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Il Vangelo di Filippo

Il Vangelo di Filippo

1.) Un Ebreo crea un Ebreo, e questo è chiamato così: “proselito”; ma un proselito non crea un proselito. Coloro che sono nella Verità sono come quelli e ne creano altri; ai secondi invece è sufficiente entrare nell’esistenza.

2.) Lo schiavo aspira soltanto ad essere libero, ma non aspira alle ricchezze del padrone. Il figlio invece non è soltanto figlio, ma si attribuisce l’eredità del padre.

3.) Coloro che ereditano da chi è morto sono essi stessi morti ed ereditano cose morte. Coloro che ereditano da chi è vivo sono essi stessi vivi ed ereditano le cose vive e le cose morte. Coloro che sono morti non ereditano nulla. Come potrebbe, infatti, ereditare un morto? Ma se colui che è morto eredita da chi è vivo. egli non morirà; anzi, il morto vivrà di nuovo.

4.) Un pagano non muore, perché egli non è mai vissuto, per dover morire. Colui che ha creduto nella Verità ha trovato la vita, e quest’uomo può correre il pericolo di morire, poiché è vivo.

5.) Dal giorno che il Cristo è venuto, il mondo è creato, le città adornate, e ciò che è morto è gettato via.

6.) Quando noi eravamo Ebrei eravamo orfani e avevamo soltanto nostra madre. Ma da quando siamo divenuti Cristiani abbiamo acquistato un padre e una madre.

7.) Coloro che seminano d’inverno raccolgono d’estate: l’inverno è il mondo, l’estate è l’altro eone. Seminiamo nel mondo per poter poi raccogliere in estate. Per questo motivo non conviene che durante l’inverno noi preghiamo: subito dopo l’inverno viene l’estate, e chi raccoglierà d’inverno non raccoglierà, ma racimolerà.

8.) Come uno è di questa maniera, così produrrà frutto. E questo non soltanto non verrà fuori nei giorni comuni, ma anche il Sabato sarà senza frutto.

9.) Il Cristo è venuto a riscattare alcuni, a liberare altri, a salvare altri. Quelli che erano stranieri egli li ha riscattati e li ha fatti suoi. Ed ha separato i suoi, quelli che ha costituito come pegno, secondo la sua volontà.
Non solo quando si è manifestato egli ha deposto la sua anima quando ha voluto, ma da che esiste il mondo, egli ha deposto la sua anima. E quando ha voluto, allora è venuto a riprenderla, poiché essa era stata lasciata come pegno. Era in mezzo a ladroni ed era stata tenuta prigioniera: egli l’ha riscattata e ha salvato i buoni nel mondo, e anche i cattivi.

10.) La luce e le tenebre, la vita e la morte, ciò che è a destra e ciò che è a sinistra, sono fratelli fra di loro: non è possibile separarli. Per questo motivo né i buoni sono buoni, né i cattivi sono cattivi, né la vita è vita, né la morte è morte. Perciò ciascuna cosa sarà distinta secondo l’origine del suo essere. Ma quelli che sono innalzati sopra il mondo sono indissolubili ed eterni.

11.) I nomi che vengono dati alle cose terrestri racchiudono un grande inganno, perché distolgono i cuori da concetti che sono autentici verso concetti che non sono autentici. Chi sente la parola “Dio” non intende ciò che è autentico, ma intende ciò che non è autentico. Così pure per “Padre” e “Figlio” e “Spirito Santo” e “Vita” e “Luce” e “Resurrezione” e “Chiesa” e tutti gli altri nomi non s’intende ciò che è autentico, ma s’intende ciò che non è autentico. A meno che non si sia venuti a conoscenza di ciò che è autentico, questi nomi sono nel mondo per ingannare. Se essi fossero nell’eone, non sarebbero nominati ogni giorno nel mondo e non sarebbero mescolati tra le cose terrestri. Essi hanno la loro fine nell’eone.

12.) Un solo nome non è pronunciato nel mondo: il nome che il Padre ha dato al Figlio. Esso è al di sopra di tutto. È il nome di “Padre”, perché il Figlio non diventerebbe Padre se non avesse rivestito se stesso del nome di “Padre”. Questo nome. coloro che lo posseggono lo intendono in verità, ma non lo pronunciano. Invece coloro che non lo posseggono non lo intendono. Ma la Verità ha espresso dei nomi nel mondo a questo motivo: che non è possibile apprendere senza nomi. La Verità è unica e molteplice, e a nostro vantaggio, per insegnarci, per amore, quella Unica, attraverso molte.

13.) Gli arconti vollero ingannare l’uomo, perché essi videro che egli aveva la stessa origine di quelli che sono veramente buoni. Essi presero il nome delle cose che sono buone e lo diedero alle cose che non sono buone, per potere, per mezzo dei nomi, ingannare gli uomini e legarli alle cose che non sono buone. E poi, se essi fanno loro un favore, li allontanano da ciò che non è buono e li collocano in ciò che è buono, quello che essi conoscono. Perch’essi hanno deliberato di prendere l’uomo libero e fare di lui un loro schiavo, per sempre.

14.) Vi sono potenze che danno questo all’uomo non volendo che egli sia salvo, per poter diventare suoi dominatori. Perché se l’uomo è loro schiavo vengono fatti sacrifici e si offrono animali alle potenze. E ciò che essi hanno offerto è bensì vivo, ma dopo che l’hanno offerto muore. Quanto all’uomo, fu offerto morto a Dio, ed è vissuto.

15.) Prima della venuta del Cristo, non c’era pane nel mondo, così come nel paradiso, il luogo dov’era Adamo. C’erano molti alberi per il nutrimento degli animali, ma non c’era frumento per il nutrimento dell’uomo. L’uomo si nutriva come gli animali, ma quando venne Cristo, L’Uomo perfetto, portò il pane dal cielo affinché l’uomo potesse nutrirsi con un cibo da uomo.

16.) Gli arconti pensavano che fosse per la loro potenza e la loro volontà che gli uomini facevano tutto ciò che facevano, ma lo Spirito Santo preparava per essi ogni cosa in segreto, come egli voleva. Fu seminata dappertutto la Verità, quella che esiste fin da principio, e molti la videro mentre era seminata, ma pochi sono quelli che la vedono quando viene raccolta.

17.) Taluni hanno detto che Maria ha concepito dallo Spirito Santo. Essi sono in errore. Essi non sanno quello che dicono. Quando mai una donna ha concepito da una donna? Maria è la vergine che nessuna forza ha violato, e questo è un grande anatema per gli Ebrei, che sono gli apostoli e gli apostolici. Questa Vergine, che nessuna forza ha violato [...], e le Potenze si contaminano. E il Signore non avrebbe detto: “Mio Padre che è nei cieli,” se non avesse avuto un altro padre, ma avrebbe semplicemente detto: “Mio Padre”.

18.) Il Signore disse ai discepoli:”[....], entrate nella Casa del Padre, ma non prendete nulla nella Casa del Padre e non portate via nulla.

19.) “Gesù” è un nome segreto, “Cristo” è un nome manifesto. Infatti “Gesù” non esiste in nessuna lingua, tuttavia il suo nome è “Gesù”, come lo hanno chiamato. Quanto a “Cristo” il suo significato è “Messia” in siriaco e xxxxxxx in greco. Ad ogni modo, tutti gli altri lo chiamano secondo la lingua di ciascuno di loro. “Nazareno” è l’unica cosa che è stata rivelata di ciò che è sconosciuto.

20.) Cristo ha in se stesso tutte le qualità: è sia uomo, sia angelo, sia mistero, sia Padre.

21.) Coloro che dicono che il Signore prima è morto e poi è risuscitato, si sbagliano, perché egli prima è risuscitato e poi è morto. Se uno non consegue prima la resurrezione non morirà, perché “come è vero che Dio vive” egli sarà già morto.

22.) Nessuno nasconde un oggetto prezioso in un recipiente di grande valore, ma spesso tesori incalcolabili sono posti in un recipiente del valore di un asse. Cosi è per l’anima: essa è un oggetto prezioso ed è venuta a trovarsi in un corpo spregevole.

23.) Vi sono certuni che hanno paura di risuscitare nudi. Per questo essi vogliono risuscitare nella carne, e non sanno che quelli che portano la carne, proprio essi sono nudi. Quelli che spogliano se stessi fino ad essere nudi, non sono nudi. Né carne né sangue possono ereditare il Regno di Dio. Qual’è quello che non erediterà? Il corpo che noi abbiamo. Qual’è invece quello che erediterà? Quello di Gesù e il suo sangue. È per questo che egli ha detto: “Chi non mangerà la mia carne (Logos) e non berrà il mio sangue non ha la vita in se stesso”. E cosa sono queste cose? La sua carne è il Logos e il suo sangue è lo Spirito Santo (anima). Chi ha ricevuto queste cose ha cibo, bevanda e vestito. Io, poi, biasimo anche gli altri, quelli che dicono che non si risusciterà. Infatti ambedue sono in errore. Tu dici che la carne non risusciterà: dimmi allora che cosa risusciterà, affinché noi possiamo renderti onore. Tu dici che lo Spirito è dentro la carne, che c’è pure questa luce dentro la carne. Ma è il Logos, quest’altro che è nella carne! In questa carne (Logos) in cui Tutto esiste, bisogna dunque risuscitare.

24.) In questo mondo, quelli che indossano i vestiti (anime) sono superiori ai vestiti (corpo); nel Regno dei Cieli i vestiti (spirito) sono superiori a quelli che li indossano, per l’acqua ed il fuoco che purificano tutto il luogo.

25.) Ciò che è manifesto, lo è grazie a ciò che è manifesto; ciò che è nascosto, grazie a ciò che è nascosto. Ma vi sono certe cose nascoste che lo sono grazie a cose manifeste. C’è un’acqua nell’acqua ed un fuoco nel crisma.

26.) Gesù le ha portate tutte in segreto. Infatti non si era rivelato come era, ma si è rivelato come potevano vederlo. E cosi si è manifestato a tutti questi: si è manifestato come grande ai grandi, si è manifestato come piccolo ai piccoli, si è manifestato agli angeli come angelo e agli uomini come uomo. Per questo il suo Logos è rimasto nascosto a tutti. Taluni, invero, lo hanno visto, credendo di vedere se stessi. Ma quando è apparso, in gloria, ai suoi discepoli, sulla montagna, egli non era piccolo. È diventato grande, ma ha fatto grandi i suoi discepoli, perché fossero in grado di vederlo grande.
Egli ha detto quel giorno, nella preghiera di ringraziamento: “Tu che hai congiunto la Perfezione “la Luce “con lo Spirito Santo, congiungi gli angeli con noi, immagini.

27.) Non disprezzare l’Agnello, perché senza di lui non è possibile vedere la Porta del Regno. Nessuno potrà andare alla presenza del Re, se è nudo.

28.) L’Uomo celeste, molti sono i suoi figli, più che dell’Uomo terrestre. Se i figli di Adamo sono numerosi, per quanto ne muoiano, quanti di più sono i figli dell’Uomo perfetto che non muoiono mai, ma sono rigenerati in eterno!

29.) Il padre genera un figlio, ma il figlio non può generare un figlio, perché chi è stato generato non può generare. Il figlio acquista per sé soltanto fratelli, non figli.

30.) Tutti coloro che sono generati nel mondo sono generati dalla natura, gli altri dallo Spirito. Coloro che sono generati da questo gridano di là all’Uomo, perché si nutrono della promessa del Luogo in alto.

31.) Colui che si nutre dalla bocca, se di lì è uscito il Logos verbo di verità, dovrà essere nutrito dalla bocca, e diventare “perfetto”. Perché il perfetto diventa fecondo per mezzo di un bacio, e genera. Per questo motivo anche noi ci baciamo l’un l’altro, e concepiamo l’uno dall’altro, per opera della grazia che è in noi.

32.) Erano tre (Maria), che andavano sempre con il Signore: sua madre Maria, sua sorella, e la Maddalena, che è detta sua consorte. Infatti era “Maria”: sua sorella, sua madre e la sua consorte.

33.) “Padre” e “Figlio” sono nomi semplici, “Spirito Santo” è un nome duplice. Quelli sono in ogni luogo: essi sono in alto, essi sono in basso, essi sono nell’invisibile, essi sono in ciò che è manifesto. Lo Spirito Santo è in ciò che è manifesto, in basso, è nell’invisibile, in alto.

34.) I santi sono serviti dalle Potenze cattive. Infatti queste sono accecate dallo Spirito Santo, tanto che credono di servir l’uomo, mentre agiscono per i santi. Per questo motivo un giorno un discepolo domandò al Signore qualcosa riguardo al mondo ed egli rispose: “Domandalo a tua Madre ed ella ti darà qualcosa di diverso”.

35.) Gli apostoli dissero ai discepoli: “Possa ogni nostra offerta avere sale! “Essi chiamavano Sofia: “sale”. Senza di questo, nessuna offerta è accettabile.

36.) Ma Sofia è sterile, senza il Figlio. Per questo motivo essa è chiamata [...] sale. Il luogo in cui essi [...] alla loro maniera, è lo Spirito Santo. Perciò molti sono i suoi figli.

37.) Ciò che il padre ha, appartiene al figlio; e a questi “il figlio” per tutto il tempo è piccolo, non si affida quello che è suo. Ma quando diventa uomo, il padre gli dà tutto ciò che gli appartiene.

38.) Quelli che sono perduti, che lo Spirito genera, sono perduti anche per causa sua. Per questo, con il medesimo soffio, il fuoco si attizza e si spegne.

39.) Una cosa è Achamoth e un’altra cosa è Echmoth. Achamoth è semplicemente Sofia, mentre Echmoth è la Sofia della morte. È questa che conosce la morte, e che è chiamata piccola Sofia.

40.) Ci sono animali che sono soggetti all’uomo, come il vitello, l’asino, e altri di questo genere. Ce ne sono altri che non sono soggetti e vivono appartati in luoghi solitari. L’uomo lavora il campo con gli animali che gli sono soggetti, e con questo nutre se stesso e gli animali, tanto quelli che gli sono soggetti, quanto quelli che non gli sono soggetti. La stessa cosa è per l’Uomo perfetto. Egli lavora con le Potenze che gli sono soggette e prepara ogni cosa per l’Esistenza. Poiché in questo modo l’intero luogo è seminato, sia il buono che il cattivo, ciò che è destra e ciò che è a sinistra. Lo Spirito Santo raccoglie insieme e guida le Potenze soggette e non soggette, e quelle appartate. Perché, invero, esso [...] le riunisce, affinché [...].

41.) Adamo, se è stato formato, tu troverai che i suoi figli sono una eccellente fabbricazione. Se egli non è stato formato, ma generato, tu troverai che era eccellente il suo seme. Ora, ecco che egli è stato formato e generato. Che eccellenza è questa!

42.) Dapprima si è avuto l’adulterio, poi l’omicidio. Ed egli fu generato da adulterio, perché era figlio del serpente. Per questo divenne assassino, come era anche suo padre, e uccise il proprio fratello. Perché ogni associazione che si forma tra cose differenti l’una dall’altra è un adulterio.

43.) Dio è un tintore. Come le buone tinture, che si dicono genuine, muoiono con le cose che sono state tinte con esse, così è con le cose tinte da Dio: poiché le sue tinture sono immortali, esse diventano immortali grazie ai suoi colori. Ora Dio, ciò che immerge, lo immerge nell’acqua.

44.) Non è possibile che uno veda qualcuna delle realtà autentiche, a meno che non diventi come esse. La Verità non è come per l’uomo nel mondo: egli vede il sole, me non è il sole, e vede il cielo e la terra e tutte le altre cose, ma non sono per nulla quelli autentici.
Ma tu hai visto qualcuna delle cose del Luogo e sei divenuto di quelle. Tu hai visto lo Spirito e sei diventato Spirito. Tu hai visto Cristo e sei diventato Cristo. Tu hai visto il Padre e diventerai il Padre. Per questo, ora, tu vedi ogni cosa e non vedi te stesso. Ma ti vedrai nel Luogo, perché quello che tu vedi, lo diventerai.

45.) La Fede riceve, l’Amore dà. Nessuno può ricevere senza la fede, nessuno può dare senza l’amore. Per questo motivo, per poter ricevere, noi abbiamo la fede, ma anche allo scopo di poter dare con sincerità, poiché, se qualcuno non dà con amore, non ha alcun profitto da quello che ha dato.

46.) Colui che non ha ancora ricevuto il Signore è ancora un Ebreo.

47.) Gli apostoli che sono stati prima di noi l’hanno chiamato cosi: “Gesù Nazareno Cristo”. L’ultimo nome è “Cristo”, il primo è “Gesù”, quello in mezzo è “Nazareno”.
“Messia” ha due significati: tanto “Cristo” che “il limitato”.
“Gesù” in ebraico è: “la Redenzione”. “Nazara” è: “la Verità”. perciò “Nazareno” è “quello della Verità”.

48.) La perla, se è gettata nel fango, non diventa di minor pregio, né, se viene unta con olio di balsamo, diventa di maggior pregio, ma ha sempre valore agli occhi del suo proprietario. Cosi è per i figli di Dio: dovunque essi siano, essi hanno sempre valore agli occhi del loro Padre.

49.) Se tu dici: “Io sono un Giudeo, “nessuno si preoccuperà. Se tu dici: “Io sono Romano,” nessuno si sentirà scosso. Se tu dici: “Io sono un Greco, un barbaro, uno schiavo, un libero, ” nessuno si turberà. Se tu dici: “Io sono un Cristiano,” tutti si agiteranno.
Possa io ricevere questa designazione, che [...] non possono sopportare: cioè questo nome.

50.) Dio è un divoratore di uomini. Per questo l’uomo gli è immolato. Prima di immolare l’uomo gli si immolavano gli animali, perché non erano dei, quelli a cui si facevano sacrifici.

51.) I vasi di vetro e i vasi di terracotta sono fabbricati per mezzo del fuoco. Ma i vasi di vetro, se si rompono, vengono modellati di nuovo, perché provengono da un soffio. I vasi di terracotta, se si rompono, vengono distrutti, perché essi sono prodotti senza soffio.

