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Lettera a Diogneto

Lettera a Diogneto

Antico documento cristiano

Esordio

I. 1. Vedo, ottimo Diogneto, che tu ti accingi ad apprendere la religione dei cristiani e con molta saggezza e cura cerchi di sapere di loro. A quale Dio essi credono e come lo venerano, perché tutti disdegnano il mondo e disprezzano la morte, non considerano quelli che i greci ritengono dèi, non osservano la superstizione degli ebrei, quale amore si portano tra loro, e perché questa nuova stirpe e maniera di vivere siano comparsi al mondo ora e non prima. 2. Comprendo questo tuo desiderio e chiedo a Dio, che ci fa parlare e ascoltare, che sia concesso a me di parlarti perché tu ascoltando divenga migliore, e a te di ascoltare perché chi ti parla non abbia a pentirsi.

L’idolatria

II. 1. Purìficati da ogni pregiudizio che ha ingombrato la tua mente e spògliati dell’abitudine ingannatrice e fatti come un uomo nuovo da principio, per essere discepolo di una dottrina anche nuova come tu stesso hai ammesso. Non solo con gli occhi, ma anche con la mente considera di quale sostanza e di quale forma siano quelli che voi chiamate e ritenete dèi. 2. Non (sono essi) pietra come quella che si calpesta, bronzo non migliore degli utensili fusi per l’uso, legno già marcio, argento che ha bisogno di un uomo che lo guardi perché non venga rubato, ferro consunto dalla ruggine, argilla non più scelta di quella preparata a vile servizio? 3. Non (sono) tutti questi (idoli) di materia corruttibile? Non sono fatti con il ferro e con il fuoco? Non li foggiò lo scalpellino, il fabbro, l’argentiere o il vasaio? Prima che con le loro arti li foggiassero, ciascuno di questi (idoli) non era trasformabile, e non lo può (essere) anche ora? E quelli che ora sono gli utensili della stessa materia non potrebbero forse diventare simili ad essi se trovassero gli stessi artigiani? 4. E per l’opposto, questi da voi adorati non potrebbero diventare, ad opera degli uomini, suppellettili uguali alle altre? Non sono cose sorde, cieche, inanimate, insensibili, immobili? Non tutte corruttibili? Non tutte distruttibili? 5. Queste cose chiamate dèi, a queste servite, a queste supplicate, infine ad esse vi assimilate. 6. Perciò odiate i cristiani perché non le credono dèi. 7. Ma voi che li pensate e li immaginate tali non li disprezzate più di loro? Non li deridete e li oltraggiate più voi che venerate quelli di pietra e di creta senza custodi, mentre chiudete a chiave di notte quelli di argento e di oro, e di giorno mettete le guardie perché non vengano rubati? 8. Con gli onori che credete di rendere loro, se hanno sensibilità, siete piuttosto a punirli. Se non hanno i sensi siete voi a svergognarli con sacrificio di sangue e di grassi fumanti. 9. Provi qualcuno di voi queste cose, permetta che gli vengano fatte. Ma l’uomo di propria volontà non sopporterebbe tale supplizio perché ha sensibilità e intelligenza; ma la pietra lo tollera perché non sente. 10. Molte altre cose potrei dirti perché i cristiani non servono questi dèi. Se a qualcuno ciò non sembra sufficiente, credo inutile parlare anche di più.

Il culto giudaico

III. 1. Inoltre, credo che tu piuttosto desideri sapere perché essi non adorano Dio secondo gli ebrei. 2. Gli ebrei hanno ragione quando rigettano l’idolatria, di cui abbiamo parlato, e venerano un solo Dio e lo ritengono padrone di tutte le cose. Ma sbagliano se gli tributano un culto simile a quello dei pagani. 3. Come i greci, sacrificando a cose insensibili e sorde dimostrano stoltezza, così essi, pensando di offrire a Dio come ne avesse bisogno, compiono qualche cosa che è simile alla follia, non un atto di culto. 4. «Chi ha fatto il cielo e la terra e tutto ciò che è in essi», e provvede tutti noi delle cose che occorrono, non ha bisogno di quei beni. Egli stesso li fornisce a coloro che credono di offrirli a lui. 5. Quelli che con sangue, grasso e olocausti credono di fargli sacrifici e con questi atti venerarlo, non mi pare che differiscano da coloro che tributano riverenza ad oggetti sordi che non possono partecipare al culto. Immaginarsi poi di fare le offerte a chi non ha bisogno di nulla!

Il ritualismo giudaico

IV. 1. Non penso che tu abbia bisogno di sapere da me intorno ai loro scrupoli per certi cibi, alla superstizione per il sabato, al vanto per la circoncisione, e alla osservanza del digiuno e del novilunio: tutte cose ridicole, non meritevoli di discorso alcuno. 2. Non è ingiusto accettare alcuna delle cose create da Dio ad uso degli uomini, come bellamente create e ricusarne altre come inutili e superflue? 3. Non è empietà mentire intorno a Dio come di chi impedisce di fare il bene di sabato? 4. Non è degno di scherno vantarsi della mutilazione del corpo, come si fosse particolarmente amati da Dio? 5. Chi non crederebbe prova di follia e non di devozione inseguire le stelle e la luna per calcolare i mesi e gli anni, per distinguere le disposizioni divine e dividere i cambiamenti delle stagioni secondo i desideri, alcuni per le feste, altri per il dolore? 6. Penso che ora tu abbia abbastanza capito perché i cristiani a ragione si astengono dalla vanità, dall’impostura, dal formalismo e dalla vanteria dei giudei. Non credere di poter imparare dall’uomo il mistero della loro particolare religione.

Il mistero cristiano

V. 1. I cristiani né per regione, né per voce, né per costumi sono da distinguere dagli altri uomini. 2. Infatti, non abitano città proprie, né usano un gergo che si differenzia, né conducono un genere di vita speciale. 3. La loro dottrina non è nella scoperta del pensiero di uomini multiformi, né essi aderiscono ad una corrente filosofica umana, come fanno gli altri. 4. Vivendo in città greche e barbare, come a ciascuno è capitato, e adeguandosi ai costumi del luogo nel vestito, nel cibo e nel resto, testimoniano un metodo di vita sociale mirabile e indubbiamente paradossale. 5. Vivono nella loro patria, ma come forestieri; partecipano a tutto come cittadini e da tutto sono distaccati come stranieri. Ogni patria straniera è patria loro, e ogni patria è straniera. 6. Si sposano come tutti e generano figli, ma non gettano i neonati. 7. Mettono in comune la mensa, ma non il letto. 8. Sono nella carne, ma non vivono secondo la carne. 9. Dimorano nella terra, ma hanno la loro cittadinanza nel cielo. 10. Obbediscono alle leggi stabilite, e con la loro vita superano le leggi. 11. Amano tutti, e da tutti vengono perseguitati. 12. Non sono conosciuti, e vengono condannati. Sono uccisi, e riprendono a vivere. 13. Sono poveri, e fanno ricchi molti; mancano di tutto, e di tutto abbondano. 14. Sono disprezzati, e nei disprezzi hanno gloria. Sono oltraggiati e proclamati giusti. 15. Sono ingiuriati e benedicono; sono maltrattati ed onorano. 16. Facendo del bene vengono puniti come malfattori; condannati gioiscono come se ricevessero la vita. 17. Dai giudei sono combattuti come stranieri, e dai greci perseguitati, e coloro che li odiano non saprebbero dire il motivo dell’odio.

L’anima del mondo

VI. 1. A dirla in breve, come è l’anima nel corpo, così nel mondo sono i cristiani. 2. L’anima è diffusa in tutte le parti del corpo e i cristiani nelle città della terra. 3. L’anima abita nel corpo, ma non è del corpo; i cristiani abitano nel mondo, ma non sono del mondo. L’anima invisibile è racchiusa in un corpo visibile; i cristiani si vedono nel mondo, ma la loro religione è invisibile. 5. La carne odia l’anima e la combatte pur non avendo ricevuto ingiuria, perché impedisce di prendersi dei piaceri; il mondo che pur non ha avuto ingiustizia dai cristiani li odia perché si oppongono ai piaceri. 6. L’anima ama la carne che la odia e le membra; anche i cristiani amano coloro che li odiano. 7. L’anima è racchiusa nel corpo, ma essa sostiene il corpo; anche i cristiani sono nel mondo come in una prigione, ma essi sostengono il mondo. 8. L’anima immortale abita in una dimora mortale; anche i cristiani vivono come stranieri tra le cose che si corrompono, aspettando l’incorruttibilità nei cieli. 9. Maltrattata nei cibi e nelle bevande l’anima si raffina; anche i cristiani maltrattati, ogni giorno più si moltiplicano. 10. Dio li ha messi in un posto tale che ad essi non è lecito abbandonare.

Dio e il Verbo

VII. 1. Infatti, come ebbi a dire, non è una scoperta terrena da loro tramandata, né stimano di custodire con tanta cura un pensiero terreno né credono all’economia dei misteri umani. 2. Ma quello che è veramente signore e creatore di tutto e Dio invisibile, egli stesso fece scendere dal cielo, tra gli uomini, la verità, la parola santa e incomprensibile e l’ha riposta nei loro cuori. Non già mandando, come qualcuno potrebbe pensare, qualche suo servo o angelo o principe o uno di coloro che sono preposti alle cose terrene o abitano nei cieli, ma mandando lo stesso artefice e fattore di tutte le cose, per cui creò i cieli e chiuse il mare nelle sue sponde e per cui tutti gli elementi fedelmente custodiscono i misteri. Da lui il sole ebbe da osservare la misura del suo corso quotidiano, a lui obbediscono la luna che splende nella notte e le stelle che seguono il giro della luna; da lui tutto fu ordinato, delimitato e disposto, i cieli e le cose nei cieli, la terra e le cose nella terra, il mare e le cose nel mare, il fuoco, l’aria, l’abisso, quello che sta in alto, quello che sta nel profondo, quello che sta nel mezzo; lui Dio mandò ad essi. 3. Forse, come qualcuno potrebbe pensare, lo inviò per la tirannide, il timore e la prostrazione? 4. No certo. Ma nella mitezza e nella bontà come un re manda suo figlio, lo inviò come Dio e come uomo per gli uomini; lo mandò come chi salva, per persuadere, non per far violenza. A Dio non si addice la violenza. 5. Lo mandò per chiamare non per perseguitare; lo mandò per amore non per giudicare. 6. Lo manderà a giudicare, e chi potrà sostenere la sua presenza? 7. Non vedi (i cristiani) che gettati alle fiere perché rinneghino il Signore, non si lasciano vincere? 8. Non vedi, quanto più sono puniti, tanto più crescono gli altri? 9. Questo non pare opera dell’uomo, ma è potenza di Dio, prova della sua presenza.

L’incarnazione

VIII. 1. Chi fra tutti gli uomini sapeva perfettamente che cosa è Dio, prima che egli venisse? 2. Vorrai accettare i discorsi vuoti e sciocchi dei filosofi degni di fede? Alcuni affermavano che Dio è il fuoco, ove andranno essi chiamandolo Dio, altri dicevano che è l’acqua, altri che è uno degli elementi da Dio creati. 3. Certo, se qualche loro affermazione è da accettare si potrebbe anche asserire che ciascuna di tutte le creature ugualmente manifesta Dio. 4. Ma tutte queste cose sono ciarle e favole da ciarlatani. 5. Nessun uomo lo vide e lo conobbe, ma egli stesso si rivelò a noi. 6. Si rivelò mediante la fede, con la quale solo è concesso vedere Dio. 7. Dio, signore e creatore dell’universo, che ha fatto tutte le cose e le ha stabilite in ordine, non solo si mostrò amico degli uomini, ma anche magnanimo. 8. Tale fu sempre, è e sarà: eccellente, buono, mite e veritiero, il solo buono. 9. Avendo pensato un piano grande e ineffabile lo comunicò solo al Figlio. 10. Finché lo teneva nel mistero e custodiva il suo saggio volere, pareva che non si curasse e non pensasse a noi. 11. Dopo che per mezzo del suo Figlio diletto rivelò e manifestò ciò che aveva stabilito sin dall’inizio, ci concesse insieme ogni cosa, cioè di partecipare ai suoi benefici, di vederli e di comprenderli. Chi di noi se lo sarebbe aspettato?

L’economia divina

IX. 1. (Dio) dunque avendo da sé tutto disposto con il Figlio, permise che noi fino all’ultimo, trascinati dai piaceri e dalle brame come volevamo, fossimo travolti dai piaceri e dalle passioni. Non si compiaceva affatto dei nostri peccati, ma ci sopportava e non approvava quel tempo di ingiustizia. Invece, preparava il tempo della giustizia perché noi fossimo convinti che in quel periodo, per le nostre opere, eravamo indegni della vita, e ora solo per bontà di Dio ne siamo degni, e dimostrassimo, per quanto fosse in noi, che era impossibile entrare nel regno di Dio e che solo per sua potenza ne diventiamo capaci. 2. Dopo che la nostra ingiustizia giunse al colmo e fu dimostrato chiaramente che come suo guadagno spettava il castigo e la morte, venne il tempo che Dio aveva stabilito per manifestare la sua bontà e la sua potenza. O immensa bontà e amore di Dio. Non ci odiò, non ci respinse e non si vendicò, ma fu magnanimo e ci sopportò e con misericordia si addossò i nostri peccati e mandò suo Figlio per il nostro riscatto; il santo per gli empi, l’innocente per i malvagi, il giusto per gli ingiusti, l’incorruttibile per i corrotti, l’immortale per i mortali. 3. Quale altra cosa poteva coprire i nostri peccati se non la sua giustizia? 4. In chi avremmo potuto essere giustificati noi, ingiusti ed empi, se non nel solo Figlio di Dio? 5. Dolce sostituzione, opera inscrutabile, benefici insospettati! L’ingiustizia di molti viene riparata da un solo giusto e la giustizia di uno solo rende giusti molti. 6. Egli, che prima ci convinse dell’impotenza della nostra natura per avere la vita, ora ci mostra il salvatore capace di salvare anche l’impossibile. Con queste due cose ha voluto che ci fidiamo della sua bontà e lo consideriamo nostro sostentatore, padre, maestro, consigliere, medico, mente, luce, onore, gloria, forza, vita, senza preoccuparsi del vestito e del cibo.

La carità

1. Se anche tu desideri questa fede, per prima otterrai la conoscenza del Padre. 2. Dio, infatti, ha amato gli uomini. Per loro creò il mondo, a loro sottomise tutte le cose che sono sulla terra, a loro diede la parola e la ragione, solo a loro concesse di guardarlo, lo plasmò secondo la sua immagine, per loro mandò suo figlio unigenito, loro annunziò il Regno nel cielo e lo darà a quelli che l’hanno amato. 3. Una volta conosciutolo, hai idea di qual gioia sarai colmato? Come non amerai colui che tanto ti ha amato? 4. Ad amarlo diventerai imitatore della sua bontà, e non ti meravigliare se un uomo può diventare imitatore di Dio: lo può volendolo lui (l’uomo). 5. Non si è felici nell’opprimere il prossimo, nel voler ottenere più dei deboli, arricchirsi e tiranneggiare gli inferiori. In questo nessuno può imitare Dio, sono cose lontane dalla Sua grandezza! 6. Ma chi prende su di sé il peso del prossimo e in ciò che è superiore cerca di beneficare l’inferiore; chi, dando ai bisognosi ciò che ha ricevuto da Dio, è come un Dio per i beneficati, egli è imitatore di Dio. 7. Allora stando sulla terra contemplerai perché Dio regna nei cieli, allora incomincerai a parlare dei misteri di Dio, allora amerai e ammirerai quelli che sono puniti per non voler rinnegare Dio. Condannerai l’inganno e l’errore del mondo quando conoscerai veramente la vita nel cielo, quando disprezzerai quella che qui pare morte e temerai la morte vera, riservata ai dannati al fuoco eterno che tormenta sino alla fine coloro che gli saranno consegnati. 8. Se conoscerai quel fuoco ammirerai e chiamerai beati quelli che sopportarono per la giustizia il fuoco temporaneo.

Il loro maestro

XI. 1. Non dico stranezze né cerco il falso, ma, divenuto discepolo degli apostoli, divento maestro delle genti e trasmetto in maniera degna le cose tramandate a quelli che si son fatti discepoli della verità. 2. Chi infatti, rettamente istruito e fattosi amico del Verbo, non cerca di imparare saggiamente le cose che dal Verbo furono chiaramente mostrate ai discepoli? Non apparve ad essi il Verbo, manifestandosi e parlando liberamente, quando dagli increduli non fu compreso, ma guidando i discepoli che, da lui ritenuti fedeli, conobbero i misteri del Padre? 3. Egli mandò il Verbo come sua grazia, perché si manifestasse al mondo. Disprezzato dal popolo, annunziato dagli apostoli, fu creduto dai pagani. 4. Egli fin dal principio apparve nuovo ed era antico, e ognora diviene nuovo nei cuori dei fedeli. 5. Egli eterno, in eterno viene considerato figlio. Per mezzo suo la Chiesa si arricchisce e la grazia diffondendosi nei fedeli si moltiplica. Essa ispira saggezza, svela i misteri, preannuncia i tempi, si rallegra per i fedeli, si dona a quelli che la cercano, senza infrangere i giuramenti della fede né oltrepassare i limiti dei padri. 6. Si celebra poi il timore della legge, si riconosce la grazia dei profeti, si conserva la fede dei Vangeli, si conserva la tradizione degli apostoli e la grazia della Chiesa esulta. 7. Non contristando tale grazia, saprai ciò che il Verbo dice per mezzo di quelli che vuole, quando vuole. 8. Per amore delle cose rivelateci vi facciamo partecipi di tutto quanto; per la volontà del Verbo che lo ordina, fummo spinti a parlare con zelo.

La vera scienza

XII. 1. Attendendo e ascoltando con cura, conoscerete quali cose Dio prepara a quelli che lo amano rettamente. Diventano un paradiso di delizie e producono in se stessi, ornati di frutti vari, un albero fruttuoso e rigoglioso. 2. In questo luogo, infatti, fu piantato l’albero della scienza e l’albero della vita; non l’albero della scienza, ma la disubbidienza uccide. 3. Non è oscuro ciò che fu scritto: che Dio da principio piantò in mezzo al paradiso l’albero della scienza e l’albero della vita, indicando la vita con la scienza. Quelli che da principio non la usarono con chiarezza, per l’inganno del serpente furono denudati. 4. Non si ha vita senza scienza, né scienza sicura senza vita vera, perciò i due alberi furono piantati vicino. 5. L’apostolo, comprendendo questa forza e biasimando la scienza che si esercita sulla vita senza la norma della verità, dice: «La scienza gonfia, la carità, invece, edifica». 6. Chi crede di sapere qualche cosa, senza la vera scienza testimoniata dalla vita, non sa: viene ingannato dal serpente, non avendo amato la vita. Lui, invece, con timore conosce e cerca la vita, pianta nella speranza aspettando il frutto. 7. La scienza sia il tuo cuore e la vita la parola vera recepita. 8. Portandone l’albero e cogliendone il frutto abbonderai sempre delle cose che si desiderano davanti a Dio, che il serpente non tocca e l’inganno non avvince; Eva non è corrotta ma è riconosciuta vergine. Si addita la salvezza, gli apostoli sono compresi, la Pasqua del Signore si avvicina, si compiono i tempi e si dispongono in ordine, e il Verbo che ammaestra i santi si rallegra. Per lui il Padre è glorificato; a lui la gloria nei secoli. Amen.

Il Vangelo secondo Tomaso

Il Vangelo secondo Tomaso

Giacché ciò che entra dalla bocca non vi contaminerà, ma è ciò che esce dalla vostra bocca che vi contaminerà [Gesù]

Questi sono i detti segreti pronunciati da Gesù, il Vivente, e scritti da Didimo Giuda Tomaso.

Egli disse: Colui che scopre l’interpretazione di queste parole non gusterà la morte.
Gesù disse: Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato si stupirà. Quando si sarà stupito, si turberà e dominerà su tutto.

Gesù disse: Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno (di Dio) è in cielo! Allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono: E’ nel mare! allora i pesci del mare vi precederanno. Il Regno è invece dentro di voi e fuori di voi. Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi siete i figli del Padre che vive. Ma se non vi conoscerete, allora dimorerete nella povertà, e sarete la povertà.

Gesù disse: Un vecchio che nei suoi giorni non esiterà a interrogare un bimbo di sette giorni riguardo al luogo della vita, vivrà. Giacché molti primi saranno ultimi, e diverranno uno solo.
Gesù disse: Conosci ciò che ti sta davanti, e si manifesterà ciò che ti è nascosto. Giacché non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato.

L’interrogarono i suoi discepoli e gli dissero: “Vuoi tu che digiuniamo? Come pregheremo e daremo elemosina? E che norma seguiremo riguardo al vitto?” . Gesù disse: ” Non mentite e non fate ciò che odiate, giacché tutto è manifesto al cospetto del cielo. Non vi è nulla, infatti di nascosto che non venga manifestato nulla di celato che non venga rivelato”.
Gesù disse: Beato il leone mangiato da un uomo : diverrà uomo; maledetto l’uomo mangiato da un leone: l’uomo diverrà leone.

Egli disse: l’uomo é simile a un pescatore saggio che gettò la sua rete in mare, e dal mare la ritirò carica di pesci piccoli. In mezzo a quelli il saggio pescatore scorse un bel pesce grosso; allora gettò via, in mare, tutti i pesci piccoli e scelse senza sforzo il pesce grande. Chi ha orecchie da intendere, intenda”
Gesù disse: ” Ecco uscì il seminatore, si riempì la mano e gettò (la semente). Qualcosa cadde sulla via: vennero gli uccelli e la beccarono; altro cadde sulla pietra: non mise radice in terra e non levò la spiga al cielo; altro cadde tra le spine che soffocarono la semente, e il verme se la mangiò; altro cadde sulla terra buona e portò buon frutto su in alto: produsse (più) del sessanta e del cento per cento.

Gesù disse: Ho gettato fuoco sul mondo, ed ecco, lo custodisco fino a che divampi.
Passerà questo cielo e passerà ciò che è sopra di esso, i morti non sono vivi e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiavate ciò che è morto, voi lo rendevate vivo. Quando sarete nella luce che cosa farete? Nel giorno in cui eravate uno, siete diventati due. Ma allorché siete diventati due che cosa farete?

I discepoli dissero a Gesù. Sappiamo che te ne andrai da noi. Chi tra di noi sarà il più grande? Gesù rispose loro: Dal luogo ove sarete, andrete da Giacomo il Giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra.
Gesù disse ai suoi discepoli: Fatemi un paragone, ditemi a chi rassomiglio . Simon Pietro gli rispose: sei simile a un angelo giusto “. Matteo gli rispose: Maestro sei simile a un Saggio filosofo. Tommaso gli rispose: Maestro, la mia bocca è assolutamente incapace di dire a chi sei simile. Gesù gli disse: ” lo non sono il tuo Maestro, giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgogliante che io ho misurato”. E lo prese in disparte e gli disse tre parole. Allorché Tomaso ritornò dai suoi compagni, questi gli domandarono: Che cosa ti ha detto Gesù?” Tomaso rispose : Se vi dicessi una delle parole che egli mi ha detto, voi dareste mano alle pietre per lapidarmi, e dalle pietre uscirebbe fuoco e vi brucerebbe”.

Gesù disse: Se digiunerete vi attribuirete un peccato; se pregherete vi condanneranno; se darete l’elemosina farete del male ai vostri spiriti. Se andrete in qualche paese e viaggerete nelle sue regioni, se vi accoglieranno, mangiate ciò che vi porranno davanti e guarite quanti tra loro sono infermi. Giacché ciò che entra dalla bocca non vi contaminerà, ma è ciò che esce dalla vostra bocca che vi contaminerà.

Gesù disse: Quando vedrete colui che non è nato da donna, prostratevi bocconi e adoratelo: egli è il vostro Padre.

Gesù disse: Forse gli uomini pensano che io sia venuto a gettare la pace sul mondo e non sanno che io sono venuto a gettare divisioni, fuoco, spada, guerra. Cinque saranno in una casa: tre contro due e due contro tre, il padre contro il figlio e il figlio contro il padre. Ed essi se ne staranno soli.

Gesù disse: Vi darò ciò che occhio non vide, ciò che orecchio non udì, ciò che mano non toccò e ciò che non entrò mai in cuore d’uomo.

I discepoli di Gesù dissero: Manifestaci quale sarà la nostra fine. Gesù rispose: Avete scoperto il principio voi che vi interessate della fine? Infatti nel luogo ove è il principio, là sarà pure la fine. Beato colui che sarà presente nel principio! Costui conoscerà la fine e non gusterà la morte.
Gesù disse: Beato colui che era prima di divenire. Se diverrete miei discepoli e ascolterete le mie parole, queste pietre saranno al vostro servizio. In paradiso, infatti, avete cinque alberi che non cambiano né d’estate (né) d’inverno e le loro foglie non cadono: colui che li conosce non gusterà la morte.

I discepoli di Gesù dissero: Manifestaci a che cosa assomiglia il Regno dei cieli. Egli rispose loro: E’ simile a un grano di senape, che è il più piccolo di tutti, ma allorché cade su un terreno coltivato produce un grande ramo e diventa rifugio per gli uccelli del cielo.

Maria domandò a Gesù: A chi assomigliano i tuoi discepoli? . Egli rispose: Sono simili a bambini che si intrattengono in un campo che non appartiene loro.
Allorché verranno i padroni del campo, diranno: “Lasciateci il nostro campo!”. Essi (saranno) nudi davanti a loro, mentre lasciano e restituiscono il campo. Perciò dico: Se il padrone di casa sa che verrà il ladro, vigilerà prima che venga, e non permetterà che penetri nella casa del suo regno e asporti i suoi beni. Ma voi vigilate al cospetto del mondo! Cingetevi i fianchi di grande potenza, affinché i ladri non trovino la strada per giungere fino a voi. Giacché il profitto che aspettate, essi lo troveranno. Ci sia tra voi un uomo giudizioso! Allorché il frutto è maturo, egli viene subito recando in mano la sua falce, e lo raccoglie. Chi ha orecchie da intendere, intenda.

Gesù vide dei bimbi che succhiavano il latte. Disse ai suoi discepoli : Questi bambini che prendono il latte assomigliano a coloro che entrano nel Regno. Gli domandarono: Se noi saremo bambini entreremo nel Regno? Gesù rispose loro: Allorché di due farete uno, allorché farete la parte interna come l’esterna, la parte esterna come l’interna e la parte superiore come l’inferiore, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere sicché non vi sia più né maschio né femmina, allorché farete occhi in luogo di un occhio, una mano in luogo dì una mano, un piede in luogo di un piede e un’immagine in luogo di un’immagine, allora entrerete nel Regno.

Gesù disse: ” Vi sceglierò uno da mille e due da diecimila; e saranno confermati come una sola persona”.
I suoi discepoli dissero: “Istruiscici sul luogo ove tu sei, giacché per noi è necessario che lo cerchiamo”. Egli rispose loro: ” Chi ha orecchie, intenda. Nell’intimo di un uomo dì luce c’è luce e illumina tutto il mondo. Se non illumina, sono tenebre”.

Gesù disse: “Ama tuo fratello come l’anima tua. Veglia su di lui come la pupilla del tuo occhio”.

“Vedi la pagliuzza nell’occhio del tuo fratello, ma non vedi la trave che è nel tuo occhio. Quando dal tuo occhio avrai tolto la trave, allora vedrai abbastanza per togliere la pagliuzza dall’occhio di tuo fratello”.

Gesù disse: “Se non digiunate verso il mondo, non troverete il Regno. Se non osservate il sabato come un sabato, non vedrete il Padre”.

Gesù disse: “Mi sono trovato in mezzo al mondo, e mi manifestai loro nella carne. Li trovai tutti ubriachi; tra essi non ne trovai alcuno assetato.
E l’anima mia è tormentata per i figli degli uomini, perché in cuor loro sono ciechi e non vedono: vennero nel mondo vuoti e cercano di uscire dal mondo vuoti.
“Ma ora sono ubriachi. Allorché avranno vomitato il loro vino, allora faranno penitenza”.
Gesù disse: ” Se la carne pervenne all’esistenza a motivo dello spirito, è una meraviglia. Se lo spirito è pervenuto all’esistenza a motivo del corpo, è una meraviglia delle meraviglie. Ma io mi stupisco che una tale ricchezza abbia preso dimora in questa povertà “.

Gesù disse: “Dove si trovano tre dèi, sono tre dèi; dove sono due o uno io sono con lui”.

Gesù disse: “Un profeta non è accetto nel suo paese. Un medico non cura quelli che lo conoscono”.

Gesù disse: “Una città costruita su un alto monte e fortificata, non può cadere né essere nascosta”.

Gesù disse: “Ciò che udrai in un orecchio, proclamalo sui vostri tetti nell’altro orecchio. Nessuno, infatti, accende una lucerna per metterla sotto il moggio, né la pone in luogo nascosto, bensì la mette su un candeliere, affinché quelli che entrano e quelli che escono vedano la sua luce”.

Gesù disse: “Se un cieco guida un cieco, cadono ambedue in una fossa”.

Gesù disse: “Non è possibile che uno entri nella casa di una persona forte e la prenda con la forza se prima non le lega le mani. Allora potrà saccheggiare la sua casa”.

Gesù disse: Non siate ansiosi dal mattino a sera e dalla sera al mattino su come vi vestirete”.

I suoi discepoli domandarono: In che giorno ti manifesterai a noi, e in che giorno ti vedremo?”.
Gesù rispose: “Quando vi spoglierete senza vergogna, quando deporrete i vostri abiti e li metterete sotto i vostri piedi, come fanno i bambini, e li calpesterete, allora vedrete il Figlio del Vivente senza alcun timore”.

Gesù disse: Molte volte avete desiderato ascoltare queste parole che vi dico, e non avete alcun altro dal quale ascoltarle. Giorni verranno nei quali mi cercherete e non mi troverete”.

Gesù disse: “l farisei e gli scribi hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Essi non sono entrati e non hanno lasciato entrare quelli che lo volevano. Voi, però, siate prudenti come serpenti e semplici come colombe”.

Gesù disse: “Una vite fu piantata da altri che non era mio Padre: giacché non si irrobustì, sarà sradicata e perirà”.

Gesù disse: “Sarà dato a colui che già ha nella sua mano; e a colui che non ha sarà tolto anche quel poco che ha”.

Gesù disse: “Siate transeunti!”
I suoi discepoli gli domandarono: “Chi sei tu, che ci dici queste cose? “. Gesù rispose: “Da ciò che vi dico non capite chi io sia. Ma siete diventati come gli Ebrei. Essi amano l’albero, ma ne odiano il frutto, oppure amano il frutto e odiano l’albero.

Gesù disse: “A colui che bestemmia mio Padre sarà perdonato, e a colui che bestemmia il Figlio sarà perdonato. Ma a colui che bestemmierà lo Spirito Santo non sarà perdonato né in terra né in cielo”

Gesù disse: “Non colgono l’uva dalle spine, nè raccolgono fichi dai rovi; giacché essi non danno frutto. Una persona buona trae il bene dal proprio tesoro; una persona cattiva, dal proprio tesoro cattivo, che è in cuor suo, trae il male e dice parole cattive: giacché è dall’abbondanza del suo cuore che produce cose cattive”.

Gesù disse: “Da Adamo a Giovanni Battista, nessun nato da donna fu più grande di Giovanni Battista, sì che (davanti a lui) egli debba abbassare gli occhi. Tuttavia vi dissi: Tra di voi, chiunque sarà piccolo conoscerà il Regno e sarà più grande di Giovanni”.

Gesù disse: ” Non è possibile che un uomo cavalchi due cavalli e tiri due archi; e non è possibile che un servo serva a due padroni: onorerà uno e disprezzerà l’altro. Nessuno beve vino vecchio e desidera poi subito del vino nuovo; né mettono vino nuovo in otri vecchi, per tema che si rompano; né mettono vino vecchio in un otre nuovo, per tema che lo guasti; non cuciono una pezza vecchia su di un vestito nuovo, per tema che ne risulti uno strappo”.

Gesù disse: “Se, in questa stessa casa, due fanno pace l’uno con l’altro, diranno ad un monte: “Allontanati!”. E si allontanerà”.

Gesù disse: “Beati i solitari e gli eletti, poiché troverete il Regno; voi, infatti, da esso venite e a esso nuovamente ritornerete”.

