La Via iniziatica: un percorso a due sensi
Luogo, anno, mese, giorno.
Volutamente non indico le coordinate geografiche e temporali, perché lo spazio ed il tempo sono una convenzione, ed un Iniziato non può e non deve avere steccati convenzionali, qualunque essi siano.
In questo Tempio i miei Fratelli mi hanno concesso la possibilità di tracciare, di scolpire, la mia prima Tavola Architettonica, che non vuole essere un architettonico lavoro, ma un piccolo approvvigionamento di materiale da costruzione.
Fratelli, provo una grande emozione.
Sino all’esposizione di questa Tavola, qualche attimo fa, con il mio grado di Apprendista Libero Muratore, non avevo diritto di parola.
Stavo per scrivere: “con il mio grado di Apprendista Libero Muratore, non avevo voce in capitolo”, ma ho ritenuto di correggermi in quanto, pur senza parola, sono sicuro, con il mio Silenzio, con l’eloquenza del Silenzio, di aver contribuito a portare, nella ritualità simbolica di quanto viene compiuto all’interno di questo Luogo Sacro, un piccolissimo mattone per la costruzione del Tempio, del mio Tempio e forse, e qui me lo auguro, del Tempio interiore di qualche Fratello.
In questo istante ho facoltà di parola.
In questo momento, che sono convinto mi segnerà per la seconda volta nella mia vita carnale, ho perso un obbligo ed ho acquisito un diritto.
Non sono sicuro di esserne entusiasta.
Vorrei tanto avere, almeno per i prossimi istanti, le capacità retoriche di voi Fratelli, che con la vostra preparazione storica, culturale, filosofica, eclettica, su ogni intervento, per ogni Tavola, su qualsiasi argomento, con grande maestria, mi avete ammaliato e trascinato sui sentieri della conoscenza, facendomi percorrere itinerari suggestivi ed indimenticabili: per i prossimi convenzionali minuti vorrei avere tali qualità, principalmente per il vostro Giubilo.
Per ora non posso che sperare che accettiate quanto nelle mie possibilità e nella mia capacità di sintesi.
La via iniziatica, cos’è?
Avevo appena cominciato a comprendere, anzi meglio, ad intuire, cosa fosse l’Iniziazione, che ecco che il progetto di questo Lavoro mi porta a riflettere, prima della tracciatura di qualunque segno, su cosa sia la “via iniziatica”.
Ritengo che la risposta sia strettamente ed indissolubilmente collegata a quello che ho intuito essere Iniziazione.
In un primo momento, stando al significato proprio del termine, ho creduto che Iniziazione fosse solo l’avviamento ad una disciplina, ad una attività; poi nel crogiuolo del Tempio, sorretto dai Fratelli che ho incontrato lungo il mio sentiero, anche nella cosiddetta vita profana (anche se un Libero Muratore, un Massone, un Iniziato, non ha più una vita profana) ho sperimentato che l’Iniziazione è l’ingresso ad una iniziativa, l’iniziativa di una “realizzazione”, che possiamo sperimentare solo grazie e per merito di questa “seconda nascita”.
Con l’Iniziazione viene solo data la possibilità di intravedere che esiste un percorso, un sentiero, una via.
Al profano, con l’Iniziazione, viene data la possibilità di svegliarsi da una sorta di sonno dove gli aspetti illusori del sogno vengono scambiati per la realtà: l’Iniziato, in quanto tale, dovrebbe poi avere la forza di cominciare a percorrere l’infinito sentiero che consente di poter vedere la realtà non come appare in sogno, ma per come essa è.
Questa via, che altri non è che la via di liberazione spirituale, è una strada irta di ostacoli e difficoltà, così come si presenta agli occhi del “risvegliato”, o meglio ancora, dello “svegliato”, perché davanti ai propri occhi vede, e porto la mia esperienza, una temibile entità mostruosa: l’ambiente, con le sue condizioni di vita materiale.
L’ambiente impone i propri condizionamenti, attraverso il suo potere di suggestione e di illusione, vero e proprio potere ipnotico, che fa apparire accettabile e persino fortemente desiderabile ciò che in realtà non lo è affatto: da tutto questo a pochi è dato di sfuggire.
L’iniziazione ti sveglia e con l’apertura degli occhi, ancora annebbiati dal lungo sonno, ti consente di vedere un sentiero, ti consente di intuire che esiste una via.
L’Iniziazione è il punto di partenza della strada verso la realizzazione.
La realizzazione non può che consistere nel ristabilire la nostra relazione con il GADU.
Con l’Iniziazione credo ci venga data la possibilità di comprendere la nostra posizione originale e quindi agire di conseguenza.
Con l’Iniziazione entriamo a far parte dell’Eggregoro dell’Ordine Iniziatico, diveniamo cellule integrate nella natura stessa ed energetica dell’Eggregoro.
A voi Fratelli non sarà certo sfuggito che parlando di Iniziazione implicitamente ho tentato di svelare quello che dinanzi agli occhi ancora appannati del primo risveglio mi si profilava davanti: il Percorso, la Via.
La Tavola a cui sto lavorando reca il seguente titolo: “La via iniziatica: un percorso a due sensi”.
In un primo momento, da una prima lettura, quel “un percorso a due sensi” mi ha fatto pensare ad una sorta di reciprocità, al famoso do ut des, ovvero: cosa posso fare io per i miei Fratelli e cosa loro possono fare per me?
Poi mi sono detto: siamo Massoni, siamo degli Iniziati, ciò che sto pensando è ancora il frutto del sonno profano.