52.) Un asino che girava una macina fece cento miglia, camminando. Quando fu slegato, trovò che era ancora nello stesso posto. Ci sono uomini che camminano molto e non avanzano affatto. Quando è venuta per loro la sera, essi non hanno visto né città, né villaggio, né creatura, né natura, e potenza e angelo. Invano, i miseri, si sono travagliati.

53.) L’eucaristia è Gesù; infatti in siriaco è chiamato Pharisatha, cioè: “colui che è steso”. Infatti Gesù è venuto a crocifiggere il mondo.

54.) Il Signore entrò nella tintoria di Levi. Prese settantadue colori e li versò nella tinozza. Li tirò fuori tutti bianchi e disse: “È cosi, invero, che il Figlio dell’uomo è venuto come tintore (lavaggio battesimale).

55.) La Sofia, che è chiamata sterile, è la madre degli angeli. La consorte di Cristo è Maria Maddalena. Il Signore amava Maria più di tutti i discepoli e la baciava spesso sulla bocca. Gli altri discepoli allora dissero: “Perché ami lei più di tutti noi? “Il Salvatore rispose e disse loro: “Perché, non amo voi tutti come lei?

56.) Un cieco e un uomo che vede, quando sono tutti e due nelle tenebre, non sono differenti l’uno dall’altro. Ma quando viene la luce, allora quello che vede vedrà la luce e quello che è cieco rimarrà nelle tenebre.

57) Il Signore ha detto: “Beato colui che era, prima di venire al mondo! Perché chi è, lo era e lo sarà.

58.) La superiorità dell’uomo non è manifesta, ma è nel segreto. Per questo egli è il signore degli animali che sono più forti di lui, che sono grandi secondo ciò che è manifesto e secondo ciò che è nascosto, ed è lui a dar loro il sostentamento. Infatti se l’uomo si separa da loro, essi si uccidono e si mordono tra di loro. Essi si sono divorati l’un l’altro finché non hanno trovato cibo. Ma ora hanno trovato cibo, perché l’uomo ha lavorato la terra.

59.) Se qualcuno scende nell’acqua e ne esce fuori senza aver ricevuto nulla e dice: “Io sono cristiano, “egli si è appropriato il nome; ma se egli riceve lo Spirito Santo, ha il dono del nome. Chi ha avuto il dono, non ne è più privato; ma chi se l’è appropriato, gli viene tolto.

60.) Questo è quanto succede per il matrimonio. Se qualcuno entra nell’esistenza per un mistero, il mistero del matrimonio e grande. Poiché senza di esso il mondo non sarebbe. Infatti la consistenza del mondo è l’uomo (emanazione divina), e la consistenza dell’uomo è il matrimonio (nel congiungimento spirituale). Abbiate presente l’accoppiamento immacolato, perché esso ha grande potenza. La sua immagine è nella congiunzione carnale.

61.) Tra gli spiriti impuri ve ne sono di maschili e di femminili. I maschili sono quelli che si congiungono alle anime che abitano in un corpo di femmina; i femminili sono quelli che si congiungono alle anime che sono in un corpo di uomo. Perché essi sono separati. E nessuno potrà loro sfuggire, quando essi lo posseggono, a meno che egli non riceva un potere maschile o femminile, cioè di sposo o di sposa. Ora, questo lo riceve in immagine dalla camera nuziale.
Quando le femmine sciocche vedono un maschio seduto da solo, balzano su di lui, scherzano con lui e lo seducono. Ugualmente gli uomini sciocchi, quando vedono una bella donna seduta da sola, la lusingano e le fanno pressione, perché desiderano possederla. Ma se essi vedono un uomo con la moglie, seduti vicino, le femmine non possono andare dall’uomo e gli uomini non possono andare dalla femmina. La stessa cosa è, se l’immagine e l’angelo si uniscono insieme (innalzamento spirituale): non c’è alcuna possibilità di andare verso l’uomo o verso la donna.
Colui che esce dal mondo non può più essere trattenuto, per essere stato nel mondo. È manifesto che egli si è elevato al di sopra dei desideri, della morte e della paura. Egli è il signore della natura, egli è superiore alla gelosia. Ma se queste cose ci sono, lo posseggono e lo soffocano. E come potrà essere in grado di sfuggire loro?
Spesso vengono di quelli che dicono: ” Noi siamo credenti ” per sfuggire agli spiriti impuri e ai demoni. Perché, se avessero ricevuto lo spirito santo, non ci sarebbero stati spiriti impuri che si congiungessero con loro.

62.) Non temere la carne e non amarla. Se la temi, essa ti dominerà. Se l’ami, essa ti divorerà e ti soffocherà.

63.) O si è nel mondo o nella resurrezione o nei luoghi intermedi. Purché non mi succeda di essere trovato in questi! In questo mondo c’è del buono e del cattivo. Quello che c’è di buono non è tutto buono, e quello che c’è di cattivo non è tutto cattivo. Ma oltre questo mondo c’è qualcosa di cattivo che è veramente cattivo, e cioè quello che si chiama l’ “Intermedio”. Esso è la morte. Mentre siamo in questo mondo, è necessario acquistare per noi la resurrezione, cosicché, quando ci spogliamo della carne, possiamo essere trovati nella Quiete (beatitudine celeste) e non andiamo errando nell’Intermedio. Vi sono molti, infatti, che si smarriscono durante il cammino. Ed è bene, pertanto, uscire dal mondo prima che l’uomo abbia peccato.

64.) Vi sono taluni che né vogliono né possono. Invece altri, se vogliono, non ne hanno alcun profitto, perché non hanno agito. Infatti il volere soltanto li rende peccatori come il non-volere e il non-agire.

65.) Un apostolico ebbe una visione alcune persone che erano rinchiuse in una casa in fiamme e legate con catene di fuoco e gettate in un mare di fuoco, che bruciava dinanzi a loro. E dicevano: ” Gettate acqua sul fuoco! ” Ma essi dicevano che non erano in grado di salvarle, secondo la loro volontà. Essi ricevettero la morte come punizione, quella che è chiamata “le tenebre esteriori”, perché consiste in acqua e fuoco.

66.) L’anima e lo spirito sono entrati nell’esistenza dall’acqua, dal fuoco e dalla luce, che il figlio della camera nuziale […]. Il fuoco è il crisma, la luce è il fuoco. Io non parlo di questo fuoco, che non ha forma, ma dell’altro, la cui forma è bianca, che è fatto di luce e di bellezza, e che dà bellezza.

67.) La verità non è venuta nel mondo nuda, ma è venuta in simboli ed immagini. Esso non la riceverà in altra maniera. C’è una rigenerazione e un’immagine di rigenerazione. Ed è veramente necessario che si sia rigenerati attraverso l’immagine. Che cos’è la resurrezione? E la immagine è necessario che risorga attraverso l’immagine e la camera nuziale; l’immagine attraverso l’immagine, è necessario che si entri nella Verità, che è la restaurazione.
Questo è inevitabile per coloro che non soltanto ricevono il nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo, ma che li hanno ottenuti proprio per sé. Se uno non li ottiene proprio per sé, anche il nome gli sarà tolto. Ora questi si ottengono con il crisma della pienezza della potenza della Croce, che gli apostoli hanno chiamato la destra e la sinistra. Infatti costui non è più un cristiano, ma un Cristo.

68.) Il Signore ha operato ogni cosa in un mistero: un battesimo e un crisma, un’eucaristia e una redenzione, e una camera nuziale.

69.) Egli ha detto: ” Io sono venuto a rendere le cose di sotto come le cose di sopra e le cose esterne come quelle interne, e ad unirle tutte nel Luogo “. Egli si è manifestato qui attraverso simboli ed immagini. Coloro che dicono che c’è qualcuno al di sopra e qualcuno al di sotto, si sbagliano. Infatti, quello che si è manifestato è quello che è chiamato “quello che è di sotto”, e quello a cui appartengono le cose nascoste è “quello che è al di sopra” di lui. Sarebbe bene, in verità, dire così: “l’interno” e “l’esterno” e “l’esterno dell’esterno”. Per questo il Signore ha chiamato la corruzione “le tenebre esteriori”, al di fuori delle quali non c’è nulla. Egli ha detto: ” Mio Padre che è nel segreto “.
Egli ha detto: ” Entra nella tua camera e chiudi la porta su di te e prega tuo Padre che è nel segreto, ” cioè che è nell’interno di tutte le cose.
Ora, ciò che è nell’interno di tutte le cose è il pleroma. Fuori di esso non c’è nulla che gli sia interno. Questo è quello che è detto: “ciò che è al di sopra di esse”.

70.) Prima del Cristo, molti erano usciti. Ma là, di dove erano usciti, non potevano più ritornare, e di là, dove erano entrati, non potevano più uscire. Ma è venuto il Cristo: quelli che erano entrati, egli li ha fatti uscire, e quelli che erano usciti, li ha fatti entrare.

71.) Quando Eva era in Adamo, non esisteva la morte. Ma dopo che essa si fu separata, la morte è sopravvenuta. Se essa entra di nuovo in lui, e se egli la riprende in se stesso, non esisterà più la morte.

72.) ” Mio Dio, mio Dio! Perché, o Signore, mi hai abbandonato? ” Egli ha detto queste parole sulla croce, perché essa [Egli] ha separato dal Luogo la sua anima, che era stata generata dallo Spirito Santo, per opera di Dio.
Il Signore si è levato dai morti ed è divenuto come era prima. Ma il suo corpo era perfetto: aveva bensì una carne, ma questa carne è una carne autentica, mentre la nostra carne non è autentica, ma noi possediamo un’immagine di quella autentica.

73.) La camera nuziale non è per le bestie (ilici), né per gli schiavi (psichici), né per le donne già possedute (impurità), ma è per gli uomini liberi (spirituali) e per le vergini (purezza).

74.) Noi siamo stati generati bensì dallo Spirito Santo, ma siamo stati di nuovo generati da Cristo, a due a due. Abbiamo avuto il crisma dello Spirito, e quando siamo stati rigenerati siamo stati uniti.

75.) Nessuno potrebbe vedere se stesso né nell’acqua né in uno specchio, senza la luce; né tu potrai rivedere te stesso nella Luce, senza acqua né specchio. Per questo occorre essere battezzati in ambedue: nella luce e nell’acqua. E invero la luce è il crisma.

76.) C’erano tre edifici, come luoghi per le offerte, in Gerusalemme: uno era aperto verso sud e si chiamava “il Santo del Santo”, il terzo era aperto verso oriente e si chiamava il “Santo dei Santi”, il luogo in cui il Sommo Sacerdote entrava egli solo. Il battesimo è l’edificio “Santo”, la redenzione è il “Santo del Santo”, e il “Santo dei Santi” è la camera nuziale. Il battesimo contiene la resurrezione e la redenzione. La redenzione è nella camera nuziale. Ma la camera nuziale è superiore a queste due.
Tu non potrai trovare […] quelli che pregano […] Gerusalemme […] che si chiama “il Santo dei Santi” […], non la camera nuziale, ma solo l’immagine […]. La sua cortina si è strappata dall’alto in basso, perché occorreva che qualcuno dal basso salisse in alto.

77.) Coloro che si sono rivestiti della luce perfetta, le Potenze non li vedono e non possono trattenerli. Ora, ci si rivestirà di questa luce per un mistero, nella unione.

78.) Se la donna non si fosse separata dall’uomo, non sarebbe morta, con l’uomo. La sua separazione è stata l’origine della morte. Per questo motivo è venuto il Cristo: per annullare la separazione che esisteva fin dalle origini e unire di nuovo i due, e per dare la vita a quelli che erano morti nella separazione e unirli.

79.) Ora, la donna si unisce a suo marito nella camera nuziale, e quelli che si sono uniti nella camera nuziale non si separeranno più. È per questo che Eva si è separata da Adamo: perché essa non era unita a lui nella camera nuziale.

80.) L’anima di Adamo è venuta nell’esistenza per mezzo di un soffio. Suo consorte è lo spirito. Chi glielo ha dato è sua Madre; e con l’anima gli è stato dato uno spirito, al suo posto. Per questo, quando si è nascosto egli ha pronunciato parole superiori alle Potenze. Esse lo invidiarono perché erano separate dall’unione spirituale […].

81.) Gesù ha rivelato sulle rive del Giordano la pienezza del Regno dei Cieli che esisteva prima del Tutto. Poi egli fu rigenerato. Poi fu adottato come figlio. Poi fu unto. Poi fu redento. Poi ha redento.

82.) Se è possibile riferire un mistero: il Padre del Tutto si è unito alla Vergine che è discesa e quel giorno un fuoco lo ha illuminato. Esso ha rivelato la grande camera nuziale. Per questo il suo corpo, che è venuto nell’esistenza in quel giorno, è venuto dalla camera nuziale, come quello che è stato generato dallo Sposo e dalla Sposa. Così, grazie a questi, Gesù ha ristabilito il Tutto in essa. Ed è inevitabile che ogni discepolo entri nella sua Quiete.

83.) Adamo è stato fatto da due vergini: lo spirito e la terra vergine. Per questo motivo, Cristo è stato generato da una vergine: per riparare alla caduta che è avvenuta alle origini.

84.) Ci sono due alberi in mezzo al Paradiso: uno produce animali, l’altro produce uomini. Adamo ha mangiato dell’albero che produce animali ed è diventato animale ed ha generato animali. Per questo i figli di Adamo venerano dei che hanno forma di animali. L’albero di cui Adamo ha mangiato i frutti è l’albero della conoscenza. Per questo i peccati sono divenuti numerosi. Se egli avesse mangiato dell’altro albero, i frutti dell’albero della vita, che produce uomini, gli dei venererebbero l’uomo.

85.) Così è nel mondo: gli uomini creano dei e venerano le loro creazioni. Sarebbe conveniente che gli dei venerassero gli uomini.

86.) Per la verità, le opere dell’uomo provengono dalla sua potenza e per questo sono chiamate “potenze”. Sue opere sono anche i suoi figli, che provengono dal Riposo. In conseguenza di questo, la sua potenza risiede nelle opere, mentre il Riposo si manifesta nei suoi figli. E tu troverai che questo procede fino all’immagine, che compie le sue opere secondo la propria potenza, ma nel riposo crea i suoi figli.

87.) In questo mondo gli schiavi sono al servizio degli uomini liberi, nel Regno dei cieli gli uomini liberi serviranno gli schiavi i figli della camera nuziale serviranno i figli del matrimonio. I figli della camera nuziale hanno un solo ed unico nome. La Quiete è per l’uno e per l’altro di essi. Essi non hanno bisogno di attività.

88.) La contemplazione ha grandi vantaggi. Essi sono di più che in una visione, per coloro che sono nel mondo. Ma le glorie delle glorie, gli uomini non possono vederle.

89.) […] Cristo è sceso nell’acqua, al fine di purificare e rendere perfetti coloro che egli ha reso perfetti nel Suo Nome. Infatti egli ha detto: ” È necessario che noi compiamo ogni giustizia.

90.) Coloro che dicono che prima si muore e poi si risorge, si sbagliano. Se non si riceve prima la resurrezione, mentre si è vivi, quando si muore non si riceverà nulla. Così pure si parla riguardo al battesimo, dicendo che il battesimo è una grande cosa, perché se si riceve si vivrà.

91.) L’apostolo Filippo ha detto: ” Giuseppe il falegname ha piantato un giardino, perché aveva bisogno di legna per il suo mestiere. È lui che ha costruito la Croce con gli alberi che ha piantato. Il suo seme è stato Gesù, la Croce la sua pianta.

92.) Ma l’albero della vita è in mezzo al Paradiso, e anche l’ulivo, da cui viene il crisma, grazie al quale la resurrezione.

93.) Questo mondo è un divoratore di cadaveri. Tutto ciò che è divorato da esso è morto. La Verità è una divoratrice di vita. Per questo, nessuno di quelli che si nutrono di Verità morirà. Gesù è uscito dal Luogo e di là ha portato il nutrimento, e a quelli che lo desideravano ha portato la Vita, affinché essi non morissero più.

94.) Dio ha piantato un Paradiso. L’uomo viveva nel Paradiso. C’era unità e non c’era separazione […] Beati gli uomini che in esso non desidereranno più separarsi. Questo Paradiso è il luogo in cui mi sarà detto: ” Mangia di questo o non mangiare di questo, secondo il tuo desiderio “. È il luogo dove io mangerò di tutto, poiché lì c’è l’albero della conoscenza. Là esso ha ucciso Adamo, qui invece l’albero della conoscenza ha dato la vita all’uomo.
La Legge era l’albero. Esso aveva il potere di dare la conoscenza del bene e del male. Ma esso né lo allontanava dal male, né lo stabiliva nel bene, ma ha creato la morte per quelli che ne hanno mangiato. Perché quando ha detto: ” Mangia di questo, non mangiare di quello, ” è stata l’origine della sua morte.

95.) Il crisma è superiore al battesimo, perché per mezzo del crisma noi siamo stati chiamati cristiani, non per mezzo del battesimo. Infatti il Padre ha unto il Figlio, e il Figlio ha unto gli apostoli, e gli apostoli hanno unto noi. Colui che è stato unto possiede il Tutto. Egli possiede la Resurrezione, la Luce, la Croce, lo Spirito Santo. Il Padre gli ha dato queste cose nella camera nuziale, ed egli le ha ricevute.

96.) Il padre era nel figlio e il figlio nel padre. Questo è il Regno dei cieli.

97.) Giustamente il Signore ha detto: ” Alcuni sono entrati nel Regno dei cieli ridendo e sono usciti ridendo da questo mondo “. Un cristiano […] e immediatamente è disceso nell’acqua e ne è uscito signore del Tutto. Perché il suo ridere non è per divertimento, ma egli disprezza questo mondo che non è degno del Regno dei cieli. Se egli lo disprezza e lo considera una sciocchezza, lo lascerà ridendo.

98.) È così anche per il pane e il calice e per l’olio, sebbene vi sia qualche altra cosa superiore a queste.