Gesù disse: “Se vi domandano: “Donde venite?” Rispondete loro: “Siamo venuti alla luce, dal luogo ove la luce nacque da se stessa; si eresse e si manifestò nella loro immagine”. Se vi domandano: “Chi siete voi?” Rispondete: “Noi siamo suoi figli, noi siamo gli eletti del Padre vivo”. Se vi domandano: “Qual’è il segno di vostro Padre in voi?”. Rispondete: “E’ il movimento e il riposo”.

I suoi discepoli gli domandarono: “In che giorno verrà il riposo dei morti, e in che giorno verrà il mondo nuovo?”. Egli rispose: “Quel che aspettate è venuto, ma voi non lo avete riconosciuto”.

I suoi discepoli gli dissero: In Israele parlarono ventiquattro profeti, e tutti parlarono in te”. Egli rispose loro: “Avete omesso il Vivente che è davanti a voi, e avete parlato soltanto dei morti”.

I suoi discepoli gli domandarono: “La circoncisione giova oppure no?”. Egli rispose loro: Se giovasse, il loro padre li genererebbe circoncisi dalla madre loro. Ma la vera circoncisione nello Spirito ha trovato piena utilità”.

Gesù disse: “Beati i poveri, poiché vostro è il Regno dei cieli”.

Gesù disse: “Colui che non odierà suo padre e sua madre, non potrà divenire mio discepolo. (Colui che non) odierà i suoi fratelli e le sue sorelle, e (non) porterà la sua croce come me, non sarà degno di me”.

Gesù disse: “Colui che ha conosciuto il mondo, ha trovato (soltanto) un cadavere; e colui che ha trovato un cadavere è superiore al mondo”.

Gesù disse: “Il Regno del Padre è simile a un uomo che aveva una buona semente. Di notte venne il suo nemico e seminò zizzania sopra alla buona semente. L’uomo non permise loro di sradicare la zizzania. Disse loro: “Affinché non andiate a estirpare la zizzania e sradichiate con essa anche il grano. Nel giorno della mietitura, le zizzanie appariranno, saranno estirpate e bruciate”.

Gesù disse: “Beato l’uomo che ha sofferto. Egli ha trovato la vita”

Gesù disse: “Mentre vivete contemplate il Vivente; affinché non moriate e cerchiate di contemplarlo, e non possiate (più) vederlo”.

Videro un samaritano entrare nella Giudea portando un agnello. Disse ai suoi discepoli: Che cosa farà dell’agnello?”. Gli risposero: “Intende ucciderlo e mangiarne”. Egli disse loro: “Fino a quando è vivo non ne mangerà, bensì dopo averlo ucciso e fattolo cadavere. Gli risposero: “Non potrebbe fare altrimenti”. Ed egli: “Voi pure cercate un luogo per il riposo, affinché non siate ridotti a un cadavere e mangiati”.

Gesù disse: Due riposeranno su un letto: uno morirà e l’altro vivrà”. Salomè gli domandò: “chi sei tu, uomo, che come colui che è dall’Uno sei salito sul mio lettuccio e hai mangiato alla mia mensa? “. Gesù rispose: “Io sono colui che proviene dall’Indiviso: a me furono date cose (che sono) del Padre mio”. Salomè disse: “Io sono tua discepola! “. E Gesù a lei: “Perciò io dico: Quando uno sarà indiviso, sarà ricolmo di luce; ma quando è diviso sarà ricolmo di tenebre”.

Gesù disse: “Io comunico i miei misteri a coloro che sono degni dei miei misteri. Ciò che fa la tua destra, la tua sinistra lo deve ignorare”.

Gesù disse: C’era un uomo ricco che aveva molte ricchezze. Disse: Mi servirò delle mie ricchezze per seminare, mietere, piantare e riempirò i miei granai di frutta, e non mancherò di nulla. Così pensava in cuor suo, ma in quella notte morì. Chi ha orecchie, intenda”.

Gesù disse: “Un uomo aveva degli ospiti. Dopo che ebbe preparato il banchetto, mandò un suo servo a invitare gli ospiti.”
Andò dal primo, e gli disse: “Il mio signore ti invita”. Quello gli rispose: “Dei commercianti mi devono denaro. Vengono da me questa sera. Andrò e darò ordini. Mi scuso per il banchetto”. Andò dal secondo, e gli disse: “Il mio signore ti invita”. (Quello) gli rispose: “Ho comprato una casa, e sono richiesto per un giorno. Non avrò tempo”.
” Andò dal terzo, e gli disse: “Il mio signore ti invita”. Quello gli rispose: “Un mio amico si sposa, e io darò il banchetto: non potrò venire. Mi scuso per il banchetto”.
Andò da un altro e gli disse: “Il mio signore ti invita”. Quello rispose: “Ho comprato una cascina, vado a riceverne i redditi; non potrò venire. Mi scuso”.
“Il servo tornò dal suo signore e gli disse: “Quelli che hai invitato al banchetto si scusano”.
Il signore disse al servo: “Va’ per le strade, e conduci al banchetto quanti trovi. Compratori e commercianti non entreranno nei luoghi dei Padre mio”.

Egli disse: “Un uomo onesto aveva una vigna. La diede a contadini affinché la lavorassero, per ricavarne il frutto tramite loro. Mandò il suo servo ai contadini affinché gli dessero il frutto della vigna. Lo presero, lo colpirono, e poco mancò che l’uccidessero. Il servo se ne andò a dirlo al suo Signore. Il Signore pensò: Forse non l’hanno riconosciuto. Mandò un altro servo. I contadini colpirono anche il secondo. Allora il signore mandò il proprio figlio, pensando: Forse avranno rispetto di mio figlio. I contadini, visto che era l’erede della vigna, lo presero e l’uccisero. Chi ha orecchie, intenda”.

Gesù disse: “Indicami la pietra respinta dagli edificatori! Essa è la pietra d’angolo”

Gesù disse: “Colui che conosce il tutto, ma è privo (della conoscenza) di se stesso, è privo del tutto”

Gesù disse: “Beati allorché vi odieranno e vi perseguiteranno. Non vi sarà luogo nel quale voi (non) sarete perseguitati”.
Gesù disse: “Beati quelli che sono stati perseguitati nel loro cuore. Essi sono coloro che, in verità, hanno conosciuto il Padre”.
“Beati quelli che sono affamati, giacché il ventre di colui che lo vuole sarà riempito”.
Gesù disse: “Se lo esprimete da voi stessi, ciò che avete vi salverà. Se in voi stessi non l’avete, ciò che in voi stessi non avete vi ucciderà”.

Gesù disse: “Distruggerò questa casa, e nessuno potrà riedificarla”
Un uomo gli disse: “Dì ai miei fratelli che dividano i beni di mio padre con me”. Egli rispose: “Uomo, chi ha fatto di me un divisore?”. E rivolto ai suoi discepoli disse loro: “Sono io, forse, un divisore?”.

Gesù disse: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate il Signore affinché mandi operai per la messe”.

Egli disse: ” Signore, molti sono presso il pozzo, ma nessuno è nel pozzo”.
Gesù disse: ” Molti sono coloro che stanno alla porta, ma soltanto i solitari entreranno nella camera nuziale”.

Gesù disse: “Il Regno del Padre mio è simile a un commerciante che aveva della merce, e trovò una perla. Questo commerciante era saggio: vendette la merce e si comprò la perla. Anche voi cercate il tesoro che non perisce, che è durevole, là ove non può avvicinarsi il tarlo per rodere, né il verme per distruggere”.

Gesù disse: “Io sono la luce che sovrasta tutti loro. Io sono il tutto. Il tutto promanò da me e il tutto giunge fino a me. Spaccate del legno, io sono lì dentro. Alzate la pietra, e lì mi troverete”.

Gesù disse: “Perché siete usciti fuori in campagna? Per vedere una canna agitata dal vento? Per vedere un uomo vestito mollemente? Guardate i vostri re e i vostri grandi! Costoro sono vestiti mollemente, e non potranno conoscere la verità”.

Una donna gli disse di tra la folla: “Beato il ventre che ti ha portato e i seni che ti hanno nutrito!”. Egli rispose: “Beati coloro che udirono il Logos del Padre e lo custodirono veramente! Giorni verranno nei quali direte: “Beato il ventre che non ha concepito e i seni che non hanno allattato!”.

Gesù disse: “Chi ha conosciuto il mondo, ha trovato il corpo; ma colui che ha trovato il corpo è superiore al mondo.

Gesù disse: “Colui che si è fatto ricco, diventi re; e colui che ha il potere, vi rinunci”.

Gesù disse: “Colui che è vicino a me, è vicino al fuoco. Colui che è lontano da me, è lontano dal Regno”.

Gesù disse: “Le immagini sono manifestate all’uomo, ma la luce che è in esse è nascosta nell’immagine della luce del Padre. Egli si manifesterà, ma la sua immagine resterà nascosta dalla sua luce”.

Gesù disse: “Oggi, allorché vedete un vostro simile, vi rallegrate. Ma quando vedrete le vostre immagini che sono state fatte prima di voi, che né muoiono né sono palesi, per quanto sopporterete?

Gesù disse: “Adamo scaturì da una grande potenza e da una grande opulenza, e (tuttavia) egli non fu degno di voi. Se, infatti, fosse stato degno, non avrebbe gustato la morte”.

Gesù disse: “Le volpi hanno le loro tane, e gli uccelli hanno i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha alcun luogo ove poggiare il capo e riposare”

Gesù disse: “Misero è il corpo che dipende da un corpo, e misera è l’anima che dipende da ambedue”.

Gesù disse: “Verranno a voi gli angeli e i profeti e vi daranno quanto vi appartiene. Voi date loro ciò che avete nelle mani. Domandate a voi stessi: In che giorno verranno a ricevere ciò che è loro?

Gesù disse: “Perché lavate la parte esterna del bicchiere? Non comprendete che colui che ha fatto la parte interna è lo stesso che ha fatto l’esterna? “.

Gesù disse: “Venite a me, poiché il mio giogo è dolce e mite la mia dominazione, e troverete per voi un riposo”

Gli dissero: “Manifestaci chi sei, affinché possiamo credere in te!”. Egli disse loro: “Mettete alla prova la superficie del cielo e della terra, e non avete riconosciuto colui che è davanti a voi. Voi non sapete mettere alla prova questo tempo.

Gesù disse: “Cercate e troverete. Ma le cose sulle quali in quei giorni mi avete interrogato, io non le ho dette, allora. E adesso che io desidero dirvele, voi non me le domandate”.

Gesù disse: “Non date ciò che è santo ai cani, affinché non lo gettino nel letamaio. Non gettate le perle ai porci, affinché non le calpestino”

Gesù disse: “Colui che cerca, troverà; e a colui che bussa sarà aperto”.

Gesù disse: “Se avete del denaro, non imprestatelo a interesse, ma datelo a uno dal quale non lo riavrete”.

Gesù disse: “Il Regno dei Padre è simile a una donna; prese un po’ di lievito, lo nascose nella pasta, e ne fece pani grandi. Chi ha orecchie, intenda!”

Gesù disse: “Il Regno del Padre è simile a una donna che recava una brocca piena di farina. Mentre camminava per una strada lungi da casa, si ruppe l’ansa della brocca e la farina fuoriuscì sulla via; lei non se ne accorse e non badò all’incidente. Giunta a casa sua posò la brocca e la trovò vuota.

Gesù disse: “Il Regno del Padre è simile a un uomo che vuole uccidere una persona potente: in casa propria estrae la spada e trapassa una parete, per provare se la sua mano è abbastanza forte. Poi uccise quella persona potente”.

I discepoli gli dissero: “Fuori ci sono tua madre e i tuoi fratelli”. Egli rispose: “Quelli che sono qui, quelli che fanno la volontà dei Padre mio, costoro sono miei fratelli e mia madre. Questi entreranno nel Regno di mio Padre”.

Mostrarono a Gesù una moneta d’oro e gli dissero: “Gli agenti di Cesare esigono da noi le tasse. Egli rispose “Date a Cesare ciò che e di Cesare date a Dio ciò che è di Dio; e date a me ciò che è mio”.

Gesù disse “Colui che non odia suo padre e sua madre come me, non è adatto a essere mio discepolo. E colui che non ama suo padre e sua madre come me, non può divenire mio discepolo. Poiché mia madre mi diede menzogna, ma la mia vera madre mi diede la vita”.

Gesù disse: “Guai ai farisei! Sono infatti come un cane accovacciato su una mangiatoia di buoi: né mangia, né lascia che mangino i buoi”.

Gesù disse: “Beato l’uomo che sa da quale parte entreranno i ladri, perché s’alzerà, concentrerà la sua forza, e si cingerà i fianchi prima che essi arrivino”.

Gli dissero: “Vieni, oggi preghiamo, e digiuniamo!”. Gesù disse: “Che peccato ho dunque commesso, o in che cosa sono stato vinto? Ma quando lo sposo uscirà dalla stanza nuziale, allora digiuneranno e pregheranno”.

Gesù disse: “Colui che conosce il padre e la madre sarà detto “figlio di una prostituta”.

Gesù disse: “Quando di due farete uno, sarete figli dell’uomo; e quando direte a un monte: “Allontanati!”, si allontanerà”.

Gesù disse: “Il Regno è simile a un pastore che ha cento pecore. Una, la più grande, si smarrì. Egli lasciò le novantanove e cercò quell’una fino a quando la trovò. Dopo che si era affaticato disse alla pecora: “Ti amo più delle novantanove”.

Gesù disse: “Colui che beve dalla mia bocca, diventerà come me; io stesso diverrò come lui e gli saranno rivelate le cose nascoste”.

Gesù disse: “Il Regno è simile a un uomo che, senza saperlo, ha un tesoro nascosto nel suo campo. Dopo la sua morte, lo lasciò al figlio. Il figlio non ne sapeva nulla: ereditò il campo e lo vendette. Il compratore venne e, mentre arava, trovò il tesoro; e cominciò a imprestare denaro a interesse a quelli che voleva”.

Gesù disse: “Colui che ha trovato il mondo ed è diventato ricco, deve rinunciare al mondo”.

Gesù disse: “I cieli e la terra scompariranno davanti a voi, e colui che vive dal Vivente non vedrà né la morte né la paura. Poiché Gesù dice: Il mondo non è degno di colui che troverà se stesso”.

Gesù disse: “Guai alla carne che dipende dall’anima. Guai all’anima che dipende dalla carne”.

I discepoli gli domandarono: “In quale giorno verrà il Regno?”. Gesù rispose: “Non verrà mentre lo si aspetta. Non diranno: “Ecco, è qui!”. oppure: “Ecco, è là!”. Bensì il Regno dei Padre è diffuso su tutta la Terra, e gli uomini non lo vedono”.

Simon Pietro disse loro: “Maria deve andare via da noi! Perché le femmine non sono degne della Vita”. Gesù disse: “Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli”.

Il Vangelo dello pseudo Matteo

Vangelo dello pseudo Matteo

[1.1] I genitori di Maria. In quei giorni c’era a Gerusalemme un uomo di nome Gioacchino, della tribù di Giuda. Pascolava le sue pecore e temeva il Signore con semplicità e bontà. All’infuori dei suoi greggi non aveva altra preoccupazione; da essi nutriva tutti i timorati di Dio, e offriva il doppio a coloro che lo servivano faticando nella dottrina. Degli agnelli, delle pecore, della lana e di tutte le altre cose che possedeva, egli faceva tre parti: una parte la dava agli orfani, alle vedove, ai pellegrini e ai poveri; la seconda parte la dava alle persone consacrate al culto di Dio; la terza parte la riservava per sé e per casa sua.

[1.2] Mentre egli così agiva, il Signore gli moltiplicava i greggi, sicché nel popolo d’Israele non c’era uomo come lui. Aveva iniziato a comportarsi così dall’età di quindici anni. A vent’anni, prese in moglie Anna, figlia di Achar della sua tribù, cioè della tribù di Giuda, della stirpe di Davide. Ma pur avendo convissuto con lei per vent’anni, da lei non ebbe figli, né figlie.

[2.1] E avvenne che nei giorni festivi, tra quanti offrivano incenso al Signore si trovasse pure Gioacchino a preparare le sue offerte alla presenza del Signore. Un sacerdote di nome Ruben, avvicinatosi, gli disse: “Non ti è lecito stare tra quelli che offrono sacrifici a Dio, poiché Dio non ti ha benedetto dandoti una discendenza in Israele”. Pieno di vergogna davanti al popolo si allontanò piangendo dal tempio del Signore; e non ritornò a casa, ma si recò dalle sue bestie portando con sé, nei monti, i pastori in una terra lontana; e così per cinque mesi Anna, sua moglie, non pot‚ avere sue notizie.

[2.2] Essa piangendo nella sua preghiera diceva: “Signore, Dio santissimo di Israele, non mi hai dato figli, e perché mi hai tolto il marito? Ecco che sono già due mesi che non vedo mio marito. Non so neppure se è morto! Se lo sapessi morto gli darei la sepoltura”. Mentre piangeva abbondantemente, entrò nell’orto di casa sua, si prostrò in preghiera, e innalzò suppliche davanti al Signore. Poi, levatasi dalla preghiera, alzò gli occhi a Dio e vide un nido di passeri su di un albero di alloro; sospirando, levò una voce al Signore dicendo: “Signore Dio onnipotente che hai dato figli a ogni creatura, alle bestie e ai giumenti, agli animali domestici, agli uccelli e ai pesci, e tutti gioiscono dei loro figli, solo me hai escluso dal dono della tua bontà. Tu Dio conosci il mio cuore e sai che all’inizio del mio matrimonio ho fatto voto che, qualora tu, Dio, mi avessi dato un figlio o una figlia, te li avrei offerti nel tuo tempio santo”.

[2.3] Mentre diceva queste cose, improvvisamente le apparve davanti un angelo del Signore, dicendo: “Non temere, Anna, poiché la tua discendenza è nel consiglio di Dio: infatti ciò che nascerà da te, susciterà l’ammirazione per tutti i secoli fino alla fine”. Ciò detto, si allontanò dai suoi occhi. Tremante e timorosa per aver visto questa visione e udito il discorso, entrò in camera, si gettò sul letto mezza morta e rimase giorno e notte in gran timore e in preghiera.

[2.4] Chiamò poi la sua ragazza e le disse: “Tu mi vedi delusa e angosciata per la vedovanza, e non hai voluto venire da me?”. Con un leggero sussurro lei rispose: “Se Dio ti ha chiuso l’utero e ha tolto da te il marito, che cosa ti posso fare io?”. Udito questo, Anna emise un grido e pianse.

[3.1] Nello stesso tempo, mentre Gioacchino era sui monti ove pasceva i suoi greggi, gli apparve un giovane e gli disse: “Perché non ritorni da tua moglie?”. Rispose: “L’ho avuta per vent’anni e Dio non mi volle concedere figli da lei. Io quindi, dopo che questo mi fu rinfacciato, mi allontanai dal tempio del Signore con grande vergogna. Perché dovrei ritornare da lei, una volta che sono stato respinto e disprezzato? Resterò qui con le mie pecore fino a quando il Dio di questo mondo mi vorrà concedere la luce. Per mezzo dei miei servi darò generosamente ai poveri, agli orfani, e alle persone addette al culto di Dio”.

[3.2] Allorché egli finì di parlare, il giovane gli rispose: “Io sono un angelo di Dio e oggi sono apparso a tua moglie piangente e orante, e l’ho consolata; sappi che dal tuo seme concepì una figlia e tu l’hai lasciata ignorandola. Questa starà nel tempio di Dio; su di lei riposerà lo Spirito santo; la sua beatitudine sarà superiore a quella di tutte le donne sante; nessuno potrà dire che prima di lei ce ne sia stata un’altra uguale: e in questo mondo, dopo di lei un’altra non ci sarà. Discendi perciò dai monti, ritorna dalla tua sposa e troverai che è in stato interessante. Dio infatti ha suscitato in lei un seme, del quale devi ringraziarlo. Il suo seme sarà benedetto, e lei stessa sarà benedetta e sarà costituita madre di una benedizione eterna”.

[3.3] Dopo avere adorato l’angelo, Gioacchino gli disse: “Se ho trovato grazia davanti a te, siediti un po’ nella mia tenda e benedici il tuo servo”. L’angelo gli rispose: “Non dirti servo, ma conservo; siamo infatti servi di uno stesso Signore. Ma il mio cibo è invisibile e la mia bevanda non può essere vista da alcun mortale. Perciò non mi devi pregare di entrare nella tua tenda. Se hai intenzione di darmi qualcosa, offrila in olocausto al Signore”. Gioacchino prese allora un agnello immacolato e disse all’angelo: “Non avrei osato offrire un olocausto al Signore se il tuo ordine non mi avesse dato il potere sacerdotale per offrirlo”. L’angelo gli rispose: “Non ti avrei invitato ad offrire, se non avessi conosciuto la volontà del Signore”. Mentre Gioacchino offriva il sacrificio a Dio, salirono in cielo sia l’angelo sia il profumo del sacrificio.

[3.4] Allora Gioacchino cadde bocconi, e rimase in preghiera dall’ora sesta fino alla sera. I servi e i mercenari che erano con lui, vedendolo e ignorando il motivo per cui giaceva, pensavano che fosse morto; si avvicinarono a lui, a stento lo sollevarono da terra. Dopo che narrò ad essi la visione angelica, spinti da grande timore e ammirazione lo esortarono affinché, senza indugio, portasse a compimento la visione dell’angelo tornando prontamente alla sua moglie. Mentre Gioacchino soppesava in cuor suo se ritornare o meno, fu preso da un sopore e vide in sogno l’angelo, che gli era apparso quand’era sveglio, e che gli disse: “Io sono l’angelo che Dio ti ha dato per custode: discendi sicuro e ritorna da Anna, poiché le opere di misericordia che avete fatto tu e tua moglie Anna sono state riferite al cospetto dell’Altissimo. Dio darà a voi un frutto che fin dall’inizio non ebbero mai i profeti né mai avrà santo alcuno”. Destatosi dal sonno, Gioacchino chiamò a sé tutti i servi e mercenari e indicò loro il suo sogno. Essi adorarono il Signore e gli dissero: “Guarda di non trascurare oltre le parole dell’angelo. Piuttosto alzati, partiamo di qui e ritorniamo lentamente facendo pascolare i greggi”.

[3.5] Dopo che da trenta giorni erano in cammino per ritornare e ormai vicini all’arrivo, l’angelo del Signore apparve ad Anna mentre se ne stava ritta in preghiera, e le disse: “Va ora alla porta che è detta Aurea, fatti incontro a tuo marito, oggi infatti verrà da te”. Svelta essa gli corse incontro con le sue ragazze e, supplicando il Signore, restò in lunga attesa presso la porta. Quando ormai per la prolungata attesa lei stava venendo meno, alzò gli occhi e vide lontano Gioacchino che veniva con le bestie. Gli corse incontro, si appese al suo collo rendendo grazie a Dio e dicendo: “Ero vedova ed ecco non lo sono più; ero sterile ed ecco ho già concepito”. Quindi dopo avere adorato il Signore, entrarono. A questa notizia, grande fu la gioia di tutti i suoi vicini e amici, sicché tutta la terra d’Israele si rallegrò di questa notizia.

[4.1] Natività e infanzia di Maria. Passati nove mesi, Anna partorì una figlia e la chiamò Maria. Al terzo anno, dopo averla slattata, Gioacchino e Anna sua moglie andarono insieme al tempio del Signore per offrire a Dio delle vittime e affidarono la bimbetta di nome Maria al collegio delle vergini; qui le vergini restavano giorno e notte nelle lodi a Dio. Giunta davanti alla facciata del tempio, Maria salì velocemente i quindici gradini senza neppure voltarsi indietro né – come suole fare l’infanzia – darsi pensiero dei genitori. Perciò i genitori si affrettarono entrambi stupiti, e cercarono la bambina fino a quando la trovarono nel tempio. Anche i pontefici del tempio si erano meravigliati.

[5.1] Allora, Anna, ripiena di Spirito santo, alla presenza di tutti disse: “Il Signore, Dio degli eserciti, ricordatosi della sua parola, ha visitato il suo popolo con una visita buona e santa per rendere umili i loro cuori e rivolgerli a sé. Ha aperto le sue orecchie alle nostre preghiere e ha allontanato da noi la gioia di tutti i nostri nemici. La sterile è diventata madre e ha partorito l’esultanza e la gioia di Israele. Ecco i doni da offrire al mio Signore; i miei nemici non hanno potuto vietarmelo. Dio volse il loro cuore verso di me e mi ha dato un gaudio sempiterno”.

[6.1] Maria destava l’ammirazione di tutto il popolo di Israele. All’età di tre anni, camminava con un passo così maturo, parlava in un modo così perfetto, si applicava alle lodi di Dio così assiduamente che tutti ne restavano stupiti e si meravigliavano di lei. Essa non era considerata una bambinetta, ma una persona adulta; era tanto assidua nella preghiera, che sembrava una persona di trent’anni. Il suo volto era così grazioso e splendente che a stento la si poteva guardare. Era assidua nel lavoro della lana; e nella sua tenera età, spiegava quanto donne anziane non riuscivano a capire.

[6.2] Si era imposta questo regolamento: dalla mattina sino all’ora terza attendeva alla preghiera; dall’ora terza alla nona si occupava nel lavoro tessile; dalla nona in poi attendeva nuovamente alla preghiera. Non desisteva dalla preghiera fino a quando non le appariva l’angelo di Dio, dalla cui mano prendeva cibo: così sempre più e sempre meglio progrediva nel servizio di Dio. Inoltre, mentre le vergini più anziane si riposavano dalle lodi divine, essa non si riposava mai, al punto che nelle lodi e nelle vigilie non c’era alcuna prima di lei, nessuna più istruita nella conoscenza della Legge, nessuna più umile nell’umiltà, più aggraziata nei canti, più perfetta in ogni virtù. Era costante, salda, immutabile e progrediva in meglio ogni giorno.

[6.3] Nessuno la vide adirata né l’udì maledire. Ogni suo parlare era così pieno di grazia che si capiva come sulle sue labbra c’era Dio. Assidua nella preghiera e nella meditazione della Legge, nel parlare era attenta a non mancare verso le compagne. Vigilava inoltre a non mancare in alcun modo con il riso, con il tono della bella voce, con qualche ingiuria, con alterigia verso una sua pari. Benediceva Dio senza posa, e per non desistere dalle lodi a Dio neppure nel suo saluto, quando era salutata rispondeva: “Deo gratias”. Quotidianamente si nutriva soltanto con il cibo che riceveva dalla mano dell’angelo; il cibo che le davano i pontefici lo distribuiva ai poveri. Frequentemente si vedevano gli angeli di Dio parlare con lei e obbedirle diligentemente. Se qualche malata la toccava, nello stesso istante se ne tornava a casa salva.

[7.1] Il sacerdote Abiatar presentò ai pontefici un numero infinito di doni per prenderla come sposa di suo figlio. Maria li respinse dicendo: “Non può essere che io conosca un uomo o che un uomo conosca me”. I pontefici e tutti i suoi parenti le dicevano: “Dio si venera nei figli e si adora nei discendenti, come è sempre stato in Israele”. Maria tuttavia rispondeva dicendo: “Dio si venera nella castità come risulta provato dall’inizio. Prima di Abele infatti tra gli uomini non vi fu alcun giusto ed egli piacque a Dio a motivo delle offerte e fu spietatamente ucciso da colui che a lui non era piaciuto. Ricevette dunque due corone, quella dell’offerta e quella della verginità non avendo mai ammesso una macchia sulla sua carne. Elia invece, essendo in carne, fu assunto in carne, poiché aveva custodito vergine la sua carne. Io poi dalla mia infanzia, nel tempio di Dio, ho appreso che la verginità può essere assai gradita a Dio. E poiché posso offrire qualcosa di gradito a Dio, in cuor mio ho stabilito di non conoscere assolutamente uomo”.

[8.1] Maria va sposa a Giuseppe. Avvenne che al quattordicesimo anno di età, i farisei ebbero l’occasione di fare rilevare come, per consuetudine, una donna di quell’età non poteva più restare nel tempio. Fu presa allora la decisione di inviare un banditore di tutte le tribù di Israele, affinché, nel giorno terzo, tutti si radunassero nel tempio del Signore. Quanto tutto il popolo fu radunato, si alzò il pontefice Abiatar e salì sul gradino più alto per essere udito e veduto da tutto il popolo. Fattosi un gran silenzio, disse: “Figli di Israele uditemi, prestate orecchio alle mie parole. Da quando questo tempio fu edificato da Salomone, in esso ci sono state figlie vergini di re e figlie di profeti, di sommi sacerdoti e di pontefici: sono cresciute grandi e ammirevoli. Ma giunte all’età legale hanno preso marito seguendo la consuetudine di quelle che le avevano precedute, e sono piaciute a Dio. Soltanto Maria ha trovato un modo nuovo di vivere promettendo a Dio di mantenersi vergine. Mi pare dunque che per mezzo di una nostra domanda e della risposta di Dio potremmo conoscere a chi dobbiamo affidarne la custodia”.

[8.2] Questo discorso piacque a tutta l’adunanza. E dai sacerdoti si gettò la sorte sopra le dodici tribù e la sorte cadde sulla tribù di Giuda. Il sacerdote allora disse: “Chiunque non ha moglie, venga domani e porti in mano un bastone”. Avvenne così che Giuseppe, insieme ai giovani, portò un bastone. Dettero i loro bastoni al sommo pontefice, questi offrì un sacrificio al Signore Dio e lo interrogò. Il Signore gli rispose: “Introduci i bastoni di tutti nel santo dei santi; i bastoni restino lì. Ordina poi loro che vengano da te domani a riprendere i loro bastoni; dalla cima di un bastone uscirà una colomba e volerà in cielo. Maria sarà data in custodia a colui nella cui mano il bastone restituito darà questo segno”.

[8.3] Il giorno dopo tutti giunsero assai presto. Il pontefice, compiuta l’offerta dell’incenso, entrò nel santo dei santi e trasse fuori i bastoni. Distribuitili tutti, da nessun bastone uscì la colomba. Il pontefice si rivestì allora con i dodici campanelli e con la veste sacerdotale, entrò nel santo dei santi, accese il sacrificio ed elevò preghiere. Apparve l’angelo del Signore e gli disse: “C’è qui un bastone piccolissimo, del quale tu non hai fatto caso alcuno, l’hai messo con gli altri, ma non l’hai tirato fuori con essi. Quando l’avrai tirato fuori e dato a colui al quale appartiene, in esso si avvererà il segno del quale ti ho parlato”. Quello era il bastone di Giuseppe il quale, essendo vecchio, era avvilito di non poterla prendere; perciò neppure lui voleva ricercare il suo bastone. Mentre se ne stava umile e ultimo, il pontefice con voce chiara gli gridò: “Giuseppe, vieni e prendi il tuo bastone, tu infatti sei atteso”. Giuseppe, spaventato che il sommo sacerdote lo chiamasse con tanto clamore, si accostò. Non appena tese la mano e ricevette il bastone, dalla cima uscì fuori una colomba più bianca della neve e straordinariamente bella: dopo avere volato a lungo per le sommità del tempio, si lanciò verso il cielo.

[8.4] Tutto il popolo allora si congratulò con il vecchio, dicendo: “Nella tua vecchiaia sei stato fatto beato, o padre Giuseppe, tanto che Dio ti ha indicato degno di ricevere Maria”. Quando i sacerdoti gli dissero: “Prendila! In tutta la tribù di Giuda, infatti, tu solo sei stato scelto da Dio”, Giuseppe prese a venerarli con vergogna, dicendo: “Sono vecchio e ho figli, perché mi affidate questa bimbetta la cui età è inferiore a quella dei miei nipoti?”. Allora, il sommo pontefice Abiatar gli disse: “Ricordati, Giuseppe, che Datan, Abiron, e Core morirono perché disprezzarono la volontà di Dio. Così accadrà pure a te se disprezzerai quanto ti è ordinato da Dio”. Giuseppe gli rispose: “Io non disprezzo la volontà di Dio, sarò custode fino a quando saprò, secondo la volontà di Dio, quale dei miei figli la potrà avere in moglie. Le si diano alcune vergini tra le sue compagne, con le quali frattanto possa passare il tempo”. Il pontefice Abiatar rispose: “Per passare il tempo, le saranno date cinque vergini fino al giorno stabilito nel quale la prenderai: non potrà, infatti, unirsi ad altri in matrimonio”.