Questo mio iniziale pensiero era troppo carico di possibili fraintesi: credo di aver capito che in Massoneria non ci sono parole e/o simboli destinati ad essere anche fraintesi, ci sono parole e/o simboli che possono avere diversi soggettivi significati, ma certamente non travisabili e comunque tutti proiettati verso la Realizzazione.
Ogni parola, ogni simbolo, in Massoneria, per un Iniziato, ha un preciso significato, niente viene detto o fatto a caso.
Secondo il mio punto di vista, lo scopo di una “via iniziatica” è sviluppare la consapevolezza dell’uomo e, conseguentemente, delle sue potenzialità più elevate.
Il concetto di via si riferisce al fatto che per realizzare i frutti delle conoscenze tramandate ogni Iniziato deve seguire un lungo ed impegnativo percorso di apprendimento e di pratica.
Ciò che viene realizzato, ovviamente, non è semplicemente l’acquisizione di un insieme di nozioni teoriche; la portata delle conoscenze e della loro pratica è tale da poter trasformare ed evolvere colui che ne prenda parte.
La trasformazione è un fatto interiore ed energetico.
Trasformarsi, evolvere, hanno una sola direzione.
Forse manca un punto interrogativo; a mio avviso la centralità del tracciato poteva essere: “…un percorso a due sensi?”.
Così lo percepisco: la via iniziatica, che cominciamo a percorrere con il risveglio dell’Iniziazione, non può essere a due sensi, ma a senso unico; su questa via, priva di scorciatoie, troviamo Fratelli che tendono a quella realizzazione spirituale di cui scrivevo sopra.
La via iniziatica che percorriamo, o meglio, che io sto percorrendo, mi fa percepire un senso all’esistenza, è un tonico per la psiche, consente una mentale ed emotiva elaborazione.
L’Iniziazione non è un traguardo, ma il punto di partenza per altri traguardi che troviamo lungo il percorso iniziatico, percorso che non è una via ma la “Via”, che ha un valore ultraculturale, ultratemporale, ultraspaziale, è la vera via della vita umana, che deve consentire di “ri-essere” con l’Essere, da cui ci siamo separati con la nascita carnale.
Ecco perché la via iniziatica non può essere a due sensi: tutti noi cerchiamo di fare ritorno a “Casa”, nessuno torna indietro, possiamo trovare qualcuno, qualche Fratello, che si ferma; nostro dovere è sorreggerlo nella stanchezza del suo personale percorso lungo la medesima via, che è questo nostro percorso spirituale, che è, per dirla con un simbolismo, quel nostro incessante levigare la pietra grezza.
L’Iniziazione è un’acquisizione permanente, per questo la via iniziatica non può essere a due sensi: l’Iniziato non sarà mai più un profano, l’Iniziato, in quanto dotato di forze spirituali di ordine superiore, che il rito iniziatorio porta alla superficie, non può avere alcun interesse a tornare indietro; potrà forse fermarsi, ma non tornare indietro: ciò che comunque ha raggiunto con l’Iniziazione è sempre qualcosa in più e sicuramente di gran lunga migliore di ciò che aveva vissuto nella vita profana.
Nel corso della mia tegolatura un perfetto sconosciuto, che ora chiamo ed abbraccio come Fratello (felice di farlo, peraltro, nonostante la mia personale ritrosia), mi disse: “sei convinto? Guarda che non si torna indietro!” – più o meno testualmente.
Poi mi sono ritrovato all’interno di un “Rito di Iniziazione”.
Un Rito. Ho partecipato, come attore/spettatore, ad un Rito, il cui senso, le parole profuse, non avevano alcun significato per me.
Quella sera, tanto era il pathos, nemmeno cercai di penetrare il senso di quanto stava accadendo.
Ma non per questo, non solo per il fatto che non capivo niente di quanto mi stava circondando, di quanto mi stavano dicendo dei perfetti sconosciuti, quel Rito, in sé, non ha avuto il suo significato ed effetto.
Quel Rito, considerando quanto mi venne detto (Guarda non si torna indietro), necessariamente portava in sé la sua forza, prescindendo dalla consapevolezza o meno di chi vi stava partecipando: il mio spirito.
La morte è una condizione permanente dell’essere umano: l’uomo deceduto non torna indietro.
Poco prima del Rito di Iniziazione facciamo un testamento, che simbolicamente rappresenta l’ultimo atto di una vita da profano … poi il buio, la morte … la rinascita … la Luce.
Non torniamo profani.
Stiamo percorrendo la Via della Realizzazione, una Via che non permette un ritorno al passato, un passato vissuto nell’ombra ed ormai definitivamente morto.
Sono entrato nella Via, adesso spetta a me e solo a me seguire, percorrere tale Via.
Devo seguire ed eseguire un lavoro interiore, devo operare su me stesso, sulla pietra grezza, quel lavoro di sgrossamento prima e di levigatura poi che mi consentirà di ottenere la pietra cubica.
Questa considerazione ha inizialmente sortito un effetto negativo o almeno apparentemente tale, in quanto mi solo sentito solo in questo arduo compito nel percorrere la Via, ma questo effetto negativo si è risolto.
Se è vero che il cammino a senso unico verso la Realizzazione dipende solo da noi stessi, non è vero che siamo soli in questa impresa, perché facendo parte di una catena iniziatica, ciascuno di noi, ciascuno di voi, è un anello che costituisce con tutti gli altri un tutt’uno.
Possiamo addirittura giungere a dire e sostenere che tutti noi siamo la Via, tutti noi, concatenati nell’Eggregoro, costituiamo, indissolubilmente inanellati, la Via.
Ho detto.
Fr:.