99.) Il mondo è stato creato in seguito ad una trasgressione. In effetti colui che l’ha creato voleva farlo incorruttibile ed immortale, ma egli ha commesso una trasgressione e non ha soddisfatto la sua speranza. Infatti l’incorruttibilità del mondo non c’è stata e non c’è stata l’incorruttibilità di colui che ha fatto il mondo. Veramente non c’è incorruttibilità nelle opere, ma nei figli, e nessuna opera potrà ricevere la incorruttibilità, a meno che diventi figlio. Ma colui che non ha la possibilità di ricevere, quanto maggiormente non potrà dare!

100.) Il calice della benedizione contiene del vino e contiene dell’acqua, poiché serve come simbolo del sangue per cui si fa il rendimento di grazie, ed è ripieno di Spirito Santo. Esso è dell’Uomo interamente perfetto, e quando lo beviamo riceviamo in noi stessi l’Uomo perfetto.

101.) L’acqua viva è una sostanza. È necessario che ci rivestiamo dell’Uomo Vivente. Per questo, quando uno viene per discendere nell’acqua si leva gli abiti per rivestirsi di quello.

102.) Un cavallo genera un cavallo, un uomo genera un uomo, un dio genera un dio. Così avviene per lo Sposo e la Sposa: i loro figli provengono dalla camera nuziale. Non c’era nessun Giudeo che provenisse dai Greci, finché la Legge fu in vigore. E noi stessi abbiamo avuto origine dai Giudei, prima di diventare Cristiani. Tu hai visto […]. Questi sono stati chiamati “il popolo eletto” dello Spirito Santo, e l’uomo autentico e il Figlio dell’uomo e la semenza del Figlio dell’uomo. Questa è chiamata nel mondo la razza autentica.

103.) Essi sono il luogo dove si trovano i figli della camera nuziale. L’unione in questo mondo, di uomo e donna, è il luogo della potenza e della debolezza. Nell’eone la forma dell’unione è differente, ma noi le chiamiamo con questi nomi.

104.) Ma ve ne sono altri, superiori a tutti i nomi con cui vengono chiamati, superiori alla violenza. Perché, là dove c’è violenza vi sono anche quelli che sono più forti della violenza.
Quelli che sono là non sono una cosa e un’altra, ma sono tutti due la stessa cosa; quello che è qui è quello che non sarà in grado di oltrepassare i limiti della carne.

105.) Di tutti coloro che posseggono il Tutto, non necessariamente tutti conoscono se stessi. E in verità, quelli che non conoscono se stessi non gioiranno di ció che essi posseggono, ma quelli che sono pervenuti alla conoscenza di se stessi ne gioiranno.

106.) Non solamente l’uomo perfetto non potrà essere colto, ma non potrà nemmeno essere visto. Perché se egli è visto sarà colto. In nessun’altra maniera qualcuno potrà ottenere per se stesso questa grazia, a meno che non si rivesta della Luce perfetta e non diventi egli stesso Luce perfetta. Quando l’avrà rivestita, egli andrà nella Luce. Tale è la Luce perfetta.

107.) È necessario che noi diveniamo uomini perfetti prima di uscire dal mondo. Colui che ha ricevuto il Tutto, senza dominare questi luoghi, non potrà dominare il Luogo. Ma egli andrà nell’Intermedio, in quanto imperfetto. Solo Gesú conosce la fine di costui.

108.) L’uomo santo è completamente santo, già fin nel corpo. Perché, se ha ricevuto il pane, egli lo farà santo, e cosí il calice o tutte le altre cose che egli riceve, egli le purificherà. E come non purificherà anche il corpo?

109.) Nello stesso modo in cui Gesú ha reso perfetta l’acqua del battesimo, cosí ha svuotato la morte. In conseguenza di questo, noi invero discendiamo nell’acqua, ma non discendiamo nella morte, affinché non siamo rigettati nello spirito del mondo. Questo, quando soffia, fa venire l’inverno; quando soffia lo Spirito Santo, viene l’estate.

110.) Colui che possiede la conoscenza della verità è un uomo libero; e l’uomo libero non pecca, perché chi commette il peccato è schiavo del peccato. La madre è la verità, ma la gnosi è il padre.
Coloro a cui non è permesso di peccare, il mondo li chiama liberi. A coloro a cui non è permesso di peccare, la conoscenza della verità eleva i cuori, cioè li rende liberi e li solleva al di sopra di tutto il luogo. Ma l’amore costruisce: colui che è diventato libero grazie alla gnosi, diventa schiavo di coloro che non si sono ancora potuti elevare fino alla libertà della gnosi; perché solo la gnosi li rende capaci di diventare liberi. L’amore non prende nulla. Infatti, come potrebbe prendere qualche cosa, dal momento che ogni cosa gli appartiene? Esso non dice: “Questo è mio” o “Quello è mio”, ma dice: “Questo è tuo”.

111.) L’amore spirituale è vino e balsamo. Ne godono tutti coloro che saranno unti con esso, e ne godono anche quelli che stanno vicino a loro, mentre quelli che ne sono unti sono presenti. Se quelli che sono unti col balsamo si allontanano da loro e se ne vanno, quelli che non sono unti, solamente quando si trovano lontano da loro, continuano a rimanere nel loro cattivo odore.
Il Samaritano ha dato niente altro all’uomo ferito che vino ed olio. Non c’è altra cosa che l’unzione. Ed egli ha guarito le ferite, perché l’amore copre moltitudine di peccati.

112.) A colui che la donna ama sono rassomiglianti quelli che essa mette al mondo. Se è suo marito, essi sono rassomiglianti a suo marito, se è un adultero, essi sono rassomiglianti all’adultero. Spesso, se una donna giace con suo marito per necessità, ma il suo cuore è presso l’adultero, con cui essa è solita unirsi, ciò che essa metterà al mondo, lo metterà al mondo rassomigliante all’adultero. Ma voi che siete con il Figlio di Dio, non amate il mondo, ma amate il Signore, affinché quelli che voi genererete non siano rassomiglianti al mondo, ma siano rassomiglianti al Signore.

113.) L’uomo si unisce con l’uomo, il cavallo si unisce con il cavallo, l’asino si unisce con l’asino. Ogni genere si unisce con cose dello stesso genere. Cosí lo spirito si unisce allo spirito, e il Logos si unisce al Logos e la Luce si unisce alla Luce. Se tu diventi uomo, l’uomo ti amerà, se tu diventi spirito, lo spirito si unirà a te, se tu diventi Luce, è la Luce che si unirà con te, se tu diventi uno di quelli che sono in alto, quelli che sono in alto troveranno il loro riposo in te. Se tu diventi cavallo o asino o bue o cane o montone o qualunque altro animale di quelli che si trovano al di fuori e in basso, tu non potrai essere amato né dall’uomo, né dallo spirito, né dal Logos, né dalla Luce, né da quello che è in alto, né da quello che è nell’interno. Essi non potranno trovare riposo in te, e tu non farai parte di loro.

114.) Chi è schiavo contro la propria volontà potrà divenire libero. Ma chi è divenuto libero per concessione del suo signore e si è legato egli stesso ad una schiavitú non potrà piú essere libero.

115.) La coltivazione dei campi è costituita da quattro elementi: si porta nel granaio ció che proviene dall’acqua e dalla terra e dall’aria e dalla luce. Il culto di Dio è pure costituito da quattro elementi: la fede e la speranza e l’amore e la gnosi. La nostra terra è la fede, in cui abbiamo radice, l’acqua è la speranza, da cui siamo nutriti, l’aria è l’amore, da cui siamo fatti crescere, e la luce è la gnosi, da cui veniamo maturati.

116.) La grazia è il contadino; la semenza del contadino sono gli uomini che salgono verso le altezze del cielo, e benedetto il servitore che non ha ingannato le loro anime! Questi è Gesú Cristo. Egli ha ingannato l’intero luogo e non ha gravato su nessuno. Per questo motivo, benedetto chi è cosí, perché è l’Uomo perfetto. Infatti egli è il Logos.

117.) Fateci delle domande a suo riguardo, perché è difficile raddrizzarla. Come potremo raddrizzare questa grande cosa? Come darà essa il riposo a ciascuno?

118.) Prima di tutto è necessario non affliggere nessuno, sia grande sia piccolo, sia credente sia non credente; inoltre dare il riposo a coloro che riposano nel bene.
Vi sono di quelli a cui giova dare il riposo a chi è nel bene. Ma chi fa il bene non può dare il riposo a costoro, perché esso non viene secondo la sua volontà. Ma gli è impossibile affliggere, facendo sí che essi siano oppressi. Invece chi è nel bene talvolta li affligge. Non è cosí, ma li affligge la loro debolezza.
Chi possiede la natura, dà gioia al buono. Ma a causa di questo, alcuni si affliggono gravemente.

119.) Un padrone di casa si è procurato ogni genere di cose: sia figli, sia schiavi, sia bestiame, sia cani, sia maiali, sia frumento, sia orzo, sia paglia, sia erba, sia ossa, sia carne e ghiande. Ma egli era un uomo saggio e conosceva il nutrimento di ciascuno. Davanti ai figli egli ha messo pane, olio d’olive e carne; davanti agli schiavi egli ha messo olio di ricino e frumento; al bestiame ha dato orzo, paglia ed erba; ai cani ha gettato le ossa e ai maiali ha gettato le ghiande e gli avanzi del pane. Cosí è per il discepolo di Dio. Se è un uomo saggio, egli conosce la condizione dei discepoli. Le forme del corpo non l’inganneranno, me egli terrà conto della disposizione dell’animo di ciascuno, e parlerà con lui. Vi sono molti animali nel mondo che rivestono una forma umana. Quando egli li riconoscerà, ai maiali getterà ghiande, al bestiame getterà orzo, paglia ed erba, ai cani getterà ossa. Agli schiavi darà le primizie, ai figli darà ciò che è perfetto.

120.) C’è il Figlio dell’uomo e c’è il figlio del Figlio dell’uomo. Il Signore è il Figlio dell’uomo, e il figlio del Figlio dell’uomo è colui che è creato dal Figlio dell’uomo. Il Figlio dell’uomo ha ottenuto da Dio il potere di creare. Egli può generare.

121.) Chi ha ricevuto la creazione è una creatura, chi ha ricevuto la generazione è un generato. Chi crea non può generare. Chi genera ha il potere di creare. In verità si dice: «Chi crea, genera». Ma il suo prodotto è una creatura. Per questo motivo le opere non sono figli, ma loro immagini. Chi crea, lavora visibilmente ed è egli stesso visibile. Chi genera, lavora nel segreto, ed è egli stesso nascosto. Il generato non è come l’immagine. Chi crea, crea apertamente, ma chi genera, genera figli nel segreto.

122.) Nessuno può sapere qual’è il giorno in cui l’uomo e la donna si congiungono, salvo essi stessi. Perché il matrimonio nel mondo è un mistero, per coloro che hanno preso moglie. Ma, se il matrimonio di impurità è segreto, quanto maggiormente il matrimonio immacolato è un autentico mistero! Esso non è qualche cosa di carnale, ma è puro, non appartiene al desiderio, ma alla volontà. Non appartiene alle tenebre della notte, ma appartiene al giorno e alla luce. Se un matrimonio è allo scoperto, diventa impudicizia, e la sposa, non solamente quando riceve il seme di un altro uomo, ma anche quando lascia la sua camera da letto ed è veduta, si comporta impudicamente. Ella può soltanto rivelarsi a suo padre e a sua madre e all’amico dello sposo e ai figli della camera nuziale. A costoro è permesso entrare tutti i giorni nella camera nuziale, ma gli altri non possono desiderare che di udire la sua voce e godere del suo profumo e possono desiderare di nutrirsi delle briciole che cadono dalla mensa, come i cani. Gli sposi e le spose appartengono alla camera nuziale. Nessuno può vedere lo sposo con la sposa, a meno che non lo divenga.

123.) Quando Abramo si rallegrò di vedere ciò che stava per vedere, circoncise la carne del suo prepuzio, mostrandoci come sia necessario distruggere la carne e il resto di questo mondo. Finché le loro passioni sono nascoste, rimangono e sono vive; se vengono manifestate, muoiono, secondo l’esempio dell’uomo che è manifesto: finché le viscere dell’uomo sono nascoste, l’uomo vive; se le viscere appaiono e vengono fuori di lui, l’uomo morirà. Cosí pure è l’albero: finché la sua radice è nascosta, esso fiorisce e cresce; se la radice appare, l’albero secca. Cosí è per ogni prodotto che è nel mondo, non soltanto per quello che è manifesto, ma anche per quello che è nascosto. Infatti, fintanto che la radice dell’errore è nascosta, esso è forte, ma quando è riconosciuta, esso si dissolve. Questo è il motivo per cui il Logos ha detto: ” Già la scure è posta alla radice degli alberi “. Essa non sfronderà soltanto ” ciò che è sfrondato germoglia di nuovo ” ma la scure taglia profondamente finché svelle la radice. E Gesú ha divelto la radice di tutto il luogo; gli altri invece solo in parte. Quanto a noi, ciascuno scavi profondamente fino alla radice dell’errore, che è dentro di lui e lo divelga dal suo cuore fino alla radice. Ed esso invero sarà divelto, quando noi lo riconosceremo. Che se noi siamo ignoranti a suo riguardo, esso affonda in noi le radici e produce i suoi frutti nei nostri cuori. Esso domina su di noi, e noi siamo suoi schiavi. Ci tiene prigionieri, cosicché noi facciamo ció che non vogliamo, e ciò che vogliamo non lo facciamo. Esso è potente perché noi non lo conosciamo, e finché esiste, esso lavora. L’ignoranza è per noi la madre dell’errore. L’ignoranza è al servizio della morte: ciò che viene dall’ignoranza né è esistita, né esiste, né esisterà. Invece coloro che sono nella verità saranno perfetti quando tutta la verità si manifesterà. Perché la verità è come l’ignoranza: quand’è nascosta, riposa in se stessa, ma quando si rivela ed è riconosciuta, viene glorificata, in quanto è piú potente dell’ignoranza e dell’errore. Essa dà la libertà.
Il Logos ha detto: ” Se voi conoscerete la verità, la verità vi farà liberi “. L’ignoranza è uno schiavo, la conoscenza è libertà. Se noi riconosceremo la verità, troveremo i frutti della verità in noi stessi. Se ci uniremo con essa, essa produrrà il nostro perfezionamento.

124.) Ora noi abbiamo ciò che è manifesto, nella creazione. Noi diciamo che sono le cose potenti, che sono onorate, e che le cose nascoste sono deboli e spregevoli. È cosí anche per le cose rivelate dalla verità: esse sono deboli e spregevoli, mentre quelle nascoste sono forti e onorate. Ora, i misteri della Verità si rivelano sotto forma di modelli ed immagini.

125.) Ma la camera nuziale è nascosta. Essa è il Santo dei Santi. Adesso la cortina tiene celato in che modo Dio governa la creazione, ma quando la cortina si strapperà e ciò che è all’interno verrà rivelato, allora quest’edificio sarà lasciato deserto, o piuttosto, sarà distrutto. Ma la divinità non fuggirà interamente da questi luoghi dentro il Santo dei Santi, perché essa non potrà unirsi alla Luce senza mescolanze e al Pleroma senza difetti, ma starà sotto le ali della Croce e sotto le sue braccia. Questa sarà per essi l’arca di salvezza, quando il diluvio delle acque li investirà. Se vi saranno di quelli della tribù del sacerdozio, essi potranno entrare all’interno della cortina con il Sommo Sacerdote. Per questo motivo la cortina non si è strappata soltanto in alto, altrimenti sarebbe stata aperta soltanto per quelli in alto, né si è strappata soltanto in basso, altrimenti sarebbe stata aperta soltanto a quelli in basso. Ma si è strappata dall’alto in basso. Le cose in alto si sono manifestate a noi che siamo in basso, affinché potessimo entrare nel segreto della Verità. Questa è veramente quella che è onorata, che è potente. Ma noi penetreremo là attraverso modelli spregevoli e cose deboli. E sono davvero spregevoli, in confronto alla gloria perfetta. C’è una gloria che è piú alta della gloria, c’è una potenza che è al di sopra della potenza. Per questo motivo, la perfezione si è manifestata a noi con i segreti della Verità e il Santo dei Santi si è rivelato e la camera nuziale ci ha invitati dentro di essa. Invero, fino a quando queste cose sono nascoste, il male rende incapaci e non si allontana di mezzo al seme dello Spirito Santo ” infatti si è schiavi del peccato ” ma appena esse si manifesteranno, allora la luce perfetta si diffonderà su ciascuno, e tutti quelli che si troveranno in essa avranno il crisma. Allora gli schiavi saranno liberi e i prigionieri saranno sciolti.

126.) Ogni pianta che è nei cieli è piantata da mio Padre, che è nei cieli, e non si sradica piú. Coloro che sono separati verranno uniti e verranno resi perfetti. Tutti quelli che entreranno nella camera nuziale genereranno nella luce. Infatti essi non genereranno come i matrimoni che noi vediamo, perché avvengono nella notte: infatti se la luce risplende nella notte, si spegne. Invece i misteri di questo matrimonio si compiono di giorno e alla luce. Quel Giorno e quella Luce non tramontano mai.

127.) Se qualcuno diventa figlio della camera nuziale, riceverà la Luce. Se qualcuno non la riceve finché è in questo luogo, non potrà riceverla nell’altro Luogo. Colui che avrà ricevuto quella Luce non potrà essere visto né trattenuto; e nessuno potrà affliggere un simile uomo, anche se egli dimora ancora nel mondo o quando lascia il mondo. Egli ha già ricevuto la Verità attraverso le immagini: il mondo è divenuto come un eone, perché l’eone è per lui il Pleroma, ed è cosí fatto: si è manifestato a lui solo, non nascosto nelle tenebre o nella notte, ma celato in un Giorno perfetto e in una Luce santa.