[8.5] Allora Giuseppe prese Maria con le cinque vergini che dovevano restare con lei nella casa di Giuseppe. Queste vergini erano: Rebecca, Sefora, Susanna, Abigea e Cael. Il pontefice diede ad esse seta, giacinto, bisso, scarlatto, porpora e lino. Tra esse, trassero a sorte che cosa ognuna doveva fare: a Maria toccò la porpora per il velo del tempio del Signore. Quando la prese, le altre vergini le dissero: “Essendo tu l’ultima, umile e più piccola di tutte hai meritato di ottenere la porpora”. Così dicendo, quasi per gioco, iniziarono a chiamarla regina delle vergini. Mentre tra di loro facevano questo, apparve in mezzo a loro l’angelo del Signore e disse: “Questa espressione non sarà un gioco, bensì l’espressione di una verissima profezia”. Spaventate dalla presenza dell’angelo e dalle sue parole, la pregarono di perdonarle e pregare per loro.

[9.1] Annunciazione – Maria incinta. Il giorno dopo, mentre Maria era alla fontana a riempire la brocca, le apparve un angelo del Signore, che le disse: “Sei beata, o Maria, poiché nel tuo utero hai preparato una abitazione per il Signore. Ecco che dal cielo verrà la luce e abiterà in te e, per mezzo tuo, risplenderà in tutto il mondo”.

[9.2] Di nuovo, il terzo giorno, mentre con le sue dita lavorava la porpora, entrò da lei un giovane di inesprimibile bellezza. Vedendolo, Maria ebbe paura e tremò. Ma egli le disse: “Ave Maria, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne e benedetto il frutto del tuo seno”. All’udire ciò, tremò ed ebbe paura. Allora l’angelo del Signore proseguì: “Non temere, o Maria. Hai trovato grazia presso Dio: ecco che concepirai nell’utero e genererai un re che riempie non soltanto la terra, ma anche il cielo, e regna nei secoli dei secoli”.

[10.1] Mentre accadevano queste cose, Giuseppe era intento alla edificazione di padiglioni nelle regioni vicino al mare; era, infatti, falegname. Dopo nove mesi ritornò a casa sua e trovò Maria incinta. Profondamente angustiato tremò e esclamò dicendo: “Signore Dio, prendi il mio spirito. Per me, infatti, è meglio morire che vivere”. Le vergini che erano con Maria gli dissero: “Che dici, signor Giuseppe? Noi sappiamo che nessun uomo l’ha toccata, noi siamo testimoni che in lei restano purezza e integrità. Noi abbiamo vigilato su di lei: rimase sempre con noi nella preghiera; angeli di Dio parlano quotidianamente con lei; ogni giorno ha ricevuto il cibo dalla mano del Signore. Non sappiamo come in lei ci possa essere un qualche peccato. Se vuoi che ti confessiamo il nostro sospetto, non altri la rese incinta se non l’angelo del Signore”.

[10.2] Rispose Giuseppe: “Perché mi lusingate affinché io creda che l’angelo del Signore l’ha ingravidata? Può essere che qualcuno l’abbia ingannata fingendosi angelo del Signore”. Così dicendo piangeva, e aggiunse: “Con qual fronte oserò guardare il tempio del Signore, e con quale faccia vedrò i sacerdoti di Dio? Che farò io?”. Così dicendo pensava di fuggire o allontanarla.

[11.1] Mentre pensava di allontanarsi, di nascondersi e di abitare in luoghi deserti, nella notte gli apparve in sogno un angelo del Signore, e gli disse: “Giuseppe, figlio di Davide, non temere di prendere Maria come tua moglie: infatti, quanto è nel suo utero, proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio e il suo nome sarà Gesù: egli salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Giuseppe, alzatosi dal sonno, rese grazie a Dio e narrò la sua visione. Si rallegrò a proposito di Maria, dicendo: “Ho peccato nutrendo dei sospetti a tuo riguardo”.

[12.1] “L’acqua della gelosia”. Dopo di questo si diffuse la notizia della gravidanza di Maria. Giuseppe allora fu preso dagli inservienti del tempio e con Maria fu condotto al pontefice che, insieme con i sacerdoti, prese a rimproverarlo, dicendo: “Perché hai ingannato una vergine così eccelsa, che fu nutrita dagli angeli di Dio nel tempio, che mai volle vedere o avere un uomo, che aveva un’istruzione ottima nella Legge di Dio? Se tu non le avessi usato violenza, ella sarebbe rimasta nella sua verginità”. Giuseppe assicurò, con giuramento, che non l’aveva mai neppure toccata. Il pontefice Abiatar gli rispose: “Quant’è vero Dio, ti farò portare ora l’acqua della bevanda del Signore, e subito si svelerà il tuo peccato”.

[12.2] Si radunò allora una grande moltitudine di popolo, e Maria fu condotta al tempio. Sacerdoti, affini e parenti, piangevano dicendo a Maria: “Confessa ai sacerdoti il tuo peccato. Tu infatti eri come una colomba nel tempio di Dio, e ricevevi il cibo dalla mano di un angelo”. Di nuovo Giuseppe fu chiamato all’altare e gli fu data l’acqua della bevanda del Signore: se un bugiardo l’avesse gustata, dopo avere compiuto sette giri attorno all’altare, avrebbe ricevuto da Dio un qualche segno sulla faccia. Giuseppe dunque bevette sicuro, compì i sette giri attorno all’altare, e in lui non apparve alcun segno di peccato. Allora tutti i sacerdoti, gli inservienti e la folla lo dichiararono giusto, esclamando: “Sei stato beatificato perché in te non fu trovata colpa alcuna”.

[12.3] Chiamarono poi Maria e le dissero: “E tu che scusa puoi avere? Qual segno può apparire in te che sia maggiore della gravidanza del tuo ventre? Questa ti tradisce. Poiché Giuseppe è puro a tuo riguardo, a te domandiamo che confessi chi è colui che ti ha tradito. Poiché è meglio che tu lo sveli con la tua confessione piuttosto che l’ira di Dio ti manifesti infedele in mezzo al popolo imprimendo un segno sulla tua faccia”. Maria allora, intrepida, disse con fermezza: “Signore Dio, re di tutti, tu conosci i segreti: se in me vi è qualche macchia o peccato, concupiscenza o impudicizia, manifestalo al cospetto di tutti i popoli affinché per tutti io diventi esempio di emendazione”. Così dicendo si appressò fiduciosa all’altare del Signore, bevve l’acqua della bevanda, fece sette giri intorno all’altare, e in lei non apparve macchia alcuna.

[12.4] Il popolo era fuori di sé dallo stupore: vedeva il ventre gravido e non scorgeva alcun segno sulla di lei faccia; incominciò allora un subbuglio e un parlare vario e concitato. Alcuni dicevano: è santa e immacolata; altri invece: è cattiva e contaminata. Maria allora vedendosi sospettata dal popolo e ritenuta non totalmente esente da colpa, disse a voce chiara per essere sentita da tutti: “Quant’è vero che vive il Signore Adonai, Signore degli eserciti, davanti al quale sto, io non ho mai conosciuto uomo; sono invece conosciuta da colui al quale ho consacrato la mia mente dall’età della mia infanzia. Dalla mia infanzia ho fatto a Dio il voto di restare integra per colui che mi ha creato. Io ho fiducia di vivere solo per lui, e di servire solo lui. Fino a quando vivrò, rimarrò in lui senza alcuna macchia”. Tutti allora presero a baciare i suoi piedi e ad abbracciare le sue ginocchia, supplicandola di perdonare i loro cattivi sospetti. La folla, i sacerdoti e tutte le vergini la condussero a casa sua con esultanza e gioia grande, gridando e dicendo: “Sia benedetto il nome del Signore nei secoli, poiché ha manifestato la tua santità a tutto il suo popolo Israele”.

[13.1] Nascita di Gesù. Dopo un certo periodo accadde che si facesse un censimento a motivo di un editto di Cesare Augusto, e tutta la terra si fece iscrivere, ognuno nella sua patria. Questo censimento fu fatto dal preside della Siria, Cirino. Fu dunque necessario che Giuseppe, con Maria, si facesse iscrivere a Betlemme, poiché Giuseppe e Maria erano di qui, della tribù di Giuda e della casata di Davide. Mentre Giuseppe e Maria camminavano lungo la strada che conduce a Betlemme, Maria disse a Giuseppe: “Vedo davanti a me due popoli, uno piange e l’altro è contento”. Giuseppe le rispose: “Stattene seduta sul tuo giumento e non dire parole superflue”. Apparve poi davanti a loro un bel giovane vestito di abito bianco, e disse a Giuseppe: “Perché hai detto che erano parole superflue quelle dette da Maria a proposito dei due popoli? Vide infatti il popolo giudaico piangere, essendosi allontanato dal suo Dio, e il popolo pagano gioire, perché oramai si è accostato e avvicinato al Signore, secondo quanto aveva promesso ai padri nostri Abramo, Isacco, e Giacobbe: di fatti, è giunto il tempo nel quale, nella discendenza di Abramo, è concessa la benedizione a tutte le genti”.

[13.2] Ciò detto, l’angelo ordinò di fermare il giumento, essendo giunto il tempo di partorire; comandò poi alla beata Maria di discendere dall’animale e di entrare in una grotta sotto una caverna nella quale non entrava mai la luce ma c’erano sempre tenebre, non potendo ricevere la luce del giorno. Allorché la beata Maria entrò in essa, tutta si illuminò di splendore quasi fosse l’ora sesta del giorno. La luce divina illuminò la grotta in modo tale che né di giorno né di notte, fino a quando vi rimase la beata Maria, la luce non mancò. Qui generò un maschio, circondata dagli angeli mentre nasceva. Quando nacque stavte ritto sui suoi piedi, ed essi lo adorarono dicendo: “Gloria a Dio nel più alto dei cieli e pace in terra agli uomini di buona volontà”.

[13.3] Era infatti giunta la nascita del Signore, e Giuseppe era andato alla ricerca di ostavriche. Trovatele, ritornò alla grotta e trovò Maria con il bambino che aveva generato. Giuseppe disse alla beata Maria: “Ti ho condotto le ostavriche Zelomi e Salome, rimaste davanti all’ingresso della grotta non osando entrare qui a motivo del grande splendore”. A queste parole la beata Maria sorrise. Giuseppe le disse: “Non sorridere, ma sii prudente, lasciati visitare affinché vedano se, per caso, tu abbia bisogno di qualche cura”. Allora ordinò loro di entrare. Entrò Zelomi; Salome non entrò. Zelomi disse a Maria: “Permettimi di toccarti”. Dopo che lei si lasciò esaminare, l’ostavrica esclamò a gran voce dicendo: “Signore, Signore grande, abbi pietà. Mai si è udito né mai si è sospettato che le mammelle possano essere piene di latte perché è nato un maschio, e la madre sia rimasta vergine. Sul neonato non vi à alcuna macchia di sangue e la partoriente non ha sentito dolore alcuno. Ha concepito vergine, vergine ha generato e vergine è rimasta”.

[13.4] All’udire questa voce, Salome disse: “Permetti che ti tocchi e sperimenti se è vero quanto disse Zelomi”. Dopo che la beata Maria concesse di lasciarsi toccare, Salome mise la sua mano. Ma quando ritrasse la mano che aveva toccato, la mano inaridì e per il grande dolore incominciò a piangere e ad angustiarsi disperatamente gridando: “Signore Dio, tu sai che io ti ho temuto sempre, e ho curato i poveri senza ricompensa, non ho mai preso nulla dalle vedove e dall’orfano, e il bisognoso non l’ho mai lasciato andare via da me a mani vuote. Ma ora eccomi diventata miserabile a motivo della mia incredulità, perché volli, senza motivo, provare la tua vergine”.

[13.5] Mentre così parlava apparve a fianco di lei un giovane di grande splendore, e le disse: “Avvicinati al bambino, adoralo, toccalo con la tua mano ed egli ti salverà: egli infatti è il Salvatore del mondo e di tutti coloro che in lui sperano”. Subito lei si avvicinò al bambino e, adorandolo, toccò un lembo dei panni nei quali era avvolto, e subito la sua mano guarì. Uscendo fuori incominciò a gridare le cose mirabili che aveva visto e sperimentato, e come era stata guarita; molti credettero a causa della sua predicazione.

[13.6] Anche i pastori di pecore asserivano di avere visto degli angeli che, nel cuore della notte, cantavano un inno, lodavano il Dio del cielo e dicevano che era nato il Salvatore di tutti, che è Cristo Signore, nel quale sarà ridata la salvezza a Israele.

[13.7] Una enorme stella splendeva dalla sera al mattino sopra la grotta; così grande non si era mai vista dalla creazione del mondo. I profeti che erano a Gerusalemme dicevano che questa stella segnalava la nascita di Cristo, che avrebbe realizzato la promessa fatta non solo a Israele, ma anche a tutte le genti.

[14.1] Tre giorni dopo la nascita del Signore nostro Gesù Cristo, la beatissima Maria uscì dalla grotta ed entrò in una stalla, depose il bambino in una mangiatoia, ove il bue e l’asino l’adorarono. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia, con le parole: “Il bue riconobbe il suo padrone, e l’asino la mangiatoia del suo signore”. Gli stessi animali, il bue e l’asino, lo avevano in mezzo a loro e lo adoravano di continuo. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Abacuc, con le parole: “Ti farai conoscere in mezzo a due animali”. Giuseppe con Maria, rimase nello stesso luogo per tre giorni.

[15.1] Il sesto giorno entrarono in Betlemme, dove passarono il giorno settimo. L’ottavo giorno circoncisero il bambino e gli diedero nome “Gesù”, come era stato chiamato dall’angelo prima che fosse concepito. Terminati i giorni della purificazione di Maria, secondo la Legge di Mosè, Giuseppe condusse il bambino al tempio del Signore. Quando il bambino ricevette la “peritomè” (“peritomo” significa circoncisione), offrirono un paio di tortore o due piccini di colombe.

[15.2] Nel tempio c’era un certo uomo di Dio, perfetto e giusto, di nome Simeone, di anni centododici. Questi aveva ricevuto da Dio la promessa che non avrebbe gustato la morte senza avere prima visto, vivo in carne, il Cristo figlio di Dio. Visto il bambino, egli esclamò a gran voce: “Dio visitò il suo popolo, e il Signore adempì la sua promessa”. E subito l’adorò. Dopo lo prese nel suo mantello e baciando i suoi piedi, disse: “Ora, o Signore, lascia andare in pace il tuo servo poiché i miei occhi videro la tua salvezza che hai preparato al cospetto di tutti i popoli, luce per illuminare le genti, e gloria del tuo popolo, Israele”.

[15.3] Nel tempio c’era pure la profetessa di nome Anna, figlia di Fanuel, della tribù di Aser, che aveva vissuto con suo marito sette anni dalla sua verginità: ed era vedova già da ottantaquattro anni. Non si era mai allontanata dal tempio del Signore, ed era dedita a digiuni e preghiere. Anche lei adorò il bambino affermando che in lui c’è la redenzione del mondo.

[16.1] I magi e la fuga in Egitto. Trascorso il secondo anno, dei magi vennero dall’Oriente a Gerusalemme portando grandi doni. E subito interrogarono i Giudei, dicendo: “Dov’è il re che vi è nato? In Oriente infatti abbiamo visto la sua stella e siamo venuti ad adorarlo”. Questa voce giunse al re Erode e lo spaventò così tanto che radunò scribi, farisei e dottori del popolo per interrogarli dove, secondo i profeti, sarebbe nato Cristo. Essi risposero: “In Betlemme di Giuda. Sta scritto infatti: “E tu, Betlemme, terra di Giuda, non sei affatto la più piccola tra i principi di Giuda. Da te, invero, nascerà il duce che reggerà il mio popolo Israele”". Erode allora convocò i magi presso di sé e da loro indagò diligentemente quando era apparsa ad essi la stella. Mandandoli poi in Betlemme, disse: “Andate e informatevi diligentemente sul bambino. Quando lo troverete, fatemelo sapere affinché anch’io venga ad adorarlo”.

[16.2] Mentre i magi se ne andavano, per la strada apparve loro la stella che, precedendoli fino a quando giunsero ove era il bambino, fu quasi la loro guida. Vedendo la stella, i magi si rallegrarono con grande gioia e, entrati nella casa, trovarono il bambino Gesù seduto sul grembo di sua madre. Aprirono allora i loro tesori e regalarono grandi doni alla beata Maria e a Giuseppe. Al bambino poi offrirono ciascuno una moneta d’oro; così pure uno offrì oro, un altro incenso, il terzo mirra. Volevano ritornare dal re Erode, ma in sonno furono avvertiti da un angelo di non ritornare da Erode. Per un’altra strada se ne ritornarono nella loro regione.

[17.1] Erode, vedendo che era stato burlato dai magi, si gonfiò in cuor suo, e mandò per ogni strada volendo prenderli e ucciderli. Non trovandoli, mandò nuovamente in Betlemme e in tutti i suoi confini a uccidere tutti i bambini che si trovavano dai due anni in giù, in base al tempo del quale era stato informato dai magi.

[17.2] Un giorno prima che avvenisse questo, Giuseppe fu avvertito in sogno da un angelo del Signore che gli disse: “Prendi Maria e il bambino e va in Egitto per la via del deserto”. Giuseppe, seguendo l’ordine dell’angelo, partì.

[18.1] Prodigi nel viaggio e in Egitto. Giunti a una grotta vollero riposarsi. La beata Maria discese dal giumento e, seduta, teneva il bambino Gesù sul suo grembo. Con Giuseppe c’erano tre ragazzi e con Maria una ragazza che facevano la stessa strada. Improvvisamente dalla grotta uscirono molti draghi: i ragazzi, vedendoli, furono presi da gran timore e gridarono. Allora Gesù scese dal grembo di sua madre, stavte dritto sui suoi piedi davanti ai draghi: essi però adorarono Gesù e poi se ne andarono via. Si adempì allora quanto era stato detto dal profeta Davide, con le parole: dalla terra lodate il Signore, o draghi e abissi tutti. Ma egli, il bambinello Gesù, camminando davanti ad essi, ordinò loro di non fare più male a nessuno. Maria e Giuseppe temevano che il bambino fosse morso dai draghi; ma Gesù disse: “Non temete, e non pensate che io sia un bambino. Io infatti sono sempre stato perfetto e lo sono tuttora: è necessario che davanti a me tutte le bestie selvatiche diventino mansuete”.

[19.1] I leoni e i leopardi lo adoravano e si accompagnavano a loro nel deserto: ovunque andavano Giuseppe e Maria, li precedevano, mostrando la strada, chinando la loro testa; prestando loro servizio, facevano le feste con la coda e lo adoravano con grande riverenza. La prima volta che Maria vide leoni, leopardi e altre specie di fiere venire attorno a loro si spaventò grandemente. Guardandola in faccia con volto sereno, Gesù disse: “Mamma, non temere. Non vengono per farti del male, bensì si premurano di ossequiare te e me”. Con queste parole allontanò il timore dal suo cuore.

[19.2] I leoni camminavano con essi, con i buoi, gli asini e le bestie da soma che portavano le cose necessarie, e, pur restando insieme, non facevano male ad alcuno, ma rimanevano mansueti tra le pecore e i montoni che avevano condotto seco dalla Giudea e avevano con sé. Camminavano tra i lupi e non avevano paura di nulla, e nessuno era molesto all’altro. Si avverò allora quanto era stato detto dal profeta: i lupi pascoleranno con gli agnelli. Il leone e il bue mangeranno insieme la paglia. C’erano infatti due buoi e un carro nel quale portavano le cose necessarie e lungo il cammino li guidavano i leoni.

[20.1] Nel terzo giorno di viaggio, gli altri camminavano, ma la beata Maria stanca per il troppo calore del sole del deserto e vedendo un albero di palma disse a Giuseppe: “Mi riposerò alquanto all’ombra di quest’albero”. Giuseppe dunque la condusse premuroso dalla palma e la fece discendere dal giumento. Sedutasi, la beata Maria guardò la chioma della palma, la vide piena di frutti e disse a Giuseppe: “Desidererei, se possibile, prendere dei frutti di questa palma”. Giuseppe le rispose: “Mi meraviglio che tu dica questo, e che, vedendo quanto è alta questa palma, tu pensi di mangiare dei suoi frutti. Io penso piuttosto alla mancanza di acqua: è già venuta meno negli otri e non abbiamo onde rifocillare noi e i giumenti”.

[20.2] Allora il bambino Gesù, che riposava con viso sereno sul grembo di sua madre, disse alla palma: “Albero, piega i tuoi rami e ristora mia mamma con il tuo frutto”. A queste parole, la palma piegò subito la sua chioma fino ai piedi della beata Maria; da essa raccolsero i frutti con i quali tutti si rifocillarono. Dopo che li ebbero raccolti tutti, la palma restava inclinata aspettando, per drizzarsi, il comando di colui al cui volere si era inclinata. Gesù allora le disse: “Palma, alzati, prendi forza e sii compagna dei miei alberi che sono nel paradiso di mio padre. Apri con le tue radici la vena di acqua che si è nascosta nella terra, affinché da essa fluiscano acque a nostra sazietà”. La palma subito si eresse, e dalla sua radice incominciò a scaturire una fonte di acque limpidissime oltremodo fresche e chiare. Vedendo l’acqua sorgiva si rallegrarono grandemente e si dissetarono con essi anche tutti i giumenti e le bestie. Resero quindi grazie a Dio.

[21.1] Il giorno dopo partirono di là. Quando incominciarono il cammino, Gesù si rivolse alla palma e disse: “Palma, ti dò il privilegio, che uno dei tuoi rami sia trasportato dai miei angeli e piantato nel paradiso di mio padre. Ti conferisco la benedizione che a tutti coloro che lottano e vincono, si dica: sei giunto alla palma della vittoria”. Mentre diceva questo, l’angelo del Signore apparve dritto sulla palma e, preso uno dei suoi rami, volò al cielo con il ramo in mano. Ciò vedendo, tutti caddero con la faccia a terra e restarono come morti. Gesù, rivolto a loro, disse: “Perché la paura ha afferrato il vostro cuore? Non sapete che la palma che io feci trasferire in paradiso, sarà nel luogo di delizie a disposizione di tutti gli uomini santi, come fu a disposizione nostra in questo luogo solitario?”. Quelli, allora, tutti pieni di gioia, divennero forti, e si alzarono.

[22.1] Dopo di questo, mentre erano in viaggio, Giuseppe disse a Gesù: “Signore, questo calore ci cuoce. Se gradisci, seguiamo la strada lungo il mare affinché possiamo riposarci nelle città marittime”. Gesù gli rispose: “Non temere, Giuseppe. Io vi accorcerò la strada sicché, quanto cammino avreste percorso in trenta giorni, lo compirete in questo solo giorno”. Mentre essi parlavano così, spinsero lo sguardo innanzi e incominciarono a vedere i monti dell’Egitto e le sue città.

[22.2] Giunsero contenti ai confini di Ermopoli, ed entrarono in una città dell’Egitto chiamata Sotine. E siccome in essa non vi era nessun conoscente al quale potessero chiedere ospitalità, entrarono in un tempio che era detto campidoglio d’Egitto. In questo tempio vi erano trecentocinquantacinque idoli, ai quali ogni giorno erano tributati, in modo sacrilego, onori divini. Gli Egiziani della stessa città entrarono nel campidoglio ove i sacerdoti presero ad ammonirli affinché ogni giorno, come era richiesto dall’onore divino, offrissero i loro sacrifici.

[23.1] Ma avvenne che, entrata nel tempio la beatissima Maria con il bambino, tutti gli idoli si prostrarono a terra, sicché giacevano tutti con la faccia a terra completamente rovinati e spezzati, mostrando così che non erano proprio nulla. Si compì allora quanto era stato detto dal profeta Isaia: “Ecco, il Signore verrà su di una nube leggera, entrerà in Egitto e al suo cospetto saranno scosse tutte le opere manufatte degli Egiziani”.

[24.1] La notizia fu riferita a Affrodisio, governatore di quella città, ed egli venne al tempio con tutto il suo esercito. Visto che Affrodisio era venuto al tempio con tutto il suo esercito, i pontefici pensavano che fosse venuto soltanto per vendicarsi contro coloro che erano stati causa della caduta degli idoli. Egli, invece, entrato nel tempio, visti tutti gli idoli giacere prostrati faccia a terra, si appressò alla beata Maria che portava il Signore sul suo grembo, l’adorò e disse a tutto il suo esercito e a tutti i suoi amici: “Se questi non fosse il dio dei nostri dèi, i nostri dèi non sarebbero caduti faccia a terra davanti a lui, né giacerebbero prostrati al suo cospetto. Noi tutti dunque se non faremo con maggiore attenzione ciò che vediamo fare dai nostri dèi, potremo incorrere nel pericolo della sua indignazione e andare tutti incontro alla morte, come accadde al faraone re d’Egitto il quale, non avendo creduto a numerosi prodigi, fu sommerso in mare con tutto il suo esercito”. Tutto il popolo di quella città credette, allora, nel Signore Dio per mezzo di Gesù Cristo.

[25.1] Ritorno dall’Egitto e primi prodigi. Non molto tempo dopo, un angelo disse a Giuseppe: “Ritorna nella tua terra di Giuda. Coloro che cercavano la vita del fanciullo, sono morti”.

[26.1] Dopo il ritorno di Gesù dall’Egitto, mentre era in Galilea, già al principio del quarto anno di età, un giorno di sabato giocava con dei fanciulli presso il letto del Giordano. Gesù, sedutosi, fece sette laghetti di fango, dotò ciascuno di canaletti per mezzo dei quali, a un suo comando, portava acqua dal torrente al lago e di nuovo la riportava. Uno di quei fanciulli, un figlio del diavolo, con animo invidioso, chiuse le imboccature dei canaletti che portavano acque nei laghetti e mandò all’aria quanto aveva fatto Gesù. Allora Gesù gli disse: “Guai a te, figlio di morte, figlio di Satana. Osi tu distruggere quanto io ho compiuto?”. Colui che aveva agito così, subito morì.

[25.2] Alzarono allora la voce i genitori del morto contro Maria e Giuseppe; dicevano loro: “Vostro figlio ha maledetto il nostro figlio ed è morto”. Giuseppe e Maria si recarono subito da Gesù a causa del tumulto dei genitori del ragazzo e dell’assembramento dei Giudei. Giuseppe disse in segreto a Maria: “Io non oso parlargli. Ammoniscilo tu, dicendogli: perché hai suscitato contro di noi l’odio del popolo, e ci tocca sopportare l’odio molesto della gente?”. Giunta da lui la madre lo pregò dicendo: “Signore mio, che ha fatto mai costui per morire?”. Egli le rispose: “Era degno di morte, avendo mandato all’aria quanto io avevo fatto”.

[25.3] La madre allora lo pregava, dicendo: “No, Signore mio, perché tutti insorgono contro di noi”. Non volendo rattristare sua madre, con il suo piede destro egli toccò il sedere del morto dicendogli: “Alzati, figlio iniquo. Non sei degno, infatti, di entrare nella pace di mio padre, avendo tu mandato all’aria quanto io avevo fatto”. Allora colui che era morto risuscitò e se ne andò. E Gesù, attraverso un canaletto conduceva, al suo comando, le acque nei laghetti.

[27.1] Accadde dopo che, alla vista di tutti, Gesù prese del fango dai laghetti che aveva fatto e con esso plasmò dodici passeri. Quando Gesù fece questo era di sabato e con lui c’erano molti fanciulli. Un giudeo, vedendolo fare questo, disse a Giuseppe: “Non vedi, Giuseppe, che il fanciullo Gesù compie di sabato ciò che non gli è lecito fare? Con il fango, plasmò dodici passeri”. Udito ciò, Giuseppe lo rimproverò, dicendo: “Perché fai di sabato cose che non ci è lecito fare?”. Udendo le parole di Giuseppe e picchiando una mano contro l’altra, disse ai suoi passeri: “Volate!”. E alla voce del suo comando presero a volare. Mentre tutti erano lì e vedevano e udivano, disse agli uccelli: “Andate e volate per la terra e per tutto il mondo, e vivete!”. I presenti vedendo tali prodigi, furono pieni di grande stupore. Alcuni lo lodavano e l’ammiravano, ma altri lo biasimavano. Certuni andarono dai principi dei sacerdoti e dai capi dei farisei e annunziarono loro come Gesù, figlio di Giuseppe, avesse compiuto grandi prodigi e miracoli davanti a tutto il popolo di Israele. Ciò fu annunziato nelle dodici tribù di Israele.

[28.1] Di nuovo avvenne che un figlio del sacerdote del tempio, Anna, giunse con Giuseppe; alla vista di tutti, tenendo in mano un bastone distrusse con rabbia i laghetti che Gesù aveva fatto con le sue mani e ne disperse l’acqua che vi aveva raccolta dal torrente. Chiuse e distrusse gli stessi canaletti dai quali entrava l’acqua. Ciò visto, Gesù disse a quel ragazzo che aveva mandato all’aria i suoi laghetti: “O pessimo rampollo di iniquità, figlio di morte, officina di Satana, il frutto del tuo seme sarà veramente senza forza, le tue radici senza umore, i tuoi rami aridi e sprovvisti di frutto”. E alla vista di tutti, il ragazzo rimase stecchito e morì. Giuseppe allora tremò, prese Gesù, se ne tornò a casa sua con lui.

[29.1] Con lui c’era la madre. Improvvisamente, dalla parte contraria, un altro ragazzo, anch’egli operaio di iniquità, si buttò di corsa sulla spalla di Gesù con l’intenzione di schernirlo o fargli del male, se avesse potuto. Gesù gli disse: “Che tu non possa tornare sano dalla via sulla quale cammini”. E subito cadde e morì. I genitori del morto, che avevano visto l’accaduto, esclamarono: “Donde è nato questo ragazzo? É evidente che ogni parola che dice è vera e spesso si realizza prima ancora che la pronunci”. I genitori del ragazzo si avvicinarono a Giuseppe e gli dissero: “Togli Gesù da questo luogo! Non può abitare con noi in questo comune. O, almeno, insegnagli a benedire e a non maledire”. Giuseppe si avvicinò a Gesù e l’ammonì, dicendo: “Perché fai tali cose? Sono già molti quelli che si lamentano di te; a causa tua ci odiano e sopportiamo, a causa tua, le molestie degli uomini”. Gesù rispose a Giuseppe, dicendo: “Nessun figlio è saggio se non colui che è stato istruito da suo padre secondo la scienza di questo tempo, e la maledizione del padre nuoce soltanto a quelli che fanno del male”. Si radunarono allora contro Gesù e lo accusarono presso Giuseppe. Al vedere questo, Giuseppe fu oltremodo spaventato, temendo la violenza e la sedizione del popolo di Israele. Ma in quel momento Gesù prese per l’orecchio il fanciullo morto, lo tenne sospeso da terra alla presenza di tutti, e videro Gesù parlare con lui come fa un padre con suo figlio. Il suo spirito ritornò in lui ed egli rivisse. E tutti ne furono stupiti.

[30.1] Gesù a scuola. Un certo maestro giudeo di nome Zachia udì Gesù che pronunciava tali parole e, vedendo che in lui c’era una insuperabile conoscenza della virtù, ne rimase addolorato e incominciò a parlare contro Giuseppe in modo indiscreto, stolto, e senza timore. Diceva: “Non vuoi tu affidare tuo figlio affinché sia istruito nella scienza umana e nel timore? Vedo che tu e Maria amate vostro figlio più che le tradizioni degli anziani del popolo. É infatti necessario che noi onoriamo maggiormente i sacerdoti di tutta la chiesa di Israele, e ci preoccupiamo che egli abbia amore verso i bambini, e sia da noi istruito nella dottrina giudaica”.

[30.2] Giuseppe però gli rispose: “E chi è mai colui che può tenere e istruire questo bambino? Se tu lo puoi tenere e istruire, noi non siamo contrari che tu l’istruisca in tutte quelle cose che tutti devono imparare”. Udito quanto aveva detto Zachia, Gesù gli rispose: “I precetti della Legge, dei quali tu hai parlato poc’anzi e tutte le cose alle quali tu ti sei riferito bisogna che siano osservati da coloro che sono istruiti nelle scienze umane; ma io sono estraneo ai vostri tribunali, e non ho un padre carnale. Tu che leggi la Legge e sei istruito, resta nella Legge; io invece ero prima della Legge. Mentre tu ritieni di non avere alcun uguale nella dottrina, sarai istruito da me: nessun altro, infatti, può insegnare le cose alle quali tu hai fatto cenno; lo può soltanto colui che ne è degno. Quando io sarò esaltato da terra, porrò fine a ogni menzione della vostra genealogia. Tu non sai quando sei nato: io solo so quando siete nati e quanto tempo durerà la vostra vita sulla terra”.

