AUTODETERMINAZIONE
Descrizione di un percorso che tenta di dimostrare, al di là delle apparenze, un principio, con l’unico strumento prediletto dal Massone: la Ragione
Mi rivolgo in particolare agli Apprendisti ed ai Compagni.
E’ una sequenza di riflessioni questa tavola, e per questo è necessario che io premetta che credo fermamente nel principio della autodeterminazione, e sono contrario ad ammettere l’esistenza di una casualità preordinata, che si svolge segnando gli eventi in modo inevitabile, secondo un rapporto di causa ed effetto, che esula dalla mia scelta consapevole.
Dal momento in cui sono stato Iniziato ho avuto modo di leggere, di respirare intorno a me, attraverso la presenza dei Simboli, che via via divenivano sempre più chiari e legati al contenuto Massonico, un’atmosfera di automatica simbiosi, quasi fosse insito nella nostra essenza il seguire un preordinato percorso costituito di tappe prestabilite per raggiungere uno Scopo Comune, talvolta non sempre comprensibile.
Sensazione veritiera di per sè, e rispondente in modo coerente con una spinta di coesione operativa dei nostri lavori.
Apparentemente avrebbe potuto essere interpretata (questa sensazione) come la percezione di una sorta di annullamento di quei principi di libertà, di dignità umana, per affermare i quali la Massoneria ha sopportato nei secoli ogni sorta di sopruso.
Una volta, alcuni anni fa, mi capitò di conoscere un vecchissimo Maestro, vecchio d’età (quasi centenario) e vecchio di Massoneria, e parlando, appunto, di questi argomenti, domandai a lui una interpretazione, una risposta che definitivamente facesse chiarezza dentro di me.
Non mi rispose, Venturino Venturini, ma mi regalò un foglio su cui c’era scritta una sua riflessione. Eccola:
“RIFLESSIONE
Quella mattina, il Muratore, posava il mattone sul letto di cemento.
Con un gesto preciso della sua cazzuola lo copriva ancora, e senza chiedergli il parere, posava sopra di lui un nuovo mattone.
Lentamente con sicurezza, la casa si elevava alta e dritta sopra le fondamenta.
Ho pensato, FRATELLO, a quel povero mattone, interrato, nella notte, alla base del grande edificio.
Nessuno lo vede, ma lui fa il suo lavoro e gli altri hanno bisogno di lui.
FRATELLO, non conta che io sia in cima alla casa, in bella vista nella sua facciata, o nel buio delle fondamenta, purché io sia sempre sicuro e fedele al mio posto, solo così rimarrà salda la GRANDE COSTRUZIONE”.
L’apparente morale che si potrebbe evincere da queste poche righe portava istintivamente ad una conclusione che appariva contraddittoria.
Si impone ora una breve riflessione su quello strumento che l’uomo, in particolare se è Massone, adotta come unico per la ricerca della verità dentro e fuori di sè.
L’Iniziato, prendendo coscienza di sè, fino a quel momento puramente istintivo, si emancipa: non vuole più obbedire ciecamente; ora è giunto il momento in cui è necessario comprendere, è necessario sapere agire più in un senso che in un altro.
In altre parole è la Ragione che si è fatta sua guida.
Il debole – fanciullo dei nufci – e delle antiche leggende crescerà, ma non sarà senza lottare.
Un uomo non diventa completamente ragionevole subito.
Egli dovrà istruirsi a proprie spese acquistando a caro prezzo un’esperienza che può acquisire solo da sè stesso.
Si accorgerà che riuscirà a distinguere faticosamente il vero soltanto dopo essere caduto nel falso.
Perché? Perché la Ragione è ancora offuscata. Non abbiamo ancora imparato a servircene.
E’ una Luce che, molto spesso, più che illuminare, abbaglia;perchè è ancora sottomessa all’istinto.
E quando questa falsa ragione ci guida, facilmente ci facciamo delle l’idee stravaganti che influiscono negativamente sul nostro modo di agire e in particolare sul nostro modo di trarre conclusioni corrette.