Apocrifo greco del ritorno al Pleroma

Apocrifo Greco del Ritorno al Pleroma

I – Al settimo giorno Ialdabaoth,

l’Eone potente dalle dodici teste

e dal corpo di serpente

che fin dalla nascita

era stato munito

delle insegne della dignità regale

e fornito di molti nomi misteriosi,

segreti e terribili, da Propàtor,

desiderando di divenire egli stesso creatore,

di impadronirsi di una zona del Pleroma,

Mondo Divino che circonda Propàtor,

ed è formato di Eoni

che ne sono gli attributi

e ne esprimono la pienezza spirituale.

Credendo di essersi effettivamente impadronito del Pleroma,

egli volle imitare l’Eternità nella zona in suo potere,

e vi creò il tempo con anni e cicli innumerevoli.

Nacque così il mondo celeste o astrale

e quello hilico o terrestre ad esso soggetto.

Dall’eternità del Pleroma girante regolarmente,

stabilmente e rettamente su sé stessa

ebbe così origine l’apparenza del tempo girante

irregolarmente con alti e bassi simili sinuosità del serpente.

L’illimitato diede così origine all’apparenza del limitato,

e la reale unità all’apparenza

della pluralità frammentaria del molteplice;

l’incommensurabilità dello Spirito Divino

al peso alla misura e al numero,

attributi esclusi del regno di Ialdabaoth.

All’Essere degradato

nell’apparenza del divenire,

fu attribuita l’onta della generazione

e il dolore della morte;

la cintura di cui Propàtor cinse i lombi di Ialdabaoth

nel concedergli la sovranità della zona esteriore

divenuta materiale per mera apparenza,

ebbe appunto nome Morte,

avendo Ialdabaoth cinto di catene

e limitato tutte le cose del suo Regno.

I tempi, i cicli e gli anni innumerevoli

creati per vanità da Ialdabaoth

risultarono infatti mutevoli

di contro all’immobilità

di ciò che è eterno,

e finiti di fronte all’infinitezza

dell’Eternità.

La sfera esteriore non si poteva dunque

contrapporre al Pleroma,

essendo soltanto

una modificazione apparente di esso,

né Ialdabaoth a Propàtor,

di cui è soltanto un ministro imperfetto.

L’opera malefica di Ialdabaoth

avrà dunque fine un giorno

col ritorno al Pleroma di tutti gli esseri.

Le misure, i tempi, i periodi e i cicli

creati da Ialdabaoth

gli servirono per ordinare il Cosmo

in un’unica armonia,

incatenando gli uomini e le cose

e tutti gli avvenimenti del mondo hilico

ai sette Cieli e ai loro Arconti,

per mezzo dell’Heimarméne,

rendendo solidale tutta la creazione hilica,

costretta a muoversi sincronicamente

secondo un irreversibile fato,

ogni essere di essa,

essendo impedito di liberarsi

per tornare al Pleroma,

a causa della sua soggezione al divenire,

che lo lega alla ruota delle rinascite e alla morte.

Così Ialdabaoth divenne il Signore

delle sette dimore dell’Ade,

delle sette ruote della necessità

che muovono il mondo

con ferreo determinismo,

e lo sottopongono alle vicissitudini delle ruote,

a ciascuna delle quali egli

ha preposto un Arconte o Potenza,

resa visibile da un Pianeta,

che rinchiude il suo cerchio in modo sensibile,

e ogni Arconte

a ciascun uomo che si incarna, fa un dono,

lo riveste delle sue vesti e gli impone un sigillo

perché non possa più liberarsi,

essendo assoggettato al divenire che lo lega

con nodi e con ceppi

alla ruota delle rinascite e alla morte.

Il loro governo si chiama Heimarméne.

E questi sono i nomi dei sette Arconti delle sfere:

per Sole Makaria

per Luna Monoghenès

per Mercurio Henkrasis

per Venere Akinetos

per Marte Hedoné

per Giove Autophies

per Saturno Henosis

È così che incatenando l’uomo alla necessità,

Ialdabaoth ne impedisce il ritorno al Pleroma

e la liberazione dal ciclo delle rinascite.

Egli accusa perfino coloro

che hanno la Gnosi da Propàtor,

e perciò è detto l’Avversario.

Ma la materia

come peso, misura e numero

essendo mera apparenza,

non è reale

e tanto meno eterna;

non è eterno dunque il regno delle Tenebre.

Però è detto: Tu non maledirai l’Avversario,

poiché l’ordine che esso impone

al mondo terrestre, sublunare e hilico

è il riflesso sia pure imperfetto

dell’Ordine del Pleroma,

che egli stesso riceve imperfettamente

e imperfettamente riflette.

Perciò sino alla venuta

delI’Eone Krestòs

il Pantocratore,

il Sabbato di Ialdabaoth

sarà santo e venerabile,

poiché questi resterà ministro imperfetto,

ma ministro di Propàtor,

e regnerà sino ad allora nel mondo hilico

per volontà di Lui,

che avrà due eserciti:

l’uno nel Pleroma o mondo Divino,

dove sono le Schiere di lmxeal (Michele)

e l’altro nell’Abisso delle sette dimore dell’Ade

dove sono le legioni di Ialdabaoth il Cosmocratore.

E i due duci saranno entrambi

ministri di Propàtor

poiché entrambi compiranno la Parola di Lui.

Infatti la gloria di Ialdabaoth

altro non è che l’ombra del Signore,

ed il suo trono ne è lo sgabello.

II – Successivamente Adamo,

creato da Propàtor maschio e femmina

come uno degli Eoni del Pleroma,

si divise in due da uno che era,

e fu sedotto da Ialdabaoth

inducendosi a mangiare il duplice frutto, Mem e Scin

dell’Albero della Scienza del Bene e del Male,

laddove poteva lecitamente mangiare Aleph,

il frutto unico dell’Albero Maestro della Vita.

Perciò essendo Adamo

divenuto come uno degli Arconti,

fu estromesso dal Giardino dell’Eden.

E così i Regni, le potenze,

e la gloria del mondo hilico,

i troni, gli imperi,

le dinastie dei Re,

la nascita e la caduta

delle nazioni e delle religioni,

furono affidati alle mani di Ialdabaoth,

fino alla venuta del l’Eone Krestòs,

il salvifico Pantocratore.

Ma altri duecento Eoni del Pleroma

si invaghirono del mondo hilico

e vollero discendervi,

legandosi con un giuramento sul monte Hermon.

E questi furono i loro capi:

1) Samiaxas (Semyaza), duce supremo

2) Artaqìfa (Arakiel)

3) Rameel (Armen)

4) Kokhabiel (Raphael)

5) Tamiel (Turael)

6) Ramiel (Rumjael)

7) Daneiel (Danjal)

8) Ezekeel (Neqael)

9) Barachiel (Baraqiial)

10) Armaros (Farmaros)

11) Batarael

12) Ananel

13) Turel

14) Rumael (Jomjael)

15) Samapeel

16) Satarel

17) Tumael

18) Zaqiel

19) SaneI

20) AzazeI (Asael)

ciascuno capo di una decuria.

Al loro ingresso nella sfera esteriore,

l’ordine gerarchico di questi Eoni si invertì

e i primi diventarono gli ultimi, gli ultimi i primi.

Inoltre, avendo essi svelato alcuni misteri celesti,

caddero tutti in schiavitù.

Ora, una parte di essi accettò questa schiavitù,

e i suoi componenti divennero

Cosmocratori e ministri di Ialdabaoth,

aiutandolo a tenere ferme le catene

e i ceppi che legano gli esseri incarnati

alla necessità fatale;

mentre un’altra parte di essi,

compresa la gravità dell’errore commesso,

si accese del vivo desiderio

di riscattarsi per tornare al Pleroma,

per cui ognuno invocò lmxeal (Michele),

il Capo delle Schiere del Mondo Celeste:

OSINALTIO (Tu che sei stato elevato),

RIOITHEOR (Principe di Luce),

SABIRAUGHETA (Sei valente nel fuoco),

DIAPHULASSE! (proteggimi).

III – Ed lmxeal (Michele), con Gabriel,

Kokhabiel (Raphael) ed Anael,

unitamente alla Sophia Barbelos,

la Vergine Sophia dell’Alto,

la Donna vestita di Sole

nella zona di Luce,

intercedettero presso Propàtor

implorandolo a favore degli Eoni caduti col dire:

AGANAKKA (o Forte!)

GHITANTOREKTA (Sconfiggi il Gigante),

KAKO! (Storna il male!).

Queste preghiere

giunsero fino al trono di Propàtor

che si impietosì e permise

agli Eoni intercessori

di visitare i pentiti,

che essendosi ravveduti

di tutti i loro errori,

piansero ed invocarono direttamente Propàtor

insieme agli intercessori stessi,

dicendo in coro:

AEIA (Tu che Sei),

ABLANATHANALBA (Padre, vieni a noi!),

GHITANTOREKTA (Sconfiggi il Gigante!),

MOPHAX (Tu che insuffli la Vita),

KAKO (Storna il male!),

UPHNONONO (Esaudiscimi dunque!),

SURIEL (La mia Fortezza è Dio).

Propàtor permise allora

che ai transfughi pentiti

fosse concesso di espiare la colpa

risalendo al Pleroma

con l’Apocatastasi

attraverso le sette sfere

e le dodici Vie dell’Ogdoade.

A tale scopo fu loro consentito

di proteggere gli uomini

contro gli inganni di Ialdabaoth

e degli Arconti,

ed insegnar loro,

per tramite di Hermete,

il modo di rompere

i sigilli delle sette sfere.

Le misure, i tempi, i cicli,

come le sette modalità della Heimarméne

promananti dai sette PIaneti,

e l’antitesi Luce-Tenebre,

possono essere infatti

sapientemente sfruttate

l’una contro l’altra,

per riascendere lungo le sfere,

per tornare al Pleroma.

La pluralità della sfera esteriore

è divisione,

e le forze divise

possono essere costrette

ad operare contro sé stesse

per effetto della contrapposizione alternata.

Così gli Eoni caduti, per riscattarsi

si posero a capo degli uomini

che come loro aspiravano

a tornare al Pleroma,

ed insegnarono loro la Gnosi.

Per riascendere al Pleroma

gli uomini dovranno abbandonare

le vesti impure,

restituendo gradualmente

e progressivamente agli Arconti

i loro doni per attraversare

il Mar Rosso delle sette sfere,

avendo lasciato senza rimpianti

il mondo terrestre e hilico.

Chi riceverà la Gnosi

riuscirà a conoscere sé stesso

ed evitando di seminare figli per gli Arconti,

raccoglierà le membra disperse da ogni parte,

riuscendo ad estirpare le sue radici

dal mondo terrestre ed hilico.

Coloro che avranno la Gnosi

saranno esseri dell’Alto,

che avranno sentito di essere chiamati

e si saranno rivolti a Colui che ci chiama

perché riascendiamo a Lui.

Essi desiderano fare ciò che piace a Propàtor

e ricevere aiuto per il ritorno.

Chi in tal modo possiederà la Gnosi,

saprà donde viene e dove va.

tuttavia Ialdabaoth coi setti Arconti

fu lasciato a guardia delle sette porte dei sette cerchi,

le tristi dimore dell’Ade, fino alla venuta dell’Eone Krestòs,

il salvifico Pantocratore che distruggerà la Morte

e ucciderà le Tenebre, liberandoci dal male.

Solo Lui aprirà per tutti le porte di ciascun cielo.

Perciò sino ad allora, Ialdabaoth,

resterà il Custode della Soglia del Tempio del Re,

l’addetto al Portico di Salomone,

e custodirà le chiavi del Santuario,

affinché nessuno possa entrarvi

se non Colui che era stato unto

e possedeva l’Arcano di Hermete.

Così nel mondo hilico del divenire necessitato,

Ialdabaoth restò ancora temporaneamente

il Magistrato della Giustizia di Dio

e continuò a portare la bilancia e la spada.

Ma un giorno Krestòs, l’Eone Salvifico, Gesù il Baruch,

verrà con l’aiuto di Sophia Barbelos,

la sola capace di comprimere

le dodici teste leonine del Serpente sotto la faccia delle acque.

e riammetterà col sacrificio della sua parte umana,

l’uomo al pasto del sacro frutto in forma di Pane e Vino,

ammettendo tutti gli uomini di Buona Volontà

per il tramite di questo pasto,

a rientrare nel giardino dell’Eden

e a sollevarsi al di sopra dell’Heimarmène.

IV – Finalmente, al secondo degli Eoni caduti, Artaqifa (Arakiel),

fu permesso di incarnarsi nascendo da Jared,

figlio di Naleel, figlio di Cainan, figlio di Enosh,

figlio di Seth, figlio di Adamo,

e gli fu imposto il nome di Enoch.

Ed Enoch insegnò la Gnosi

e raggiunse la Suprema Liberazione

avendo ben meritato,

ma non il ritorno al Pleroma.

Perciò Propàtor Io istituì Metatron,

Mediatore cioè fra gli uomini e Dio

di contro a Iaìdabaoth,

col compito di sovrintendere dall’alto,

fino alla liberazione di almeno altri undici capi

di decurie angeliche caduti e pentiti,

all’insegnamento segreto di Ermete

e concedere l’iniziazione alla Gnosi,

e di introdurre gli uomini alla presenza di Propàtor

facendo rientrare quelli che lo meritano

nel Giardino dell’Eden,

dove si mangiano il duplice frutto

dell’Albero della Scienza

e quello unico dell’Albero della Vita,

e donde si inizia il ritorno al Pleroma

attraverso le sfere.

Ed Enoch e tutti gli altri Eoni caduti e pentiti

tornarono molte volte sulla terra in corpi umani,

ed insegnarono la Gnosi

a tutti i popoli della Terra per molti eoni di tempo,

fondarono religioni e regni

capaci di trarre in alto le anime.

E Rameel fu Abramo, e Artaqìfa Isacco;

Samiaxas Giacobbe;

e Rameeì fu ancora Giuseppe il Vicerè, Artaqìfa Mosé,

e Rameel Giosué.

E Samiaxas fu il Re Salomone;

Artaqìfa Roboamo, e Rameeì fu Elia,

Samiaxas Daniele,

e tutti erano stati sulla terra molte volte

ancora Re e Sacerdoti,

per preparare la venuta dell’Eone salvifico.

In tal modo gli Eoni penitenti crebbero in elevatezza,

in grandezza, in sapienza, e in bontà,

risalendo grado a grado dall’abisso

in cui si erano spontaneamente precipitati,

finché i primi dodici di essi si resero degni

dinanzi a Propàtor di stare attorno all’Eone Krestòs

alla sua venuta nel mondo hilico,

e gli ulteriori settantadue di fargli da corteggio.

Solo allora Propàtor mandò l’Eone salvifico Protogenetos,

Gesù il Pantocrato Re, che si manifestò in una grande luce,

nascendo come fanciullo regale maschio e femmina,

e cioè avente già in sé,

ad immagine e somiglianza di Propator

i due Mem e Scin nell’uno Aleph.

L’Eone salvifico, Krestòs

ebbe quindi al suo fianco Samiaxas,

divenuto l’Apostolo Giovanni,

e Artaqifa, divenuto l’Apostolo Pietro,

e Rameel divenuto l’Apostolo Andrea,

e con essi gli altri nove Eoni

riscattatisi fra i primi,

che essendo ascesi per mezzo della Gnosi di Hermete

al di sopra delle sette sfere,

non riuscivano tuttavia a tornare al Pleroma,

impediti da Ialdabaoth,

il serpente antico dodecacefalo:

Kokhabiel divenuto l’Apostolo Simeone

Tamiel divenuto l’Apostolo Taddeo

Ramiel divenuto l’Apostolo Matteo

Daneiel divenuto l’Apostolo Filippo

Ezekeel divenuto l’Apostolo Giacomo Maggiore

Barakiel divenuto I ‘Apostolo Tommaso

Armaros divenuto l’Apostolo Giuda Taddeo

Batarael divenuto l’Apostolo Giacomo Minore

Batarael divenuto l’Apostolo Bartolomeo

V – Perciò l’Eone Krestòs, il Baruch Gesù,

il Divino Maestro dell’Amore,

completò l’insegnamento di Hermete,

quello di Pitagora e quello di Mosè,

ed ampliò la Gnosi,

ammettendo ad essa tutti gli Uomini.

Egli insegnò l’Amore universale

e la pratica dell’Amore stesso

attraverso la pratica della Terapeutica;

impose le mani ai malati,

e fece che i suoi discepoli le imponessero,

guarendoli con dir loro: UPHLAZE! (Guarisci!).

Ed insegnò la pratica del disinteresse

e dell’altruismo dicendo:

“Non amate l’oro e argento

e il possesso di questo mondo,

perché questo mondo perisce e passa;

se non digiunate al mondo,

non attraverserete il Mar Rosso delle sette sfere,

non uscite dalle sette dimore dell’Ade.

E se non farete del sabato un vero Sabato

non rivedrete Propàtor,

né rientrerete nel Pleroma.”

Ed insegnò soprattutto la volontà di Liberazione

per il ritorno al Santo Pleroma, dicendo:

“Non esaltate i sette e i dodici,

gli Arconti di questo mondo,

poiché sono essi che vi impediscono

il ritorno al Pleroma.

Sollevatevi al di sopra dell’Heimarméne

dominando i vostri piaceri,

così non sarete vessati dalle disgrazie,

né sarete esaltati a fortune transeunti.

Non accettando più i doni degli Arconti,

non sarete più sballottati dagli alti e bassi

delle sinuosità del Serpente Dodecacefalo,

ma sarete stabili come pietra che sta.”

E raccomandò sette opere di Misericordia Corporale:

1) dar da mangiare agli affamati;

2) dar da bere agli assetati;

3) vestire gli ignudi;

4) guarire gli infermi imponendo loro le mani;

5) sostenere i pellegrini;

6) visitare i carcerati;

7) liberare gli indemoniati.

E predicò sette opere di Misericordia Spirituale:

1) insegnare la Gnosi;

2) confortare i dubbiosi;

3) perdonare le offese;

4) consolare gli afflitti;

5) ammonire i peccatori;

6) sopportare con pazienza le persone moleste;

7) pregare Propàtor per i vivi e per i morti, per il bene corporale e per la Gnosi

Sapienziale.