[30.3] Tutti coloro che udivano queste chiare parole, si stupivano e esclamavano: “Oh, oh, oh, questo è un mistero magnificamente grande e mirabile. Non abbiamo mai udito cose simili. Mai da alcun altro, né dai profeti, né dai farisei, né dagli scribi, è stato udito o detto qualcosa di simile. Noi sappiamo dove è nato costui; e ancora non ha raggiunto i cinque anni: e come mai sa dire tali cose”. I farisei risposero: “Noi non abbiamo udito mai simili parole da un bambino della sua età”.

[30.4] Gesù rispose loro: “Voi vi meravigliate che un bambino dica cose simili? Perché dunque non credete a me per quelle cose di cui vi ho parlato? Siccome vi ho detto che so quando siete nati, tutti vi meravigliate: vi dirò cose più grandi, e ne resterete ben più meravigliati. Io vidi Abramo, che voi dite essere vostro padre, ho parlato con lui ed egli mi ha visto”. Ciò udito, si tacquero e più nessuno di loro osava parlare. Gesù disse loro: “Sono stato in mezzo a voi con i bambini, e non mi avete conosciuto. Vi ho parlato come a persone sagge, e non avete distinto la mia voce perché siete minori di me, e di poca fede”.

[31.1] Il maestro Zachia disse di nuovo a Giuseppe e a Maria: “Datemi il ragazzo e io l’affiderò al maestro Levi affinché gli insegni le lettere e lo istruisca”. Allora Giuseppe e Maria, accarezzando Gesù, lo condussero a scuola affinché fosse istruito nelle lettere dal vecchio Levi. Entrato che fu, Gesù taceva. Il maestro Levi diceva a Gesù una lettera iniziando dalla prima, la lettera aleph e gli diceva: “Rispondi!”. Ma Gesù taceva e non rispondeva. Il precettore Levi, adirato, prese una verga di storace e lo percosse sulla testa.

[31.2] Ma Gesù disse al maestro Levi: “Perché mi percuoti? Sappi che, in verità, io che sono percosso ammaestro colui che mi percuote assai più di quanto io possa essere ammaestrato. Io, infatti, ti posso insegnare quelle cose che tu stesso dici. Ma tutti costoro che parlano sono ciechi e ascoltano, come bronzo risonante o cembalo squillante, nei quali non ci sono quelle cose delle quali si intende il suono”. Gesù soggiunse poi a Zachia: “Ogni lettera, dall’aleph fino al tav, si distingue dalla disposizione. Prima, dunque, tu dì che cos’è la tav, e io poi ti dirò che cos’è l’aleph”. Disse ancora loro Gesù: “Coloro che non conoscono l’aleph, come possono insegnare la tav, ipocriti? Dite prima che cosa è l’aleph ed io poi vi crederò quando parlerete della beth”. Gesù iniziò così a domandare i nomi delle singole lettere, e chiese: “Il maestro della Legge dica che cos’è la prima lettera, perché ha molti triangoli graduati, subacuti, divisi in mezzo, opposti, allungati, eretti, giacenti e in curva”. All’udire questo, Levi restò stupefatto di una così molteplice disposizione dei nomi delle lettere.

[31.3] Incominciò allora a gridare a quanti l’udivano, dicendo: “Come può vivere sulla terra costui? Al contrario, è degno di essere appeso a una grande croce. Può, infatti, spegnere il fuoco ed eludere altri tormenti. Ritengo che egli esisteva prima del cataclisma, ed è nato prima del diluvio. Qual ventre mai l’ha portato? O quale madre l’ha generato? O quali mammelle l’hanno allattato? Davanti a lui io fuggo, non potendo resistere alla parola della sua bocca, e il mio cuore resta stupito all’udire simili parole. Credo che nessun uomo possa intendere la sua parola, a meno che Dio non sia con lui. Proprio io, infelice, mi sono dato in balia delle sue derisioni. Mentre pensavo di avere un discepolo, ho incontrato il mio maestro, che ignoravo. Che dirò? Non riesco a sopportare le parole di questo ragazzo: fuggirò da questo comune, non riuscendo a comprendere queste cose. Io, vecchio, sono stato vinto da un bambino, poiché non riesco a trovare né l’inizio né la fine delle cose che egli dice. É, invero, difficile, da soli, trovare il principio. Non mento, asserendo che ai miei occhi, l’operare di questo ragazzo, gli inizi del suo parlare e gli scopi delle sue intenzioni non hanno nulla di comune con gli uomini. Non so se questo è un mago o se è un dio; o, certamente, un angelo di Dio parla in lui. Donde sia, donde venga, che ne sarà di lui, non lo so”.

[31.4] Allora Gesù, con il volto sereno, sorrise di lui e disse con autorità a tutti i presenti figli di Israele in ascolto: “Gli infruttuosi fruttifichino, i ciechi vedano, gli zoppi camminino dritti, i poveri godano dei beni, e i morti rivivano affinché ciascuno ritorni al suo stato primitivo e resti in esso, questo è la radice della vita e della dolcezza perpetua”. Dopo che il bambino Gesù ebbe così parlato, subito guarirono tutti coloro che erano caduti in maligne infermità. E più non osavano dirgli qualcosa o ascoltarlo.

[32.1] Altri prodigi di Gesù. Dopo ciò, Giuseppe e Maria se ne andarono con Gesù nella città di Nazaret: e lì egli restò con i suoi genitori. Un giorno di sabato, Gesù giocava con dei bambini sulla terrazza di una casa, e avvenne che uno dei bambini gettò un altro dalla terrazza giù a terra, e questo morì. I genitori del morto, non avendo visto la cosa, gridavano contro Giuseppe e Maria, dicendo: “Vostro figlio gettò per terra il nostro, ed è morto”. Gesù taceva e non rispondeva nulla. Giuseppe e Maria vennero di corsa da Gesù e sua madre lo supplicò, dicendo: “Signore mio, dimmi se sei stato tu a gettarlo per terra”. Subito Gesù discese dalla terrazza per terra e chiamò il ragazzo per nome, Zenone. E quello gli rispose: “Signore”. Gli disse Gesù: “Sono forse stato io a buttarti giù per terra dalla terrazza?”. E quegli rispose: “No, Signore”. I genitori del ragazzo che era stato ucciso si meravigliarono, e in seguito a questo prodigio resero onore a Gesù. Giuseppe e Maria con Gesù se ne andarono di là a Gerico.

[33.1] Gesù aveva sei anni e sua madre lo mandò con una brocca ad attingere acqua alla fontana assieme a dei bambini. E avvenne che, dopo avere attinto l’acqua, uno dei bambini gli diede una spinta e rovesciò la brocca rompendola. Ma Gesù stese il mantello di cui si serviva, e raccolse nel mantello tanta acqua quanta ne conteneva la brocca, e la portò a sua madre. A questa vista lei fu presa da meraviglia: meditava tra sé, e riponeva tutto in cuor suo.

[34.1] Un giorno prese un po’ di grano dal granaio di sua madre e lo seminò in un campo: il grano nacque, crebbe e si moltiplicò in gran quantità; alla fine, egli stesso lo mieté, ne raccolse i frutti, ne fece tre cori e li donò ai suoi molti discepoli.

[35.1] C’è una strada che esce da Gerico e va verso il fiume Giordano ove passarono i figli di Israele: si dice che lì si sia fermata l’arca del testamento. Gesù aveva otto anni, quando uscì da Gerico e andò verso il Giordano; lungo la strada, vicino alla riva del Giordano, c’era una caverna nella quale una leonessa nutriva i suoi piccoli, e perciò nessuno poteva camminare sicuro per quella strada. Gesù, dunque, venendo da Gerico, sapeva che nella caverna c’era una leonessa con i suoi piccoli, tuttavia vi entrò alla presenza di tutti. Appena i leoni videro Gesù, gli andarono incontro e l’adorarono; Gesù si pose a sedere nella caverna e i leoncelli correvano qua e là intorno ai suoi piedi, lo accarezzavano e scherzavano con lui.

[35.2] I leoni più vecchi se ne stavano discosti a testa bassa, adorandolo e facendogli festa con la coda. Allora il popolo che se ne stava discosto, non vedendo Gesù, disse: “Se costui, o i suoi genitori, non avesse compiuto dei peccati gravi non si sarebbe offerto ai leoni”. Mentre il popolo pensava queste cose ed era in preda a grande timore, ecco che, al cospetto di tutti, Gesù uscì dalla caverna preceduto dai leoni mentre i leoncelli giocavano tra i suoi piedi. I genitori di Gesù, a testa bassa, e un po’ discosti, se ne stavano ad osservare; anche il popolo, a causa dei leoni, se ne stava discosto, ma non osavano congiungersi ad essi. Allora Gesù prese a dire al popolo: “Quanto le bestie sono migliori di voi! Esse conoscono il loro Signore e lo glorificano mentre voi, uomini, che siete fatti a immagine e somiglianza di Dio, lo ignorate. Le bestie mi riconoscono e si fanno mansuete gli uomini mi vedono e non mi riconoscono”.

[36.1] Poi Gesù, sotto gli occhi di tutti, passò il Giordano con i leoni e l’acqua del Giordano si divise a destra e a sinistra. Disse allora ai leoni, ma lo sentirono tutti: “Andate in pace e non fate male a nessuno; ma anche l’uomo non vi rechi molestia fino a che siate ritornati là donde siete usciti”. Essi lo salutarono non soltanto con la voce, ma anche con il corpo, e poi se ne andarono nei loro luoghi. E Gesù se ne ritornò da sua madre.

[37.1] Giuseppe, essendo falegname, faceva attrezzi di legno, gioghi per buoi, aratri, strumenti per smuovere la terra e adatti alle colture, letti di legno, e un giorno andò da lui un giovane che gli commissionò un letto di sei cubiti. Giuseppe ordinò al suo garzone di tagliare il legno con una sega di ferro, secondo la misura comandata. Ma questi non seguì in tutto la misura prescritta, e fece una parte del legno più corta dell’altra. Giuseppe, tutto impensierito, incominciò a escogitare che cosa gli conveniva fare.

[37.2] Quando Gesù lo vide così impensierito, poiché la cosa fatta gli pareva irrimediabile, gli rivolse una parola consolatoria: “Vieni, disse, teniamo i capi delle assi, accostiamole insieme capo con capo, e pareggiamole tirandole verso di noi: così potremo renderle uguali”. Giuseppe obbedì a colui che comandava: sapeva che egli poteva fare tutto quello che voleva. Giuseppe prese i capi delle assi e le appoggiò a un muro, presso di sé; Gesù tenne i due capi opposti di quelle assi, e tirò a sé l’asse più corta, uguagliandola all’asse più lunga. Poi disse a Giuseppe: “Ora vai a lavorare, e fai quanto avevi promesso di fare”. Giuseppe fece quanto aveva promesso.

[38.1] Gesù a scuola. Avvenne che, per la seconda volta, Giuseppe e Maria furono pregati dal popolo affinché mandassero Gesù a scuola per istruirsi nelle lettere. Essi assecondarono questo invito e, secondo il precetto dei vecchi, lo condussero da un maestro affinché lo istruisse nella scienza umana. Il maestro iniziò con autorità ad ammaestrarlo dicendo: “Dì alfa”. Gesù però gli rispose: “Tu dimmi prima che cos’è beta ed io ti dirò che cos’è alfa”. Irato da questo, il maestro percosse Gesù, ma poco dopo averlo percosso morì.

[38.2] E Gesù se ne ritornò a casa da sua madre. Giuseppe si intimorì e chiamò a sé Maria; le disse: “Sono veramente triste per questo ragazzo fino a morirne. Può, infatti, accadere che un giorno o l’altro qualcuno lo percuota maliziosamente ed egli muoia”. Maria gli rispose: “Non pensare, uomo di Dio, che ciò possa avvenire. Ritieni anzi per certo che colui che lo ha mandato a nascere tra gli uomini, lo custodirà da ogni malignità e, nel suo nome, lo preserverà dal male”.

[39.1] I Giudei, per la terza volta, supplicarono Maria e Giuseppe di condurlo, con le loro carrozze, a studiare da un altro maestro. Temendo il popolo, l’insolenza dei principi e le minacce dei sacerdoti, Giuseppe e Maria lo condussero nuovamente a scuola, pur sapendo che non poteva imparare alcunché dagli uomini colui che solo da Dio aveva una scienza perfetta.

[39.2] Entrato nella scuola, Gesù, sotto la guida dello Spirito santo, dalla mano del maestro che stava insegnando la Legge davanti a tutto il popolo che vedeva e udiva, prese il libro e incominciò a leggere non già quanto era scritto nel loro libro, ma a parlare nello spirito del Dio vivo come se da una viva sorgente sgorgasse un torrente di acqua e la sorgente restasse sempre piena. Insegnava al popolo le grandezze del Dio vivo con tale forza che lo stesso maestro cadde a terra e lo adorò. Il cuore del popolo che era seduto là e l’aveva udito dire tali cose fu preso dallo stupore. Giuseppe, udito tutto questo, corse da Gesù nel timore che morisse lo stesso maestro; ma appena lo vide, il maestro gli disse: “Tu non mi hai dato un discepolo, ma un maestro: chi può resistere alle sue parole?”. Si compì allora quanto era stato detto dal salmista: “Il fiume di Dio fu ripieno di acqua. Hai preparato il loro cibo, poiché tale è la sua preparazione”.

[40.1] Dopo di ciò, Giuseppe se ne andò via di là insieme a Maria e Gesù per recarsi alla marittima Cafarnao, a causa della malizia degli uomini suoi avversari. Mentre Gesù abitava a Cafarnao, nella città c’era un uomo molto ricco, di nome Giuseppe; a motivo di una sua persistente malattia, egli morì sul suo letto. Gesù, avendo uditi i lamenti, i pianti e le grida elevate dalla gente sul morto, disse a Giuseppe: “Perché non offri l’aiuto della tua bontà a costui che ha lo stesso tuo nome?”. Giuseppe rispose: “Che potere e che facoltà ho io da offrire bontà a costui?”. Gesù allora gli rispose: “Prendi il fazzoletto del tuo capo, va a porlo sulla faccia del morto e digli: “Cristo ti salvi!”. E subito il defunto sarà salvo e si alzerà dal suo letto”. Udito ciò, Giuseppe, al comando di Gesù, andò subito correndo, entrò in casa del defunto, prese il fazzoletto che aveva sul suo capo e lo pose sulla faccia di colui che giaceva sul letto, dicendogli: “Ti salvi Gesù!”. E subito il morto si levò da letto e domandò chi fosse Gesù.

[41.1] E da Cafarnao se ne andarono nella città di Betlemme: Giuseppe era a casa sua con Maria, e Gesù con loro. Un giorno Giuseppe chiamò a sé il suo figlio primogenito, Giacomo, e lo mandò nell’orto della verdura a raccogliere legumi per preparare una pietanza. Gesù seguì suo fratello Giacomo nell’orto, senza che Giuseppe e Maria se ne accorgessero. Mentre Giacomo raccoglieva legumi, da un buco uscì una vipera e morse una mano di Giacomo, che per l’atroce dolore si mise a urlare. Stava svenendo, e diceva con voce amara: “Ahi, ahi, una vipera infame mi ha morso la mano”.

[41.2] Gesù, che se ne stava dalla parte opposta, all’udire quella voce amara corse da Giacomo, gli prese la mano, e non fece altro che soffiarvi sopra, e la rinfrescò: subito Giacomo guarì, il serpente invece morì. Giuseppe e Maria ignoravano quanto era avvenuto; ma al grido di Giacomo e al comando di Gesù corsero nell’orto e trovarono il serpente già morto e Giacomo guarito bene.

[42.1] Gesù in famiglia. Quando Giuseppe andava a un convito con i suoi figli Giacomo, Giuseppe, Giuda, Simone e le sue due figlie, ci andavano pure Gesù e Maria, sua madre, con sua sorella Maria di Cleofa – data dal Signore Dio a suo padre Cleofa e a sua madre Anna perché avevano offerto al Signore Maria, madre di Gesù -: questa Maria fu chiamata con lo stesso nome “Maria”, a conforto dei genitori.

[42.2] Quando erano insieme, Gesù li santificava e benediceva, ed egli era il primo che cominciava a mangiare e a bere. Nessuno di loro osava, infatti, mangiare o bere, sedere alla mensa o spezzare il pane, fino a quando egli non avesse fatto ciò per primo, santificandoli. Se, per caso, era assente, aspettavano fino a quando lo facesse. Quando poi egli non voleva prendere cibo, se ne astenevano anche Giuseppe, Maria e i suoi fratelli, i figli di Giuseppe. Questi fratelli, avendo davanti ai loro occhi la sua vita, come un faro luminoso, lo rispettavano e lo temevano. Quando Gesù dormiva, fosse di giorno o di notte, lo splendore di Dio splendeva su di lui. Al quale sia ogni lode e gloria nei secoli dei secoli. Amen. Amen.

Vangelo di Verità

Vangelo di Verità

1. Il Vangelo della Verità è gioia per coloro che hanno ricevuto dal Padre della Verità la grazia di conoscere Lui per mezzo della potenza del Logos, uscito dal Pleroma e immanente nel Pensiero e nella mente del Padre. Questi è colui che è chiamato “il Salvatore”, perché tale è il nome dell’opera che egli deve compiere per la salvezza di coloro che non hanno conosciuto il Padre. Perciò il termine “vangelo” è rivelazione di speranza: esso è una scoperta per coloro che cercano Lui.

2. Il Tutto si è dato alla ricerca di Lui, dal quale è uscito. Il Tutto si trovava dentro di Lui, l’inafferrabile, l’impensabile, al di sopra di ogni concetto. E l’ignoranza a proposito del Padre produsse angoscia e terrore. L’angoscia divenne densa come nebbia, tanto che nessuno poteva vedere. Per questo motivo l’Errore divenne potente: plasmò la sua sostanza con il vuoto, ignorando la verità, e prese dimora in una finzione, creando con bell’artificio qualcosa che sostituisse la verità.

3. Questo non ha comportato un’umiliazione per Lui, l’inafferrabile, l’impensabile, perché l’angoscia, l’oblio e la finzione dell’Errore non erano nulla, mentre la Verità è salda, inalterabile, e non suscettibile di bellezza. Disprezzate pertanto l’Errore. Così è di esso: non avendo radice, si è trovato immerso in una nebbia, a proposito del Padre, dedicandosi a preparare opere, oblii e terrori per fuorviare quelli del mezzo e farli prigionieri. Ma l’oblio che è proprio dell’Errore non era manifesto: l’oblio non è entrato nell’esistenza per mezzo del Padre, benché sia stato generato a causa di lui. Invece, ciò che è entrato nell’esistenza per mezzo del Padre è la conoscenza, la quale fu manifestata perché l’oblio scomparisse ed essi potessero conoscere il Padre. L’oblio infatti esisteva perché essi non conoscevano il Padre. Ma appena il Padre sarà conosciuto, immediatamente l’oblio non esisterà più.

4. E questo è il Vangelo di colui che è cercato; Vangelo che Gesù Cristo ha rivelato ai perfetti, mistero nascosto, per la misericordia del Padre. Per mezzo di esso, egli ha illuminato coloro che erano nelle tenebre a causa dell’oblio. Li ha illuminati e ha mostrato loro la Via. E la Via è la verità che egli ha insegnato loro. Per questo motivo l’Errore si è irritato con lui, l’ha perseguitato, l’ha oppresso e l’ha annientato. Egli è stato inchiodato ad un legno ed è divenuto frutto della conoscenza del Padre, senza causare rovina per il fatto che se ne è mangiato. Anzi, chi ne ha mangiato lo ha fatto gioire per la scoperta.

5. Egli ha trovato loro in se stesso, ed essi hanno trovato in sé Lui, l’inafferrabile, l’impensabile, il Padre. Questi è la perfezione: è quello che ha prodotto il Tutto, in cui il Tutto si trova e di cui il Tutto ha bisogno, poiché egli ne ha tenuto in se stesso la perfezione, quella che non ha concesso al Tutto. Non che il Padre fosse geloso: quale gelosia ci può mai essere tra Lui e le sue membra? Ma se l’eone presente avesse ricevuto la loro perfezione, esse non si rivolgerebbero al Padre, il quale conserva in se stesso la loro perfezione e la concede loro perché ritornino a lui e lo conoscano con una conoscenza unica in perfezione. Egli è colui che ha prodotto il Tutto, in cui il Tutto esiste e di cui il Tutto ha bisogno.

6. Come accade di qualcuno, che se altri non lo conoscono, egli suole desiderare che lo conoscano e lo amino, per la stessa ragione – e di che cosa il Tutto aveva bisogno se non della conoscenza del Padre? – egli si è fatto guida sollecita e sicura. Egli si è presentato in mezzo ai luoghi di istruzione, e ha insegnato la Parola come Maestro. Là si sono avvicinati a lui coloro che erano sapienti secondo la propria opinione, mettendolo alla prova, ma egli li ha confusi, perché essi erano sciocchi. Essi lo hanno odiato, perché non erano davvero assennati. Dopo costoro, si sono avvicinati a lui i piccoli, ai quali appartiene la conoscenza del Padre. Ammaestrati, essi appresero gli aspetti della faccia del Padre. Conobbero e furono conosciuti, glorificarono e furono glorificati.

7. Si è rivelato nel loro cuore il Libro della vita dei vivi, che è scritto nel Pensiero e nella Mente del Padre e che, ancor prima della fondazione del Tutto, era nella parte di lui che è incomprensibile, e che nessuno aveva possibilità di prendere, poiché era decretato che chi lo avrebbe preso sarebbe stato immolato. Nessuno poteva essere manifestato, di coloro che credevano nella salvezza, finché quel libro non avesse fatto la sua apparizione. Per questo motivo il misericordioso e fedele Gesù ebbe compassione e accettò le sofferenze, perché sapeva che la sua morte era vita per molti.

8. Allo stesso modo che, fin quando un testamento non è ancora stato aperto, i beni del padrone rimangono nascosti, così era nascosto il Tutto, mentre era invisibile il Padre del Tutto, l’unico, l’esistente di per se stesso, colui dal quale procedono tutti gli spazi. Perciò è apparso Gesù e ha preso su di sé quel libro. Egli è stato inchiodato ad un legno, ha affisso alla croce l’editto del Padre. Oh, quale grande insegnamento! Egli si è abbassato fino alla morte, sebbene rivestito di vita immortale. Spogliatosi di questi cenci corruttibili, si è rivestito di incorruttibilità, che nessuno ha la possibilità di levargli. Penetrato nei luoghi vuoti a causa del terrore e passato attraverso quelli spogli a causa dell’oblio, è divenuto conoscenza e perfezione, proclamando ciò che era nel cuore del Padre, per istruire che era privo di insegnamento.

9. Quelli che ricevono l’insegnamento sono i vivi, iscritti nel libro dei vivi. Essi ricevono l’insegnamento per se stessi e sono ricevuti dal Padre quando nuovamente si rivolgono a Lui. Infatti la perfezione del Tutto si trova nel Padre ed è necessario che il Tutto risalga a lui. Pertanto, se uno riceve la gnosi, riceve ciò che gli è proprio e l’attira in se stesso. Invece chi è ignorante è privo, ed è una cosa importante che gli manca: gli manca infatti ciò che può farlo perfetto.

10. Poiché la perfezione del Tutto è nel Padre ed è necessario che il Tutto risalga a lui e che ognuno riceva ciò che gli è proprio, Egli li ha registrati in anticipo, avendoli preparati per essere uniti a quelli che sono usciti da lui. Coloro i cui nomi Egli ha conosciuto in anticipo alla fine vengono chiamati: e così, chi conosce è colui del quale il Padre ha pronunciato il nome. Invece colui il cui nome non è stato pronunciato è l’ignorante. E, infatti, come potrebbe uno udire, se il suo nome non è stato pronunciato? Chi rimane ignorante fino alla fine è una creatura dell’oblio e sarà distrutto con esso. Altrimenti, per quale ragione questi miserabili non ricevono alcun nome, non sentono l’appello?

11. Dunque, se uno possiede la gnosi, è un essere dall’alto. Se è chiamato, ode, risponde e si volge verso chi lo chiama, per risalire a lui, poiché sa per quale scopo è chiamato. Poiché possiede la gnosi, egli compie la volontà di colui che lo ha chiamato. Desidera piacergli e riceve il Riposo. Egli può conoscere il nome di ogni cosa. Chi possiede così la gnosi sa di dove viene e dove va. Egli sa, allo stesso modo di uno che essendo stato ubriaco si è liberato dell’ubriachezza ed essendo tornato in sé mette in ordine le cose che gli appartengono.

12. Molti sono stati fatti uscire dall’errore, sono stati preceduti fino ai luoghi a loro propri, da cui si erano allontanati e ricevendo l’errore a causa della profondità di Colui che circonda ogni luogo, senza che cosa alcuna lo circondi. Gran meraviglia che essi fossero nel Padre senza conoscerlo e che abbiano avuto la possibilità di uscire fuori da soli, non potendo comprendere e conoscere Colui nel quale si trovavano! Così era, perché la sua volontà non si era ancora rivelata fuori di lui. Egli l’ha manifestata a favore di una conoscenza in cui convengono tutte le sue emanazioni.

13. Essa è la conoscenza del libro vivo, che egli alla fine ha rivelato agli eoni. Non sono lettere e segni tali che, leggendoli, uno possa pensare a qualcosa di vano, ma sono le lettere della Verità: chi le pronuncia riconosce se stesso. Ciascuna lettera è verità assoluta, ed è un libro perfetto, poiché si tratta di segni scritti dall’Uno. Li ha scritti il Padre, affinché gli eoni, per mezzo di queste sue lettere, conoscessero il Padre.

14. La sua Sapienza ha meditato il Verbo. La sua Dottrina lo ha preferito. La sua Conoscenza lo ha rivelato. La sua compiacenza si è posata su di lui come corona. La sua gioia si è unita a lui. La sua gloria lo ha esaltato. La sua somiglianza lo ha reso noto. Il suo Riposo lo ha ricevuto in sé. Il suo amore si è incarnato in lui. La sua fiducia lo ha circondato. Così il Verbo del Padre procede dentro il Tutto, frutto del suo cuore ed espressione della sua volontà. Ed egli sostiene il Tutto, lo sceglie, ed anzi rende l’immagine del Tutto, purificandolo e promuovendone i ritorno al Padre e alla Madre, egli, Gesù dall’infinita dolcezza. Il Padre mostra il suo seno, e il suo seno è lo Spirito Santo. Egli rivela ciò che di se stesso era nascosto – ciò che di Lui era nascosto è suo Figlio – di modo che, grazie alla sua misericordia, gli eoni possono conoscerlo e cessare di tormentarsi nella ricerca del Padre, trovando riposo il Lui, sapendo che Egli è il Riposo.

15. Colmando la deficienza Egli ne ha abolito la figura. La figura di questa è il mondo, che ad essa era soggetto. Infatti, nel luogo in cui c’è invidia e disaccordo, là c’è deficienza; mentre nel luogo in cui c’è unità, là c’è perfezione. Siccome la deficienza è venuta nell’esistenza perché non si conosceva il Padre, così, appena si conoscerà il Padre, all’istante la deficienza scomparirà. Proprio come nel caso dell’ignoranza di uno: appena egli viene a conoscenza, la sua ignoranza si disperde da sola, come si dissipano le tenebre quando appare la luce: così anche la deficienza viene meno a causa della perfezione. Di conseguenza, dunque, la figura non si mostrerà più, ma sparirà nella fusione dell’unità. Pertanto le loro azioni si presentano simili l’una all’altra. Ciò accadrà nel momento in cui l’unità perfezionerà il luoghi. Per mezzo dell’unità ognuno ritroverà se stesso. Per mezzo della gnosi ciascuno purificherà se stesso dalla diversità all’unità, consumando la materia dentro se stesso, come un fuoco: le tenebre per mezzo della luce, la morte per mezzo della vita.

16. Se dunque queste cose sono successe a ciascuno di noi, è necessario che noi provvediamo prima di tutto che la casa sia santificata e silenziosa per l’unità. Come di persone che hanno lasciato un luogo dove possedevano, in qualche angolo, vasi che non erano buoni, e questi sono stati spaccati, tuttavia il padrone di casa non soffre per la perdita anzi ne è lieto: invece di quei brutti vasi, vi sono quelli pieni che divengono perfetti. Tale è il giudizio che viene dall’alto e che ha giudicato ognuno: una spada sguainata, a doppio taglio, che recide da una parte e dall’altra. Quando è apparso il Verbo, che è nel cuore di coloro che lo hanno scelto, e non era soltanto un suono, ma aveva preso un corpo, una grande confusione avvenne tra i vasi: alcuni erano stati svuotati, altri riempiti, perché, ecco: alcuni erano lì pronti, altri rovesciati; alcuni furono purificati, altri fatti a pezzi. Tutti i luoghi furono scossi e sconvolti e non ebbero né consistenza né saldezza. L’Errore ne è turbato e non sa che cosa dovrà fare. Affliggendosi e lamentandosi, egli si lacera, perché non capisce niente. Dopo che la conoscenza, che è la rovina sua e delle sue emanazioni, gli si è avvicinata, esso è vuoto. D’altronde nell’Errore non c’è nulla.

17. La Verità si è fatta avanti. Tutte le emanazioni la hanno conosciuta. Esse hanno veracemente salutato il Padre, con una potenza perfetta che le unisce a Lui. Ognuno infatti ama la verità, perché la verità è la bocca del Padre e la sua lingua è lo Spirito Santo, il quale congiunge ciascuno alla Verità, unendolo alla bocca del Padre per mezzo della sua lingua, quando riceve lo Spirito Santo.

18. Questa è la manifestazione e la rivelazione del Padre ai suoi eoni: Egli ha rivelato ciò che di sé era nascosto e l’ha spiegato. Chi è infatti colui che esiste, se non il Padre solo? Tutti i luoghi sono sue emanazioni. Essi hanno conosciuto che sono usciti da Lui. Prima essi lo conoscevano come figli in un uomo perfetto, perché non avevano ancora ricevuto una forma né avevano ancora ricevuto un nome, che il Padre produce per ciascuno. Lo conoscono allorché ricevono una forma dalla gnosi. In realtà, benché siano in Lui, non lo conoscono. Invece il Padre è perfetto e conosce ogni cosa che è in se. Egli, se vuole, manifesta chi vuole, dandogli una forma e dandogli un nome. Egli dà un nome e fa’ entrare nell’esistenza coloro che prima dell’esistenza erano ignoranti di chi li aveva prodotti. Certamente non dico che siano un niente coloro che ancora non sono entrati nella esistenza: essi si trovano in Colui che vorrà che esistano, quando vorrà, cioè in un tempo futuro. Prima che ogni cosa sia manifestata, Egli conosce ciò che produrrà; ma il frutto che ancora non si è manifestato, non sa niente e neppure opera in qualche modo. Così, ogni cosa, che pure è nel Padre, proviene da Lui che esiste e che l’ha fatta esistere dal nulla. Chi non ha radici non ha nemmeno frutto, e se dovesse pensare a proprio riguardo: – Io sono stato fatto… – scomparirebbe per se stesso. Pertanto, ciò che non esiste per nulla non esisterà mai.

19. Che cosa dunque vuole il Padre che si pensi di se stessi? Questo: “Io sono diventato come le ombre e i fantasmi della notte”. Quando la luce illumina il terrore che lo ha colpito, quel tale capisce che esso non è niente. Così essi ignoravano il Padre: Egli è ciò che essi non vedevano. Poiché questo significava spavento, confusione, instabilità, dubbio e incertezza, esistevano molti inganni, attivi per le cause suddette, e vuote finzioni, come se la gente si fosse abbandonata al sonno e si trovasse in preda a sogni agitati: o si presenta loro un luogo in cui essi trovano scampo o si sentono senza forze, dopo essere stati inseguiti da qualcuno; o sono coinvolti in risse o stanno essi stessi ricevendo colpi; o stanno cadendo da grandi alture o volano per aria, sebbene non abbiano ali. Altre volte ancora è come se qualcuno tentasse di ucciderli, anche se nessuno li insegue, o essi stessi stanno uccidendo i loro vicini, perché sono imbrattati del loro sangue. Fino al momento in cui non si ridesta, colui che passa attraverso queste cose, immerso in tutte queste confusioni, non si accorge che esse non significano nulla. Così è per coloro che hanno allontanato da sé l’ignoranza, come un sonno cui essi non danno alcun valore. Ugualmente non danno alcun valore alle sue opere, ma le abbandonano, al pari di un sogno nella notte, e considerano la conoscenza del Padre come la luce.