Affermarsi Uomo nell’accezione Iniziatica della parola implica l’assoluta padronanza dello strumento Ragione, e deve essere la Suprema Ambizione del vero Massone.
Essere Massone quindi implica prima di tutto, comprendere il progetto Massonico, trovare in esso una valida ragione per continuare coerentemente a camminare sullo stesso binario, sicuro di essere parte assolutamente indispensabile di un disegno complesso ed articolato, ma con una tesi assolutamente chiara per tutti: Libertà.
Proprio la stratificazione dentro di me, di queste riflessioni, di questi insegnamenti mi dettero la chiave per aprire la porta che il mio istinto aveva, per così dire, chiuso in faccia alla mia ragione.
Compresi che quello che sembrava una contraddizione era un falso: il principio di autodeterminazione, che appariva soffocato, trovò immediatamente la sua concreta realizzazione nella libera scelta, comune a tutti i Massoni, di essere un Mattone del Tempio, una pietra di quella grande costruzione.
In buona sostanza, usando una figura retorica, potremmo parlare di Massoneria come di una sorta di ecosistema nel quale un numero ragguardevole di uomini, accomunati da alcuni principi fondamentali, pur nella loro diversità sociale, culturale ed etica, muovono ed indirizzano il loro lavoro per il perfezionamento di loro stessi e per la creazione di una società
di individui eguali e liberi, dove la parola “eguaglianza”, intesa come uguaglianza di diritti, rappresenti una sorta di utopia realizzata.
In questo quadro la molteplicità delle culture e le loro differenze sono fattori essenziali per realizzare i contenuti di questa Istituzione.
In un certo senso potremmo coniare emblematicamente il binomio “omogenea autodeterminazione”, assurgendolo ad una sorta di principio inscindibile da cui non distaccarsi.
Quando l’armonia è sovrana, quando lo stare insieme, pur nei distinguo di opinioni e pareri, è contraddistinto da un senso di reciproco rispetto ed affetto, allora il “viaggio” attraverso l’uomo, che è uguale per tutti, come proposito, risulta più semplice e costruttivo.
La coralità è del resto un aspetto essenziale: una coralità, si badi bene, non da intendersi come imposta e voluta, bensì naturalmente conquistata e messa in atto; nel rispetto, mi ripeto, di quel principio di autodeterminazione che è caratteristica di indipendenza intellettuale, di possibilità di scegliere.
Il lavoro delle api, instancabile, ordinato, funzionale, mai caotico, rappresenta simbolicamente il modello che noi dobbiamo perseguire, ma soltanto come una metodologia operativa frutto di una dignitosa, intelligente, libera scelta comune.
La diversità di culture e di condizioni sociali permette di trovare equilibri stabili e duraturi, poiché l’esperienza di ciascuno, unita a quella degli altri, infonde solidità e concretezza al lavoro di ricerca e di sperimentazione.
Ci si riferisce, ovviamente, a tutto quello che è interesse dell’uomo: dalle grandi interpretazioni del tempo e dello spazio, al mistero della vita e della morte, o più banalmente al vivere in Loggia sotto il segno dell’armonia (che non è obbedienza cieca e dogmaticamente ottenuta), gli
uni vicino agli altri, in silenzio, mentre il Maestro Venerabile e i Sorveglianti leggono le frasi dei rituali con mozartiane musiche di sottofondo.
Anche questa apparente monotonia, contraddittorio appiattimento, di rituali ripetuti, produce amore, produce affinità: quando si ama una persona, il solo starle accanto ci gratifica, anche nel silenzio.
In Loggia, il Fratello tra Fratelli, ciascuno nel posto che gli spetta, avverte che è accomunato da una misteriosa atmosfera, mentre quella catena di unioni diviene realtà, e colui che è posto al nostro fianco è la prosecuzione di noi stessi, della stessa fisicità.
Tutto ciò non è assenza di autodeterminazione, ma comunione di intenti liberamente accettati per la realizzazione di un unico progetto.
Fr:.