Ed insegnò ancora che l’uomo,

essendo separato in due,

il maschio e la femmina,

è pieno di tenebre,

ma quando avrà fatto di sé

una cosa sola, sarà pieno di luce.

Se i due saranno uno,

egli sarà diventato il Figliuolo dell’Uomo,

e allora se dirà:

“Montagna spostati” e la montagna si sposterà.

In quel tempo Gesù il Baruch, l’Eone Salvifico

disse inoltre:

“Quando farete che i due siano uno,

e farete l’interno come l’esterno

e l’esterno come l’interno,

e ciò che è su come quello che è giù,

e se farete il maschio e la femmina in uno solo,

in guisa che il maschio non sia solo più maschio

e la femmina non sia solo femmina,

allora rientrerete nel Pleroma.

Ciò potrete fare

mangiando sapientemente

i frutti Mem e Scin

dell’Albero della Scienza

del Bene e del Male,

affinché il loro equilibrio

vi porti a mangiare

del Pane stesso di Vita,

il benedetto frutto Aleph.

Beato il Serpente a faccia di leone

che l’uomo mangerà,

cosicché il leone divenga uomo,

ma abominevole è l’uomo

che il leone mangerà,

cosicché il leone divenga uomo”.

VI – E inoltre l’Eone Salvifico insegnò

che l’opera materiale della carne

con la quale gli ignoranti seminano

soltanto figli per gli Arconti,

può essere sacralizzata

in santa ierogamia e servire sapientemente

all’ascesa per le sette sfere secondo la Gnosi,

ricostituendo l’originaria androginia perduta dall’Adamo Qàdmon

con la discesa nel mondo hilico.

Tornando Eva in Adamo

cesserà per sempre la Morte

che essi meritarono per sé

e per la loro progenie

fin dalla loro separazione.

E Gesù il Baruch promise ai suoi, nove beatitudini:

1) a coloro che posseggono la Gnosi, perché desiderano fare ciò che piace Propàtor;

2) ai perseguitati a causa della Giustizia poiché di essi è il Regno dei Cieli;

3) ai miti perché possiederanno la Terra;

4) a coloro che piangono perché saranno consolati;

5) a coloro che hanno fame e sete di Giustizia perché saranno saziati;

6) ai misericordiosi perché otterranno misericordia;

7) ai puri di cuore perché vedranno Dio;

8) agli operatori di pace perché saranno chiamati Figli di Dio;

9) ai poveri di spirito mondano, perché ad essi appartiene il Regno dei Cieli.

VII – E poiché le turbe lo imploravano:

“Eone Krestòs, Pantocratore,

AZREILONEIA (o Soccorso Divino)!

KARNI (mia forza)!

Dacci oggi il Pane di Vita che riservi ai Tuoi Discepoli!”

L’Eone Salvifico Gesù il Baruch

concesse loro, in luogo dei frutti Mem e Scin

dell’Albero della Scienza,

il proprio Divino Corpo e il proprio Divino Sangue,

che innestandosi sul loro corpo e il loro sangue,

li avrebbero tratti in alto anche senza la Scienza

e la stessa unzione di Hermete,

per il solo effetto della Fede e del Battesimo.

E così I’Eone Salvifico, Krestòs il Pantocratore,

secondo le promesse distrusse la Morte

per gli uomini di Buona Volontà

e uccise le Tenebre, liberandoli dal Male.

Egli aprì dinnanzi a tutti le porte di ciascun cielo

per mostrarci Propàtor, il Re in eterno

e guidò i suoi dinanzi a Lui in veste pura.

Il cancello del Giardino dell’Eden

che era stato chiuso dall’epoca

della cacciata di Adamo ed Eva,

i primi progenitori,

e guardato dal terribile Cherub

dalla spada fiammeggiante

fatta di lune crescenti e calanti alternate

e capace di separare l’anima dal corpo,

era stato aperto a tutti,

poiché il Corpo e il Sangue salvifico

del Baruch Gesù sono il frutto stesso Mem e Scin,

doppio e alternato, dell’Albero Gnostico della Scienza.

E Ialdabaoth, l’Eone dalle sette teste coronate,

volendo impedire il ritorno al Pleroma,

sia di tutti gli uomini, che dello stesso Eone Salvifico,

provocò il supplizio sull’Albero Maestro della Croce,

dalle sette mele di fuoco, del corpo umano e hilico,

con l’effetto di proiettare nel Pleroma

il suo Spirito di Dio Salvatore.

Ciò Ialdabaoth potè fare

avendo appunto preteso come fin dall’inizio pattuito,

il supplizio del Baruch Gesù

sull’Albero stesso delle mele di Fuoco

concesse a tutti gli uomini

come prezzo per il nuovo beneficio loro accordato.

E il Pantocratore Salvifico,

prima di lasciare il suo Corpo hilico,

affidò Maria, la Divina Sophia all’Apostolo prediletto Giovanni,

che divenne così il Custode Invisibile della Gnosi.

Tornando quindi al Pleroma,

l’Eone Krestòs fracassò

Resh la porta plumbea di Henosis nella Sephira Ghedula.

E Daleth, la porta di stagno di Autophies, nella Sephira Ghebura.

E Kaph, la porta di ferro di Hedonè, nella Sephira Tiphereth.

E Ghimel, la bronzea porta di Akinetos in Netzà.

E Phé, la porta mercuriale di Henkrasis in Hod.

E Beth la porta argentea di Monoghenés in lesod.

E Tau, la porta aurea di Makarìa in Malkuth.

Tuttavia Egli lasciò a custodia delle sette porte infrante,

perché non venissero mai più richiuse,

sette Eoni di Luce:

Thartharaoth (Sciabtaiel) al cielo di Saturno;

Erethaoth (Zadkiel) a quello di Giove;

Thauthabaoth(Unel) a quello di Marte;

Anael a quello di Venere;

Raphael a quello di Mercurio;

Gabriel a quello della Luna;

lmxeal (Michael) a quello del Sole.

lì sigillo del vizio Capitale,

dono dell’Arconte di ciascuna sfera,

sarà rotto con l’aiuto dell’Eone di Luce

ad esso opposto nella stessa sfera,

e i possessori della Gnosi,

come gli uomini di Buona Volontà

da essi trascinati nell’Ascesa

in virtù del Sacrificio del Pantocratore,

ascendendo di cielo in cielo

renderanno a ciascuno degli Arconti

le passioni che avevano ricevuto in dono

nella loro discesa verso l’incarnazione hilica,

ricevendone in cambio dall’Eone di Luce,

l’opposta virtù e vesti pure.

Al settimo cielo essi affronteranno

e vinceranno Nahash,

il Serpente dodecacefalo di nome Ialdabaoth

per giungere all’ottava sfera,

quella delle stelle fisse,

da cui il nucleo puramente pneumatico dell’anima

può ascendere per duodemplice cammino

al Santo Pleroma di Propàtor.

E i dodici Eoni di Luce

nell’ascesa al Pleroma per l’ Ogdoade sono:

Per l’Ariete: Parakletos, in Hè;

Per il Toro: Pistis, in Vau

Per i Gemelli: Patrikos, in Zain;

Per il Cancro: Helpis, in Heth;

Per il Leone: Metrikos, in Theth;

Per la Vergine: Agapé, in Jod;

Per la Bilancia: Aeinous, in Lamed;

Per lo Scorpione: Synesis, in Nun;

Per il Sagittario: Ekklesiastikòs, in Samech;

Per il Capricorno: Makariotes, in Gnain;

Per I ‘Acquario: Theletos, in Tsade;

Per i Pesci: Sophia, in Qòph.

VIII – Apparso tuttavia ai Discepoli

col suo Corpo di Gloria, proprio del Pleroma,

prima di risalire definitivamente a Propator,

rivelò il destino dell’Uomo e le sorti della Chiesa;

assegnò i compiti agli Apostoli,

e indicò questi segni come propri

a coloro che riusciranno a salvarsi:

scacceranno i demoni servi degli Arconti;

parleranno nuove lingue:

maneggeranno i serpenti;

se berranno qualche veleno, questo non nuocerà loro;

imporranno le mani ai malati e li guariranno.

E istituì inoltre dodici sacramenti per la salvazione

e la liberazione degli uomini di Buona Volontà:

1) il Battesimo dell’Acqua;

2) il Battesimo dell’Aria;

3) il Battesimo del Fuoco;

4) l’Unzione Sapienziale;

5) l’Espiazione purgante;

6) L’Eucarestia;

7) l’imposizione terapeutica delle mani;

8) l’Esorcismo;

9) l’Ordine sacro;

10) l’Iniziazione all’Ascesi in coppia, o Matrimonio;

11) la Consacrazione Regale e Vescovile;

12) l’Estrema Unzione Terapeutica.

E a Pietro che era stato Artaqìfa,

fu confidato il gregge del Pantocratore

figlio di Propàtor,

perché lo conducesse per le vie del mondo visibile;

mentre a Samiaxas divenuto Giovanni di Parmo,

fu confidata la Sapienza segreta della Gnosi

e la sua trasmissione,

che prima era stata affidata

ad Enoch e ad Elia.

IX – L’Eone Salvifico, il Figlio di Propàtor,

aveva scritto in un piccolo Libro,

su un rotolo inesauribile

capace di non finire mai,

tutto il percorso della risalita al Pleroma,

per affidarlo a Giovanni di Parmo

che Lui aveva fatto custode

e depositaria della Gnosi,

e che Io intitolò Apocalisse.

A Lui Egli apparve fra i sette candelabri,

uno per ciascuno dei sette cieli da ascendere,

e gli ordinò di scrivere ai sette Eoni di Luce

delle Sette Chiese d’Asia,

quelli che aveva posto a guardia

delle sette porte da Lui infrante,

perché non venissero più chiuse.

E gli additò il Libro della Gnosi,

scritto sul rotolo inesauribile,

come il cibo della Vita riservato

ai Sacerdoti della Gnosi;

da divorare misurando sapientemente i tempi;

e che è simile ad acqua viva

che sta fra due colonne di fuoco,

l’una poggiante sul mare e l’altra sulla terra,

come i rami Mem e Scin dell’Albero della Scienza.

Alle labbra esso è dolce come il miele.

Quel Libro insegna il modo di aprire

i sette sigilli del Libro dell’Agnello

e con esso le porte dei sette cieli,

ciascun cielo avendo a sua volta sette gradi,

mentre al settimo cielo sette Eoni di Luce

suonano sette trombe annunciatrici di liberazione.

E che i sette doni degli Arconti,

che sigillano le sette sfere, le tristi dimore dell’Ade:

Avarizia in Saturno;

Invidia in Giove;

Ira in Marte;

Lussuria in Venere;

Gola in Mercurio:

Accidia in Luna;

Superbia in Sole, si spezzano con la pratica delle opposte virtù:

Fede, Speranza, Carità, Prudenza, Giustizia, Fortezza, Temperanza.

E che nel perfetto equilibrio

il Santo Paracleto concede

per le sette sfere superate sette Doni Divini:

per Saturno il Timor di Dio;

per Giove il Consiglio;

per Marte la Fortezza;

per Venere la Pietà;

per Mercurio la Scienza;

per Luna la Sapienza;

per Sole l’Intelletto.

Esso dice inoltre della divina Sophia Lunare,

arricchita di duodemplice luce solare

e ripiena del Reuccio di Aleph,

termine medio di equilibrio fra

Sole Scin e Luna Mem;

che è minacciata dal Dragone rosso Ialdabaoth

dal corpo di serpente e dalla testa di leone,

con sette teste diademate, una per pianeta;

fornito di dieci corna, l’una per la luce solare Scin,

l’altra per la luce lunare Mem;

una terza Aleph per la luce mista,

le altre sette per le luci dei sette pianeti.

E dice anche come essa partorisca

il Figlio equilibratore e ottenute quindi le ali,

si faccia volatile ed inafferrabile per

il serpente di fuoco.

Esso dice inoltre che la bestia demiurgica

simile al leopardo,

ostacola l’uomo nella sua risalita al Pleroma,

quarantadue volte, sette volte all’anno per sei anni,

quanti ne occorrono per ascendere per i primi sei cieli.

E che I’Heimarméne di Ialdabaoth, la prostituta di Babilonia,

assisa sui sette monti dei sette Arconti,

cadrà vinta dall’Agnello assiso in cima alla piramide dai sette gradini,

riproducente i sette cieli dell’Ascensione al Pleroma,

sul libro dei sette sigilli,

sigilli costituiti da passioni dono degli Arconti,

che si dissuggellano con le corrispondenti Virtù,

le quali si ottengono in premio dai sette Eoni di Luce;

mentre i ventiquattro Vegliardi,

corrispondenti alle ventiquattro semilunazioni dell’anno

e alle ventiquattro ore del giorno,

si prostrano coi quattro animali santi dei quattro elementi

e delle quattro stagioni dell’anno.

E promette che quanto l’Umanità

sotto la guida dei Maestri della Gnosi

e grazie alla loro anagogia lo avrà meritato,

il Santo Pleroma scenderà

sul mondo hilico celeste e terrestre,

plasmandolo a sua immagine

in forma di cubica Gerusalemme Celeste

sormontata dalla Piramide eptagraduata,

con dodici porte, tre per lato, una per mese,

illuminata dall’Agnello;

sulla quale non scenderà mai la notte,

perché essa riproduce i gradi stessi della Gerarchia dell’Essere.

E allora l’Albero della Vita,

reso accessibile a coloro che hanno compiuto

la risalita dei sette cerchi,

darà annualmente dodici mele di fuoco.

Poiché Colui che infranse le sette porte dei sette metalli

e ne spezzò i chiavistelli,

insegna a tutti i giusti la via del ritorno

e tutti trae in alto con la sua forza invincibile:

consentendo anche a coloro

che non posseggono la Scienza di Hermete,

né l’Unzione Gnostica, di ascendere al Pleroma

grazie all’innesto Salvifico della carne e del sangue dell’Agnello,

operante attraverso l’Opera dei Sacerdoti della Gnosi

a centuplicare il potere e la rapidità dell’Anagogia.

X – E così Giovanni, l’antico Samiaxas

resterà nell’invisibile sulla terra fino agli ultimi giorni,

fino alla consumazione dei tempi

a sovrintendere all’insegnamento della Gnosi;

e Pietro, caduto nel mondo hilico in un tempo lontano,

quando ancora aveva nome Artaqìfa

tornerà fino ad allora molte volte sulla terra,

come Pastore e come Sovrano,

per diffondere e radicare l’insegnamento

delI’Eone Salvifico, il Pantocratore Krestòs.

E quando la parola delI’Eone Figlio di Propàtor

sarà diffusa su tutta la terra,

e a Ialdabaoth sarà rimasto poco spazio

per la sua antica funzione di carceriere

pur avendo egli continuamente lottato contro la Gnosi

riuscendo anche a spezzettare

in mille parti l’Ekklesia di Pietro;

lo stesso Ialdabaoth prenderà un corpo di carne

per combattere di persona nel mondo hilico,

il suo antico Regno mal acquistato,

l’ultima battaglia contro la Gnosi,

come Anticristo incarnato,

dopo aver creato il disordine

e portato la confusione e lo scompiglio

fra i popoli e le Chiese.

Sulla terra Ialdabaoth non incontrerà ostacolo alcuno,

e trionferà ovunque, contrastato solo da Enoch ed Elia,

che erano stati Metatron e Sandalphon

prima di essere al fianco deIl’Eone Salvifico

di tutti gli uomini, coi nomi di Pietro e di Andrea;

e che Propàtor manderà sotto la guida

sempre invisibile di Giovanni, l’antico Samiaxas

a sbarrargli il passo e a sconfiggerlo

prima di permettere il riassorbimento

del mondo hilico nel Pleroma.

E il serpente antico, Ialdabaoth, l’Anticristo incarnato

ripeterà l’errore commesso

nella lotta contro I’eone Krestòs

ai tempi dell’Agnello,

e sacrificherà Enoch ed Elia,

gli antichi Artaqifa e Rameel

oramai divenuti Liberatori;

ciò che produrrà la vittoria definitiva della Gnosi

e permetterà la venuta seconda dell’Eone Krestòs

per l’instaurazione nel mondo celeste e in quello terrestre

del Regno di Propàtor;

che durerà fino alla consumazione dei secoli e degli Eoni.

Japhta raphta mounaer, mounaer, ermanouer ermanouer.

AMEN

Amicizia e massoneria

Amicizia e Massoneria

Quella che gli uomini hanno chiamato amicizia non è altro che un’alleanza, una reciproca cura d’interessi ed uno scambio di servigi: insomma, una relazione in cui l’egoismo si prefigge sempre qualche utile.

(François de la Rochefoucauld, 1613-1680)

Introduzione

Innanzi tutto occorre definire, come sempre, il soggetto del nostro tema e quindi cosa sia quest’amicizia, dando ovviamente per scontato che per noi non sia necessario stabilire il significato da attribuire alla Massoneria. Essa, l’amicizia, può essere considerata, a grandi linee, nel suo significato più corrente – e tanto per mettere un punto fermo – quel sentimento affettivo che unisce reciprocamente una o più persone in modo “disinteressato”. Tra l’altro, sarà da verificare se questa definizione è da considerare proprio esatta nei suoi termini, oppure no.

Stabilita più o meno la definizione del concetto, dobbiamo subito ammettere che, da un punto di vista strettamente operativo, non è facile la realizzazione di un duraturo e stabile rapporto amichevole anche tra due sole persone, un po’ per la vita frenetica o comunque abbastanza dinamica di tutti i giorni, che ci impegna sicuramente più del necessario e poi, diciamolo pure, anche per la pigrizia, il rilassamento e forse l’immobilismo che spesso hanno il sopravvento sulle nostre più buone intenzioni. Da tutte le parti, infatti, siamo continuamente sollecitati da un’infinità di stimoli, ma pochi di essi, in verità, si rivolgono solo alla purezza dei nostri sentimenti in modo definibile “disinteressato”, che non ci coinvolga in qualcosa che si possa considerare comunque materiale.