20. È così che ognuno ha agito, da addormentato, nel tempo della sua ignoranza, ed è così che conosce, come se si ridestasse. Felice l’uomo che torna in sé e si ridesta, e beato chi ha aperto gli occhi dei ciechi! Lo Spirito è corso rapidamente su di lui; quando l’ha fatto risorgere: ha steso la mano a chi giaceva per terra ed ha rimesso sui suoi piedi quello che ancora non si era rialzato. A costoro ha dato la possibilità di apprendere la conoscenza del Padre e la rivelazione del Figlio. Perché quando essi hanno veduto e udito costui, il Padre ha permesso loro di gustare se stesso, di sentirne il profumo, di toccare il Figlio diletto.

21. Dopo che egli fu apparso, istruendoli circa il Padre, l’incomprensibile, dopo che ebbe soffiato in loro ciò che è nel Pensiero, eseguendone il volere, dopo che molti ebbero ricevuto la luce, alcuni si rivolsero contro di lui, perché erano estranei e non vedevano la sua immagine. Gli uomini ilici non avevano capito che egli si era presentato sotto una somiglianza di carne, a cui nessuno poteva impedire il cammino, essendo dotata di incorruttibilità e incoercibilità.

22. Insegnando dunque cose nuove, col proferire ciò che è nel cuore del Padre, egli ha pronunciato la parola senza imperfezioni. Dalla sua bocca ha parlato la Luce e la sua voce ha generato la vita. Egli ha dato loro pensiero e intelletto, misericordia e salvezza, e il potere di uno spirito proveniente dall’infinità e bontà del Padre. Ha fatto cessare punizioni e tormenti – perché erano questi che distoglievano da Lui molti, bisognosi di misericordia, verso l’errore e le catene – e con potenza li ha debellati e li ha coperti di vergogna per mezzo della conoscenza. Egli è diventato la via per quelli che erravano, conoscenza per quelli che ignoravano, scoperta per quelli che cercavano, sostegno per quelli che vacillavano, purezza per quelli che erano contaminati.

23. Egli è il pastore che ha lasciato le novantanove pecore che non si erano sviate ed è andato alla ricerca di quella che si era smarrita. E quando l’ha trovata ne ha gioito; perché il novantanove è un numero contenuto nella mano sinistra, che lo conteggia, ma appena è stato trovato l’uno, l’intero numero passa alla destra. Perché questa attira ciò che è mancante: lo prende dalla sinistra e lo passa alla destra, e in questo modo diventa cento.

24. Con il suono della loro voce esse indicano il Padre. Egli ha lavorato anche di sabato per la pecorella che ha trovato caduta nella fossa. Egli ha salvato la pecora viva, riportandola fuori della fossa, affinché voi poteste capire – voi, figli della gnosi – qual’è il sabato in cui non bisogna che l’opera di redenzione rimanga inattiva, e affinché possiate parlare del giorno che è di sopra, in cui non c’è notte, e della luce che non tramonta mai, perché è perfetta.

25. Parlate dunque, dal vostro cuore, perché siete voi questo giorno perfetto e in voi dimora la luce che non ha fine. Parlate della verità a quelli che la cercano e della conoscenza a quelli che nel loro errore hanno peccato. Consolidate il piede di coloro che hanno incespicato e imponete le vostre mani ai malati. Nutrite gli affamati e date pace ai sofferenti. Rialzate quelli che vogliono levarsi e ridestate coloro che dormono. Voi siete la saggezza che viene brandita. Se la potenza si comporta in questo modo, essa diviene ancora più potente. Abbiate cura di voi stessi. Non vi preoccupate di ciò che resta, che avete gettato via: non fate ritorno a ciò che avete vomitato, per riprenderlo. Non fatevi rodere dalla tarma o dal verme: vi siete già liberati da questa condizione. Non diventate un luogo per il diavolo: l’avete già annientato. Non consolidate i vostri ostacoli: essi crollano, perché sono macerie. Ciò che è senza una legge non è nulla, tanto da poter reprimere più della legge. Esso compie le sue opere da solo, perché è ingiusto. Invece chi è giusto compie le sue opere in mezzo agli altri. Voi, dunque, fate la volontà del Padre: gli appartenete. Il Padre è amorevole e ciò che procede dalla sua volontà è buono. Egli ha conosciuto ciò che è vostro, affinché là voi troviate la vostra Quiete. Dai frutti si conosce ciò che vi appartiene.

26. I figli del Padre, sono essi la sua fragranza, e la manifesta in ogni luogo. Se essa si mescola con la materia, Egli affida la propria fragranza alla luce e la fa sollevare nel suo Silenzio, al di sopra di ogni forma e di ogni rumore. Perché non sono le orecchie che fiutano l’odore, ma è lo Spirito che può odorarlo, e lo attira in se stesso e lo immerge nella fragranza del Padre. Lo riconduce dunque in porto, lo rimena al luogo di dove è uscito, alla nostra fragranza originale, che ora è fredda. Essa è una sostanza psichica; è come acqua fredda che si è condensata su un suolo non liscio e a proposito della quale chi la vede pensa: – è solo terra -. In seguito essa esala di nuovo: se lo Spirito l’attira, essa diviene calda. Gli odori freddi provengono dunque dalla separazione.

27. Per questo è venuta la Fede. Abolita la separazione, essa ha portato la calda pienezza dell’amore perché non esista più il freddo, ma l’unità del pensiero perfetto. E questa è la parola della buona novella, che riguarda la venuta della pienezza per coloro che aspettano la salvezza che viene dall’alto. Intanto la loro speranza è in attesa: verso di essa sono rivolti coloro la cui immagine è la luce in cui non c’è ombra.

28. Se in quel momento sopraggiunge la pienezza, la deficienza della materia non proviene dall’infinità del Padre, che arriva al tempo della deficienza (benché nessuno possa dire che l’incorruttibile giunga in quel modo): infatti la profondità del Padre si è estesa e con Lui non c’era il pensiero dell’errore. La deficienza è una cosa debole, una cosa nell’inerzia, che si leva quando trova ciò che è giunto da Colui che vuole ripristinare nello stato precedente. Questo ripristino, infatti, si chiama conversione. Perciò l’incorruttibilità è emanata fuori. Essa ha seguito colui che aveva peccato, perché egli possa trovare la Quiete. Il perdono è appunto ciò che rimane per la luce, nella deficienza: è la parola della pienezza.

29. Il medico accorre nel luogo dove c’è un malato, perché quello è il desiderio che è in lui. Allora colui che soffre di qualche deficienza non lo nasconde, perché quegli ha ciò che a lui manca. Così la pienezza, che non manca di nulla, completa la deficienza: la pienezza, che Egli ha dato di se stesso per completare chi ne ha bisogno, in modo che possa ricevere la grazia. Infatti, dal momento in cui egli fu mancante, non possedeva la grazia. Per questo, nel luogo in cui non c’era la grazia, c’era deficienza. Appena viene ricevuto ciò di cui egli era privo, ciò di cui aveva deficienza, il Padre lo ha manifestato come pienezza: questo significa la scoperta della luce della verità che l’ha illuminato, perché essa è immutabile. Questo è il motivo per cui in mezzo a loro è stata assegnata a Cristo la parola: perché quelli che erano fuorviati ritrovino il ritorno ed egli li unga con il crisma.

30. Il crisma è la misericordia del Padre, il quale avrà misericordia per loro, perché coloro che Egli ha unto sono quelli che sono divenuti perfetti. Sono i vasi pieni quelli che si è soliti ungere. Quando però l’unzione di uno scompare, esso si svuota. La causa che lo fa’ divenire mancante sta nel fatto che la sua unzione scompare da lui. In quel momento un solo soffio lo può attirare, secondo la forza di ciò che lo emette. Nel caso invece di chi è mancante, nessun sigillo gli è tolto e nulla viene svuotato. Se c’è però qualcosa di cui egli è mancante, il Padre, perfetto, suole di nuovo colmarlo con essa. Egli è buono, conosce la sua semenza, perché egli stesso, l’ha seminata nel suo Paradiso. Ora, il Paradiso è il Luogo del Riposo.

31. Questa è la perfezione che procede dalla Mente del Padre e quelle sono le parole della sua meditazione. Ciascuna delle sue parole è espressione della sua indeclinabile volontà, nella rivelazione del Logos, uscito fuori per primo, le rese manifeste, e la Mente parlante (il Logos di per sé è in una grazia silenziosa) fu detta il pensiero. Era qui, infatti, il luogo dove esse esistevano prima che fossero manifestate.

32. È accaduto dunque che egli è proceduto per primo nel momento che è piaciuto alla volontà di chi l’ha voluto. Ora, la volontà è ciò in cui il Padre si riposa e di cui si compiace. Nulla può succedere senza di Lui e nessuna cosa accade senza la volontà del Padre. Essa però è inconoscibile. La volontà è l’orma di Lui, ma nessuno può conoscerla né è possibile alla gente stare in agguato per afferrarla. Ma ciò che vuole è nel momento che lo vuole, anche se il suo mostrarsi non è affatto di loro gradimento. La volontà è in Dio.

33. Il Padre conosce così l’inizio di tutti loro, come la loro fine. Quando questa giungerà, li interrogherà su quello che hanno fatto. Ora la fine consiste nel prendere conoscenza di chi è nascosto. E questi è il Padre: Colui dal quale è uscito l’inizio e al quale ritorneranno tutti quelli che sono usciti da Lui, perché essi sono stati manifestati per la gloria e la gioia del suo nome.

34. Ora, il nome del Padre è il Figlio. È lui che all’inizio ha dato nome a quello che è uscito da Lui, e che era Egli stesso, e che Egli ha generato come Figlio. Egli gli ha dato il suo nome, che apparteneva a Lui, poiché è Lui, il Padre, colui al quale appartengono tutte le cose che sono con Lui. Egli possiede il nome, egli possiede il Figlio: questo è possibile che sia visto, il nome invece è invisibile, poiché esso solo è il mistero dell’invisibile, il quale giunge a orecchi che sono tutti pieni di lui.

35. Il nome del Padre, invero, non si può pronunciare, ma Egli si è rivelato per mezzo del Figlio. Così grande è dunque il nome! Chi, pertanto, sarà in grado di pronunciare il nome di Lui, il grande nome, se non Egli solo, al quale appartiene il nome, e i figli del nome, quelli su cui si è riposato il nome del Padre e che, a loro volta, si sono essi pure riposati nel suo nome?

36. Poiché il Padre non è venuto nell’esistenza, ma di sé ha generato lui solo come nome, prima di produrre gli eoni, affinché a loro capo quale signore, vi fosse il nome del Padre, cioè il nome vero, saldo nella sua autorità e nella sua perfetta potenza. Questo nome non si trova tra i vocaboli, né il suo nome compare tra gli appellativi. Esso è invisibile.

37. Egli ha dato un nome a se stesso, perché vede se stesso ed Egli solo è in grado di darsi un nome. Colui che non esiste non ha un nome. Quale nome si può dare a colui che non esiste? Invece chi esiste, esiste pure il suo nome e conosce se stesso. Dare un nome a se stesso significa essere il Padre. Il suo nome è il Figlio. Egli non l’ha dunque nascosto nell’agire: ma il nome esisteva, ed Egli lo dava al Figlio, a lui solo. Il nome, quindi, è quello del Padre, così come il nome del Padre è il Figlio, sua misericordia. Costui, infatti, dove troverebbe un nome, fuori del Padre?

38. Ma certamente qualcuno potrebbe dire al suo vicino: – Chi può dare un nome a chi preesisteva prima di lui? Come se, a dire il vero, i bambini non ricevessero un nome da chi li ha generati. La prima cosa da fare, allora, è riflettere su questo punto: “Che cos’è il nome?” Poiché esso è il nome autentico, è senza dubbio il nome che proviene dal Padre, perché è Lui il signore del nome. Non è uno pseudonimo, che egli abbia ricevuto, come altri, secondo la maniera in cui ciascuno ne viene fornito. Ma è Lui il signore del nome. Non c’è nessun altro a cui Egli lo abbia concesso, ed Egli stesso è stato innominabile ed ineffabile fino al momento in cui Egli stesso, che è perfetto, lo ha pronunciato, ed è Lui che ha il potere di pronunciare il suo nome e di vederlo.

39. Quando dunque gli piacque che il suo Figlio diletto divenisse il suo nome, Egli gli diede il suo nome. Uscito dalla profondità, questi ha parlato dei segreti di Lui, sapendo che il Padre è bontà assoluta. Proprio per questo motivo, Egli lo ha mandato: perché potesse parlare del Luogo e del luogo del Riposo, da cui egli era uscito, e glorificare il Pleroma e la grandezza del Suo nome e la dolcezza del Padre. Ed egli parlerà del Luogo da cui ciascuno è venuto, e ciascuno si affretterà a tornare di nuovo alla religione dalla quale ha derivato la sua vera condizione e a liberarsi da quel luogo in cui si è trovato da quando ha gustato quel Luogo e ne ha ricevuto nutrimento e crescita. Il luogo suo proprio di riposo è la sua pienezza.

40. Tutte le emanazioni del Padre sono pienezze e tutte le sue emanazioni hanno la propria radice il Lui, il quale le ha fatte sorgere tutte da se stesso e ha assegnato loro il proprio destino. Ciascuno, pertanto, è stato manifestato affinché per mezzo del proprio pensiero… . Il Luogo a cui essi rivolgono il proprio pensiero, quel luogo è la loro radice, che li solleva in alto, a tutte le altezze, presso il Padre. Essi raggiungono il suo capo, che è per loro la Quiete. È loro dato accesso in avanti e vengono a trovarsi tanto vicini da poter dire che sono stati messi in comunione con il volto di Lui, per mezzo dei baci.

41. Forse che essere simili non sono stati manifestati perché non sono usciti fuori di se stessi e perché non hanno menomato la gloria del Padre e non hanno pensato che Egli fosse piccolo o che fosse aspro o che fosse irascibile, ma che Egli è assolutamente buono, incrollabile, dolce, che conosce tutti gli spazi prima che essi entrino nell’esistenza, e che non ha bisogno di istruzione?

42. Questa è la condizione di coloro che posseggono qualche cosa dall’alto, grazie a quella incommensurabile grandezza, in cui essi si trovano, stretti insieme a quell’Uno, unico e perfetto, che è là per loro. Costoro non discendono nell’Ade; essi non hanno né invidia né lamenti; non c’è più in mezzo a loro la morte, ma riposano in Colui che riposa. Essi non penano, né sono preoccupati nella ricerca della verità, perché essi stessi sono la verità. Il Padre è in loro ed essi sono nel Padre, perfetti e inseparabili da quell’autenticamente Buono. Essi non sono causa di alcun danno, anzi largiscono benessere. Ventilati dallo Spirito, essi si accorgeranno della loro radice, e quelli in cui Egli avrà trovato la sua radice, saranno oggetto di particolare sollecitudine, ed Egli eviterà ogni danno alle loro anime. Questo è il Luogo dei beati, questo è il loro luogo.

43. Quanto agli altri sappiano essi, nei luoghi in cui si trovano, che non è conveniente per me, dopo che sono stato nel Luogo del riposo, parlare di altre cose. Ma là io dimorerò e dedicherò me stesso, in ogni momento, al Padre del Tutto e ai veri fratelli, sui quali si riversa l’amore di Lui e in mezzo ai quali nulla di Lui fa difetto. Sono essi, che sono manifestati nella verità, poiché essi sono in quella vita vera ed eterna e parlano della Luce perfetta, ripiena del seme del Padre, e che è nel suo cuore e nel Pleroma, mentre il Suo Spirito gioisce in Lui e glorifica Lui, nel quale esso esisteva, perché Egli è buono e i suoi figli sono perfetti e degni del suo nome. Sono proprio figli di questo genere che Egli, il Padre, ama.

Il Vangelo di Pietro

Vangelo di Pietro

[1.1] Nessuno però degli Ebrei si lavò le mani, né Erode né alcuno dei suoi giudici. Siccome essi non volevano lavarsi, Pilato si alzò.

[1.2] Il re Erode, allora, ordinò di condurre via il Signore dicendo loro: “Fate quanto vi ho ordinato di fargli”.

[1.3] Si trovava là Giuseppe, l’amico di Pilato e del Signore. E allorché vide che lo avrebbero crocifisso, andò da Pilato e gli chiese il corpo del Signore per la sepoltura.

[1.4] Pilato (lo) mandò da Erode e ne chiese il corpo.

[1.5] Erode disse: “Fratello Pilato, anche se nessuno lo avesse chiesto, lo avremmo seppellito noi; splende infatti il sabato. Poiché sta scritto nella legge: “Non tramonti il sole sopra un ucciso!”. E lo consegnò al popolo il giorno prima degli azzimi, la loro festa.

[1.6] Preso il Signore, essi lo spingevano correndo, e dicevano: “Trasciniamo il figlio di Dio giacché abbiamo potere su di lui”.

[1.7] Lo vestirono di porpora, lo fecero sedere sulla sedia curule, dicendo: “Giudica con giustizia, o re di Israele!”.

[1.8] Uno di loro portò una corona di spine e la pose sul capo del Signore.

[1.9] Altri che stavano lì, gli sputavano sul volto; altri lo colpivano sulle guance; altri lo percuotevano con una canna; altri lo flagellavano, dicendo: “Questo è l’onore che rendiamo al figlio di Dio”.

[1.10] Condussero due malfattori e crocifissero il Signore in mezzo a loro. Ma lui taceva quasi che non sentisse alcun dolore.

[1.11] Quando drizzarono la croce, vi scrissero: “Questo è il re di Israele”.

[1.12] Posero le vesti davanti a lui, le divisero e su di esse gettarono la sorte.

[1.13] Ma uno di quei malfattori li rimproverò, dicendo: “Noi soffriamo così a causa delle azioni cattive che abbiamo commesso. Ma costui, divenuto salvatore degli uomini, che male vi ha fatto”.

[1.14] Indignati contro di lui, ordinarono che non gli fossero spezzate le gambe e così morisse tra i tormenti.

[1.15] Era mezzogiorno allorché le tenebre coprirono tutta la Giudea. Essi si agitavano e angustiavano che il sole fosse già tramontato: egli infatti, era ancora vivo. Giacché per loro sta’ scritto: “Non tramonti il sole sopra un ucciso!”.

[1.16] E uno di loro disse: “Dategli da bere fiele con aceto”. Fecero un miscuglio e glielo diedero a bere.

[1.17] E compirono ogni cosa e colmarono i peccati sul loro capo.

[1.18] Molti giravano con fiaccole e, pensando che fosse notte, se ne andarono a riposare.

[1.19] Ed il Signore gridò, dicendo: “Forza mia, forza mia, mi hai abbandonato!”. E mentre così diceva, fu assunto.

[1.20] Nella stessa ora il velo del tempio di Gerusalemme si squarciò in due.

[2.1] Estrassero allora i chiodi dalle mani del Signore e lo posero a terra. Si scosse tutta la terra e vi fu un timore grande.

[2.2] Allora risplendette il sole e ci si accorse che era l’ora nona.

[2.3] Gli Ebrei si rallegrarono e diedero il suo corpo a Giuseppe, affinché lo seppellisse: egli, infatti, aveva visto tutto il bene che aveva fatto.

[2.4] Preso il Signore, lo lavò, lo avvolse in un lenzuolo e lo portò nel suo proprio sepolcro, detto giardino di Giuseppe.

[2.5] Gli Ebrei, gli anziani e i sacerdoti compresero allora il grande male fatto a se stessi e cominciarono a lamentarsi battendosi il petto e a dire: “Guai ai nostri peccati! Il giudizio e la fine di Gerusalemme sono ormai vicini”.

[2.6] Io ed i miei amici eravamo nella tristezza e, con l’animo ferito, ci nascondevamo: eravamo, infatti, ricercati da loro come malfattori e come coloro che volevano incendiare il tempio.

[2.7] A motivo di tutte queste cose, digiunavamo e sedevamo lamentandoci e piangendo notte e giorno, fino al sabato.

[2.8] Gli scribi, i farisei e gli anziani allorché si radunarono insieme e udirono che tutto il popolo mormorava e si lamentava battendosi il petto, dicendo: “Se alla sua morte sono avvenuti segni così grandi, vedete quanto egli era giusto!”;

[2.9] ebbero paura e andarono da Pilato supplicandolo e dicendo:

[3.1] “Dacci dei soldati affinché la sua tomba sia vigilata per tre giorni. Che non capiti che vengano a rubarlo i suoi discepoli, il popolo creda ch’egli sia risorto dai morti e ci faccia del male”.

[3.2] Pilato diede loro il centurione Petronio con dei soldati per vigilare la tomba; e con loro si recarono alla tomba gli anziani e gli scribi e tutti quanti erano là con il centurione; i soldati rotolarono una gran pietra, la posero sulla porta della tomba e vi impressero sette sigilli; quivi drizzarono poi una tenda e montarono la guardia.

[3.3] Di buon mattino, allo spuntare del sabato, da Gerusalemme e dai dintorni venne una folla per vedere la tomba sigillata.

[3.4] Ma durante la notte nella quale spuntava il giorno del Signore, mentre i soldati montavano la guardia a turno, due a due, risuonò in cielo una gran voce, videro aprirsi i cieli e scendere di lassù uomini, in un grande splendore, e avvicinarsi alla tomba.

[3.5] La pietra che era stata appoggiata alla porta rotolò via da sé e si pose a lato, si aprì il sepolcro e vi entrarono i due giovani.

[3.6] A questa vista quei soldati svegliarono il centurione e gli anziani, anch’essi, infatti, stavano di guardia;

[3.8] e mentre spiegavano loro quanto avevano visto, scorgono ancora tre uomini uscire dal sepolcro: i due reggevano l’altro ed erano seguiti da una croce;

[4.1] la testa dei due giungeva al cielo, mentre quella di colui che conducevano per mano sorpassava i cieli.

[4.2] Udirono dai cieli una voce che diceva: “Hai tu predicato ai dormienti?”. E dalla croce si udì la risposta: “Sì!”.

[4.3] Allora quelli deliberarono tra loro di andare a manifestare queste cose a Pilato.

[4.4] E mentre ancora stavano ragionando, apparvero nuovamente i cieli aperti ed un uomo scese ed entrò nella tomba.

[4.5] A questa vista, il centurione e quelli che erano con lui si affrettarono, nella notte, da Pilato, lasciando il sepolcro che avevano vigilato e, grandemente agitati, spiegarono tutto quanto avevano visto e dissero: “Veramente era figlio di Dio!”.

[4.6] Pilato rispose: “Io sono puro dal sangue del figlio di Dio, siete voi che avete deciso così”.

[4.7] Tutti poi si accostarono pregando e supplicandolo affinché ordinasse al centurione e ai soldati di non dire a nessuno le cose viste.

[4.8] Dicevano: “Per noi, infatti, è meglio essere colpevoli davanti a Dio del più grande peccato, che non cadere nelle mani del popolo ebraico ed essere lapidati”.

[4.9] Pilato dunque ordinò al centurione e ai soldati di non dire nulla.

[5.1] All’alba del giorno del Signore, Maria Maddalena, discepola del Signore, che per timore degli Ebrei che bruciavano d’ira, non avendo fatto alla tomba del Signore quanto solevano fare le donne per i morti da loro amati, prese con sé le amiche e andò alla tomba dove era stato posto.

[5.2] Esse temevano di essere viste dagli Ebrei, e dicevano: “Se nel giorno in cui fu crocifisso non abbiamo potuto piangere e lamentarci battendoci il petto, facciamolo ora almeno alla sua tomba”.

[5.3] “Ma chi ci rotolerà la pietra posta sulla porta della tomba, affinché possiamo entrare, sederci attorno a lui e compiere il nostro debito? Grande, infatti, era la pietra e temiamo che qualcuno ci veda. Se non possiamo, deponiamo almeno sulla porta ciò che portiamo in sua memoria: piangeremo e ci lamenteremo percuotendoci il petto fino a quando ritorneremo a casa nostra”.

[5.4] Quando giunsero, trovarono il sepolcro aperto. Avvicinatesi, si chinarono e videro un giovane seduto in mezzo al sepolcro: era bello e vestito di una risplendente stola; disse loro:

[5.5] “Perché siete venute? Chi cercate? Quello, forse, che fu crocifisso? É risorto e se n’è andato. Se non ci credete, chinatevi e guardate il luogo dove giaceva: non c’è più! É infatti risorto e se n’è andato là donde era stato mandato”.

[5.6] Allora le donne fuggirono impaurite.

[5.7] Era l’ultimo giorno degli azzimi. Molti se ne andavano via e ritornavano alle proprie case: la festa era finita.

[6.1] Ma noi, i dodici apostoli del Signore, piangevamo e ci rattristavamo; ognuno, pieno di tristezza per quanto era avvenuto, se ne andò a casa.

[6.2] Io invece, Simon Pietro, e mio fratello Andrea, prendemmo le nostre reti, ci recammo al mare. Con noi c’era Levi, figlio di Alfeo, che il Signore …

Il Vangelo di Giuda

Vangelo di Giuda

 

APERTURA

La segreta rivelazione che Gesù conferì a Giuda Iscariota durante la settimana, e precisamente tre giorni prima, della celebrazione della Pasqua.

IL MINISTERO TERRENO DI GESU’

Quando Gesù venne alla terra, compì grandi miracoli e meraviglie per la salvezza dell’umanità. Poichè alcuni camminavano sul sentiero della rettitudine, mentre altri nella loro trasgressione, vennero chiamati i dodici discepoli. Cominciò a parlare con loro dei misteri oltre il mondo, e che cosa avviene all’estremità della vita.  Non è comparso spesso ai suoi discepoli come Se stesso, ma si trovava fra loro come un bambino.

SCENA I – DIALOGHI DI GESÙ CON I DISCEPOLI. : LA PREGHIERA DEL RINGRAZIAMENTO O DELL’EUCARESTIA

Un giorno era con i suoi discepoli in Giudea, e li trovò seduti insieme in modo pio e rispettoso. Si avvicinò ridendo ai suoi discepoli seduti insieme, e intenti ad offrire una preghiera di ringraziamento del pane. I discepoli gli dissero: “Maestro perché ridi della nostra preghiera di ringraziamento? Abbiamo fatto ciò che è giusto”! Rispose loro:” Non sto ridendo di voi. Non state facendo ciò a causa della vostra volontà, ma perché così il vostro Dio vuole essere elogiato” E loro dissero: “Maestro, tu sei (…) il figlio del nostro dio”. Gesù rispose loro : “Come mi conoscete? In verità vi dico che nessuna generazione della gente che è fra mi conoscerà”.

 I DISCEPOLI SI ARRABBIANO

Quando i discepoli udirono ciò iniziarono ad arrabbiarsi ed infuriarsi, e a bestemmiare contro di lui nei loro cuori. Quando Gesù si accorse della loro mancanza di comprensione disse loro “Perché questa agitazione vi ha condotti alla rabbia? Il vostro Dio che è presso di voi [ ...], vi ha provocato per farvi arrabbiare dentro le vostre anime. [ lo lasci ] chi di voi sia [ abbastanza forte ] fra gli esseri umani da mettere in evidenza l’uomo perfetto innanzi al mio volto.” Tutti dissero “ Noi abbiamo la forza”. Ma i loro spiriti non hanno osato levarsi in piedi  [a lui ], tranne Giuda Escariota.  Egli riuscì a levarsi in piedi innanzi a lui, ma non guardarlo negli occhi, e girò il suo volto lontano.  Giuda [ disse ] a lui, “conosco chi sei e da dove sei venuto  Provieni dal regno immortale di Barbelo.  E non sono degno di pronunciare il nome di colui ti ha inviato.”

 GESÙ PARLA A GIUDA PRIVATAMENTE

Sapendo che Giuda stava riflettendo su qualcosa di eccelso Gesù gli disse “Allontanati dagli altri e ti dirò i  misteri del Regno. Per te è possibile raggiungerlo, ma ti addolorerai molto. Qualcun altro ti sostituirà affinchè i dodici [discepoli] possano venire a completamento con il loro dio”. Giuda gli disse “ Quando mi dirai queste cose, e (quando) sarà il giorno dell’alba luminosa per la generazione?” Ma quando disse queste cose Gesù lo lasciò.

SCENA DUE: GESÙ COMPARE NUOVAMENTE AI DISCEPOLI.

Dopo che tutto ciò è accaduto, Gesù (appare) nuovamente ai suoi discepoli la mattina successiva. Gli dissero: ”Maestro, dove siete andato, e cosa hai fatto quando ci hai lasciato?”  Gesù disse: “ sono andato ad un’altra generazione grande e santa” I discepoli dissero “Maestro, che cosa è la generazione che è più grande e santa di noi, e che non è ora in questi regni??”. Gesù sentendo questo rise, e disse loro: “ Perché voi state pensando nei vostri cuori alla generazione grande e santa? In verità vi dico che nessun nato in questo eone vedrà quella (generazione), e nessun arconte degli angeli delle stelle regnerà su quella generazione, e nessuna persona dalla nascita mortale può associarsi con essa, perché quella generazione non viene da [...] quale è diventata [...]. La generazione della gente fra (voi) proviene dalla generazione dell’ umanità (..),che [... ] altri poteri [... ] [ che ] attraverso cui regnate.””. Quando i discepoli sentirono ciò, furono turbati nello spirito. Non poterono dire una parola. Un altro girono Gesù andò da loro. Gli dissero: ” Maestro, noi ti abbiamo visto in una [visione], abbiamo avuto grandi [sogni ...] nella notte [...]“.  [Egli disse], “Perché avete [voi ... quando] siete andati dentro ciò che è celato?” [38]

I DISCEPOLI VEDONO IL TEMPIO, E NE DISCUTONO

Essi dissero, “Abbiamo (visto) (.. una casa con un )grande altare [ ..attorno.. esso, e] dodici uomini – erano sacerdoti, riteniamo – e un nome; e una folla di gente che attendeva a quell’altare [fino..] i sacerdoti [ ... e riceve] le offerte. [Ma] noi abbiamo continuato ad attendere.[Gesù disse] ” A chi [i sacerdoti] assomigliavano?”. Essi [ dissero.”qualcuno ...] due settimane;[alcuni] sacrificavano i loro figli, altri le mogli, scambievolmente, con umiltà e venerazione; alcuni dormivano con uomini: altri stavano macellando; altri ancora commettevano un gran numero di peccati e atti contrari alla legge. E gli uomini che si levavano in piedi all’altare invocavano il tuo [nome], e in tutte gli atti della loro mancanza, i sacrifici sono portati a compimento [...]”. Dopo aver detto questo, essi rimasero calmi perché erano turbati.

GESU’ OFFRE UN’INTERPRETAZIONE ALLEGORICA DELLA VISIONE DEL TEMPIO

Gesù disse loro, “Perché siete turbati? In verità vi dico, che tutti i sacerdoti che si innalzano davanti all’altare invocano il mio nome. Vi dico ancora ,che il mio nome è stato scritto su questo (..) delle generazioni delle stelle attraverso le generazioni umane. (e…) hanno piantato alberi senza frutti, in mio nome, in maniera vergognosa.” Gesù disse loro, “Quelli che avete visto ricevere le offerte all’altare, sono ciò che siete. Quello è il Dio che servite, e siete quei dodici uomini che avete visto. Il bestiame che avete visto portare per il sacrificio è la molta gente sviata(40) davanti a quell’ altare. (..) si alzerà ed userà il mio nome in questo modo, e generazioni di devoti rimarranno a lui leali. Dopo (lui) un altro uomo si leverà in piedi là dai (fornicatori), e un altro si alzerà là dagli assassini dei bambini, ed un altro da coloro che dormono con gli uomini, e da coloro che si astengono, ed il resto della gente impura e contraria alla legge, e a coloro che nell’errore dicono, ” Siamo come gli angeli”; sono le stelle che portano tutto alla relativa conclusione. Per le generazioni umane è stato detto, “Guardate, Dio ha ricevuto il vostro sacrificio dalle mani di un sacerdote, che è nell’errore. Ma è il Signore, il Signore dell’universo, che comanda, e “L’ultimo giorno saranno relegati a vergogna .’”(41) Gesù disse (a loro), “Cessate di sac(rificare..) quello che avete (..) sopra l’altare, perchè sono sopra le vostre stelle ed i vostri angeli , e sono già giunto alla fine . Così lasciate chi ( ..è intrappolato) innanzi a voi, e lasciateli andare ( 15 linee mancanti) generazioni(..). Un panettiere non può nutrire tutta la creazione (42) sotto (il cielo). E (..)a loro (..) e (..) a noi e(..). Gesù disse loro, “Smettete di lottare con me. Ciascuno di voi ha la sua propria stella, e ognuno (17 linee mancanti) (43) in (..) chi è venuto(… primavera) per l’albero(..) di questo eone (..) per un certo tempo (..) ma lui è venuto a innaffiare il paradiso di Dio, e la (generazione) che durerà, perché (lui) non corromperà ( il cammino della vita ) che la generazione, ma (..) per tutta l’eternità.”

