Mitraismo si ebbe nel I. Sec. D. C. Prima dell’anno 100 si avverte già la presenza del culto di Mitra a Roma. [Pettazzoni].
(135) Matt. VII. 6. “Non date ai cani ciò che è santo e non buttate le vostre perle davanti ai
porci che non le pestino coi loro piedi e si rivoltino a sbranarvi„.
(136) Matt. VII. 7. “Chiedete e vi sarà dato: cercate e troverete: picchiate e vi sarà aperto„.
(137) Prov. I. 7. “Il timor del Signore è il capo della scienza, ma gli stolti sprezzano la sapienza e l’ammaestramento„. IX. 10. “Il principio della sapienza è il timor del Signore, e la scienza dei Santi è la prudenza„.
(138) I. Lettera di S. Pietro. IV. 5. “I quali renderanno ragione a colui che è presto a giudicare i vivi ed i morti„.
(139) Ai Corinti. II. 11-13.
(140) II. A. Timoteo. III. 1. “Or sappi questo: che negli ultimi giorni sopraggiungeranno tempi difficili„.
(141) Matt. VII. 15-16. “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma di dentro son lupi rapaci: li conoscerete dai |136 loro frutti„. XXIV. 4-5. “Badate che nessuno vi seduca: molti infatti verranno nel nome mio, dicendo: Io sono il Cristo, e sedurranno molti„. 24. “Perchè sorgeranno falsi Cristi e falsi profeti e faranno grandi segni e prodigi da ingannare, se è possibile, gli stessi eletti„. II. Ai Corinti, XI. 13. “Per ciò che tali falsi apostoli sono operai frodolenti, trasformandosi in apostoli di Cristo„. I. A Timoteo IV. 1. “Or lo spirito dice espressamente che negli ultimi tempi alcuni apostateranno dalla fede, attendendo a spiriti seduttori e a dottrine diaboliche„. II. IV. 3-4. “Per ciò che verrà il tempo che non comporteranno la sana dottrina… e rivolteranno le orecchie dalla verità, e si volgeranno alle favole„. II. Lettera di S. Pietro. III. 3. “Sapendo questo, ricordati che negli ultimi giorni verranno degli schernitori, che cammineranno secondo le lor proprie concupiscenze„.
INDICE
DEDICA . . . . IX
PREFAZIONE . . XIII
INTRODUZIONE……. XV
CAPITOLO I. ….. 1
Non si può negare che le eresie esistano e che abbiano una forza
CAPITOLO II. . 2
In che cosa possa consistere la forza delle eresie, e su chi esse possano
eventualmente avere la loro influenza
CAPITOLO III. ….. 5
Le eresie non fanno che provare costanza e saldezza di fede, la quale non può, nè
deve essere abbandonata per alcuni che si allontanano dalla credenza vera cristiana
CAPITOLO IV. ….. 9
Le eresie sono state preannunziate e siamo stati esortati a sapercene guardare
CAPITOLO V. ….. 11
Le eresie vengono a minare la compattezza e l’unità della Chiesa
CAPITOLO VI. ….. 12
Le eresie sono da fuggire in ogni modo
CAPITOLO VII. …. 14
È la filosofia che favorisce le credenze eretiche
CAPITOLO VIII. ….18
Cercate e troverete, è stato detto, ma è pur necessario intendere il valore
dell’espressione
CAPITOLO IX. . . . . . 21
Nulla è da ricercare, dopo che siamo giunti all’intelligenza della dottrina di Cristo
CAPITOLO X. . . . . . 24
La ricerca continua è la prova di non aver mai trovato quello che può soddisfare
l’animo nostro
CAPITOLO XI. . . . . . 26
Si discute sempre sul principio “cercate e troverete„
CAPITOLO XII. 28
Non cerchiamo mai oltre quello che può dare la vera luce della Fede
CAPITOLO XIII. …. « 30
La Regola di fede
CAPITOLO XIV. . . . . « 31
La regola di fede è ciò che pienamente soddisfa l’anima nostra, senza, andar più
oltre cercando
CAPITOLO XV. …. « 35
Bisogna energicamente difendersi contro gli eretici
CAPITOLO XVI. …. « 36
Le Sacre Scritture hanno avuto dagli eretici falsa interpretazione
CAPITOLO XVII. …. « 38
Ancora sulla falsa interpretazione che gli eretici fanno dei Libri Sacri
CAPITOLO XVIII. . . . . « 39
A nulla gioverebbero le discussioni con gli eretici
CAPITOLO XIX. . 41
Senza scendere a discussioni cogli eretici, i Libri Sacri non sono possesso assoluto
di noi Cristiani?
CAPITOLO XX. . . 42
Cristo e gli Apostoli: loro missione
CAPITOLO XXI. …. 44
Fondamento della PRESCRIZIONE contro gli eretici
CAPITOLO XXII. …. 46
La dottrina degli Apostoli in tutta la sua importanza
CAPITOLO XXIII. . . 50
Accuse degli eretici contro la pretesa ignoranza degli Apostoli
CAPITOLO XXIV. …. 53
La perfetta armonia della dottrina di Paolo, che non è, se non la fede di Cristo
CAPITOLO XXV. …. 55
Gli Apostoli hanno tutto saputo e tutto insegnato quello che Gesù volle che gli
uomini imparassero
CAPITOLO XXVI. …. 58
Il Signore aveva voluto che la sua dottrina fosse a tutti palese: niente di segreto vi
era in essa; nella sua infinita bonty e nell’immenso amore, essa si rivolgeva a tutti
gli uomini
CAPITOLO XXVII. …. 61
Nonostante qualunque contrasto, la dottrina apostolica è integra, purissima
CAPITOLO XXVIII. …. 63
Carattere precipuo della dottrina della Chiesa è l’unity
CAPITOLO XXIX. …. 64
La dottrina del Cristo è l’unica e la più fulgente fonte di verity
CAPITOLO XXX. …. 66
Ogni eresia è posteriore alla verity
CAPITOLO XXXI. …. 70
La parabola evangelica della buona sementa
CAPITOLO XXXII. …. « 72
Le Chiese Apostoliche e il loro insegnamento
CAPITOLO XXXIII. …. « 75
Diversity di dottrine: purity della dottrina apostolica
CAPITOLO XXXIV. …. « 78
Si discute sempre sulle false dottrine esistenti ai tempi apostolici
CAPITOLO XXXV. . . . . « 81
Le eresie non possono contenere germe alcuno di verity
CAPITOLO XXXVI. . . . . « 82
Le Chiese Apostoliche: esse detengono il tesoro della verace dottrina
CAPITOLO XXXVII. . . . . « 85
Le Scritture Sacre non possono appartenere affatto agli eretici
CAPITOLO XXXVIII- . – . « 88
Le Sacre Scritture: loro integrità; gli eretici le hanno male interpetrate o alterate
CAPITOLO XXXIX. . . . . « 91
Gli eretici tengono in loro uno spirito di menzogna
CAPITOLO XL. …. « 93
Falsi e ingannevoli procedimenti degli eretici
CAPITOLO XLI. …. « 95
La dottrina eretica ha sempre elementi di confusione e di oscurità, che non si
riscontrano nella vera dottrina, che è luce e fulgore.
CAPITOLO XLII. ….
Predicazione presso gli eretici
CAPITOLO XLIII. ….
Stranezze degli eretici
CAPITOLO XLIV. ….
Gli eretici i il giudizio che il Signore darà su loro
NOTE 109