L’eccezione può essere costituita solo da un’amicizia cresciuta con noi, nata nell’infanzia e proseguita poi nel tempo fino alla maturità.

Questa modalità è certo la più semplice, ovvia nel suo divenire e non ha perciò bisogno di ulteriore indagine.

Nei tempi trascorsi, sicuramente, non possiamo sapere in quale forma il rapporto amichevole sia stato possibile e come potesse differire da quello di oggi: la letteratura, la retorica diffusa da scrittori e poeti (ma anche da regimi), la storia stessa, non sono per noi fonti sicure in quanto sappiamo molto bene che tanti degli atteggiamenti del passato possiamo considerarli “artificiosi” nel senso deteriore del termine, spesso “imposti da tipi di morale corrente, mirata a scopi precisi e non abbiamo appunto la certezza che tutti quei rapporti instauratisi tra gli uomini siano stati effettivamente “liberi”, ma più che altro autentici e disinteressati, secondo la definizione proposta.

Possiamo comunque ritenere, a grandi linee, che in passata la situazione non doveva divergere molto da quella di oggi, visto e considerato quel che succede in altri contesti. Come ormai risaputo e più volte detto, lo sviluppo o la modifica del pensiero e del comportamento umano sono piuttosto lenti, almeno rispetto alla lunghezza della nostra vita ed al trascorrere del tempo così come lo percepisce l’uomo.

Il tema che stiamo affrontando – quello dell’amicizia appunto – può essere considerato da molteplici punti di vista, come del resto qualsiasi altro tema, ma vediamo di esaminare qui quelli che sono più consoni al caso nostro e, visto il contesto nel quale ci troviamo, da un’angolatura ovviamente anche massonica. Certo l’argomento è stato sviscerato a fondo ed esaminato da tutte le prospettive possibili fin dall’antichità ed anche oggi scrittori, psicologi, sociologi, cercano di approfondire lo studio, evidentemente perché l’amicizia, in senso lato, deve essere per forza ritenuta una delle componenti principali ed essenziali del rapporto tra gli uomini e quindi della vita quotidiana di ogni individuo.

Coloro poi che studiano a fondo, anche scientificamente, il comportamento dell’uomo – i cosiddetti etologi umani – vedranno sicuramente nell’amicizia anche un qualcosa che va oltre le apparenze ed ha a che fare con la selezione naturale, portatrice quindi di un valore biologico importante e molto selettivo per tutta la specie umana. Anche qui dovremo verificare se quanto affermato è vero e perché.

Il rapporto di amicizia nella vita dell’uomo

Generalmente, nel linguaggio comune, “un amico” è colui che si conosce anche superficialmente, è un conoscente, una persona che magari abbiamo avuto occasione di incontrare e forse spesso diamo al significato di amicizia solo una conoscenza approssimativa nell’ambito di una cerchia ristretta di persone. Ma l’amicizia, quella che a noi interessa, è qualcosa di più di un rapporto superficiale, anzi è un sentimento molto profondo ed un legame che in teoria – se effettivo – dovrebbe essere inscindibile ed uno dei primi nella scala delle priorità di ognuno di noi, forse contrastato solo dall’amore verso il sesso “opposto” (che certo non ne ha l’esclusiva), valido perciò per coloro che si ritengono e sono eterosessuali e che si autodefiniscono pure “normali”, ma non sono da tralasciare anche gli “altri”.

Un dato di fatto però è alla base e condiziona l’amicizia tra una o più persone ed è il principio, appunto, di apporto “disinteressato, accennato all’inizio come definizione generale da verificare. In tutte le sue manifestazioni la vita ci offre una molteplicità di esempi in questo senso: in genere, niente è casuale, qualunque cosa ha sempre una ragione di esistere ben precisa anche se apparentemente noi non riusciamo a vederla, c’è sempre – in particolare nella vita biologica – scambio d’informazione, di sostanze e prodotti, vantaggio reciproco in qualsiasi contesto, altrimenti, sembrerebbe proprio impossibile possa esistere da parte di due o più contraenti un qualche interesse per l’istaurarsi di un qualsiasi rapporto.

Per esempio, tanto per citare qualcosa di molto semplice, ma potremmo farne molti altri ancora, possiamo osservare cosa succede nell’ambito di alcuni piccoli, ma numerosi animaletti: un gruppo di Vespe definite “sociali”. Come si sa, al momento opportuno le uova sono deposte nelle cellette del nido in precedenza costruito, dove si svilupperanno e daranno vita a larve che si trasformeranno poi in pupe. Da quel momento inizierà quel processo definibile “egoistico-altruistico” tra pupa ed operaia: l’adulto fornirà alla pupa le sostanze nutritive per il suo accrescimento che avrà trovato all’esterno e nello stesso tempo usufruirà dei rifiuti del processo di digestione della pupa, dei quali è ghiottissimo. E’ evidente che questa strategia di sopravvivenza – operata dalla selezione naturale – si è evoluta nel corso di milioni di anni proprio perché è la più vantaggiosa per questa specie di Insetti.

Questo sistema, però, che potremmo definire come minimo, “curioso”, non è unica prerogativa delle Vespe sociali. Tutto ciò – fatte le dovute proporzioni e secondo le più varie modalità – è valido almeno per tutto il mondo animale e quindi anche per l’uomo. L’unica differenza è che l’uomo, almeno teoricamente, dovrebbe essere un animale “superiore” e quindi più “intelligente” di una Vespa o di un insetto comune, avendo non solo la possibilità di essere “guidato” da madre natura, ma anche di poter selezionare e scegliere sempre autonomamente la soluzione migliore per lui come individuo e come specie. Ma non sempre invece è così, anzi questa condizione sembra verificarsi raramente. Nella vita di tutti i giorni, nella società “profana”, ma talvolta anche nel nostro ambito massonico, non sempre la situazione è da considerarsi ottimale.

Indubbiamente, dove finisce l’egoismo ed inizia l’altruismo è un confine non troppo definibile con precisione (come sostiene pure Rochefoucauld, citato all’inizio) anche perché sembra che l’altruismo – e di conseguenza l’amicizia – non sia altro che un meccanismo di “egoismo” mascherato dalla natura che usa spesso la strategia di dare vantaggio apparente al singolo individuo, ma solo in funzione del mantenimento della specie alla quale poi il singolo stesso appartiene.

Sembrerebbe proprio un complicato gioco di parole, se non sapessimo invece che il tutto è vero.

Indubbiamente l’uomo è diverso da una Vespa e da una larva e qualsiasi paragone sarebbe certo improprio, ma è il “sistema” adottato dalla natura che ci interessa, sistema che se abbiamo l’accortezza di osservare è adottato più o meno da tutte le specie animali (vedi per esempio i leoni africani che nella savana si nutrono delle gazzelle più deboli o meno veloci – cioè di quelle più facilmente catturabili – e, contemporaneamente, provocano la selezione dei migliori esemplari; nelle foreste, le scimmie in branco se attaccate da predatori si dispongono in cerchio ed i vecchi ed i malati disponendosi alla periferia si lasciano sopraffare per difendere così gli altri e per mantenere il gruppo integro e sano, e quindi migliorando la specie) e l’uomo, essendo né più, né meno che un animale, obbedisce consapevolmente o no a questo tipo di leggi ed adotta con ogni probabilità identico sistema.

Anche l’amicizia quindi – così a occhio – dovrebbe rientrare, in qualche maniera, in questa categoria di rapporto, ma ricordiamolo, presumibilmente non per vantaggio individuale primario, ma per quello della specie. Come sopra già detto, in ogni caso – ed è anche cosa ovvia – se viene avvantaggiato il singolo ne ha beneficio l’intera specie e viceversa.

In pratica, possiamo ritenere che da un punto di vista strettamente biologico o usando un termine forse più fastidioso – animale – le condizioni dovrebbero essere proprio queste. Un qualsiasi rapporto, amicizia compresa, è solo possibile in presenza di un reciproco vantaggio, sia che si tratti di un qualcosa di materiale e concreto, sia che riguardi esclusivamente la sfera dei sentimenti, cioè di quel benessere interiore che solo la certezza di non essere “soli” può dare.

Questo tipo di sentimento e di sensazione può sembrare a prima vista una cosa molto labile, ma ricordiamoci tutti noi lo smarrimento che in qualche occasione abbiamo provato nel sentirci proprio “soli”, nella sgradevole condizione di non poter interloquire con qualcuno, nella spiacevole e frustrante sensazione di non essere “compresi”, oltre che da coloro che stimiamo o amiamo anche dal prossimo in generale.

Anche ora, in questo momento, io stesso, se ritengo di essere compreso, più o meno approvato, considerato, stimato dagli amici che mi circondano e con i quali ritengo di avere identiche vedute ed aspirazioni, avrò dentro di me un diffuso e piacevole senso di benessere, in sintesi, ho la sensazione di essere effettivamente “ricambiato”. Diversamente se fossi sicuro che ho parlato o scritto a chi non ascolta, a chi non condivide il mio pensiero, in pratica a chi mi è ostile, avrei per certo una sensazione sgradevole e di disagio, cioè non riterrei di avere i miei sentimenti contraccambiati, indispensabili, come accennato in precedenza all’instaurazione di un effettivo rapporto di amicizia.

Ecco, in pratica, come può essere inquadrato il significato della mancanza di “gratuità” in un rapporto amichevole. Tra noi, ora, in questo nostro ambito, non è scorso di certo denaro, ma ritengo e mi auguro che ci sia stato invece uno scambio invisibile, ma reciproco, di stima, forse di approvazione, di amicizia appunto; la creazione cioè di un rapporto più stretto ed efficace di sentimenti, di affinità spirituale, di profonda considerazione reciproca, che forse prima era latente, ma non ancora completamente emersa in noi stessi.

Ripeto, è questo lo “scambio” o la “reciprocità” che può intercorrere anche in un rapporto di amicizia che, se si vuole essere molto precisi, non è proprio “gratuito”, ma è protagonista di un “passaggio” di valori.

Fin qui sembrerebbe tutto chiaro.

L’amicizia in relazione alla Massoneria

All’interno della nostra Istituzione il meccanismo sopra esposto, già osservato nel mondo profano, dovrebbe verificarsi ugualmente e forse lo si verifica effettivamente. Ma questa procedura è da ritenere ancora valida tra Fratelli, oppure dovrebbe esistere qualcosa di leggermente differente? Cerchiamo quindi di dare una risposta esauriente a questi interrogativi, senza retorica, né ipocrisia.

Dobbiamo ritenere che all’interno della nostra Istituzione dovrebbe verificarsi inequivocabilmente quel fenomeno di “scambio” sopra accennato. Siamo uomini comuni inseriti nell’ambito della nostra società e quindi obbedienti a tutte quelle leggi che regolano il mondo biologico ed animale.

Bisognerebbe però,  per differenziarsi dal contesto che noi usiamo definire profano, che il nostro rapporto, almeno tra massoni, avesse delle valenze superiori e ben visibili, ben distinguibili dalle consuetudini della profanità. In sintesi, il “dare gratuitamente” – concetto ritenuto improbabile o impossibile sia da un punto di vista biologico sia filosofico – dovrebbe essere alla base di un rapporto fraterno, che non è detto debba avere per forza una base di “reciprocità”, ma dovrebbe essere invece un qualcosa di offerto proprio “a senso unico”, senza la necessità o la gratificazione di un qualsiasi “ritorno”, come avviene di norma nel mondo estraneo all’atmosfera dei nostri Templi.

Ecco, questo dovrebbe essere il meccanismo dell’amicizia, quella vera, l’unica, quella che il vero massone dovrebbe considerare con molta attenzione e concretamente. Come sempre, sarà molto difficile la realizzazione pratica di un progetto, di un pensiero, di un’intuizione.

Tutto il nostro impegno però dovrebbe essere rivolto in questo senso e forse non solo nell’ambito dei Fratelli, ma proprio come scelta di comportamento civile anche nella società profana. Qesto sistema di gratuità e di “non ritorno” dovrebbe distinguerci effettivamente dagli altri, dovrebbe insomma fare la differenza tra il profano ed il massone. Sarà questo mai possibile? Riusciremo mai ad essere vincitori a livello personale o collettivo in questa impresa? Saremo in grado di dominare questa situazione? Di fare effettivamente questo tipo di scelta?

Infine, un’altra marginale considerazione c’è da fare e che non è possibile prendere qui in seria considerazione, ma che è doveroso citare comunque per opportuna riflessione dato che, nell’ambito del Grande Oriente d’Italia-Palazzo Giustiniani, essa assume una veste precisa ed un significato che esulano però da questo contesto. Specialmente nel mondo maschile, si ritiene che l’amicizia tra un uomo ed una donna sia una cosa praticamente impossibile, vista l’abitudine e la componente sessuale che si ritiene abbia priorità assoluta nel rapporto uomo-donna e che sembra quindi impegnare l’attenzione dei due partner da tutto il resto del mondo circostante.

Conclusioni

Proviamo a formulare qualche suggerimento operativo, il progetto per una nuova strategia, un tentativo. Può darsi che noi non si riesca a realizzare nel mondo profano la procedura sopra suggerita, ma almeno all’interno della nostra Istituzione – tanto per cominciare e per “costringerci” a fare qualcosa di più concreto in questo senso – bisognerebbe sforzarsi almeno un po’.

Dato per scontato l’estremo interesse di ognuno di noi per tutte le questioni definibili “spirituali”, che coinvolgono comunque la cultura ed i rapporti umani, per prima cosa sarebbe necessario effettuare regolarmente qualche incontro in più ed al di fuori anche della routine delle nostre Tornate di Loggia, anzi bisognerebbe insistere maggiormente in questa direzione e ritrovarci più spesso anche in altri ambienti, in altre città, con i Fratelli in altri Orienti, anche in modo informale. C’è la inderogabile necessità di conoscerci meglio e ricordiamoci che solo questa reciproca conoscenza potrà “salvarci”.

Solo conoscendoci meglio avremo la possibilità di apprezzarci, di aumentare le nostre esperienze, insomma di progredire. Non diamo ascolto ad Oscar Wilde (mi sembra proprio che fosse lui), il quale sosteneva di non dover approfondire le varie situazioni, ma più che altro l’animo umano, perché diceva “Lo fai a tuo rischio e pericolo”.

(Proprio tra parentesi, ma dovrebbe essere già dato per scontato, abbiamo anche il dovere di non essere supercritici nei confronti degli altri, specialmente se Fratelli. Ricordiamoci che tutti, che più chi meno, siamo sottoposti a sbagliare ed abbiamo quindi il dovere di essere “generosi” con coloro che riteniamo siano nell’errore, a prescindere dal fatto che è piuttosto complicato e difficile poter stabilire chi ha “ragione” e chi “torto”, mancando al riguardo parametri sicuri: tra l’altro non è stata inventata ancora una unità di misura in questo senso. Dobbiamo anche tener presente e dare per scontato che, almeno tra noi, dovrebbe esistere la “buona fede”, e colui che nel caso dovesse proprio sbagliare, si ritiene lo abbia fatto nella stessa identica maniera che avremmo potuto fare noi. Non dimentichiamo mai questo, come non dobbiamo mai dimenticare di essere particolarmente generosi con coloro che riteniamo amici).

Tra le nostre attività massoniche, ancora, la Gran Loggia annuale, anche se assolve in parte a questa funzione di reciproca conoscenza e forse anche di coesione, è pur sempre troppo formale e densa di avvenimenti più o meno interessanti e poco spazio è lasciato proprio allo scambio di idee ed all’amicizia, quella vera, anzi. I Convegni poi, che per fortuna sono spesso organizzati, sono sempre mirati a qualcosa di preciso e la “fuga” verso casa alla loro conclusione è sempre cosa un po’ squallida, condizione che tra l’altro si verifica spesso anche alla fine delle nostre riunioni regolari di Loggia.

Bisognerebbe proprio alzarsi la mattina con l’inderogabile volontà, non di fare quattrini o di imbrogliare il prossimo (qualcuno – non certo tra noi massoni – sembra abbia incubi notturni se nel corso della giornata non è riuscito a fregare qualcuno o qualcosa), ma  proprio di riuscire a dare “gratuitamente” agli altri tutto ciò che abbiamo acquisito, sia che si tratti di conquiste genericamente spirituali o culturali, sia di altro.

E ricordiamo ancora che questa strategia non ripaga subito, forse non ripagherà mai, ma è solo l’indice di un comportamento socialmente civile, al quale l’uomo ha sempre aspirato, forse anche come semplice utopia, visto che raramente è riuscito a realizzarlo.

Il mondo cristiano – quello filosofico s’intende e non quello delle madonne piangenti o dei giubilei – al quale tutti noi più o meno apparteniamo, almeno come cultura, sembra che in origine fosse orientato proprio in questo senso, ma fino ad oggi, cioè dopo circa duemila anni di tentativi, non c’è ancora riuscito e sembra che la metà sia ancora molto, troppo lontana. In fondo, anche le utopie fanno parte dell’animo e dei sentimenti umani e quindi accogliamo nel nostro intimo anche questa, sarà una compagna sempre presente in noi, un po’ come la nostra coscienza, che ci ricorderà sempre la migliore e la più civile strada da percorrere, per noi stessi e di conseguenza per la specie umana, ma direi anzi per tutto il mondo che ci circonda ed a qualsiasi “regno” appartenga.

Fr:.

Costretto al silenzio, oppure, costretto al silenzio?

Costretto al Silenzio, oppure, costretto al Silenzio?

Il doppio titolo indica chiaramente lo stato in cui mi sono trovato in questi anni da   apprendista   non   si  è trattato  di  una  coercizione  ma  di  un   passaggio dovuto in cui l’Uomo deve trasformarsi e dedicarsi, in quanto  il silenzio è un’arte da apprendere.

Da  fratello apprendista quante volte ho visto il primo sorvegliante aprire la Bibbia al Vangelo di San Giovanni dove è scritto l’incipit “In principio era il Verbo.”.