GIUDA CHIEDE A GESU’ RIGUARDO QUELLA GENERAZIONE ED ALLE GENERAZIONI UMANE

Giuda chiese a ( lui, “Rabb)i, che genere di frutta produce questa generazione ?” Gesù disse, “Le anime di ogni generazione umana moriranno. Quando questa gente, tuttavia, ha completato il periodo del regno e lo spirito le lascia, i loro corpi moriranno ma le loro anime saranno vive, e innalzate su (in cielo).” Giuda disse, “E che cosa faranno le rimanenze delle generazioni umane?” Gesù disse, “E’ impossibile (44) seminare il seme sopra (la roccia) e raccoglierne la relativa frutta. (questo) è anche il senso(..) la generazione (corrotta) (..) e Sophia corruttibile (..) la mano che ha generato la gente mortale, in modo che le loro anime vanno fino ai regni eterni qui sopra. (In verità) vi dico,(..) la potenza dell’angelo (..)potrà vedere quello (..) questi a chi(..) le sante generazioni(…).”Dopo aver detto questo, si allontanò.

SCENA 3: GIUDA RACCONTA UNA VISIONE E GESÙ RISPONDE

Giuda disse, “Maestro, come hai ascoltato tutti, ora ascolta anche me. Perché ho avuto una grande visione .” Quando Gesù udì questo, rise e gli disse, “tu sei il tredicesimo spirito, perché ti sforzi tanto? Ma su parla, ed io ti sopporterò.” Giuda gli disse, “Nella visione mi sono visto mentre i dodici discepoli mi stavano lapidando e (45) perseguitando ( molto severamente). Ed inoltre sono venuto al posto in cui (..) dopo di te. Ho visto (una casa.), ed i miei occhi non poterono (comprendere) le dimensioni. Molta gente era nei suoi dintorni, e quella casa aveva un tetto di fogliame, e nel mezzo della casa c’era (una folla)( 2 linee mancanti), Maestro, portami dentro con queste persone .’” (Gesù) rispose dicendo, “Giuda, la tua stella ti ha condotto fuori strada.” e continuò , “Nessuna persona mortale di nascita è degna di entrare nella casa che hai visto, perché quel posto è riservato al Santo. Né il sole né la luna regnano là, né il giorno, ma la volontà santa rimarrà sempre là, nel regno eterno con i santi angeli . Vedi, io ti ho spiegato i misteri del regno (46) e insegnato circa  l’errore delle stelle; e(..) tramandalo(..) sui dodici eoni.”

GIUDA CHIEDE NOTIZIE SUL SUO DESTINO

Giuda disse, “Maestro, potrebbe essere che il mio seme sia sotto il controllo degli arconti?” Gesù gli rispose dicendo, “Vieni, che io (2 linee mancanti), ma ti addolorerà molto quando vedrai il regno e tutte le sue generazione.” Quando sentì questo, Giuda gli chiese, “Che cosa c’è di buono in quanto ho ricevuto? Avete disposto diversamente (per me) da quella generazione.” Gesù rispose dicendo, “Diventerai il tredicesimo, sarai maledetto dalle altre generazioni e andrai a regnare sopra di loro. Negli ultimi giorni malediranno la tua ascesa (47) verso la santa (generazione).”

GESU’ INSEGNA A GIUDA CIRCA LA COSMOLOGIA: LO SPIRITO E IL GES’ AUTOGENERATO

Gesù disse, “(vieni), io posso insegnarti i (segreti) che nessuna persona (ha) mai visto. Perché esiste un regno grande e illimitato, la cui estensione nessuna generazione di angeli ha visto, (nel quale) c’è (un) grande (spirito) invisibile, che nessun occhio di angelo ha mai visto, nessun pensiero del cuore ha mai compreso, e non è mai stato indicato con nessun nome.”E una nube luminosa vi comparve. Disse, “Genera un angelo come mio strumento .” “Un grande angelo, Il divino illuminato Auto-Generato emerse dalla nube. A causa sua, altri quattro angeli si manifestarono da un’altra nube, e diventarono gli strumenti per l’ angelico Auto-Generato. L’ Auto-Generato disse, (48) ‘lasciano [... ] venire all’esistenza [... ], e venne all’esistenza [... ]. E lui (creò) il primo astro per regnare sopra di lui. Egli disse, Che gli angeli siano creati per servir (lo),’e miriadi senza numero ne ha creati. Egli disse, “(che) un eone illuminato sia creato,”e questo venne creato. Egli generò un secondo astro (..) per regnare su di lui, insieme a una miriade di angeli senza numero, per offrire servizio. Questo è come ha generato il resto degli eoni luminosi. Li fece per regnare sopra di loro, e creò per loro innumerevoli miriadi di angeli, a servirli.

ADAM E GLI ASTRI

Adam era nella prima nube luminosa che nessun angelo aveva mai visto fra tutti quelli che “Dio ha chiamato”. Egli (49) (..) che(..) a immagine(..) e somiglianza di (questo) angelo. Fece comparire l’incorruttibile (generazione) di Seth(..) i dodici (..)i ventiquattro(..). Creò settantadue astri nella generazione incorruttibile, in conformità con la volontà dello Spirito. Gli stessi settantadue astri crearono altri trecentosessanta astri nella generazione incorruttibile, in conformità con volontà dello Spirito, in modo che il numero fosse cinque per ciascuno. “I dodici eoni dei dodici astri (luminari) costituiscono il loro padre, con sei cieli per ogni eone, così che ci sono settantadue cieli per i settantadue luminari, e per ciascuno (50) (di loro cinque) firmamenti, (per un totale di) trecentosessanta (firmamenti…). Furono dati loro l’autorità e (un grande) di innumerevoli angeli, per la gloria e l’adorazione, (e dopo questo anche) spiriti vergini, per la gloria e (l’adorazione) di tutti gli eoni del cielo e dei loro firmamenti.

IL COSMO, IL CAOS, E IL MONDO SOTTOSTANTE

La moltitudine di questi immortali è chiamato cosmo che è, separato- dal Padre ed i settantadue luminari che coesistono con l’Auto-Generato ed i suoi settantadue eoni. In lui il primo essere umano comparso con i suoi poteri incorruttibili. E l’ eone che è comparso con la sua generazione, l’eone nel quale sono la nube della conoscenza e l’angelo, è chiamato (51) El. (..) eone (..) dopo che (..) disse, ” Che dodici angeli siano creati (al) e dominio sul caos e sul (mondo sottostante) E osserva, là dalla nube è apparso un (angelo) con il volto che splende come il fuoco e che sembra contaminato con il sangue. Il suo nome era Nebro, che significa il “ribelle” altri lo chiamano Jaldabaoth. Inoltre un altro angelo, Saklas, è venuto dalla nube. Così Nebro creò sei angeli, cosìcome Saklas, per essere di aiuto, e questi crearono dodici angeli nel cielo, ciascuno domina una parte nei cieli.

GLI ARCONTI E GLI ANGELI

I dodici sovrani parlarono con i dodici angeli: Che ciascuno di voi (52) (..) e che la loro(..) generazione (una linea perduta) angeli del: Il primo è (S)eth, che è chiamato Cristo. Il (secondo) è Harmathoth, che è (..). Il (terzo) è Galila. Il quarto è Yobel. Il quinto (è) Adonaios. Questi sono i cinque che dominavano sul mondo sottostante, ed in primo luogo sul caos.

LA CREAZIONE DELL’ UMANITÀ

Allora Saklas disse ai suoi angeli, “ Creiamo un uomo a nostra immagine e somiglianza. ‘Modellarono Adamo e sua moglie Eva, che è chiamata, nella nube, Zoe. In questo nome tutte le generazioni cercano l’uomo, e ognuna di loro chiama la donna con questi nomi. Ora, Saklas non com(anda) (53) tranne (..) le gene(razioni) questo (..). E il (arconte) disse ad Adam, “Vivrai a lungo, con i tuoi figli .’”

GIUDA CHIEDE NOTIZIE SUL DESTINO DI ADAMO E DELL’ UMANITÀ

Giuda disse a Gesù, “Qual è la durata del tempo che vivrà l’essere umano? Gesù disse, “Perché ti stai domandando questo, che Adam, con la sua generazione, ha vissuto la sua vita nel posto in cui ha ricevuto il suo regno, con la longevità (conferita??) dal suo arconte?”Giuda disse a Gesù, “Lo spirito umano muore?” Gesù rispose, “Ecco perché Dio ordinò a Michele di prestare solamente lo spirito alle genti, di modo che hanno potuto offrire il servizio, ma l’Eccelso ha ordinato Gabriel di assegnare gli spiriti alla grande generazione senza sovranità su di essa — cioè lo spirito e l’anima.  Di conseguenza, [ resto ] delle anime [ 54 ] [ - - una linea che manca --].

GESU’ DISCUTE LA DISTRUZIONE DEL MALVAGIO CON GIUDA E GLI ALTRI

(..) Luce di (quasi due linee mancanti) intorno (..) lasciate [... ] lo spirito (che è)dimora in questa (carne) fra le generazioni degli angeli. Ma Dio ha indotto la conoscenza in Adam ed a quelli con lui, in modo che i re del caos e del mondo sotterraneo non abbiano potere sopra di loro.” Giuda disse a Gesù, ” Allora cosa faranno quelle generazioni?” Gesù rispose, “In verità vi dico, per tutti loro le stelle portano i fatti a compimento. Quando Saklas terminerà il tempo che gli è stato assegnato, la prima stella comparirà con le generazioni, e compiranno ciò che fu detto che avrebbero fatto. Poi fornicheranno in mio nome e uccideranno i loro bambini (55) e (faranno) (..) e ( mancano circa sei righe e mezzo) il mio nome, e volontà (..) la tua stella sopra il (trent)esimo eone.” Dopo ciò Gesù (rise).(Giuda disse), “Maestro, (perché stai ridendo di noi)?”(Gesù) rispose a (e disse), “Non sto ridendo di (voi) ma dell’errore delle stelle, perché queste sei stelle vagano con questi cinque combattenti, e tutti saranno distrutti insieme con le loro creature.”

GESU’ PARLA DI COLORO CHE SONO BATTEZZATI, E DEL TRADIMENTO DI GIUDA

Giuda disse a Gesù, “Allora, che cosa faranno quelli che sono battezzati nel tuo nome?” Gesù rispose, “In verità (vi) dico, questo battesimo (56) (..) il mio nome ( circa nove linee mancanti) a me. In verità (Io) ti dico, Giuda, (coloro che) offrono sacrifici al Dio di Saklas (..) (tre linee che mancanti) tutto ciò che è diabolico. “Ma tu li supererai tutti. Perché sacrificherai l’uomo che mi riveste. Già il tuo corno è stato alzato, la tua collera è stato accesa, la tua stella brilla intensamente, ed il tuo cuore ha (..).(57) “In verità (..) il tuo ultimo(..) diventa (circa due linee e mezzo mancanti), addolorati (circa due linee che mancano) l’arconte, fino a quando sarà distrutto. Ed allora l’immagine della grande generazione di Adam sarà innalzata,  prima del cielo, della terra e gli angeli, quella generazione, che proviene dai regni eterni, esiste. Osserva, hai udito tutto. Alza in alto i tuoi occhi e guarda la nube e la luce all’interno di essa e le stelle che la circondano. La stella che regola il cammino è la tua stella.” Giuda alzò in alto i suoi occhi e vide la nube luminosa, e vi entrò dentro. Quelli che si alzarono sulla terra udirono una voce venire dalla nube, dire, (58) (..) grande generazione (..)… immagine (..) (circa cinque linee mancanti).

CONCLUSIONE: GIUDA DENUNCIA GESU’

(..) I loro sommi sacerdoti mormoravano perché (lui) era andato nella stanza degli ospiti per la sua preghiera. Ma là alcuni scrivani lo stavano guardando con attenzione per arrestarlo durante la preghiera, poiché erano impauriti della gente, dato che era considerato da tutti un profeta. Si avvicinarono a Giuda e gli dissero, “Che cosa stai facendo qui? Tu sei un discepolo di Gesù.” Giuda gli rispose come desideravano. Ricevette dei denari e lo consegnò a loro.

Il Vangelo di Bartolomeo

Vangelo di Bartolomeo

[1.1] Dopo la risurrezione dai morti di nostro Signore Gesù, Bartolomeo andò dal Signore e l’interrogò dicendo: “Manifestami, Signore, i misteri dei cieli”.

[1.2] Gesù rispose e gli disse: “Se (non) mi spoglio del corpo di carne, non potrò parlarti”.

[1.3] Bartolomeo dunque si accostò al Signore e disse: “Ho una parola per te, Signore”.

[1.4] Ma Gesù gli disse: “Io conosco quanto stai per dirmi. Dì dunque quanto desideri, domanda ed io ti risponderò”.

[1.5] Bartolomeo disse: “Signore, quando tu andavi ad essere appeso alla croce, io ti seguivo da lontano, ti vidi appeso alla croce e (vidi) gli angeli venire giù dai cieli a adorarti.

[1.6] E quando si fece buio io guardai e ti vidi sparire dalla croce. Udii solo, improvvisamente, una voce nelle parti inferiori della terra, una grande lamentazione e un digrignare (di denti).

Annunziami, Signore, dove sei andato dalla croce?”.

[1.7] Gesù nell’Ade. Gesù rispose e disse: “Te beato, mio caro Bartolomeo, avendo visto questo mistero; ormai ti annunzierò tutte le cose che mi domanderai.

[1.8] Quando, infatti, io sparii dalla croce discesi nell’Ade per portare su Adamo e tutti quelli che erano con lui secondo la supplica dell’arcangelo Michele”.

[1.9] Disse allora Bartolomeo: “Signore, che significava la voce che si udì?”.

[1.10] Gesù gli rispose: “L’Ade disse a Beliar, “A quanto vedo, Dio è qui presente!”.

[1.11] Beliar disse all’Ade: “Guarda attentamente: chi è colui che (viene)? Costui, infatti, mi sembra Elia o Enoc o uno dei profeti”.

[1.12] L’Ade rispose alla Morte e disse: “Non sono ancora passati seimila anni e donde sono costoro, Beliar? Il totale del numero è nelle mie mani”.

[1.13] (Beliar disse all’Ade): “Non ti agitare! Assicura bene le porte e rafforza le sbarre. A mio parere, Dio non è disceso sulla terra”.

[1.14] L’Ade gli disse: “Non do ascolto alle tue belle parole! Il mio ventre è squarciato, le mie interiora sono doloranti. Non può trattarsi d’altro: Dio è qui presente! Ahimé, dove posso sfuggire il suo cospetto, la potenza del grande re? Concedimi di entrare in te stesso, giacché io sono stato formato prima di te”.

[1.15] Allora io entrai, lo fustigai, lo legai con catene insolubili e tirai via di là tutti i patriarchi; poi me ne ritornai di nuovo sulla croce”.

[1.16] Bartolomeo gli disse: “Annunziami, Signore, chi è quello che gli angeli portarono in alto sulle loro mani, quell’uomo di così grande statura?”.

[1.17] Gesù rispose dicendo: “Questo era il primo creato, Adamo, per il quale io discesi dai cieli in terra. Dissi a lui: “É per te e per i tuoi figli ch’io sono stato appeso alla croce”. Ciò udito, egli gemette e disse: “Tale fu il tuo beneplacito, Signore!”".

[1.18] Bartolomeo gli disse di nuovo: “Io vidi anche gli angeli salire prima di Adamo ed inneggiare;

[1.19] ed un angelo che sorpassava in grandezza tutti gli altri e non voleva salire: nella sua mano aveva una spada di fuoco e faceva segno a te solo”.

[1.20] Chi nasce e chi muore. Dopo aver detto queste cose, egli disse agli apostoli: “Aspettatemi in questo luogo, giacché oggi in paradiso viene offerto un sacrificio e debbo essere là per riceverlo”.

[1.21] E disse: “Signore, che cosa significa un sacrificio in paradiso?”. Gesù rispose: “Le anime dei giusti entrano in paradiso, ma se io non sono presente non entreranno”.

[1.22] Bartolomeo rispose: “Signore, quante anime escono ogni giorno dal mondo?”. Gesù gli rispose: “Trentamila”.

[1.23] E Bartolomeo, di nuovo: “Signore, quando eri con noi e ci insegnavi la parola, ricevevi i sacrifici in paradiso?”. Gesù gli rispose dicendo: “Amen, io ti dico, o mio caro Bartolomeo, che anche quando insegnavo la parola sedevo con il Padre mio”.

[1.24] Bartolomeo rispose e gli disse: “Signore, sono soltanto tre le anime che escono ogni giorno?”. Gesù gli disse: “Appena cinquantatre, mio caro”.

[1.25] “…escono dal mondo, quante anime giuste si trovano?”. Gesù gli rispose: “Cinquanta”.

[1.26] Bartolomeo gli disse di nuovo: “E come entrano in paradiso solo tre?”. Gesù gli disse: “Cinquantatr‚ erano in paradiso e sono posti nel seno di Abramo; ma gli altri vanno nel luogo della risurrezione, giacché i tre non sono come i cinquanta”.

[1.27] Bartolomeo gli disse: “Signore, quante anime nascono ogni giorno nel mondo?”. Gesù gli rispose: “Solo un’anima di più di quelle che escono dal mondo”.

[1.28] Così dicendo, diede loro la pace e disparve da loro.

[2.1] Maria parla agli apostoli. Gli apostoli erano nel luogo Cheltura.

[2.2] Bartolomeo si avvicinò e disse a Pietro, Andrea e Giovanni: “Domandiamo alla Pienadigrazia come ha concepito il Signore, come l’ha generato e come ha portato colui che non si può portare”. Ma essi esitavano ad interrogarla.

[2.3] Bartolomeo disse a Pietro: “Tu come capo e mio maestro avvicinati e interrogala”. Ma Pietro disse a Giovanni: “Tu come vergine, senza macchia e amato, avvicinati e interrogala”.

[2.4] Siccome tutti esitavano e discutevano, Bartolomeo si avvicinò con aspetto giulivo e le disse: “Salute a te, tabernacolo dell’Altissimo! Noi tutti, apostoli, desideriamo interrogarti su come hai concepito colui che è inconcepibile, come hai portato colui che non si può portare e come hai generato una grandezza così grande”.

[2.5] Maria disse loro: “(Non) interrogatemi su questo mistero. Se, infatti, incomincio a parlarvene, dalla mia bocca uscirà del fuoco che consumerà tutta l’ecumene”.

[2.6] Ma essi continuavano vieppiù ad interrogarla. Ed essa non volendo rifiutarsi di esaudire gli apostoli, disse: “Stiamo su in preghiera”.

[2.7] E gli apostoli stettero su dietro Maria. Ma lei disse a Pietro: “Pietro, tu che sei il capo e la grande colonna, te ne stai dietro di noi? Non disse il Signore che la testa dell’uomo è Cristo? Or dunque state su davanti a me e pregate”.

[2.8] Ma essi le dissero: “Il Signore pose in te il suo tabernacolo e si compiacque che tu lo contenessi, a te dunque spetta a maggior ragione la direzione della preghiera…”.

[2.9] Maria disse loro: “Voi siete stelle brillanti del cielo, spetta a voi pregare…”.

[2.10] Le rispondono: “Spetta a te pregare che sei la madre del re celeste”.

[2.11] Disse loro Maria: “Dio fece dei passeri a vostra somiglianza e li mandò nei quattro angoli del mondo…”.

[2.12] Ma essi le risposero: “Colui che a malapena è contenuto nei cieli volle essere contenuto in te”.

[2.13] Maria allora stette su, davanti a loro, distese le sue braccia verso il cielo e prese a dire così: “Elfuza… olot e una tessai, liso, adonai, rerunbaubelt, barbur, tarasu, erura, eded, errose… teotea, arneniot, aneb… euargt, marmarige, eofros, turiamuch, eusbar…”. Che in lingua greca significa: Dio grande e sapiente, re dei secoli inesplicabile e ineffabile, che con la parola hai dato consistenza alle grandezze sideree, che hai posto il fondamento dell’altezza del firmamento nell’armonia, che hai separato la tenebrosa oscurità dalla luce, che hai posto in uno stesso luogo le fondamenta della terra e non hai voluto che perisse… tu che proporzioni ad ognuno il nutrimento irrorandola, quale pioggia, con la benedizione del Padre, tu che a malapena sei contenuto dai sette cieli e ti compiacesti di essere contenuto in me senza difficoltà, tu che sei la piena parola del Padre per la quale vennero all’esistenza tutte le cose, dai gloria, Signore, al tuo grandissimo nome e ordinami di parlare al cospetto dei tuoi santi apostoli.

[2.14] E, terminata la preghiera, disse: “Sediamoci per terra. Tu, Pietro, che sei il capo, siediti alla mia destra e poni la tua mano sinistra sotto il mio braccio; tu, Andrea, fai la stessa cosa alla mia sinistra; tu, Giovanni, che sei vergine tieni il pio petto; e tu, Bartolomeo, piega le tue ginocchia dietro di me e tieni le mie spalle affinché quando inizio a parlare non si disarticolino le mie ossa”.

[2.15] Quando fecero così, prese a dire: “Quando ero nel tempio di Dio e ricevevo il cibo dalla mano di un angelo, mi apparve un giorno una visione come d’un angelo, ma il suo aspetto era incomprensibile e nella sua mano non aveva n‚ cibo n‚ bevanda, come aveva l’angelo che era venuto prima.

[2.16] E improvvisamente si strappò il peplo del tempio, ci fu un gran terremoto ed io caddi bocconi non potendo reggere la sua vista.

[2.17] Ma egli stese sotto di me la sua mano e mi rialzò; guardai verso il cielo e venne una nube di rugiada sul mio volto e mi irrorò da capo a piedi. Poi mi asciugò con il suo manto, [18] e mi disse: “Gioisci, Pienadigrazia, vaso di elezione!”. Diede un colpo con la mano destra ed apparve un pane grandissimo che egli pose sull’altare del tempio: ne mangiò prima lui e ne diede anche a me.

[2.19] Diede poi un altro colpo con il lembo sinistro del suo vestito ed apparve un calice strapieno di vino: ne bevve prima lui e poi ne diede anche a me; guardai e vidi un calice pieno e del pane.

[2.20] In seguito mi disse: “Ancora tre anni e ti manderò la mia parola; e tu concepirai un figlio per mezzo del quale sarà salvata tutta la creazione. Tu sarai il calice del mondo. Pace a te, mia diletta! La mia pace sarà con te per sempre!”.

[2.21] Disparve allora da me e il tempio rimase com’era prima”.

[2.22] Mentre ella così parlava, dalla sua bocca uscì del fuoco; e, quando il mondo era in procinto di essere distrutto, apparve il Signore e disse a Maria: “Non rivelare questo mistero, altrimenti, oggi, tutta la creazione sarà distrutta”. E gli apostoli furono presi dalla paura, temendo che il Signore si adirasse contro di loro.

[3.1] Gli apostoli e l’abisso. E partì con loro verso il monte Maurei e si sedette in mezzo ad essi.

[3.2] Ma avendo essi paura, esitavano ad interrogarlo.

[3.3] Gesù rispose loro dicendo: “Domandatemi quello che volete. Ancora sette giorni, infatti, ed io salirò presso il Padre mio e non sarò più visto in queste sembianze”.

[3.4] Essi, ancora esitanti, gli dissero: “Signore, mostraci l’abisso in conformità della tua promessa”.

[3.5] Gesù rispose: “É bene per voi non vedere l’abisso. Se proprio lo volete vedere, seguitemi e vedrete”.

[3.6] E li condusse in un luogo detto Chairudec, che significa luogo di verità,

[3.7] fece un cenno agli angeli dell’occidente, la terra si aprì come un libro ed apparve l’abisso:

[3.8] gli apostoli videro e caddero bocconi.

[3.9] Ma Gesù li rialzò dicendo: “Non vi avevo detto che non era bene per voi vedere l’abisso?”.

[4.1] Maria e Pietro. Presili, li portò di nuovo sul monte degli Ulivi.

[4.2] Pietro disse a Maria: “Piena di grazia, supplica il Signore che ci riveli le cose che sono nei cieli”.

[4.3] Maria rispose a Pietro: “Pietra scavata dalla roccia, non ha forse egli promesso di edificare su di te la sua Chiesa?”.

[4.4] Pietro insistette: “O tabernacolo aperto!”.

[4.5] Maria rispose: “Tu sei l’immagine di Adamo; non è forse stato formato prima lui e poi Eva? Guarda il sole: ad immagine di Adamo supera gli altri astri. Guarda la luna ripiena di fango a causa della trasgressione di Eva. Il Signore, infatti, pose Adamo ad oriente ed Eva ad occidente e ordinò, il Signore, che i due (astri) risplendessero sulle due (persone)”.

[4.6] Quando giunsero su in cima al monte ed il Padrone si allontanò brevemente da loro, Pietro disse a Maria: “Sei tu che hai annientato la trasgressione di Eva trasformandola da vergogna in gioia”.

[4.7] Bartolomeo vuole vedere l’avversario. Quando apparve nuovamente Gesù, Bartolomeo gli disse: “Signore, mostraci l’avversario degli uomini affinché vediamo com’è e quali sono le sue opere, dato che non ha risparmiato neppure te facendo in modo che tu fossi appeso alla croce”.

[4.8] Gesù, guardandolo, gli disse: “Il tuo cuore è duro! Tu non puoi contemplare quelle cose che hai domandato”.

[4.9] Ma Bartolomeo, turbato, cadde ai piedi di Gesù e prese a dire: “O lampada inestinguibile, Gesù Cristo, demiurgo della luce eterna, tu che hai dato la grazia universale a tutti coloro che ti amano, tu che per mezzo della vergine Maria ci hai donato la luce eterna della tua presenza in questo mondo, concedici l’oggetto della nostra supplica”.

[4.10] Mentre Bartolomeo parlava così, Gesù lo rialzò e gli disse: “Vuoi dunque vedere l’avversario degli uomini? Attento però che alla sua vista cadrai bocconi e sarai come morto, e non solo tu, ma anche gli altri apostoli e Maria”.

[4.11] Tutti gli risposero: “Vediamolo, Signore!”.

[4.12] Li condusse giù dal monte degli Ulivi, lanciò uno sguardo severo agli angeli del Tartaro, fece cenno a Michele di suonare la tromba della potenza, e Michele suonò subito e salì Beliar tenuto da cinquecentosessanta angeli e incatenato con catene di fuoco.

[4.13] La lunghezza del drago era di mille e seicento cubiti e quaranta cubiti di larghezza; e il suo aspetto era come uno splendore di fuoco, mentre i suoi occhi erano pieni di oscurità. Dalle sue narici si sprigionava un maleodorante fumo e la sua bocca era come il vortice di un precipizio.

[4.14] Al vederlo, gli apostoli caddero bocconi e divennero come morti.

[4.15] Gesù si avvicinò, rialzò gli apostoli, diede loro uno spirito di fortezza e disse a Bartolomeo: “Avvicinati, Bartolomeo poni il tuo piede sul suo collo e domandagli qual è la sua opera e come fa ad ingannare gli uomini”.

[4.16] E Gesù rimase con gli altri apostoli.

[4.17] Bartolomeo, spaventato, alzò la voce e disse: “Sia benedetto il nome del tuo regno immortale ora e in eterno”. Mentre Bartolomeo così parlava, Gesù lo esortò ancora: “Va’ e schiaccia il collo di Beliar”. Bartolomeo subito andò, gli schiacciò la gola e Beliar tremò.

[4.18] Bartolomeo ebbe paura, fuggì e disse: “Gesù, Signore, dammi un lembo dei tuoi vestiti affinché io abbia il coraggio di avvicinarmi a lui”.

[4.19] Ma Gesù gli rispose: “Tu non puoi prendere un lembo dei miei vestiti; questi, infatti, non sono i vestiti ch’io portavo prima di essere crocifisso”.

[4.20] Bartolomeo disse: “Signore, temo che come non ha risparmiato i tuoi angeli, così divori anche me”.

[4.21] Gesù gli rispose: “Non avvenne, forse, tutto in forza della mia parola, e per volontà di mio Padre gli spiriti non si assoggettarono a Salomone? Tu, dunque, per ordine della mia parola, va’ e domandagli ciò che vuoi”.

[4.22] Allora Bartolomeo fece il segno della croce e pregò Gesù; sopravvenne un fuoco che bruciò i suoi vestiti. Gesù disse a Bartolomeo: “In conformità di quanto ti ho detto, schiaccia il suo collo di modo che gli possa domandare qual è la sua potenza”. Bartolomeo partì e gli schiacciò la gola che era nascosta dalle orecchie,

[4.23] e gli disse: “Dimmi chi sei tu e qual è il tuo nome”.

[4.24] Bartolomeo parla con l’avversario. Rallentò un poco e poi gli disse: “Dimmi tutto ciò che tu hai fatto e quanto tu fai”.

[4.25] “Prima mi chiamavo Satanael che significa angelo di Dio. Quando mi rifiutai di conoscere l’immagine di Dio, fui chiamato Satana che significa angelo del Tartaro”.

[4.26] Bartolomeo gli disse ancora: “Rivelami tutto e non nascondermi nulla”.

[4.27] Gli rispose: “Ti giuro per la gloria di Dio che anche se lo volessi celare non mi sarebbe possibile, giacché è qui vicino colui che mi rimprovera. Se avessi potuto avrei distrutto anche te come (feci con) uno di voi.

[4.28] Io fui chiamato primo angelo giacché Dio fece il cielo e la terra e poi prese un pugno di fuoco e mi formò per primo,

[4.29] dopo (formò) Michele, per terzo Gabriele, per quarto Raffaele, per quinto Uriele, per sesto Xatanaele e gli altri seimila angeli dei quali non posso dire i nomi, poiché sono i littori di Dio e mi flagellano sette volte al giorno e sette volte alla notte; non mi lasciano mai e fanno a pezzi tutta la mia forza. I due angeli della vendetta sono quelli che stanno al cospetto del trono di Dio: questi sono stati creati per primi.

[4.30] Dopo di essi fu formata tutta la moltitudine degli angeli. Nel primo cielo vi sono cento miriadi di angeli, nel secondo cielo vi sono cento miriadi di angeli, nel terzo cielo vi sono cento miriadi di angeli, nel quarto cielo vi sono cento miriadi di angeli, nel quinto cielo vi sono cento miriadi di angeli, nel sesto cielo Vi sono cento miriadi di angeli, nel settimo cielo vi sono cento miriadi di angeli. Distinto dai sette cieli c’è il firmamento ove risiedono le potestà che esercitano la loro azione verso gli uomini.

[4.31] Vi sono ancora quattro angeli: uno è a nord ed è chiamato… Broil, e nella sua mano ha un bastone di fuoco che fa cessare la grande forza…, affinché la terra non si secchi.

[4.32] Un altro angelo è a settentrione ed è chiamato… Elbista”.

Il Vangelo copto di Tomaso

Vangelo copto di Tomaso

Questi sono i detti segreti pronunciati da Gesù, il Vivente, e scritti da Didimo Giuda Tomaso.

[1] Egli disse: “Colui che scopre l’interpretazione di queste parole non gusterà la morte”.

[2] Gesù disse: “Colui che cerca non desista dal cercare fino a quando non avrà trovato; quando avrà trovato si stupirà. Quando si sarà stupito, si turberà e dominerà su tutto”.

[3] Gesù disse: “Se coloro che vi guidano vi dicono: Ecco il Regno (di Dio) è in cielo! Allora gli uccelli del cielo vi precederanno. Se vi dicono: E’ nel mare! Allora i pesci del mare vi precederanno. Il Regno è invece dentro di voi e fuori di voi.

Quando vi conoscerete, allora sarete conosciuti e saprete che voi siete i figli del Padre che vive. Ma se voi non vi conoscerete, allora dimorerete nella povertà, e sarete la povertà”.

[4] Gesù disse: “Un vecchio che nei suoi giorni non esiterà a interrogare un bimbo di sette giorni riguardo al luogo della vita, vivrà. Giacché molti primi saranno ultimi, e diverranno uno solo”.

[5] Gesù disse: “Conosci ciò che ti sta davanti, e ti si manifesterà ciò che ti è nascosto. Giacché non vi è nulla di nascosto che non sarà manifestato”.

[6] L’interrogarono i suoi discepoli e gli dissero: “Vuoi tu che digiuniamo? Come pregheremo e daremo elemosina? E che norma seguiremo riguardo al vitto?”.

Gesù disse: “Non mentite e non fate ciò che odiate, giacché tutto è manifesto al cospetto del cielo. Non vi è nulla, infatti, di nascosto che non venga manifestato, nulla di celato che non venga rivelato”.

[7] Gesù disse: “Beato il leone, mangiato da un uomo: diverrà uomo; maledetto l’uomo, mangiato da un leone: l’uomo diverrà leone”.

[8] Egli disse: “L’uomo è simile a un pescatore saggio che gettò la sua rete in mare, e dal mare la ritirò carica di pesci piccoli. In mezzo a quelli il saggio pescatore scorse un bel pesce grosso; allora gettò via, in mare, tutti i pesci piccoli e scelse, senza sforzo, il pesce grande. Chi ha orecchie da intendere, intenda!”.

[9] Gesù disse: “Ecco uscì il seminatore. Riempì la sua mano e gettò (la semente). Qualcosa cadde sulla via: vennero gli uccelli e lo beccarono; altro cadde sulla pietra: non mise radice in terra e non levò la spiga al cielo; altro cadde tra le spine che soffocarono la semente e il verme se la mangiò; altro cadde sulla terra buona e portò buon frutto su in alto: produsse (più) del sessanta e del cento per cento”.

[10] Gesù disse: “Ho gettato fuoco sul mondo, ed ecco, lo custodisco fino a che divampi”.

[11] Gesù disse: “Passerà questo cielo e passerà ciò che è sopra di esso, i morti non sono vivi e i vivi non morranno. Nei giorni in cui mangiavate ciò che è morto, voi lo rendevate vivo. Quando sarete nella luce che cosa farete? Nel giorno in cui eravate uno, siete diventati due. Ma allorché siete diventati due, che cosa farete?”.

[12] I discepoli dissero a Gesù: “Sappiamo che te ne andrai da noi. Chi tra di noi sarà il più grande?”. Gesù rispose loro: “Dal luogo ove sarete, andrete da Giacomo, il giusto, per il quale sono stati fatti il cielo e la terra”.

[13] Gesù disse ai suoi discepoli: “Fatemi un paragone, ditemi a chi rassomiglio”.

Simon Pietro gli rispose: “Sei simile a un angelo giusto”.

Matteo gli rispose: “Maestro, sei simile a un saggio filosofo”.

Tomaso gli rispose: “Maestro, la mia bocca è assolutamente incapace di dire a chi sei simile”.

Gesù gli disse: “Io non sono il tuo maestro, giacché hai bevuto e ti sei inebriato alla fonte gorgogliante che io ho misurato”. E lo prese in disparte e gli disse tre parole.

Allorché Tomaso ritornò dai suoi compagni, questi gli domandarono: “Che cosa ti ha detto Gesù?”. Tomaso rispose: “Se vi dicessi una delle parole che egli mi ha detto, voi dareste mano alle pietre per lapidarmi, e dalle pietre uscirebbe fuoco e vi brucerebbe”.

[14] Gesù disse: “Se digiunerete vi attribuirete un peccato; se pregherete vi condanneranno; se darete l’elemosina farete del male ai vostri spiriti.

Se andrete in qualche paese e viaggerete nelle (sue) regioni, se vi accoglieranno, mangiate ciò che vi porranno davanti e guarite quanti tra loro sono infermi. Giacché ciò che entra dalla bocca non vi contaminerà, bensì è ciò che esce dalla vostra bocca che vi contaminerà”.

[15] Gesù disse: “Quando vedrete colui che non è nato da donna, prostratevi bocconi e adoratelo: egli è il vostro Padre”.

[16] Gesù disse: “Forse gli uomini pensano che io sia venuto a gettare la pace sul mondo, e non sanno che io sono venuto a gettare divisioni, fuoco, spada, guerra. Cinque saranno in una casa: tre contro due e due contro tre, il padre contro il figlio e il figlio contro il padre. Ed essi se ne staranno soli”.

[17] Gesù disse: “Vi darò ciò che occhio non vide, ciò che orecchio non udì, ciò che mano non toccò, e ciò che non entrò mai in cuore d’uomo”.

[18] I discepoli di Gesù dissero: “Manifestaci quale sarà la nostra fine”. Gesù rispose: “Avete scoperto il principio voi che vi interessate della fine? Infatti nel luogo ove è il principio, là sarà pure la fine. Beato colui che sarà presente nel principio! Costui conoscerà la fine e non gusterà la morte”.

[19] Gesù disse: “Beato colui che era prima di divenire. Se diverrete miei discepoli e ascolterete le mie parole, queste pietre saranno al vostro servizio. In paradiso, infatti, avete cinque alberi che non cambiano né d’estate (né) d’inverno e le loro foglie non cadono: colui che li conosce non gusterà la morte”.

[20] I discepoli di Gesù dissero: “Manifestaci a che cosa assomiglia il Regno dei cieli”. Egli rispose loro: “E’ simile a un grano di senape, che è il più piccolo di tutti i semi, ma allorché cade su di un terreno coltivato produce un grande ramo (e) diventa rifugio per gli uccelli del cielo”.

[21] Maria domandò a Gesù: “A chi assomigliano i tuoi discepoli?”. Egli rispose: “Sono simili a bambini che si intrattengono in un campo che non appartiene loro.

Allorché verranno i padroni del campo, diranno: “Lasciateci il nostro campo!”. Essi (saranno) nudi davanti a loro mentre lasciano e restituiscono il campo. Perciò dico: Se il padrone di casa sa che verrà il ladro, vigilerà prima che venga, e non permetterà che penetri nella casa del suo regno e asporti i suoi beni. Ma voi vigilate al cospetto del mondo! Cingetevi i fianchi di grande potenza, affinché i ladri non trovino la strada per giungere fino a voi. Giacché il profitto che aspettate, essi lo troveranno. Ci sia tra voi un uomo giudizioso! Allorché il frutto è maturo, egli viene subito recando in mano la sua falce, (e) lo raccoglie. Chi ha orecchie da intendere, intenda”.

[22] Gesù vide dei bimbi che succhiavano il latte. Disse ai suoi discepoli: “Questi bambini che prendono il latte assomigliano a coloro che entrano nel Regno”. Gli domandarono: “Se noi saremo bambini, entreremo nel Regno?”. Gesù rispose loro: “Allorché di due farete uno, allorché farete la parte interna come l’esterna, la parte esterna come l’interna e la parte superiore come l’inferiore, allorché del maschio e della femmina farete un unico essere sicché non vi sia più né maschio né femmina, allorché farete occhi in luogo di un occhio, una mano in luogo di una mano, un piede in luogo di un piede e un’immagine in luogo di un’immagine, allora entrerete nel Regno”.

[23] Gesù disse: “Vi sceglierò uno da mille e due da diecimila; e saranno confermati come una sola persona”.

[24] I suoi discepoli dissero: “Istruiscici sul luogo ove tu sei, giacché per noi è necessario che lo cerchiamo”. Egli rispose loro: “Chi ha orecchie, intenda. Nell’intimo di un uomo di luce c’è luce e illumina tutto il mondo. Se non illumina, sono tenebre”.

[25] Gesù disse: “Ama tuo fratello come l’anima tua. Veglia su di lui come la pupilla del tuo occhio”.

[26] Gesù disse: “Vedi la nell’occhio del tuo fratello, ma non vedi la trave che è nel tuo occhio.

Quando dal tuo occhio avrai tolto la trave, allora vedrai (abbastanza) per togliere la di tuo fratello”.

[27] (Gesù disse:) “Se non digiunate verso il mondo, non troverete il Regno. Se non osservate il sabato come un sabato, non vedrete il Padre”.

[28] Gesù disse: “Mi sono trovato in mezzo al mondo, e mi manifestai loro in carne. Li trovai tutti ubriachi; tra essi non trovai alcuno assetato.

E l’anima mia è tormentata per i figli degli uomini, perché in cuor loro sono ciechi e non vedono: vennero nel mondo vuoti e cercano di uscire dal mondo vuoti.

Ma ora sono ubriachi. Allorché avranno vomitato il loro vino, allora faranno penitenza”.

[29] Gesù disse: “Se la carne pervenne all’esistenza a motivo dello spirito, è una meraviglia. Se lo spirito è pervenuto all’esistenza a motivo del corpo è una meraviglia delle meraviglie. Ma io mi stupisco che una tale ricchezza abbia preso dimora in questa povertà”.

[30] Gesù disse: “Dove si trovano tre dèi, sono tre dèi; dove sono due o uno io sono con lui”.

[31] Gesù disse: “Un profeta non è accetto nel suo paese. Un medico non cura quelli che lo conoscono”.

[32] Gesù disse: “Una città costruita su un alto monte (e) fortificata, non può cadere né essere nascosta”.

[33] Gesù disse: “Ciò che udrai in un orecchio, proclamalo sui vostri tetti nell’altro orecchio. Nessuno, infatti, accende una lucerna per metterla sotto il moggio, né la pone in luogo nascosto, bensì la mette su un candelabro affinché quelli che entrano e quelli che escono vedano la sua luce”.

[34] Gesù disse: “Se un cieco guida un cieco, cadono ambedue in una fossa”.

[35] Gesù disse: “Non è possibile che uno entri nella casa di una persona forte e la prenda con la forza se prima non le lega le mani; allora potrà saccheggiare la sua casa”.

[36] Gesù disse: “Non siate ansiosi da mattino a sera e dalla sera al mattino su come vi vestirete”.

[37] I suoi discepoli domandarono: “In che giorno ti manifesterai a noi e in che giorno ti vedremo?”. Gesù rispose: “Quando vi spoglierete senza vergogna, quando deporrete i vostri abiti e li metterete sotto i vostri piedi, come fanno i bambini, e li calpesterete, allora vedrete il Figlio del Vivente senza alcun timore”.

[38] Gesù disse: “Molte volte avete desiderato di ascoltare queste parole che vi dico, e non avete alcun altro dal quale ascoltarle. Giorni verranno nei quali mi cercherete e non mi troverete”.

[39] Gesù disse: “I farisei e gli scribi hanno preso le chiavi della conoscenza e le hanno nascoste. Essi non sono entrati e non hanno lasciato entrare quelli che lo volevano. Voi, però, siate prudenti come serpenti e semplici come colombe”.

[40] Gesù disse: “Una vite fu piantata da altri che non era mio Padre: giacché non si irrobustì, sarà sradicata e perirà”.

[41] Gesù disse: “Sarà dato a colui che già ha nella sua mano; e a colui che non ha sarà tolto anche quel poco che ha”.

[42] Gesù disse: “Siate transeunti!”.

[43] I suoi discepoli gli domandarono: “Chi sei tu, che ci dici queste cose?”. (Gesù rispose:) “Da ciò che vi dico, non capite chi io sia. Ma siete diventati come gli ebrei. Essi amano l’albero, ma ne odiano il frutto, oppure amano il frutto e odiano l’albero”.

[44] Gesù disse: “A colui che bestemmia mio Padre sarà perdonato, e a colui che bestemmia il Figlio sarà perdonato. Ma a colui che bestemmierà lo Spirito santo non sarà perdonato né in terra né in cielo”.

[45] Gesù disse: “Non colgono l’uva dalle spine, né raccolgono fichi dai rovi; giacché essi non danno frutto. Una persona buona trae il bene dal proprio tesoro; una persona cattiva, dal proprio tesoro cattivo, che è in cuor suo, trae il male e dice (parole) cattive: giacché è dall’abbondanza del suo cuore che produce cose cattive”.

[46] Gesù disse: “Da Adamo a Giovanni Battista nessun nato da donna fu più grande di Giovanni Battista, sì che (davanti a lui) egli debba abbassare gli occhi. Tuttavia vi dissi: Tra di voi chiunque sarà piccolo conoscerà il Regno e sarà più grande di Giovanni”.

[47] Gesù disse: “Non è possibile che un uomo cavalchi due cavalli e tiri due archi; e non è possibile che un servo serva a due padroni: onorerà uno e disprezzerà l’altro. Nessuno beve vino vecchio e desidera poi subito del vino nuovo; né mettono vino nuovo in otri vecchi, per tema che si rompano; né mettono vino vecchio in un otre nuovo, per tema che lo guasti; non cuciono una pezza vecchia su di un vestito nuovo, per tema che ne risulti uno strappo”.

[48] Gesù disse: “Se, in questa stessa casa, due fanno pace l’uno con l’altro, diranno a un monte: “Allontanati!”. E si allontanerà”.

[49] Gesù disse: “Beati i solitari e gli eletti, giacché troverete il Regno; voi, infatti, da esso venite e a esso nuovamente ritornerete”.

[50] Gesù disse: “Se vi domandano: Donde venite? Rispondete loro: Siamo venuti alla luce, dal luogo ove la luce nacque da se stessa; si eresse e si manifestò nella loro immagine.

Se vi domandano: Chi siete voi? Risponderete: Noi siamo suoi figli, noi siamo gli eletti del Padre vivo.

Se vi domandano: Qual è il segno di vostro Padre in voi? Rispondete: E’ il movimento e il riposo”.

[51] I suoi discepoli gli domandarono: “In che giorno verrà il riposo dei morti, e in che giorno verrà il mondo nuovo?”. Egli rispose: “Quel (riposo) che aspettate è venuto, ma voi non lo avete riconosciuto”.

[52] I suoi discepoli gli dissero: “In Israele parlarono ventiquattro profeti e tutti parlarono in te”. Egli rispose loro: “Avete omesso il Vivente che è davanti a voi e avete parlato (soltanto) dei morti”.

[53] I suoi discepoli gli domandarono: “La circoncisione giova oppure no?”. Egli rispose loro: “Se giovasse, il loro padre li genererebbe circoncisi dalla madre loro. Ma la vera circoncisione nello Spirito ha trovato piena utilità”.

[54] Gesù disse: “Beati i poveri, poiché vostro è il Regno dei cieli”.

[55] Gesù disse: “Colui che non odierà suo padre e sua madre, non potrà divenire mio discepolo. (Colui che non) odierà i suoi fratelli e le sue sorelle, e (non) porterà la sua croce come me, non sarà degno di me”.

[56] Gesù disse: “Colui che ha conosciuto il mondo, ha trovato (soltanto) un cadavere; e colui che ha trovato un cadavere è superiore al mondo”.

[57] Gesù disse: “Il regno del Padre è simile a un uomo che aveva una buona semente. Di notte venne il suo nemico e seminò zizzania sopra alla buona semente. L’uomo non permise loro di sradicare la zizzania. Disse loro: Affinché non andiate a estirpare la zizzania (e) sradichiate con essa anche il grano. Nel giorno della mietitura, le zizzanie appariranno, saranno estirpate e bruciate”.

[58] Gesù disse: “Beato chi ha sofferto: ha trovato la vita”.

[59] Gesù disse: “Mentre vivete contemplate il Vivente; affinché non moriate e cerchiate di contemplarlo, e non possiate (più) vederlo”.

[60] (Videro) un samaritano entrare nella Giudea portando un agnello. Disse ai suoi discepoli: “Che cosa farà dell’agnello?”. Gli risposero: “Intende ucciderlo e mangiarne”. Egli disse loro: “Fino a quando è vivo non ne mangerà, bensì dopo averlo ucciso e fattolo cadavere”. Gli risposero: “Non potrebbe fare altrimenti”. Ed egli: “Voi pure cercate un luogo per il riposo affinché non siate ridotti a un cadavere e mangiati”.

[61] Gesù disse: “Due riposeranno su un letto: uno morirà e l’altro vivrà”. Salome gli domandò: “Chi tu sei, uomo che, come colui che è dall’Uno, sei salito sul mio lettuccio e hai mangiato alla mia mensa?”. Gesù rispose: “Io sono colui che proviene dall’Indiviso: a me furono date cose (che sono) del Padre mio”. Salome disse: “Io sono tua discepola!”. E Gesù a lei: “Perciò io dico: Quando uno sarà indiviso sarà ricolmo di luce; ma quando è diviso sarà ricolmo di tenebre”.

[62] Gesù disse: “Io comunico i miei misteri a coloro che sono degni dei miei misteri. Ciò che fa la tua destra, la tua sinistra lo deve ignorare”.

[63] Gesù disse: “C’era un uomo ricco che aveva molte ricchezze. Disse: Mi servirò delle mie ricchezze per seminare, mietere, piantare e riempirò i miei granai di frutti, e non mancherò di nulla. Così pensava in cuor suo, ma in quella notte morì. Chi ha orecchie, intenda”.

[64] Gesù disse: “Un uomo aveva degli ospiti. Dopo che ebbe preparato il banchetto, mandò un suo servo a invitare gli ospiti.

Andò dal primo e gli disse: “Il mio signore ti invita”. Quello gli rispose: “Dei commercianti mi devono denaro. Vengono da me questa sera. Andrò e darò ordini. Mi scuso per il banchetto”.

Andò dal secondo e gli disse: “Il mio signore ti invita”. (Quello) gli rispose: “Ho comprato una casa, e sono richiesto per un giorno. Non avrò tempo”.

Andò dal terzo e gli disse: “Il mio signore ti invita”. (Quello) gli rispose: “Un mio amico si sposa, ed io darò il banchetto: non potrò venire. Mi scuso per il banchetto”.

Andò da un altro e gli disse: “Il mio signore ti invita”. (Quello) gli rispose: “Ho comprato un terreno; vado a prendere i fitti. Non posso venire. Mi scuso”.

Il servo tornò dal suo signore e gli disse: “Quelli che hai invitato al banchetto si scusano”. Il signore disse al servo: “Va’ per le strade, e conduci al banchetto quanti trovi. Compratori e commercianti non entreranno nei luoghi del Padre mio”".

[65] Egli disse: “Un uomo benevolo aveva una vigna. La diede a contadini affinché la lavorassero per ricavarne (così) il frutto tramite loro. Mandò il suo servo ai contadini affinché gli dessero il frutto della vigna.

Lo presero, lo colpirono, e poco mancò che l’uccidessero. Il servo se ne andò a dirlo al suo signore. Il signore pensò: Forse non l’hanno riconosciuto.

Mandò un altro servo. I contadini colpirono anche il secondo.

Allora il signore mandò il proprio figlio, pensando: Forse avranno rispetto di mio figlio.

I contadini, visto che era l’erede della vigna, lo presero e l’uccisero. Chi ha orecchie, intenda”.

[66] Gesù disse: “Indicami la pietra respinta dagli edificatori! Essa è la pietra d’angolo”.

[67] Gesù disse: “Colui che conosce il tutto, ma è privo (della conoscenza) di se stesso, è privo del tutto”.

[68] Gesù disse: “Beati allorché vi odieranno e vi perseguiteranno. Non vi sarà luogo nel quale voi (non) sarete perseguitati”.

[69] Gesù disse: “Beati quelli che sono stati perseguitati nel loro cuore. Essi sono coloro che, in verità, hanno conosciuto il Padre.

Beati quelli che sono affamati, giacché il ventre di colui che lo vuole sarà riempito”.

[70] Gesù disse: “Se lo esprimete da voi stessi, ciò che avete vi salverà. Se in voi stessi non l’avete, ciò che in voi stessi non avete vi ucciderà”.

[71] Gesù disse: “Distruggerò questa casa, e nessuno potrà riedificarla”.

[72] Un uomo gli disse: “Dì ai miei fratelli che dividano i beni di mio padre con me”. Egli rispose: “Uomo, chi ha fatto di me un divisore?”. E rivoltosi ai suoi discepoli disse loro: “Sono io, forse, un divisore?”.

[73] Gesù disse: “La messe è molta, ma gli operai sono pochi. Pregate il Signore affinché mandi operai per la messe”.

[74] Egli disse: “Signore, molti sono presso il pozzo, ma nessuno è nel pozzo”.

[75] Gesù disse: “Molti sono coloro che stanno alla porta, ma (soltanto) i solitari entreranno nella camera nuziale”.

[76] Gesù disse: “Il regno del Padre mio è simile a un commerciante che aveva della merce, e trovò una perla. Questo commerciante era saggio: vendette la merce e si comprò la perla. Anche voi cercate il tesoro che non perisce, che è durevole, là ove non può avvicinarsi il tarlo per rodere, né il verme per distruggere”.

[77] Gesù disse: “Io sono la luce che sovrasta tutti loro. Io sono il tutto. Il tutto promanò da me e il tutto giunge fino a me.

Spaccate il legno, io sono lì dentro. Alzate la pietra, e lì mi troverete”.

[78] Gesù disse: “Perché siete usciti fuori in campagna? Per vedere una canna agitata dal vento? Per vedere un uomo vestito mollemente? Guardate i vostri re e i vostri grandi! Costoro sono vestiti mollemente, e non potranno conoscere la verità”.

[79] Una donna gli disse di tra la folla: “Beato il ventre che ti ha portato e i seni che ti hanno nutrito!”. Egli rispose: “Beati coloro che udirono il Logos del Padre e lo custodirono veramente!

Giorni verranno nei quali direte: “Beato il ventre che non ha concepito e i seni che non hanno allattato!”".

[80] Gesù disse: “Chi ha conosciuto il mondo, ha trovato il corpo; ma colui che ha trovato il corpo, è superiore al mondo”.

[81] Gesù disse: “Colui che si è fatto ricco, diventi re; e colui che ha il potere, vi rinunci”.

[82] Gesù disse: “Colui che è vicino a me, è vicino al fuoco. Colui che è lontano da me, è lontano dal Regno”.

[83] Gesù disse: “Le immagini sono manifestate all’uomo, ma la luce che è in esse è nascosta nell’immagine della luce del Padre. Egli si manifesterà, ma la sua immagine sarà nascosta dalla sua luce”.

[84] Gesù disse: “Oggi allorché vedete un vostro simile, vi rallegrate. Ma quando vedrete le vostre immagini che sono state fatte prima di voi, che né muoiono né sono palesi, per quanto sopporterete?”.

[85] Gesù disse: “Adamo scaturì da una grande potenza e da una grande opulenza, e (tuttavia) egli non fu degno di voi. Se, infatti, fosse stato degno non avrebbe gustato la morte”.

[86] Gesù disse: “Le volpi hanno le loro tane, e gli uccelli hanno i loro nidi, ma il Figlio dell’uomo non ha alcun luogo ove poggiare il capo e riposare”.

[87] Gesù disse: “Misero è il corpo che dipende da un corpo, e misera è l’anima che dipende da ambedue”.

[88] Gesù disse: “Verranno a voi gli angeli e i profeti e vi daranno quanto vi appartiene. Voi date loro ciò che avete nelle mani. Domandate a voi stessi: “In che giorno verranno a ricevere ciò che è loro?”".

[89] Gesù disse: “Perché lavate la parte esterna del bicchiere? Non comprendete che colui che ha fatto la parte interna è lo stesso che ha fatto l’esterna?”.

[90] Gesù disse: “Venite a me, poiché il mio giogo è dolce e mite la mia dominazione, e troverete per voi un riposo”.

[91] Gli dissero: “Manifestaci chi sei, affinché possiamo credere in te!”. Egli disse loro: “Mettete alla prova la superficie del cielo e della terra, e non avete riconosciuto colui che è davanti a voi. Voi non sapete (come) mettere alla prova questo tempo”.

[92] Gesù disse: “Cercate e troverete. Ma le cose sulle quali in quei giorni mi avete interrogato, io non le ho dette, allora. E adesso che io desidero dirvele, voi non me le domandate”.

[93] (Gesù disse:) “Non date ciò che è santo ai cani, affinché non lo gettino nel letamaio. Non gettate le perle ai porci, affinché non le calpestino”.

[94] Gesù disse: “Colui che cerca, troverà; e a colui che bussa sarà aperto”.

[95] Gesù disse: “Se avete del denaro, non imprestatelo a interesse, ma datelo a uno… dal quale non lo riavrete”.

[96] Gesù disse: “Il regno del Padre è simile a una donna; prese un po’ di lievito, lo nascose nella pasta, e ne fece pani grandi. Chi ha orecchie, intenda!”.

[97] Gesù disse: “Il regno del Padre è simile a una donna che recava una brocca piena di farina; mentre camminava per una strada lungi da casa, si ruppe l’ansa della brocca e la farina fuoriuscì sulla via; lei non se ne accorse e non badò all’incidente. Giunta a casa sua posò la brocca e la trovò vuota”.

[98] Gesù disse: “Il regno del Padre è simile a un uomo che vuole uccidere una persona potente: in casa propria estrae la spada e trapassa una parete, per provare se la sua mano è abbastanza forte. Poi uccise quella persona potente”.

[99] I discepoli gli dissero: “Fuori ci sono tua madre e i tuoi fratelli”. Egli rispose: “Quelli che sono qui, quelli che fanno la volontà del Padre mio, costoro sono miei fratelli e mia madre. Questi entreranno nel Regno di mio Padre”.

[100] Mostrarono a Gesù una moneta d’oro e gli dissero: “Gli agenti di Cesare esigono da noi le tasse”. Egli rispose: “Date a Cesare ciò che è di Cesare; date a Dio ciò che è di Dio; e date a me ciò che è mio”.

[101] Gesù disse: “Colui che non odia suo padre e sua madre come me, non è adatto ad essere mio discepolo. E colui che non ama suo padre e sua madre come me, non può divenire mio discepolo. Poiché mia madre mi diede menzogna, ma la mia vera madre mi diede la vita”.

[102] Gesù disse: “Guai ai farisei! Sono infatti come un cane accovacciato su una mangiatoia di buoi: né mangia, né lascia che mangino i buoi”.

[103] Gesù disse: “Beato l’uomo che sa da quale parte entreranno i ladri, perché s’alzerà, concentrerà la sua forza, e si cingerà i fianchi prima che essi arrivino”.

[104] Gli dissero: “Vieni, oggi preghiamo, e digiuniamo!”. Gesù disse: “Che peccato ho dunque commesso, o in che cosa sono stato vinto? Ma quando lo sposo uscirà dalla stanza nuziale, allora digiuneranno e pregheranno”.

[105] Gesù disse: “Colui che conosce il padre e la madre sarà detto “figlio di una prostituta”".

[106] Gesù disse: “Quando di due farete uno, sarete figli dell’uomo; e quando direte a un monte: “Allontanati!” si allontanerà”.

[107] Gesù disse: “Il Regno è simile a un pastore che ha cento pecore. Una, la più grande, si smarrì. Egli lasciò le novantanove e cercò quell’una fino a quando la trovò. Dopo che si era affaticato disse alla pecora: “Ti amo più delle novantanove”".

[108] Gesù disse: “Colui che beve dalla mia bocca, diventerà come me, ed io stesso diverrò come lui e gli saranno rivelate le cose nascoste”.

[109] Gesù disse: “Il Regno è simile a un uomo che, senza saperlo, ha un tesoro nascosto nel suo campo. Dopo la sua morte, lo lasciò al figlio. n figlio non ne sapeva nulla: ereditò il campo e lo vendette. Il compratore venne e, mentre arava, trovò il tesoro; e cominciò a imprestare denaro a interesse a quelli che voleva”.

[110] Gesù disse: “Colui che ha trovato il mondo ed è diventato ricco, deve rinunciare al mondo”.

[111] Gesù disse: “I cieli e la terra scompariranno davanti a voi, e colui che vive dal Vivente non vedrà né la morte né la paura”. Poiché Gesù dice: “Il mondo non è degno di colui che troverà se stesso”.

[112] Gesù disse: “Guai alla carne che dipende dall’anima! Guai all’anima che dipende dalla carne!”.

[113] I discepoli gli domandarono: “In quale giorno verrà il Regno?”. (Gesù rispose:) “Non verrà mentre lo si aspetta”. Non diranno: “Ecco, è qui!”. Oppure: “Ecco, è là!”. Bensì il regno del Padre è diffuso su tutta la terra, e gli uomini non lo vedono”.

[114] Simon Pietro disse loro: “Maria deve andar via da noi! Perché le femmine non sono degne della vita”. Gesù disse: “Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché ella diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei cieli”.

Il Vangelo apocrifo di Maria

Il Vangelo apocrifo di Maria

…la materia sarà distrutta, oppure no? Il Salvatore disse: “Tutte le nature, tutte le formazioni, tutte le creazioni sussistono l’una nell’altra e l’una con l’altra, e saranno nuovamente dissolte nelle proprie radici. Poiché la natura della materia si dissolve soltanto nelle radici della sua natura”.

Pietro gli disse: Giacché ci hai spiegato ogni cosa, spiegaci anche questo. Che cosa è il peccato del mondo?”. Il Salvatore rispose: “Non vi è alcun peccato. Siete voi, invece, che fate il peccato allorché compite azioni che sono della stessa natura dell’adulterio, che è detto il peccato”.

“Per questo motivo il bene venne in mezzo a voi, nell’ essenza di ogni natura per restituirla alla sua radice” . E proseguì dicendo: “Per questo vi ammalate e morite, perché voi amate ciò che è ingannevole, ciò che vi ingannerà. Chi può comprendere, comprenda”

“La materia diede origine a una passione senza uguali, che procedette da qualcosa che è contro natura. Ne venne allora un disordine in tutto il corpo. Per questo motivo vi dissi: Fatevi coraggio! Se siete afflitti, fatevi coraggio, in presenza delle molteplici forme della natura”.

“La pace sia con voi! Abbiate la mia pace! State all’erta che nessuno vi inganni con le parole: Vedete qui o Vedete là. Il Figlio dell’uomo è infatti dentro di voi. Seguitelo! Chi lo cerca lo trova”.

“Andate, dunque, e predicate il Vangelo del Regno. Non ho emanato alcun precetto all’infuori di quello che vi ho stabilito. Né vi ho dato alcuna legge come un legislatore, affinché non avvenga che siate da essa costretti”.

“Come possiamo andare dai gentili e predicare loro il Vangelo del Regno del Figlio dell’uomo? Se essi non risparmiarono lui, come saremo risparmiati noi?” S’alzò allora Maria, li salutò tutti, e disse ai suoi fratelli: ” Non piangete, non siate malinconici, e neppure indecisi. La sua grazia sarà per intero con voi e vi proteggerà. Lodiamo piuttosto la sua grandezza, giacché egli ci ha preparati e fatti uomini”

Pietro disse a Maria: “Sorella, noi sappiamo che il Salvatore ti amava più delle altre donne. Comunicaci le parole del Salvatore che tu ricordi, quelle che tu conosci, ma non noi; quelle che noi non abbiamo neppure udito”. Maria rispose e disse: “Quello che a voi è nascosto, io ve lo comunicherò”.

“Io”, disse Maria, vidi il Signore in una visione, e gli dissi: “Signore, oggi ti ho visto in una visione”. Egli mi rispose e disse: “Beata, tu che non hai vacillato alla mia vista. Là, infatti, ove è la mente, quivi è il tesoro”. Io gli dissi: “Signore, adesso dimmi: colui che vede la visione, la vede attraverso l’anima oppure attraverso lo spirito?”

“Il Salvatore rispose e disse: “Egli non vede attraverso l’anima, né attraverso lo spirito, ma la mente, che si trova tra i due, è quella che vede la visione e…”.

” … E la bramosia disse: “Non ti ho vista quando sei discesa, ora invece ti vedo mentre sali in alto. Come mai, dunque, tu mi menti dal momento che mi appartieni?”. L’anima rispose: “Io ti ho veduta, mentre tu non mi hai né vista né conosciuta. Io ti facevo da vestito, ma non mi hai riconosciuta”. Ciò detto, ella se ne andò via allegra e gioiosa.

“Andò poi dalla terza potenza che si chiama ignoranza. Questa domandò all’anima: “Dove Vai? Sei stata presa nella malignità, ma sei stata presa. Non giudicare!”. L’anima disse: “Perché mi giudichi, mentre io non ho giudicato? Io sono stata presa, sebbene io non abbia preso. Non sono stata riconosciuta. Ma io ho riconosciuto che il tutto è stato disciolto, sia le cose e nature terrestri sia le celesti”.