Ecco, il potere creativo della parola è stato subito esaltato. Del resto nelle prime pagine del “libro della legge sacra” viene descritta la creazione del mondo evocando il mistero della parola : fiat lux, e la luce fu.

Anche il rito di iniziazione dell’ apprendista non si può dire compiuto fino a quando il maestro venerabile non pronuncia alcune parole precise : “Ti inizio, nomino e proclamo, fratello apprendista libero muratore”.

Con la parola si esprime pienamente un pensiero, un desiderio, un’accettazione, un comando. Con la parola si entra rapidamente in relazione con gli altri, ottenendo subito risposta positiva o negativa.

Disponiamo anche di un linguaggio non verbale : il sorriso, la smorfia, tutte le gamme della mimica facciale e corporale. Ma la parola è lo strumento sovrano delle relazioni umane, dello scambio di informazioni.

Allora il silenzio si tratta davvero di una costrizione imposta oppure è una libertà concessa ?

Rappresentiamoci la condizione dell’apprendista : egli è libero di ascoltare senza dover mai contribuire con le sue argomentazioni. Può ascoltare in pace, lasciar risuonare in se stesso le parole che gli giovano, per la sua formazione di vero fratello massone.

L’apprendista ha diritto al silenzio e quindi gli viene accordato tale privilegio.

 ”Il silenzio è una grande cerimonia”, dicevano i monaci dei primi secoli cristiani. E Gandhi notava che “il silenzio apre una via”.

Qui, è chiaro, non si tratta più del banale silenzio che consiste soltanto nel tacere. Lo diceva bene San Basilio il grande : “La vera ricerca del silenzio è l’inizio del cambiamento dell’anima”.

Possiamo dire che il silenzio scava. Il silenzio prende le distanze dal chiacchiericcio inconcludente. Per i Massoni il silenzio è una pausa fra due catene di pensieri e la  mente corre incessante.

È per tutto  quanto  sopra  citato   che  nella  Massoneria la  parola  Silenzio assume un valore   ed  un  significato  diverso  da  quelli conosciuti nel mondo profano,chi troppo tace viene poco considerato,rimane anonimo  nel  gruppo e spesso ritenuto incapace di dire qualcosa e di dare qualcosa agli altri.
La  persona  silenziosa  che   ascolta   non   emerge   e   viene   vista   come   introversa;
spesso     viene   persino  emarginata  da  una  compagnia,  da  un  partito  politico o da
qualsiasi associazione  dove l’estroverso e’ colui che prevarica con la propria voce e con i propri  discorsi,  qualunque   essi siano, gli  altri,  si  mette  in  mostra   dando   prova della propria superiorità.

In Massoneria non e’ così.

La   Massoneria  deve essere considerata come una grande scuola che ha come obiettivo la   formazione  ed  il  perfezionamento dell’ essere  umano;  la  sua  trasformazione  da profano a Fratello Massone.
La cosa che per  i profani  può sembrare un obiettivo semplice da raggiungere,nella sua concretezza non risulta poi essere così. Chi  crede  che  il  rito  di iniziazione sia l’unico momento di metamorfosi sbaglia, quello e’ come dice la parola stessa solo l’inizio.
Nel primo grado, quello di Apprendista,  al  nuovo Fratello viene accordato il privilegio del “Silenzio”.
Da notare che viene definito privilegio perchè tale è.
Il  silenzio  va  considerato  non  come solo un   semplice   dovere  dell’Apprendista ma
come la possibilità di entrare   in   simbiosi   con   l’armonia  che regna all’interno della propria Loggia e la possibilità di entrare in  contatto visivamente con   quei simboli che sono  propri,  comprendendo  gradualmente  la  perfezione  e  la regolarità dei rituali,si ottiene nel primo grado solo con il silenzio.

Con il tempo mi sono accorto che le abitudini profane scomparivano e  ho imparato   a parlare riflettendo e meditando su quello  da dire ovvero valutare con il dubbio ed agire con certezze.

Emergono  sentimenti sopiti e forse inusuali nel mondo profano quali la Tolleranza verso gli altri rispettando il silenzio degli altri Fratelli e rispettando le loro opinioni che mi sono presto abituato ad    ascoltare. Presto    sarò integrato nella vita di Loggia e forse solo quando comprenderò la Sua vera Armonia sarò pronto ad essere sciolto dal silenzio e pronto al grado successivo.

Il Massone, ed io in particolare ho preso coscienza  del fatto che è   una ricerca prettamente spirituale, si pone  quale  discepolo che  apprende  un’arte,  come  colui che  ascolta  una  lezione  e che   immagazzina,  nel  silenzio,  le nozioni  acquisite  dell’insegnamento  del  Maestro che esercita la sua docenza in Loggia.

Chi impara  con  impegno gli   insegnamenti ha innanzi a sé un bivio ed una scelta che

potrà cambiare radicalmente la sua vita.

Con il Silenzio si ascolta, si medita, si impara  dagli  altri  Fratelli e come una spugna si assorbe tutto quello che gli altri con abnegazione sono sempre disposti a donarci per la nostra crescita all’interno della Loggia.

Fr:.

 

Il pensiero simbolico

Il pensiero simbolico

Carissimi Fratelli,

l’idea su cui poggia la Tavola che sto per presentarvi non è ovviamente originale; ho cercato di “mettere insieme” concetti ed idee che spesso nell’uso comune vengono tenuti separati o utilizzati in ambienti e contesti diversi.

In qualche modo, questa procedura ha generato un’idea che potrebbe essere nuova; forse nessun altro finora l’ha pensata.

Tranquilli, non sono impazzito, né penso di essere diventato chissà quanto geniale; possiamo dare per certo che saranno stati in tanti ad averla pensata.

Sto cercando di dirvi che, senza nessun altro strumento che il pensiero, ognuno di noi può creare concetti, idee, astrazioni che un momento prima potrebbero non essere esistiti.

Non abbiamo bisogno neanche che siano concrete; è sufficiente che noi le pensiamo per avere la sensazione che siano vere al punto tale che possiamo dedicare ad essere ore del nostro tempo.

Alla fine può emergere una conclusione che può dare origine a nuovi processi di pensiero.

Per esempio, dall’osservazione che nell’arco dell’anno le stagioni si susseguono ininterrottamente in accordo con quanto ci è stato tramandato dai nostri predecessori, e dal fatto che a fine dicembre le ore di luce iniziano ad aumentare e più avanti le giornate incominceranno ad esser meno fredde, abbiamo dedotto varie cose.

Nel tempo, non solo abbiamo capito che dovevano incominciare ad organizzarci per seminare con lo scopo di avere raccolti fruttuosi in estate, ma anche abbiamo introgresso questo fenomeno naturale e abbiamo pensato che possiamo vivere questo evento di rinnovamento della natura dentro di noi.

“Indossiamo le armi della Luce” ci scrisse il nostro Maestro venerabile nel giorno del Solstizio d’inverno qualche settimana fa nell’invitarci a gettare via le opere delle tenebre.

Anche il fenomeno biologico più naturale e ineluttabile, cioè il ciclo della vita e della morte, noi possiamo trasfigurarlo fino a “vivere la morte”.

Nel gabinetto di riflessione abbiamo lasciato, insieme con i metalli, la nostra vita così come fino ad allora l’abbiamo vissuta con le sue debolezze profane per poter viverne una nuova rinascendo nella vita iniziatica.

Questo modo di fare, cioè che noi possiamo trasfigurare eventi e fatti naturali, è talmente comune da apparire addirittura ovvio; eppure non lo è.

E’ comune solo per noi umani; non c’è altro essere vivente che possa farlo.

“Mettere insieme” è una locuzione verbale che in greco antico si tradurrebbe con il verbo “sumballein”, da cui il sostantivo “sunbalon”, e da qui la parola “simbolo”.

Sappiamo che il “sunbalon” serviva per fare riconoscere due persone che ne avevano un pezzo ciascuno, che facevano combaciare per riconoscersi.

Noi oggi usiamo questa parola fondamentalmente per “mettere insieme” un oggetto concreto e un’idea astratta.

Infatti sul nostro sito si definisce SIMBOLO un oggetto, individuo o altra cosa concreta che può sintetizzare ed evocare una realtà più vasta o un’entità astratta, un emblema.

Ma un simbolo può derivare anche dal mettere insieme due diversi simboli; per esempio la squadra che il M.V. porta come gioiello è l’unione del filo a piombo con la livella: il cercare dentro noi stessi in profondità equilibrio e stabilità (il filo a piombo) e il trovare la misura del quotidiano e l’appianamento degli ostacoli derivati dal nostro ego (la livella) fanno si che l’iniziato possa realizzare la sua opera nel Tempio del suo cuore (la squadra).

L’insieme di questi simboli con molti altri costruiscono la struttura figlia del pensiero tramandatoci dai Fratelli  che ci hanno preceduti.

Tale è la Libera Massoneria moderna.

E’ definita anche come Massoneria simbolica, perché noi Massoni consideriamo i nostri templi pieni di simboli come luoghi privilegiati di riflessione e ci sforziamo di vivere intensamente dentro di noi la tradizione costruita da un insieme di mezzi simbolici consacrati che ci facilitano nella presa di coscienza di principi universali.

Prima dicevo che solo noi umani siamo capaci di avere pensieri simbolici.

Qui bisogna essere chiari: dobbiamo distinguere le manifestazioni a carattere culturale e tecnologico (per esempio le pietre scheggiate, la cupola di Michelangelo, i grattacieli di Manatthan, la caccia organizzata), che vengano fatte risalire a Homo Abilis e che sono diffuse nel mondo animale (si pensi alle dighe nei corsi d’acqua costruite dai castori, ai nidi delle termiti, delle api e della vespe, ai sistemi di caccia dei leoni e dei lupi, non diversi da quelli utilizzati dai nostri) dal pensare per simboli che si è sempre ritenuto che nasca con Homo Sapiens moderno.

E la mia sensazione è che l’uomo moderno deve essersi reso conto di avere questa capacità molto tempo prima dell’inizio dell’era tecnologica (che potremmo far risalire alla nascita dell’agricoltura, circa 10.000 anni fa); si sentì diverso dagli altri animali e proiettò questa diversità come dono divino.

Da sempre sono convinto che questa nostra capacità discenda dall’evoluzione biologica della nostra specie.

Niente di più, purtroppo.

Siamo soli con la consapevolezza delle nostre peculiarità.

A dire il vero è stato proposto, e c’è chi pensa che sia stato dimostrato, che anche l’uomo di Neanderthal fosse capace di pensiero simbolico: usava collane di conchiglie e si colorava il corpo con sostanze di colore giallo, rosso e viola ottenute da minerali di varie tonalità cromatiche, e prima di incontrare Homo Sapiens.

Il pensiero simbolico è la punta avanzata dell’evoluzione umana.

Ecco perché noi Massoni dobbiamo essere fieri di lavorare sui simboli che la Tradizione ci ha consegnato e ci chiede di conservare come patrimonio di uomini liberi e di buoni costumi.

Fr:.

La Via iniziatica: un percorso a due sensi

La Via iniziatica: un percorso a due sensi

Luogo, anno, mese, giorno.

Volutamente non indico le coordinate geografiche e temporali, perché lo spazio ed il tempo sono una convenzione, ed un Iniziato non può e non deve avere steccati convenzionali, qualunque essi siano.

In questo Tempio i miei Fratelli mi hanno concesso la possibilità di tracciare, di scolpire, la mia prima Tavola Architettonica, che non vuole essere un architettonico lavoro, ma un piccolo approvvigionamento di materiale da costruzione.

Fratelli, provo una grande emozione.

Sino all’esposizione di questa Tavola, qualche attimo fa, con il mio grado di Apprendista Libero  Muratore, non avevo diritto di parola.

Stavo per scrivere: “con il mio grado di Apprendista Libero Muratore, non avevo voce in capitolo”, ma ho ritenuto di correggermi in quanto, pur senza parola, sono sicuro, con il mio Silenzio, con l’eloquenza del Silenzio, di aver contribuito a portare, nella ritualità simbolica di quanto viene compiuto all’interno di questo Luogo Sacro, un piccolissimo mattone per la costruzione del Tempio, del mio Tempio e forse, e qui me lo auguro, del Tempio interiore di qualche Fratello.

In questo istante ho facoltà di parola.

In questo momento, che sono convinto mi segnerà per la seconda volta nella mia vita carnale, ho perso un obbligo ed ho acquisito un diritto.

Non sono sicuro di esserne entusiasta.

Vorrei tanto avere, almeno per i prossimi istanti, le capacità retoriche di voi Fratelli, che con la vostra preparazione storica, culturale, filosofica, eclettica, su ogni intervento, per ogni Tavola, su qualsiasi argomento, con grande maestria, mi avete ammaliato e trascinato sui sentieri della conoscenza, facendomi percorrere itinerari suggestivi ed indimenticabili: per i prossimi convenzionali minuti vorrei avere tali qualità, principalmente per il vostro Giubilo.

Per ora non posso che sperare che accettiate quanto nelle mie possibilità e nella mia capacità di sintesi.

La via iniziatica, cos’è?

Avevo appena cominciato a comprendere, anzi meglio, ad intuire, cosa fosse l’Iniziazione, che ecco che il progetto di questo Lavoro mi porta a riflettere, prima della tracciatura di qualunque segno, su cosa sia la “via iniziatica”.

Ritengo che la risposta sia strettamente ed indissolubilmente collegata a quello che ho intuito essere Iniziazione.

In un primo momento, stando al significato proprio del termine, ho creduto che Iniziazione fosse solo l’avviamento ad una disciplina, ad una attività; poi nel crogiuolo del Tempio, sorretto dai Fratelli che ho incontrato lungo il mio sentiero, anche nella cosiddetta vita profana (anche se un Libero Muratore, un Massone, un Iniziato, non ha più una vita profana) ho sperimentato che l’Iniziazione è l’ingresso ad una iniziativa, l’iniziativa di una “realizzazione”, che possiamo sperimentare solo grazie e per merito di questa “seconda nascita”.

Con l’Iniziazione viene solo data la possibilità di intravedere che esiste un percorso, un sentiero, una via.

Al profano, con l’Iniziazione, viene data la possibilità di svegliarsi da una sorta di sonno dove gli aspetti illusori del sogno vengono scambiati per la realtà: l’Iniziato, in quanto tale, dovrebbe poi avere la forza di cominciare a percorrere l’infinito sentiero che consente di poter vedere la realtà non come appare in sogno, ma per come essa è.

Questa via, che altri non è che la via di liberazione spirituale, è una strada irta di ostacoli e difficoltà, così come si presenta agli occhi del “risvegliato”, o meglio ancora, dello “svegliato”, perché davanti ai propri occhi vede, e porto la mia esperienza, una temibile entità mostruosa: l’ambiente, con le sue condizioni di vita materiale.

L’ambiente impone i propri condizionamenti, attraverso il suo potere di suggestione e di illusione, vero e proprio potere ipnotico, che fa apparire accettabile e persino fortemente desiderabile ciò che in realtà non lo è affatto: da tutto questo a pochi è dato di sfuggire.

L’iniziazione ti sveglia e con l’apertura degli occhi, ancora annebbiati dal lungo sonno, ti consente di vedere un sentiero, ti consente di intuire che esiste una via.

L’Iniziazione è il punto di partenza della strada verso la realizzazione.

La realizzazione non può che consistere nel ristabilire la nostra relazione con il GADU.

Con l’Iniziazione credo ci venga data la possibilità di comprendere la nostra posizione originale e quindi agire di conseguenza.

Con l’Iniziazione entriamo a far parte dell’Eggregoro dell’Ordine Iniziatico, diveniamo cellule integrate nella natura stessa ed energetica dell’Eggregoro.

A voi Fratelli non sarà certo sfuggito che parlando di Iniziazione implicitamente ho tentato di svelare quello che dinanzi agli occhi ancora appannati del primo risveglio mi si profilava davanti: il Percorso, la Via.

La Tavola a cui sto lavorando reca il seguente titolo: “La via iniziatica: un percorso a due sensi”.

In un primo momento, da una prima lettura, quel “un percorso a due sensi” mi ha fatto pensare ad una sorta di reciprocità, al famoso do ut des, ovvero: cosa posso fare io per i miei Fratelli e cosa loro possono fare per me?

Poi mi sono detto: siamo Massoni, siamo degli Iniziati, ciò che sto pensando è ancora il frutto del sonno profano.

Questo mio iniziale pensiero era troppo carico di possibili fraintesi: credo di aver capito che in Massoneria non ci sono parole e/o simboli destinati ad essere anche fraintesi, ci sono parole e/o simboli che possono avere diversi soggettivi significati, ma certamente non travisabili e comunque tutti proiettati verso la Realizzazione.

Ogni parola, ogni simbolo, in Massoneria, per un Iniziato, ha un preciso significato, niente viene detto o fatto a caso.

Secondo il mio punto di vista, lo scopo di una “via iniziatica” è sviluppare la consapevolezza dell’uomo e, conseguentemente, delle sue potenzialità più elevate.

Il concetto di via si riferisce al fatto che per realizzare i frutti delle conoscenze tramandate ogni Iniziato deve seguire un lungo ed impegnativo percorso di apprendimento e di pratica.

Ciò che viene realizzato, ovviamente, non è semplicemente l’acquisizione di un insieme di nozioni teoriche; la portata delle conoscenze e della loro pratica è tale da poter trasformare ed evolvere colui che ne prenda parte.

La trasformazione è un fatto interiore ed energetico.

Trasformarsi, evolvere, hanno una sola direzione.

Forse manca un punto interrogativo; a mio avviso la centralità del tracciato poteva essere: “…un percorso a due sensi?”.

Così lo percepisco: la via iniziatica, che cominciamo a percorrere con il risveglio dell’Iniziazione, non può essere a due sensi, ma a senso unico; su questa via, priva di scorciatoie, troviamo Fratelli che tendono a quella realizzazione spirituale di cui scrivevo sopra.

La via iniziatica che percorriamo, o meglio, che io sto percorrendo, mi fa percepire un senso all’esistenza, è un tonico per la psiche, consente una mentale ed emotiva elaborazione.

L’Iniziazione non è un traguardo, ma il punto di partenza per altri traguardi che troviamo lungo il percorso iniziatico, percorso che non è una via ma la “Via”, che ha un valore ultraculturale, ultratemporale, ultraspaziale, è la vera via della vita umana, che deve consentire di “ri-essere” con l’Essere, da cui ci siamo separati con la nascita carnale.

Ecco perché la via iniziatica non può essere a due sensi: tutti noi cerchiamo di fare ritorno a “Casa”, nessuno torna indietro, possiamo trovare qualcuno, qualche Fratello, che si ferma; nostro dovere è sorreggerlo nella stanchezza del suo personale percorso lungo la medesima via, che è questo nostro percorso spirituale, che è, per dirla con un simbolismo, quel nostro incessante levigare la pietra grezza.

L’Iniziazione è un’acquisizione permanente, per questo la via iniziatica non può essere a due sensi: l’Iniziato non sarà mai più un profano, l’Iniziato, in quanto dotato di forze spirituali di ordine superiore, che il rito iniziatorio porta alla superficie, non può avere alcun interesse a tornare indietro; potrà forse fermarsi, ma non tornare indietro: ciò che comunque ha raggiunto con l’Iniziazione è sempre qualcosa in più e sicuramente di gran lunga migliore di ciò che aveva vissuto nella vita profana.

Nel corso della mia tegolatura un perfetto sconosciuto, che ora chiamo ed abbraccio come Fratello (felice di farlo, peraltro, nonostante la mia personale ritrosia), mi disse: “sei convinto? Guarda che non si torna indietro!” – più o meno testualmente.

Poi mi sono ritrovato all’interno di un “Rito di Iniziazione”.

Un Rito. Ho partecipato, come attore/spettatore, ad un Rito, il cui senso, le parole profuse, non avevano alcun significato per me.

Quella sera, tanto era il pathos, nemmeno cercai di penetrare il senso di quanto stava accadendo.

Ma non per questo, non solo per il fatto che non capivo niente di quanto mi stava circondando, di quanto mi stavano dicendo dei perfetti sconosciuti, quel Rito, in sé, non ha avuto il suo significato ed effetto.

Quel Rito, considerando quanto mi venne detto (Guarda non si torna indietro), necessariamente portava in sé la sua forza, prescindendo dalla consapevolezza o meno di chi vi stava partecipando: il mio spirito.

La morte è una condizione permanente dell’essere umano: l’uomo deceduto non torna indietro.

Poco prima del Rito di Iniziazione facciamo un testamento, che simbolicamente rappresenta l’ultimo atto di una vita da profano … poi il buio, la morte … la rinascita … la Luce.

Non torniamo profani.

Stiamo percorrendo la Via della Realizzazione, una Via che non permette un ritorno al passato, un passato vissuto nell’ombra ed ormai definitivamente morto.

Sono entrato nella Via, adesso spetta a me e solo a me seguire, percorrere tale Via.

Devo seguire ed eseguire un lavoro interiore, devo operare su me stesso, sulla pietra grezza, quel lavoro di sgrossamento prima e di levigatura poi che mi consentirà di ottenere la pietra cubica.

Questa considerazione ha inizialmente sortito un effetto negativo o almeno apparentemente tale, in quanto mi solo sentito solo in questo arduo compito nel percorrere la Via, ma questo effetto negativo si è risolto.

Se è vero che il cammino a senso unico verso la Realizzazione dipende solo da noi stessi, non è vero che siamo soli in questa impresa, perché facendo parte di una catena iniziatica, ciascuno di noi, ciascuno di voi, è un anello che costituisce con tutti gli altri un tutt’uno.

Possiamo addirittura giungere a dire e sostenere che tutti noi siamo la Via, tutti noi, concatenati nell’Eggregoro, costituiamo, indissolubilmente inanellati, la Via.

Ho detto.

Fr:.

Il Gabinetto di Riflessione

Il Gabinetto di Riflessione

Sono stato chiamato, per la prima volta, ad affrontare un tema, o, per dirla in modo Profano, un “problema” massonico.

Sono stato iniziato il 17 Marzo 2006 e risulterà chiaro che quanto riporterò è preso qua e la su articoli ed esperienze scritte e vissute da altri (anche se terminerò tentando una mia riflessione), ma non potrebbe essere diversamente, visto che sono entrato a far parte dell’obbedienza del GOI da soltanto 6 mesi.

Il primo pensiero che mi sovviene, dopo appena pochi mesi dalla mia iniziazione, è la forza coinvolgente ed il pathos che esprime questa cerimonia sicuramente unica nella sua peculiarità.

Tutto quello che è il rito, dal Gabinetto di Riflessione, al Testamento, al rituale in sé stesso, è permeato da una simbologia che l’aspirante non riesce ad interpretare fino in fondo.

Sono oggi convinto che per accedere alla vera iniziazione occorre abbandonare il razionalismo e raggiungere la trascendenza.

La simbologia e gli elementi che compongono il Gabinetto di Riflessione, sono per il Profano che vi accede, incomprensibili.

Solo la perseveranza potrà permettere la giusta comprensione.

Il termine “Gabinetto di Riflessione” identifica uno dei locali costituenti la Loggia massonica.

Si tratta di una cameretta oscura, in cui vengono isolati i Profani prima della cerimonia di Iniziazione.

Oswald Wirth sostiene essere questo “il primo insegnamento massonico: per imparare a pensare occorre esercitarsi nell’isolamento; vi si perviene rientrando in sè stessi, guardando dentro senza distrarsi con quanto avviene fuori”.

Esiste uno schema unitario dell’esoterismo muratorio che ha come meta un processo di liberazione mentale e spirituale dell’uomo, che la Massoneria propone di compiere all’Adepto in tutti i campi e che si sostanzia nella particolare via iniziatica massonica.

La suddetta meta già si scorge nel Gabinetto di Riflessione nel quale il Profano è posto prima della sua introduzione nel Tempio, per compiere, da solo, il primo viaggio iniziatico in grado di Apprendista.

Tale primo viaggio è raffigurato nelle viscere della Terra, per dare inizio da lì alla sua rinascita a “nuova vita”, verso la Luce, che chiede entrando in Massoneria.

Il pavimento, le pareti ed il soffitto del Gabinetto di Riflessione sono dipinti di nero, per dare l’idea dell’antro nelle viscere della Terra.

Nella prima parete, dal quale inizia il simbolico primo viaggio, è dipinto il segno zodiacale del Cancro, uno scheletro umano, la scritta V.I.T.R.I.O.L., i simboli alchemici dello Zolfo e del Sale, una lucerna ed una frase che invita a riflettere sulla propria determinazione nel voler proseguire. Vi è inoltre rappresentato il simbolo ermetico dell’Acqua.

Nella seconda parete è dipinto il segno zodiacale della Bilancia, una porta socchiusa con uno Spioncino, il simbolo dell’Elemento Aria ed è posta una scritta sulle motivazioni che hanno condotto qui l’iniziando: se non sono quelle giuste, che se ne vada.

Nella terza parete è dipinto il segno zodiacale del Capricorno, una Falce, la Clessidra, una Finestrella con uno Specchio, il simbolo alchemico dell’Elemento Terra ed una scritta relativa alle “distinzioni umane”.

Nella quarta parete è disegnato il segno zodiacale dell’Ariete, un Gallo che canta, il simbolo dell’Elemento Fuoco e varie scritte di alto significato esoterico, relative al percorso iniziatico da intraprendere.

Sul tavolino è posto un Calamaio con Penna, una Candela, 3 Ciotole con Sale, Zolfo, Sabbia, un Pane Secco, una Brocca d’Acqua, un Teschio umano.

Simbolicamente nel Gabinetto di Riflessione il Profano muore per rinascere a “nuova vita” al canto del Gallo.

Sulla prima parete si legge la scritta V.I.T.R.I.O.L., ovvero “Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem”, che altro non significa “visita le viscere della terra e rettificando il cammino troverai la Pietra Occulta”, il cui significato profondo si riferisce alla ricerca del proprio perfezionamento interiore.

Tale scritta già indica il suddetto processo di liberazione mentale e spirituale perchè l’uomo deve saper trovare la Verità (o Pietra Filosofale, o Pietra Cubica), rettificando più volte il cammino e superando gli ostacoli rappresentati dai pregiudizi, dalle superstizioni, dalle passioni, dalle sofferenze, dalle apatie, dalle paure.

Per ciò l’iniziando è solo nella sua riflessione e per questo si trova solo nel Gabinetto di Riflessione, per proseguire in questo solitario cammino, che è l’iniziazione massonica, senza alcun affidamento dogmatico.

Se non è disposto a questo, che torni sui propri passi!

Uno scheletro eretto allude alla spoliazione che si deve compiere su sè stessi, a partire dai simbolici metalli durante il percorso lungo la via iniziatica.

Proseguendo il viaggio sulla seconda parete, la Porta (simbolo alchemico) sta a significare che non può essere aperta se non si sa trasformare la materia (già simboleggiata dallo Zolfo e dal Sale) con il giusto fuoco dei sentimenti e dell’intelletto, se non si sa guardare verso l’alto, raffigurato dal simbolo dell’Elemento Aria. La scritta riguarda l’impegno da assumere con se stessi; questo impegno deve essere appropriato, costante, ispirato, non dettato da fugace curiosità e dai legami al materiale. La Porta resta ermeticamente chiusa se non sia attua la trasformazione interiore.

Passando alla successiva parete vi è un’altra scritta in cui si sollecita a guardare alle cose della Terra, senza pensare ai vantaggi personali, ordinando la propria vita (i simboli della Clessidra e della Falce) verso una sollecitazione dello Spirito, rivolta a conoscere se stesso (i simboli della Finestrella che rivela uno Specchio sul quale si riproduce la propria immagine), al fine di sapersi identificare con la Legge Universale ed essere partecipe attivo dell’Umanità.

La Clessidra è simbolo del tempo, è invito alla Pazienza ed alla Tolleranza, ovvero guida il pensiero ad indugiarsi sulla dimensione che, scorrendo, dissolve ogni forma transitoria.

E’ una raffigurazione simbolica dell’assopimento, dell’inazione, del lento morire, in contrasto con il Gallo (che si trova sulla quarta parete), che allude al risveglio delle forze, all’azione, al Fuoco segreto alchemico, annunciando la fine della notte ed il trionfo della Luce sulle Tenebre.

Insieme raffigurano il ciclo perenne ed immutabile della vita.

Nella quarta parete, infine, si riceve l’ultima indicazione in cui si sottolinea il valore della Vigilanza e della Perseveranza, allo scopo di essere purificato e di giungere alfine alla Luce.

Il Triangolo con la punta verso l’alto, non barrata, simboleggia l’Elemento Fuoco, il Gallo canta alla luce dell’alba.

Il primo viaggio simbolico, che precede il Rito di Iniziazione nel Tempio, è così terminato.

Al Profano, che realmente rifletta, in questo modo è già stato detto tutto l’essenziale sull’esoterismo massonico e su cosa significhi la sua duplice ricerca iniziatica, sempre rivolta verso il Cielo e la Terra, cioè riconoscendo segni del divino, come “scintilla” che è in ogni uomo, e sentendosi partecipe attivo dell’umanità.

Per fare questo l’uomo è solo nella riflessione, perchè la Pietra Occulta non può essergli donata da altri, neppure da Dio, ed egli deve compiere da solo il cammino della propria realizzazione.

Per questo il Profano è invitato a riflettere sulla propria volontà di ricerca e di assicurarsi di voler procedere sulla via della Conoscenza: solo così egli sarà in grado di vedere la Luce.

Personalmente credo di aver intuito il significato di tutto ciò che mi circondava (non posso ancora parlare di vera comprensione) solo rileggendo con calma le iscrizioni e dopo che erano trascorsi parecchi minuti da che ero solo con me stesso.

Non credo che la paura abbia il sopravvento su di noi quanto il timore dell’ignoto; sentirsi in balia di qualcuno che non conosciamo e dal quale senti di dipendere, fa sentire piccoli e indifesi, bisognosi di aiuto.

Il fattore emotivo credo giochi un ruolo non indifferente; il sentire emotivamente l’importanza dell’iniziazione mi ha portato, in quei frangenti, a dubitare delle mie capacità cognitive.

Sul tavolo, posti davanti al Profano, troviamo tre diverse ciotole contenenti rispettivamente Sale, Zolfo e Sabbia: il Sale simboleggia l’equilibratore delle energie mediante il principio della cristallizzazione, parte solida dell’essere; lo Zolfo simboleggia l’energia espansiva o centrifuga, che parte dal centro di ogni essere; la Sabbia, che deve essere di mare poichè è sterile, ricorda il mondo creato dalle Acque.

Un Pane ed una Brocca d’Acqua richiamano il concetto dell’Essenzialità, atta a soddisfare i bisogni della vita materiale: il Saggio si accontenta sempre del necessario, mai ricerca il superfluo.

Un Teschio umano rammenta la proverbiale “caducità delle cose terrene”, ovvero il benedettino “memento mori”: esso cela il monito “ero come sei, sono come sarai”.

Una semplice candela accesa illumina appena il locale, permettendo al profano di leggere, non senza fatica, le iscrizioni sulle pareti: Se la curiosità ti ha condotto qui, vattene!; Se sei capace di simulazioni trema, poichè qui sarai scoperto; Se sostieni le distinzioni umane esci, perchè qui non se ne conoscono; Se la tua anima ha provato spavento, non andare oltre; Se perseveri sarai purificato dagli Elementi, uscirai dall’abisso delle tenebre e vedrai la Luce!

In quella tenue luce della candela il Profano si trova di fronte un Testamento, che dovrà compilare, rispondendo con semplicità e naturalezza alle tre domande che gli sono poste, ovvero quali ritiene che siano i suoi doveri verso l’Essere Supremo, verso sè stesso e verso i suoi simili.

Vorrei soffermarmi sulla parola V.I.T.R.I.O.L. e quindi ripartire dalla sua traduzione “Visita l’interno della terra e seguendo la retta via scoprirai la pietra segreta”.

Il visitare comporta una presenza.

Non un semplice pensare o intervento mentale, ma la partecipazione dell’interezza della persona.

Una presenza fisica con una intensa motivazione nella ricerca.

Una volontà che ci fa procedere ed una mente che discerne.

Il visitare significa anche assumere un atteggiamento dinamico, bandendo la staticità; significa procedere al fine di osservare, analizzare, scegliere determinati percorsi ed avanzare per raggiungere il fine che ci siamo proposti.

Ma qual’è l’oggetto della visitazione? Verso quale posto ci muoveremo? Il luogo viene indicato quale l’interno della terra.

Badiamo bene, non la superficie, ma la parte più nascosta e non visibile.

Orbene, valutiamo ora cosa il linguaggio simbolico intende per terra.

Dei quattro elementi: aria, acqua, fuoco e terra, viene indicato quest’ultimo, il più materiale.

Nel microcosmo dell’umano, il corpo fisico, con la sua materialità, viene associato all’elemento terra. Ne consegue che la ricerca deve essere orientata all’interno dell’Uomo quale corporeità.

Ma visitare l’interno della terra presenta una grande pericolosità, perché ci si orienta verso un mondo sconosciuto, immergendoci nel quale possiamo perderci nella nostra totalità od avere l’immensa ricompensa, nostra mira nell’intraprendere il pericoloso viaggio.

Lo scopo della ricerca viene indicato come il ritrovamento della pietra occulta, cioè nascosta.

E’ una pietra misteriosa e di estrema preziosità.

Una pietra che possiede immensi poteri e che essenzialmente permette quella trasmutazione dell’essere che giustifica il completo dedicarsi alla sua ricerca.

Una pietra che viene ad essere qualificata “filosofica”, perché nota ai “filosofi”, e, dopo opportune lavorazioni o “rettifiche”, diventa “filosofale”, con il potere di trasmutare i metalli vili in oro e capace di dare l’immortalità.

La giusta visione delle cose porta come conseguenza la scelta dell’unico, vero sentiero che ci dà il dono dell’immortalità nel divino.

In questi ultimi tempi ho avuto modo di risentire, tra l’altro per l’ennesima volta, l’attore Roberto Benigni declamare la Divina Commedia.

Non sono un letterato, non ho una profonda conoscenza della Divina Commedia, mi appartengono solo alcuni ricordi scolastici, ma alla data odierna, con le poche conoscenze che ho potuto acquisire sulla massoneria, mi sembra, e qui chiedo conforto ai fratelli maestri, di scorgere nella Divina Commedia una simbologia massonica.

Il sommo poeta ha strutturato la sua Commedia attendendosi a VITRIOL.

Ci comunica infatti la sua piena e completa comprensione del suggerimento occulto.

La discesa agli inferi infatti la descrive come una visitazione all’interno della terra.

In questo viaggio, in fondo, all’interno di se stesso, egli prende coscienza dei mali che allontanano l’Uomo dal suo Creatore e di tutte le sfaccettature di quell’egoismo che porta l’uomo alla dannazione, alla recisione cioè delle radici che lo legano all’Originario, sua vera patria, a cui pur tuttavia anelerà sempre anche dal profondo della eternità.

Quando ad Ulisse che voleva scuotere, riuscendovi, i suoi compagni spossati dalle lunghe traversie, fa dire: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a vivere come bruti ma per seguir virtute e conoscenza”, è probabile che il sommo poeta intendesse riferirsi ad una conoscenza ben precisa, e non usuale.

Ricordo gli insegnamenti della mia professoressa di Italiano, che riferiva a Dante una profonda e vasta conoscenza dello scibile: la letteratura, la storia, la teologia, la mitologia, la matematica, l’astronomia, l’astrologia e così via.

Ritengo che Dante, nonostante queste conoscenze, eccezionali per quei tempi, non si sentisse appagato.

Credo che Dante fosse alla ricerca di quella pietra filosofale che infine ritrova al compimento del suo viaggio nel tre regni divini, dopo aver avuto coscienza di tutto il male e di tutto il bene di cui è capace l’umana progenie.

Fr:.

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