“Dopo che l’anima ebbe lasciato dietro di sé la terza potenza, salì in alto e vide la quarta potenza. Essa aveva sette forme. La prima è l’oscurità; la seconda è la bramosia; la terza è l’ignoranza; la quarta è l’emozione della morte; la quinta è il regno della carne; la sesta è la stolta saggezza della carne; la settima è la sapienza stizzosa. Queste sono le sette potenze dell’ira.

“Esse domandarono all’anima: “Da dove vieni, assassina degli uomini? Dove sei incamminata, superatrice degli spazi?”. L’anima rispose e disse; “Ciò che mi lega è stato ucciso, ciò che mi circonda è stato messo da parte, la mia bramosia è annientata e la mia ignoranza è morta. In un mondo sono stata sciolta da un mondo, in un typos da un typos superiore, dalla catena dell’oblio, che è passeggera. D’ora in poi io raggiungerò, in silenzio, il riposo del tempo, del momento, dell’eone”

Ma Andrea replicò e disse ai fratelli: “Dite che cosa pensate di quanto ella ha detto. Io, almeno, non credo che il Salvatore abbia detto ciò. Queste dottrine, infatti, sono sicuramente insegnamenti diversi”.

Riguardo a queste stesse cose parlò anche Pietro. Egli li interrogò in merito al Salvatore: “Ha egli forse parlato realmente in segreto e non apertamente a una donna, senza che noi lo sapessimo? Ci dobbiamo ricredere tutti e ascoltare lei? Forse egli l’ha anteposta a noi?”,

Maria allora pianse e disse a Pietro: “Pietro, fratello mio, che cosa credi dunque? Credi tu che io l’abbia inventato in cuor mio, o che io menta riguardo al Salvatore?”.

Levi replicò a Pietro dicendo: “Tu sei sempre irruente, Pietro! Ora io vedo che ti scagli contro la donna come fanno gli avversari. Se il Salvatore l’ha resa degna, chi sei tu che la respingi? Non v’è dubbio, il Salvatore la conosce bene. Per questo amava lei più di noi. Dobbiamo piuttosto vergognarci, rivestirci dell’uomo perfetto, formarci come egli ci ha ordinato, e annunziare il Vangelo senza emanare né un ulteriore comandamento, né un’ulteriore legge, all’infuori di quanto ci disse il Salvatore”.

Quando Levi ebbe detto ciò, essi presero ad andare per annunziare e predicare.

Il Protovangelo di Giacomo

Protovangelo di Giacomo

[1.1] Secondo le storie delle dodici tribù di Israele c’era un certo Gioacchino, uomo estremamente ricco. Le sue offerte le faceva doppie, dicendo: “Quanto per me è superfluo, sarà per tutto il popolo, e quanto è dovuto per la remissione dei miei peccati, sarà per il Signore, quale espiazione in mio favore”.

[1.2] Giunse il gran giorno del Signore e i figli di Israele offrivano le loro offerte. Davanti a lui si presentò Ruben, affermando: “Non tocca a te offrire per primo le tue offerte, poiché in Israele non hai avuto alcuna discendenza”.

[1.3] Gioacchino ne restò fortemente rattristato e andò ai registri delle dodici tribù del popolo, dicendo: “Voglio consultare i registri delle dodici tribù di Israele per vedere se sono io solo che non ho avuto posterità in Israele”. Cercò, e trovò che, in Israele, tutti i giusti avevano avuto posterità. Si ricordò allora del patriarca Abramo al quale, nell’ultimo suo giorno, Dio aveva dato un figlio, Isacco.

[1.4] Gioacchino ne restò assai rattristato e non si fece più vedere da sua moglie. Si ritirò nel deserto, vi piantò la tenda e digiunò quaranta giorni e quaranta notti, dicendo tra s‚: “Non scenderò n‚ per cibo, n‚ per bevanda, fino a quando il Signore non mi abbia visitato: la mia preghiera sarà per me cibo e bevanda”.

[2.1] Ma sua moglie innalzava due lamentazioni e si sfogava in due pianti, dicendo: “Piangerò la mia vedovanza e piangerò la mia sterilità”.

[2.2] Venne il gran giorno del Signore, e Giuditta, sua serva le disse: “Fino a quando avvilisci tu l’anima tua; Ecco, è giunto il gran giorno del Signore e non ti è lecito essere in cordoglio. Prendi invece questa fascia per il capo che mi ha dato la signora del lavoro: a me non è lecito cingerla perché io sono serva e perché ha un’impronta regale”.

[2.3] Ma Anna rispose: “Allontanati da me. Io non faccio queste cose. Dio mi ha umiliata molto. Forse è un tristo che te l’ha data, e tu sei venuta a farmi partecipare al tuo peccato”. Replicò Giuditta: “Quale imprecazione potrò mai mandarti affinché il Signore che ha chiuso il tuo ventre, non ti dia frutto in Israele?”. Anna si afflisse molto.

[2.4] Si spogliò delle sue vesti di lutto, si lavò il capo, indossò le sue vesti di sposa e verso l’ora nona scese a passeggiare in giardino. Vedendo un alloro, si sedette ai suoi piedi e supplicò il Padrone, dicendo: “O Dio dei nostri padri, benedicimi e ascolta la mia preghiera, come hai benedetto il ventre di Sara, dandole un figlio, Isacco”.

[3.1] Guardando fisso verso il cielo, vide, nell’alloro, un nido di passeri, e compose in se stessa una lamentazione, dicendo: “Ahimé! chi mi ha generato? qual ventre mi ha partorito? Sono infatti diventata una maledizione davanti ai figli di Israele, sono stata insultata e mi hanno scacciata con scherno dal tempio del Signore.

[3.2] Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio agli uccelli del cielo, poiché anche gli uccelli del cielo sono fecondi dinanzi a te, Signore. Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio alle bestie della terra, poiché anche le bestie della terra sono feconde dinanzi a te, Signore. Ahimé! a chi somiglio io mai?

[3.3] Non somiglio a queste acque, poiché anche queste acque sono feconde dinanzi a te, o Signore. Ahimé! a chi somiglio io mai? Non somiglio certo a questa terra, poiché anche questa terra porta i suoi frutti secondo le stagioni e ti benedice, o Signore”.

[4.1] Ecco, un angelo del Signore le apparve, dicendole: “Anna, Anna! Il Signore ha esaudito la tua preghiera; tu concepirai e partorirai. Si parlerà in tutta la terra della tua discendenza”. Anna rispose: “(Com’è vero che) il Signore, mio Dio, vive, se io partorirò, si tratti di maschio o di femmina, l’offrirò in voto al Signore mio Dio, e lo servirà per tutti i giorni della sua vita”.

[4.2] Ed ecco che vennero due angeli per dirle: “Tuo marito Gioacchino sta tornando con i suoi armenti”. Un angelo del Signore era infatti disceso da lui per dirgli: “Gioacchino, Gioacchino! Il Signore ha esaudito la tua insistente preghiera. Scendi di qui. Ecco, infatti, che Anna, tua moglie, concepirà nel suo ventre”.

[4.3] Gioacchino scese, e mandò a chiamare i suoi pastori, dicendo: “Portatemi qui dieci agnelli senza macchia e senza difetto: saranno per il Signore, mio Dio. Portatemi anche dodici vitelli teneri: saranno per i sacerdoti e per il consiglio degli anziani; e anche cento capretti per tutto il popolo”.

[4.4] Ed ecco che Gioacchino giunse con i suoi armenti. Anna se ne stava sulla porta, e vedendo venire Gioacchino, gli corse incontro e gli si appese al collo, esclamando: “Ora so che il Signore Iddio mi ha benedetta molto. Ecco, infatti, la vedova non più vedova, e la sterile concepirà nel ventre”. Il primo giorno Gioacchino si riposò in casa sua.

[5.1] Il giorno seguente presentò le sue offerte, dicendo tra s‚: “Se il Signore Iddio mi è propizio, me lo indicherà la lamina del sacerdote”. Nel presentare le sue offerte, Gioacchino guardò la lamina del sacerdote. Quando questi salì sull’altare del Signore, Gioacchino non scorse in s‚ peccato alcuno, ed esclamò: “Ora so che il Signore mi è propizio e mi ha rimesso tutti i peccati”. Scese dunque dal tempio del Signore giustificato, e tornò a casa sua.

[5.2] Si compirono intanto i mesi di lei. Nel nono mese Anna partorì e domandò alla levatrice: “Che cosa ho partorito?”. Questa rispose: “Una bambina”. “In questo giorno”, disse Anna, “è stata magnificata l’anima mia”, e pose la bambina a giacere. Quando furono compiuti i giorni, Anna si purificò, diede poi la poppa alla bambina e le impose il nome Maria.

[6.1] La bambina si fortificava di giorno in giorno e, quando raggiunse l’età di sei mesi, sua madre la pose per terra per provare se stava diritta. Ed essa, fatti sette passi, tornò in grembo a lei che la riprese, dicendo: “(Com’è vero che) vive il Signore mio Dio, non camminerai su questa terra fino a quando non ti condurrò nel tempio del Signore”. Così, nella camera sua fece un santuario e attraverso le sue mani non lasciava passare nulla di profano e di impuro. A trastullarla chiamò le figlie senza macchia degli Ebrei.

[6.2] Quando la bambina compì l’anno, Gioacchino fece un gran convito: invitò i sacerdoti, gli scribi, il consiglio degli anziani e tutto il popolo di Israele. Gioacchino presentò allora la bambina ai sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: “O Dio dei nostri padri, benedici questa bambina e dà a lei un nome rinomato in eterno in tutte le generazioni”. E tutto il popolo esclamò: “Così sia, così sia! Amen”. La presentò anche ai sommi sacerdoti, i quali la benedissero, dicendo: “O Dio delle sublimità, guarda questa bambina e benedicila con l’ultima benedizione, quella che non ha altre dopo di sé”.

[6.3] Poi la madre la portò via nel santuario della sua camera, e le diede la poppa. Anna innalzò quindi un cantico al Signore Iddio, dicendo: “Canterò un cantico al Signore, Dio mio, poiché mi ha visitato e ha tolto da me quello che per i miei nemici era un obbrobrio: il Signore, infatti, mi ha dato un frutto di giustizia, unico e molteplice dinanzi a lui. Chi mai annunzierà ai figli di Ruben che Anna allatta? Ascoltate, ascoltate, voi, dodici tribù di Israele: Anna allatta!”. La pose a giacere nel santuario della sua camera e uscì per servire loro a tavola. Terminato il banchetto, se ne partirono pieni di allegria, glorificando il Dio di Israele.

[7.1] Per la bambina passavano intanto i mesi. Giunta che fu l’età di due anni, Gioacchino disse a Anna: “Per mantenere la promessa fatta, conduciamola al tempio del Signore, affinché il Padrone non mandi contro di noi e la nostra offerta riesca sgradita”. Anna rispose: “Aspettiamo il terzo anno, affinché la bambina non cerchi poi il padre e la madre”. Gioacchino rispose: “Aspettiamo”.

[7.2] Quando la bambina compì i tre anni, Gioacchino disse: “Chiamate le figlie senza macchia degli Ebrei: ognuna prenda una fiaccola accesa e la tenga accesa affinché la bambina non si volti indietro e il suo cuore non sia attratto fuori del tempio del Signore”. Quelle fecero così fino a che furono salite nel tempio del Signore. Il sacerdote l’accolse e, baciatala, la benedisse esclamando: “Il Signore ha magnificato il tuo nome in tutte le generazioni. Nell’ultimo giorno, il Signore manifesterà in te ai figli di Israele la sua redenzione”.

[7.3] La fece poi sedere sul terzo gradino dell’altare, e il Signore Iddio la rivestì di grazia; ed ella danzò con i suoi piedi e tutta la casa di Israele prese a volerle bene.

[8.1] I suoi genitori scesero ammirati e lodarono il Padrone Iddio perché la bambina non s’era voltata indietro. Maria era allevata nel tempio del Signore come una colomba, e riceveva il vitto per mano di un angelo.

[8.2] Quando compì dodici anni, si tenne un consiglio di sacerdoti; dicevano: “Ecco che Maria è giunta all’età di dodici anni nel tempio del Signore. Adesso che faremo di lei affinché non contamini il tempio del Signore?”. Dissero dunque al sommo sacerdote: “Tu stai presso l’altare del Signore: entra e prega a suo riguardo. Faremo quello che il Signore ti manifesterà”

[8.3] Indossato il manto dai dodici sonagli, il sommo sacerdote entrò nel santo dei santi e pregò a riguardo di Maria. Ed ecco che gli apparve un angelo del Signore, dicendogli: “Zaccaria, Zaccaria! Esci e raduna tutti i vedovi del popolo. Ognuno porti un bastone: sarà la moglie di colui che il Signore designerà per mezzo di un segno”. Uscirono i banditori per tutta la regione della Giudea, echeggiò la tromba del Signore e tutti corsero.

[9.1] Gettata l’ascia, Giuseppe uscì per raggiungerli. Riunitisi, andarono dal sommo sacerdote, portando i bastoni. Presi i bastoni di tutti, entrò nel tempio a pregare. Finita la preghiera, prese i bastoni, uscì e li restituì loro; ma in essi non v’era alcun segno. Giuseppe prese l’ultimo bastone: ed ecco che una colomba uscì dal suo bastone e volò sul capo di Giuseppe. Il sacerdote disse allora a Giuseppe: “Tu sei stato eletto a ricevere in custodia la vergine del Signore”.

[9.2] Ma Giuseppe si oppose, dicendo: “Ho figli e sono vecchio, mentre lei è una ragazza. Non vorrei diventare oggetto di scherno per i figli di Israele”. Il sacerdote però rispose a Giuseppe: “Temi il Signore tuo Dio, e ricorda che cosa ha fatto Dio a Datan, a Abiron e a Core, come si sia spaccata la terra e siano stati inghiottiti a causa della loro opposizione. Ora, temi, Giuseppe, che non debba accadere altrettanto in casa tua”.

[9.3] Giuseppe, intimorito, la ricevette in custodia. Giuseppe disse a Maria: “Ti ho ricevuta dal tempio del Signore e ora ti lascio in casa mia. Me ne vado a eseguire le mie costruzioni e dopo tornerò da te: il Signore ti custodirà”.

[10.1] Ci fu un consiglio dei sacerdoti, e dissero: “Facciamo una tenda per il tempio del Signore”. Il sacerdote disse: “Chiamatemi delle vergini senza macchia della tribù di David”. I ministri andarono, cercarono, e trovarono sette vergini. Il sacerdote si ricordò della fanciulla Maria, dato che era della tribù di David e senza macchia davanti a Dio. I ministri andarono e la condussero.

[10.2] Le introdussero poi nel tempio del Signore, e il sacerdote disse: “Su, tirate a sorte chi filerà l’oro, l’amianto, il bisso, la seta, il giacinto, lo scarlatto e la porpora genuina”. A Maria toccò la porpora genuina e lo scarlatto: li prese e se ne ritornò a casa sua. In quel tempo Zaccaria diventò muto: fino a quando Zaccaria riparlò, il suo posto fu preso da Samuele. Maria, preso lo scarlatto, lo filava.

[11.1] Presa la brocca, uscì a attingere acqua. Ed ecco una voce che diceva: “Gioisci, piena di grazia, il Signore è con te, benedetta tu tra le donne”. Essa guardava intorno, a destra e a sinistra, donde venisse la voce. Tutta tremante se ne andò a casa, posò la brocca e, presa la porpora, si sedette sul suo scanno e filava.

[11.2] Ed ecco un angelo del Signore si presentò dinanzi a lei, dicendo: “Non temere, Maria, perché hai trovato grazia davanti al Padrone di tutte le cose, e concepirai per la sua parola”. Ma essa, all’udire ciò rimase perplessa, pensando: “Dovrò io concepire per opera del Signore Iddio vivente, e partorire poi come ogni donna partorisce?”.

[11.3] L’angelo del Signore, disse: “Non così, Maria! Ti coprirà, infatti, con la sua ombra, la potenza del Signore. Perciò l’essere santo che nascerà da te sarà chiamato Figlio dell’Altissimo. Gli imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Maria rispose: “Ecco l’ancella del Signore davanti a lui. Mi avvenga secondo la tua parola”.

[12.1] Lavorò la porpora e lo scarlatto, e li portò al sacerdote. E il sacerdote la benedisse, dicendo: “Il Signore Iddio ha magnificato il tuo nome, Maria, e sarai benedetta in tutte le generazioni della terra”.

[12.2] Maria si rallegrò e andò da Elisabetta sua parente: picchiò all’uscio. Udito che ebbe, Elisabetta gettò via lo scarlatto, corse alla porta e aprì: veduta Maria, la benedisse, dicendo: “Donde a me questo dono, che venga da me la madre del mio Signore? Ecco, infatti, che colui che è in me ha saltellato e ti ha benedetta”.

[12.3] Ora Maria aveva dimenticato i misteri dei quali le aveva parlato l’arcangelo Gabriele, e guardò fisso in cielo esclamando: “Chi sono io, Signore, che tutte le generazioni della terra mi benedicano?”. Passò tre mesi presso Elisabetta, e di giorno in giorno il suo ventre ingrossava; Maria, allora, impauritasi, tornò a casa sua e si nascose dai figli di Israele. Quando avvennero questi misteri, lei aveva sedici anni.

[13.1] Quando giunse per lei il sesto mese, ecco che Giuseppe tornò dalle sue costruzioni e, entrato in casa, la trovò incinta. Allora si picchiò il viso, si gettò a terra sul sacco e pianse amaramente, dicendo: “Con quale faccia guarderò il Signore, Dio mio? Che preghiera innalzerò io per questa ragazza? L’ho infatti ricevuta vergine dal tempio del Signore, e non l’ho custodita. Chi è che mi ha insidiato? Chi ha commesso questa disonestà in casa mia, contaminando la vergine? Si è forse ripetuta per me la storia di Adamo? Quando, infatti, Adamo era nell’ora della dossologia, venne il serpente, trovò Eva da sola e la sedusse: così è accaduto anche a me”.

[13.2] Giuseppe si alzò dal sacco, chiamò Maria e le disse: “Prediletta da Dio, perché hai fatto questo e ti sei dimenticata del Signore, tuo Dio? Perché hai avvilito l’anima tua, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano d’un angelo?”.

[13.3] Essa pianse amaramente, dicendo: “Io sono pura e non conosco uomo”. Giuseppe le domandò: “Donde viene dunque ciò che è nel tuo ventre?”. Essa rispose: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, questo che è in me non so d’onde sia”.

[14.1] Giuseppe ebbe molta paura. Si appartò da lei riflettendo che cosa dovesse farne di lei. Giuseppe pensava: “Se nasconderò il suo errore, mi troverò a combattere con la legge del Signore; la denunzierei ai figli di Israele, ma temo che quello che è in lei provenga da un angelo, e in questo caso mi troverei a avere consegnato a giudizio di morte un sangue innocente. Dunque, che farò di lei? La rimanderò via di nascosto”. E così lo sorprese la notte.

[14.2] Ed ecco che gli apparve in sogno un angelo del Signore, dicendo: “Non temere per questa fanciulla. Quello, infatti, che è in lei proviene dallo Spirito santo. Partorirà un figlio al quale imporrai il nome Gesù, poiché salverà il suo popolo dai suoi peccati”. Giuseppe si levò dal sonno, glorificò il Dio di Israele che gli aveva concesso questo privilegio, e la custodì.

[15.1] Venne da lui lo scriba Annas e gli disse: “Perché non ti sei fatto vedere nel nostro consiglio?”. Giuseppe rispose: “Perché ero stanco del viaggio, e il primo giorno mi sono riposato”. E voltatosi, quello vide Maria incinta.

[15.2] Se ne andò allora di corsa dal sacerdote e gli disse: “Giuseppe, di cui tu sei garante, ha violato gravemente la legge”. Gli rispose il sacerdote: “Come sarebbe a dire?”. “La vergine che ha preso dal tempio, Ä rispose l’altro Ä l’ha contaminata. Ha carpito con frode le sue nozze, e non l’ha fatto sapere ai figli di Israele”. Rispose il sacerdote: “Giuseppe ha fatto questo?”. Disse lo scriba Annas: “Manda pure dei ministri, e troverai che la vergine è incinta” I ministri andarono, trovarono come egli aveva detto, e la condussero via al tribunale con Giuseppe.

[15.3] Il sacerdote disse: “Perché hai fatto questo, Maria? Perché hai avvilito la tua anima e ti sei dimenticata del Signore tuo Dio, tu che sei stata allevata nel santo dei santi e ricevevi il cibo dalla mano di un angelo, che hai udito gli inni sacri e hai danzato davanti a Lui? Perché hai fatto questo?”. Ma essa pianse amaramente, dicendo: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono pura dinanzi a lui e non conosco uomo”.

[15.4] A Giuseppe disse il sacerdote: “Perché hai fatto questo?”. Giuseppe rispose: “(Come è vero che) vive il Signore, mio Dio, io sono puro a suo riguardo”. Disse il sacerdote: “Non dire falsità, dì la verità: hai carpito fraudolentemente le sue nozze e non l’hai fatto sapere ai figli di Israele; non hai chinato il capo sotto la mano potente affinché la tua discendenza fosse benedetta”.

[16.1] Il sacerdote disse: “Restituisci la vergine che hai ricevuto dal tempio del Signore”. Giuseppe versò allora calde lacrime. Il sacerdote proseguì: “Vi darò da bere l’acqua della prova del Signore che manifesterà ai vostri occhi i vostri peccati”.

[16.2] E presala, il sacerdote la fece bere a Giuseppe e lo mandò verso la collina: e tornò poi sano e salvo. La fece bere anche a Maria e la mandò verso la collina: e tornò sana e salva. E tutto il popolo si stupì che non fosse apparso in loro alcun peccato.

[16.3] Disse allora il sacerdote: “Il Signore non ha manifestato i vostri peccati. Neppure io vi giudico”. E li rimandò. Giuseppe riprese Maria e tornò pieno di gioia a casa sua glorificando il Dio di Israele.

[17.1] Venne un ordine dall’imperatore Augusto affinché si facesse il censimento di tutti gli abitanti di Betlemme della Giudea. Giuseppe pensò: “Io farò recensire tutti i miei figli; ma che farò con questa fanciulla? Come farla recensire? Come mia moglie? Mi vergogno. Come mia figlia? Ma, in Israele tutti sanno che non è mia figlia. Questo è il giorno del Signore, e il Signore farà secondo il suo beneplacito”.

[17.2] Sellò l’asino e vi fece sedere Maria: il figlio di lui tirava la bestia e Giuseppe li accompagnava. Giunti a tre miglia, Giuseppe si voltò e la vide triste; disse tra s‚: “Probabilmente quello che è in lei la travaglia”. Voltatosi nuovamente, vide che rideva. Allora le domandò: “Che cosa hai, Maria, che vedo il tuo viso ora sorridente e ora rattristato?”. Maria rispose a Giuseppe: “É perché vedo, con i miei occhi, due popoli: uno piange e fa cordoglio, l’altro è pieno di gioia e esulta”.

[17.3] Quando giunsero a metà strada, Maria gli disse: “Calami giù dall’asino, perché quello che è in me ha fretta di venire fuori”. La calò giù dall’asino e le disse: “Dove posso condurti per mettere al riparo il tuo pudore? Il luogo, infatti, è deserto”.

[18.1] Trovò quivi una grotta: ve la condusse, lasciò presso di lei i suoi figli e uscì a cercare una ostetrica ebrea nella regione di Betlemme.

[18.2] Io, Giuseppe, camminavo e non camminavo. Guardai nell’aria e vidi l’aria colpita da stupore; guardai verso la volta del cielo e la vidi ferma, e immobili gli uccelli del cielo; guardai sulla terra e vidi un vaso giacente e degli operai coricati con le mani nel vaso: ma quelli che masticavano non masticavano, quelli che prendevano su il cibo non l’alzavano dal vaso, quelli che lo stavano portando alla bocca non lo portavano; i visi di tutti erano rivolti a guardare in alto.

[18.3] Ecco delle pecore spinte innanzi che invece stavano ferme: il pastore alzò la mano per percuoterle, ma la sua mano restò per aria. Guardai la corrente del fiume e vidi le bocche dei capretti poggiate sull’acqua, ma non bevevano. Poi, in un istante, tutte le cose ripresero il loro corso.

[19.1] Vidi una donna discendere dalla collina e mi disse: “Dove vai, uomo?”. Risposi: “Cerco una ostetrica ebrea”. E lei: “Sei di Israele?”. “Sì” le risposi. E lei proseguì: “E chi è che partorisce nella grotta?”. “La mia promessa sposa” le risposi. Mi domandò: “Non è tua moglie?”. Risposi: “É Maria, allevata nel tempio del Signore. Io l’ebbi in sorte per moglie, e non è mia moglie, bensì ha concepito per opera dello Spirito santo”. La ostetrica gli domandò: “É vero questo?”. Giuseppe rispose: “Vieni e vedi”. E l’ostetrica andò con lui.

[19.2] Si fermarono al luogo della grotta ed ecco che una nube splendente copriva la grotta. La ostetrica disse: “Oggi è stata magnificata l’anima mia, perché i miei occhi hanno visto delle meraviglie e perché è nata la salvezza per Israele”. Subito dopo la nube si ritrasse dalla grotta, e nella grotta apparve una gran luce che gli occhi non potevano sopportare. Poco dopo quella luce andò dileguandosi fino a che apparve il bambino: venne e prese la poppa di Maria, sua madre. L’ostetrica esclamò: “Oggi è per me un gran giorno, perché ho visto questo nuovo miracolo”.

[19.3] Uscita dalla grotta l’ostetrica si incontrò con Salome, e le disse: “Salome, Salome! Ho un miracolo inaudito da raccontarti: una vergine ha partorito, ciò di cui non è capace la sua natura”. Rispose Salome: “(Come è vero che) vive il Signore, se non ci metto il dito e non esamino la sua natura, non crederò mai che una vergine abbia partorito”.

[20.1] Entrò l’ostetrica e disse a Maria: “Mettiti bene. Attorno a te, c’è, infatti, un non lieve contrasto”. Salome mise il suo dito nella natura di lei, e mandò un grido, dicendo: “Guai alla mia iniquità e alla mia incredulità, perché ho tentato il Dio vivo ed ecco che ora la mia mano si stacca da me, bruciata”.

[20.2] E piegò le ginocchia davanti al Signore, dicendo: “Dio dei miei padri, ricordati di me che sono stirpe di Abramo, di Isacco e di Giacobbe. Non fare di me un esempio per i figli di Israele, ma rendimi ai poveri. Tu, Padrone, sai, infatti, che nel tuo nome io compivo le mie cure, e la mia ricompensa la ricevevo da te”.

[20.3] Ed ecco apparirle un angelo del Signore, dicendole: “Salome, Salome! Il Signore ti ha esaudito: accosta la tua mano al bambino e prendilo su, e te ne verrà salute e gioia”.

[20.4] Salome si avvicinò e lo prese su, dicendo: “L’adorerò perché a Israele è nato un grande re”. E subito Salome fu guarita e uscì dalla grotta giustificata. Ed ecco una voce che diceva: “Salome, Salome! Non propalare le cose meravigliose che hai visto, sino a quando il ragazzo non sia entrato in Gerusalemme”.

[21.1] Poi Giuseppe si preparò a partire per la Giudea. In Betlemme della Giudea ci fu un grande trambusto, perché erano venuti dei magi che dicevano: “Dov’è il nato re dei Giudei? Abbiamo visto la sua stella nell’Oriente e siamo venuti ad adorarlo”.

[21.2] Udendo questo, Erode fu turbato e inviò dei ministri ai magi; mandò anche a chiamare i sommi sacerdoti e li interrogò, dicendo: “Come sta scritto a proposito del Cristo, dove deve nascere?”. Gli risposero: “In Betlemme della Giudea, perché così sta scritto”. E poi li rimandò. Interrogò anche i magi, dicendo: “Quale segno avete visto a proposito del re che è nato?”. I magi gli risposero: “Abbiamo visto una stella grandissima che splendeva tra queste stelle e le oscurava, tanto che le stelle non apparivano più. É così che noi abbiamo conosciuto che era nato un re a Israele, e siamo venuti per adorarlo”. “Andate e cercate”, disse Erode “e se troverete fatemelo sapere affinché anch’io venga a adorarlo”. I magi poi se ne andarono.

[21.3] Ed ecco che la stella che avevano visto nell’oriente li precedeva fino a che giunsero alla grotta, e si arrestò in cima alla grotta. I magi, visto il bambino con Maria sua madre, trassero fuori dei doni dalla loro bisaccia: oro, incenso e mirra.

[21.4] Essendo stati avvertiti da un angelo di non entrare nella Giudea, se ne tornarono al loro paese per un’altra via.

[22.1] Accortosi di essere stato giocato dai magi, Erode si adirò e mandò dei sicari, dicendo loro: “Ammazzate i bambini dai due anni in giù”.

[22.2] Maria, avendo sentito che si massacravano i bambini, prese il bambino, lo fasciò e lo pose in una mangiatoia di buoi.

[22.3] Anche Elisabetta, sentito che si cercava Giovanni, lo prese e salì sulla montagna guardandosi attorno, ove nasconderlo; ma non c’era alcun posto come nascondiglio. Elisabetta, allora, gemendo, disse a gran voce: “Monte di Dio, accogli una madre con il suo figlio”. Subito il monte si spaccò e l’accolse. E apparve per loro una luce, perché un angelo del Signore era con loro per custodirli.

[23.1] Erode, nel mentre, cercava Giovanni, e mandò dei ministri da Zaccaria, dicendo: “Dove hai nascosto tuo figlio?”. Rispose loro: “Io sono un pubblico ufficiale di Dio e dimoro costantemente nel tempio del Signore, non so dove sia mio figlio”.

[23.2] I ministri se ne ritornarono per riferire tutto ciò a Erode. Adiratosi, Erode disse loro: “É suo figlio colui che regnerà su Israele!”. Mandò, perciò, di nuovo da lui per dirgli: “Dì proprio la verità: dov’è tuo figlio? Sai bene che il tuo sangue sta sotto la mia mano”.

[23.3] Zaccaria rispose: “Se tu spargerai il mio sangue, io sarò un testimone di Dio. Il mio spirito sarà accolto dal Padrone, poiché tu spargerai sangue innocente nel vestibolo del tempio del Signore”. Allo spuntare del giorno, Zaccaria fu ucciso. I figli di Israele non sapevano che era stato ucciso.

[24.1] All’ora del saluto, i sacerdoti uscirono, ma Zaccaria non venne loro incontro, come di solito, con la benedizione. I sacerdoti stettero a aspettare Zaccaria per salutarlo nella preghiera e glorificare l’Altissimo.

[24.2] Ma, dato che tardava, tutti si intimorirono. Uno di loro si fece coraggio: entrò e vide presso l’altare del sangue coagulato e udì una voce che diceva: “Zaccaria è stato ucciso! Il suo sangue non sarà cancellato fino a quando non giungerà il suo vendicatore”. All’udire tali parole ebbe paura, e uscì per riferire ai sacerdoti.

[24.3] Questi si fecero coraggio, entrarono e videro quanto era accaduto: gemette la travatura del tempio, ed essi si strapparono le vesti dall’alto in basso. Non trovarono il suo corpo, trovarono invece il suo sangue pietrificato. Pieni di timore, uscirono e annunziarono a tutto il popolo che Zaccaria era stato ucciso. Lo vennero a sapere tutte le tribù del popolo, che lo piansero e fecero cordoglio per tre giorni e tre notti.

[24.4] Dopo i tre giorni, i sacerdoti deliberarono chi mettere al suo posto, e la sorte cadde su Simeone. Questo, infatti, era colui che era stato avvisato dallo Spirito santo che non avrebbe visto la morte fino a quando non avesse visto il Cristo nella carne.

[25.1] Alla morte di Erode, essendo sorto a Gerusalemme un trambusto, io Giacomo, che ho scritto questa storia, mi ritirai nel deserto, fino a quando cessò il trambusto a Gerusalemme, glorificando il Padrone Dio che mi ha concesso il dono e la saggezza per scrivere questa storia.

[25.2] La grazia sarà in coloro che temono il Signore nostro Gesù Cristo, al quale sia gloria nei secoli dei secoli. Amen.